Nascita, le tradizioni intorno al mondo
Noi occidentali stiamo un po’ perdendo i rituali delle tradizioni. Rimangono il battesimo, la circoncisione, e ne nascono nuove e più commerciali (come la baby shower), ma il momento della nascita è segnato praticamente in tutto il mondo da riti e celebrazioni per accompagnare il nuovo essere umano nel mondo.
Dall’Asia all’Africa, dall’Oceania alle Americhe, ogni paese, ogni religione e ogni popolo ha le sue tradizioni, ed è giusto conoscerle per far sì che non si perdano e non si spengano con l’avanzare dei secoli!
Nascita, le tradizioni intorno al mondo: i riti più conosciuti, quelli più belli e quelli più strani
Partiamo da noi, e cioè dal rito più diffuso in Occidente: quello del Battesimo. E’ il rito al quale si affidano le famiglie cattoliche e cristiane qualche mese dopo la nascita (anche se in passato era eseguito solo dopo qualche giorno!), e simboleggia la cancellazione del peccato originale e l’entrata del bambino nella comunità cristiana della famiglia. Oggi è vista quasi come un qualcosa “da fare” perché lo si vede come un passaggio obbligato, ma lo bisognerebbe guardare come qualcosa di davvero importante per un credente, e quindi da prendere nuovamente sul serio. Lo stesso vale per i padrini e le madrine: per un cattolico, queste persone saranno coloro che aiuteranno i genitori nella crescita spirituale del bambino.
Altrettanto conosciuto è il rito ebraico al quale sono sottoposti i bambini maschi poco tempo dopo la nascita (8 giorni), e cioè la circoncisione, obbligatoria per gli ebrei ma praticata a volte anche dai cristiani e dai musulmani. Si tratta di una vera e propria operazione chirurgica eseguita durante una cerimonia, e prevede il taglio del prepuzio del bambino. Questo passaggio risponde al comandamento di Dio ad Abramo: secondo le scritture, ogni maschio ebreo deve essere circonciso, e la pelle presa dal prepuzio sta a simboleggiare l’impegno e il legame dell’uomo nei confronti di Dio.
I musulmani hanno poi una bellissima e dolcissima tradizione: per loro, le prime parole che l’orecchio del bambino appena nato devono sentire sono una preghiera a Dio. “Dio è grande, non c’è dio all’infuori di Allah. Maometto è il messaggero di Allah. Prega”: una sorta di iniziazione alla religione, sussurrata all’orecchio destro del bambino dal suo papà.
Ma c’è anche un’altra tradizione dolce che riguarda i musulmani, e anche molti induisti: secondo loro, il bimbo appena nato dovrebbe assaggiare qualcosa di dolce (come del miele) in modo che le sue parole, una volta cresciuto, siano altrettanto dolci.
Nuovamente condiviso da hindu e musulmani è il rito del taglio dei capelli: dopo qualche giorno dalla nascita (oppure prima del compimento dei tre anni) i bambini vengono sottoposti ad un rituale che vede la loro testa venire completamente rasata. Per i musulmani significa mostrare ad Allah che il bambino è divenuto suo servo, mentre per gli induisti ha una valenza più purificatrice (si ritiene che in questo modo vengano spazzate via le negatività della vita precedente e che vengano puliti corpo e anima).
Rito stavolta prettamente induista è quello del buco alle orecchie, un’operazione eseguita durante la cerimonia del Karnavedha quando il bimbo o la bimba hanno da 1 a 3 anni. Il significato dietro al gesto è duplice: da un lato gli orecchini allontanano il maligno, dall’altro si ritiene che il lobo sia un punto speciale dell’agopuntura.
Nelle comunità Sikh, invece, il rituale più diffuso è la celebrazione in pompa magna dell’accoglienza del nuovo bambino nel tempio, il gurdwara. Prima del compimento dei quaranta giorni, quindi, i genitori accompagnano il bambino al tempio, luogo nel quale un sacerdote apre per il nuovo arrivato il sacro libro del loro credo, il Guru Granth Sahib. I genitori scelgono quindi un nome partendo dalla prima lettera della pagina aperta e lo annunciano alla comunità, che si unisce ai festeggiamenti e al banchetto.
Quella della scelta del nome è tuttavia una ritualità diffusa praticamente in tutto il mondo, poiché si ritiene che il nome rappresenti la strada che il bimbo prenderà nella vita. Pensiamo solo agli ebrei, che scelgono sia un nome tradizionalmente ebraico sia uno più comune. Oppure agli spagnoli, che danno al primogenito il nome del padre o di un parente ancora in vita. Insomma, ogni popolo ha le sue tradizioni, non solo celebrative ma anche riguardanti la scelta del nome: bellissimi gesti che bisognerebbe mantenere in vita.