Come lavare il sederino del bambino in maniera naturale
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:51Lavare il sederino dei nostri bambini è un gesto quotidiano molto importante, che compieremo sin dal loro primo giorno di vita e che dovrà essere eseguito in maniera impeccabile. Perché l’igiene intima è fondamentale e non va sottovalutata!
Ma perché dobbiamo puntare sull’igiene intima naturale? Perché le insidie sono sempre in agguato e utilizzare prodotti troppo aggressivi non è benefico come penseremmo (insomma: l’efficacia non si misura dalla chimica), ma, al contrario, può portare ad irritazioni e situazioni davvero spiacevoli. E poi siamo sicuri di voler applicare su una pelle così delicata come quella dei nostri bambini qualcosa di non propriamente naturale?
Ecco quindi tutte le regole per lavare il sederino dei nostri figli in maniera impeccabile affidandoci a prodotti naturali e a gesti delicati.
Come lavare il sederino del bambino in maniera naturale: quali prodotti utilizzare e come assicurare una corretta igiene intima che sia anche delicata per proteggere il sedere dei nostri piccoli
Che voi utilizziate pannolini usa e getta o lavabili, la detenzione quotidiana del culetto dei bambini non cambia. Durante il cambio pannolino, infatti, è indispensabile pulire molto bene ed igienizzare il loro sedere, ma sempre puntando sulla naturalezza, per evitare irritazioni e donare ai nostri bebè una corretta igiene intima.
Molti però ancora pensano che ci sia bisogna di forza, di energia e di sfregamenti profondi per essere sicuri che il sederino sia pulito a fondo. In realtà non è così: dobbiamo sempre tenere presente che la pelle del bambino è già programmata per difendersi dagli attacchi esterni e il nostro compito è quindi semplicemente quello di aiutarla, non di sostituirci a lei. E poi lavare troppo, come sappiamo, significa togliere al bambino uno strato di batteri buoni che costituiscono una buona fetta del loro sistema immunitario in divenire, e quindi eliminarli del tutto ha un effetto contrario e negativo a quello che ci aspetteremmo.
La parola d’ordine deve essere quindi “meno”: meno forza, meno sfregamenti, meno salviette, meno creme. Perché spesso eccediamo, non sapendo che basta pochissimo per lavare il sederino dei bambini.
Puntiamo quindi sull’acqua, che deve essere tiepida e non scottare: lei sarà il nostro alleato principale, al quale potremo abbinare un detergente, ma che sia il più possibile delicato e naturale per far sì che non risulti troppo aggressivo sulla pelle ma faccia il suo dovere in maniera soft. Utilizziamolo, questo, anche quando facciamo il bagnetto: spesso per comodità utilizziamo per la zona intima lo stesso detergente che stiamo utilizzando per il resto del corpo, ma è sempre meglio scegliere Intimo Me, perché fatto apposta per il pH del sedere e dei genitali, che è diverso da quello del resto della cute.
Il detergente andrebbe però usato solo in casi specifici, come la pupù: se dovessimo utilizzarlo ad ogni cambio di pannolino, le conseguenze sarebbero negative, poiché uccideremmo davvero la maggior parte della flora batterica e quindi le difese immunitarie del bambino.
Evitiamo poi le salviette, soprattutto quelle un po’ più ruvide del normale. Queste potrebbero infatti provocare micro taglietti (anche invisibili al nostro occhio) e screpolature. Scegliamo quindi asciugamani delicati o di cotone, oppure, ancora meglio, lasciamo che il sedere asciughi all’aria. L’importante è fare attenzione che il culetto asciughi molto bene prima di mettere il nuovo pannolino: l’umidità (compressa dentro al pannolino magari impermeabile) diventa un terreno perfetto per la proliferazione dei batteri e di conseguenza per le irritazioni più comuni.
Infine, è bene scegliere di applicare una crema protettiva per contrastare le irritazioni solo nel caso in cui queste irritazioni ci siano davvero: in assenza di rossore o di problemi reali, applicarla sarebbe controproducente. È invece necessaria, questa crema protettiva per il sedere, nel caso di effettiva irritazione. Anche qui scegliamone una naturale e delicata pensata apposta per il sedere dei bambini.
Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:22Dopo il cibo, gli abiti e gli indumenti sono una delle cose con cui entriamo più in contatto durante la nostra vita. Lo stesso vale per i nostri bambini e se da mamme ci teniamo a dare loro un nutrimento salutare e benefico, perché non poniamo la stessa attenzione sui tessuti che entrano in contatto con la loro pelle?
Sì, dobbiamo cominciare a riporre sui tessuti la stessa attenzione che poniamo su altri elementi che scegliamo per i nostri bambini, perché assicurare loro un buono stato di salute significa anche farlo preservando la loro pelle ed evitando che il loro corpo entri in contatto con sostanze nocive attraverso le tutine, le mutandine, le bavaglie o le calze che indossano quotidianamente.
Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini: dopo il cibo i vestiti sono l’elemento con il quale entriamo più a contatto nella nostra vita e sceglierli certificati è una scelta per la nostra salute
La pelle è un organo vitale. Lo è tanto quanto il cuore, i polmoni o il fegato. Ecco perché dovremmo trattarla meglio, e non solo attraverso le creme, i prodotti cosmetici o la protezione solare. Tutto ciò che entra in contatto con essa è potenzialmente salutare o nocivo, e l’abbigliamento è ciò che sta sempre su di essa. Ecco perché i tessuti che scegliamo sono importantissimi.
Purtroppo se da una parte il fast fashion ci ha permesso di poter comprare ai nostri bambini più vestiti, abitini e indumenti rispetto al passato, andando incontro anche a chi è in difficoltà economica, dall’altra ha introdotto sul mercato tessuti per forza meno di qualità, più economici e meno controllati, spesso non anallergici o addirittura dannosi.
Ormai sono moltissimi i genitori che acquistano online da paesi lontani. È vero: i prezzi sono concorrenziali e la scelta è molto più ampia, ma i rischi che si celano sono molti, e non solo a livello etico (prezzo più basso spesso significa sfruttamento del lavoro), ma anche salutare, poiché alcune aziende non si preoccupano (o non hanno vincoli legislativi) e utilizzano sostanze nocive che, a contatto con la pelle, influiscono sul nostro organismo.
Bisognerebbe invece non concentrarsi su questi prezzi che ingolosiscono ma diffidare dall’abbigliamento troppo low-cost e proveniente da paesi come la Cina (paese dal quale proviene addirittura il 30% dei capi d’abbigliamento importati annualmente in Italia), concentrandosi invece sulle conseguenze dell’utilizzo di tessuti non idonei o addirittura nocivi. Perché sono davvero moltissimi.
Spesso infatti gli abiti contraffatti e low-cost sono trattati con sostanze chimiche non affatto idonee al contatto con la pelle, come ad esempio alcuni coloranti (gli “azoici”, più economici) che liberano durante il processo produttivo delle ammine aromatiche, che vengono assorbite dal nostro organismo attraverso la pelle e che hanno un effetto cancerogeno sulla vescica. Allergie e intossicazioni sono quindi solo una delle conseguenze (tra le più diffuse) che possono colpire bambini e adulti, un campanello d’allarme che semplicemente ci dice che quel tessuto è davvero nocivo. Ma bisogna fare attenzione, perché spesso non vi sono sintomi.
Questi coloranti (così come, ad esempio, il dimetilfumarato, sostanza che provoca gravi reazioni allergiche) sono vietati in Europa, zona che ha una normativa ad hoc riguardante la regolamentazione e l’importazione delle sostanze chimiche all’interno dei beni di consumo e che possiede un organismo di controllo sui prodotti non alimentari potenzialmente pericolosi per i consumatori (il RAPEX, “Rapid Alert System for non-food consumer products”: si tratta di un sistema d’allerta che si attiva in tempi molto brevi). Ma non in altri Paesi extra-UE questo non è previsto.
Alle dogane vengono fatti controlli, ma è praticamente impossibile individuare e bloccare i flussi di merce d’abbigliamento contraffatta o nociva. Ogni anno sono migliaia le tonnellate di prodotti contraffatti o nocivi che entrano in Italia nonostante la normativa. Li troviamo commercializzati sì dai commercianti ambulanti, ma anche da vari shop online sui quali i genitori ormai navigano quotidianamente.
Come possiamo quindi fare per essere sicuri di offrire ai nostri bambini i tessuti più sicuri, in modo da non mettere a repentaglio la loro salute solo per risparmiare qualche euro o per comodità? Diffidando dai prezzi troppo bassi (che non significa diffidare dai prezzi convenienti, ma essere in grado di capire quando un prezzo è davvero ridicolo per un dato capo di abbigliamento) e scegliendo il più possibile marchi certificati.
Il cambio pannolino in piedi secondo Maria Montessori
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:16Il cambio pannolino è molto importante. È uno dei momenti più intimi che mamma e papà vivono con il proprio bambino, che si sente coccolato, amato e accudito. Ma se nei primi mesi tutto è abbastanza idilliaco, spesso con la crescita il bambino comincia ad essere insofferente, a urlare, scalciare, impaziente di tornare a giocare. Vero?
È normale! Ma la situazione non è disperata, perché una soluzione c’è, ed è una soluzione divertente, educativa e molto molto speciale: il cambio pannolino in piedi teorizzato da Maria Montessori.
Il cambio pannolino in piedi secondo Maria Montessori: a partire dai 12 mesi possiamo provare a cambiare il pannolino dei nostri bambini in piedi, secondo il metodo montessoriano
Come dicevamo, pian piano il bimbo cresce comincia a sentirsi irrequieto sul fasciatoio, ed è normalissimo! Cambiarlo orizzontalmente come da neonato, dunque, può risultare controproducente. E i motivi per provare a cambiare il bambino in piedi sono moltissimi, a partire da quelli per i quali è meglio non cambiarlo orizzontalmente.
Orizzontalmente, infatti, il bambino più grandicello si sente un oggetto, senza potere decisionale, sballottato qua e là da mamma o papà come un pupazzo. Non vede ciò che sta accadendo e questo giustamente lo innervosisce (e lo annoia!). Non solo: il fatto che muova continuamente le gambe impedendoci di cambiarlo in tranquillità è inevitabile, poiché sentendole all’aria il suo istinto è quello di muoverle e dimenarle.
Dall’altra parte ci sono invece tutte le motivazioni per le quali è meglio scegliere il cambio in piedi secondo il metodo montessoriano. Il bambino sarà molto più coinvolto e non si sentirà una marionetta nelle mani dei genitori. In piedi sul fasciatoio, avrà gli occhi alla nostra stessa altezza e di conseguenza ci sarà molto più contatto (che se prima era fisico ora diventa anche psicologico). Ci sarà dialogo, potremo parlare con lui, spiegare cosa facciamo, renderlo partecipe (piegando il pannolino sporco e buttandolo, alzandosi da solo i pantaloni, iniziando a pulirsi da solo con il nostro aiuto…).
Non ultimo, cambiando il bambino in piedi il bimbo diventerà più consapevole di quando deve essere cambiato e del cambio in generale. Questo è un passo importantissimo verso lo spannolinamento, perché attraverso il cambio in piedi il bambino acquista più velocemente il controllo sfinterico. Come? Il controllo sfinterico è una conquista lenta, e ogni bambino ci arriva in tempi diversi, ma solitamente lo si ottiene tra i 18 mesi e i 3 anni. Venendo cambiato in piedi il bambino è più consapevole e cosciente del suo corpo e di ciò che il suo corpo elimina, così come della pulizia che ne consegue.
Il cambio del pannolino in piedi, quindi, è sempre una buona scelta. Lo si può cominciare a sfruttare a partire dai 12 mesi, periodo nel quale il bambino sa stare in piedi da solo in sicurezza. L’ambiente sarà quello del solito fasciatoio, che verrà utilizzato come piano sul quale il bambino starà in piedi. Troviamo quindi un piccolo appoggio: sarà utile per stare in piedi da solo in sicurezza (anche se l’appoggio principale saranno le nostre spalle).
Il cambio sarà poi molto simile a quello orizzontale, con i pannolini che siamo soliti utilizzare (che siano usa e getta o lavabili, il meglio sono quelli a mutandina perché sono più facili da sfilare e infilare, anche da parte del bambino). Anche le creme saranno le stesse, e lo stare in piedi non sarà d’impaccio (utilizziamo sempre quelle naturali e delicate, insieme ad un detergente intimo delicato).
Accanto al fasciatoio possiamo tenere la cesta dei pannolini sporchi. In questo modo il bambino butterà da sé il pannolino, rendendosi utile e sentendosi coinvolto. Anche le salviettine detergenti potranno essere alla sua portata, e piano piano imparerà ad utilizzarle da solo sotto la nostra supervisione.
Le prime volte forse ci si impiegherà un po’ di più rispetto al cambio normale (ma non è detto: certi bambini sono così irrequieti da renderlo sempre lunghissimo), ma a lungo andare i benefici sono innegabili e i tempi si accorceranno notevolmente!
Siamo genitori, e non dormiamo da mesi!
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 08:40Siamo genitori. Anzi, neo genitori. E non dormiamo più. No, non dormiamo una notte filata da mesi. Non riusciamo più a concederci il pisolino pomeridiano nemmeno nel fine settimana. Le vacanze e le ferie non fanno eccezione: i nostri bimbi non hanno orari come i nostri. Hanno solo il loro orologio biologico a suggerirgli quando svegliarsi. E quando svegliarci.
Ma siamo felici. Siamo estasiati dalla bellezza dei nostri bambini, dalla loro perfezione, dal loro essere un miracolo.
Ma anche perdere le staffe è normale. Esasperarsi è normale. La deprivazione del sonno non è una passeggiata e non è da prendere alla leggera. Anche se a volte la leggerezza è necessaria, per non affogare nella disperazione e nella stanchezza devastante!
Ecco quindi una serie di fatti, pensieri e leggerezze che vi saranno molto ma molto familiari se state passando quella fase di “non dormire” che, anche se passerà (e passerà, state tranquilli!), per ora vi fa impazzire, vi fa arrabbiare. Ma può anche farvi sorridere e apprezzare ancora di più i mesi passati e quelli a venire.
Siamo genitori e non dormiamo da mesi: la depravazione del sonno, questo grande mostro che i neo genitori devono combattere con forza e serenità
Partiamo da una concessione: sì, siete autorizzati a rispondere male a chiunque vi chieda “Ma che brutta faccia, e come mai sei così irritabile?”. Perché nei primi periodi della maternità e della paternità il non riuscire a dormire rende le giornate molto più pesanti. E chiunque sappia della recente condizione della vostra famiglia, allora ha qualcosa fuori posto se non capisce quanto possiate essere stanchi.
Detto questo, lo sappiamo: fare la doccia sembra il premio finale di una gara interminabile. Asciugarsi i capelli facendo una piega decente? Pfiui, quando mai? Le tazze di caffè giornaliere aumentano continuamente, perché in qualche modo dovrete svegliarvi… E la stanchezza, spesso e volentieri, vi fa sentire come se foste ubriachi.
Tutto questo è normale. Perché ci sono bambini che aggiustano presto il loro orologio biologico sul nostro “artificiale”, mentre altri, moltissimi, ci impiegano mesi e mesi. Non è colpa loro e non è assolutamente colpa nostra.
Sarà normale anche mettere in dubbio le proprie capacità genitoriali. Soprattutto se è il primo figlio. Ma è assolutamente legittimo, anche se errato. Errato nel senso che non c’è un modo giusto o sbagliato di essere genitori. Si possono fare errori, si può aggiustare il tiro, ma non è assolutamente giusto sentirsi in colpa. Soprattutto nei primi mesi, quando i cicli di sonno e veglia dipendono poco da noi.
E sì, alla fine quando riuscirete a dormire per una notte intera vi sentirete dei campioni. Del mondo. Dell’universo. Vi sembrerà di avere conquistato l’Everest. Sarà una sensazione magnifica, e i vostri occhi (e le vostre membra) stenteranno a crederci: sì, possiamo ancora dormire per una notte intera. Ed è meraviglioso!
Ne vale la pena? Sì, totalmente. E lo saprete non appena quel grufoletto che sembra volervi tenere svegli per giorni vi sorriderà, vi abbraccerà, vi dirà la prima parola e riderà con voi. Ne vale la pena, senza alcun dubbio. Berremo un caffè in più, dormiremo più avanti. Ma ora ci godremo questi piccoli esseri umani che così piccoli ci resteranno per pochissimo, crescendo a vista d’occhio.
Giulia Mandrino
Case nel mondo, un viaggio fatto di dettagli e culture
Venerdì, 28 Dicembre 2018 14:19Un libro davvero speciale, quello edito da Electa Kids, scritto da Mariapaola Pesce e illustrato da Martina Tonello: “Case nel mondo” è grande e grosso come piace a noi, è illustrato divinamente e racconta il viaggio di una bambina alla ricerca di tutte le case del mondo. Per vedere con i propri occhi come vivono gli altri, quali siano le caratteristiche più bizzarre o più interessanti e per fare una scorpacciata di culture diverse!
Case nel mondo, un viaggio fatto di dettagli e culture: il nuovo libro di Mariapaola Pesce e Marina Tonello che mostra ai bambini la bellezza della diversità delle abitazioni nel mondo
La casa non è solo il luogo confortevole e magico nel quale abitiamo e viviamo. La casa è anche il luogo perfetto per scoprire le tradizioni e le qualità di ogni paese: nel mondo, infatti, esistono migliaia di tipologie di abitazioni, e ogni paese, suppergiù, ha la sua casa tipica, fatta di tanti dettagli che svelano la cultura, le tradizioni e la vita di quel luogo lontano. Insomma: una casa può essere un piccolo museo attraverso il quale possiamo scoprire tutto, ma proprio tutto, sulla vita diversa dalla nostra!
Lo stesso devono aver pensato Mariapaola Pesce e Marina Tonello quando hanno deciso di scrivere questo meraviglioso libro per bambini, “Case nel mondo” (edito da Electa Kids), un grande volume illustrato nel quale pagina dopo pagina si susseguono le case più strane e diverse del nostro pianeta, per portare i bambini in un viaggio intorno al mondo stando sempre al calduccio tra le pareti di casa (fisicamente e metaforicamente).
La bimba protagonista del viaggio, una volta sentita da piccola la storia delle case del futuro (che avrebbero potuto volare), decide di partire lei stessa per scoprire come sono fatte le altre abitazioni nel mondo. Il viaggio parte quindi dal suo bellissimo cottage inglese, dal tetto spiovente in ardesia e pieno di piccoli dettagli anglosassoni, come le tazzine di tè, le librerie piene di libri e il verde tutto attorno.
Da lì visiterà una grande fattoria australiana, una meravigliosa casa giapponese tradizionale nella quale, i bimbi imparano, si cammina a piedi nudi o con ciabattine bianche, da un appartamento studentesco a New York, da una casa tipica del Mali, da una casa galleggiante ad Amsterdam, dalla favela di Rocinha, da un igloo, da un Grand Hotel in India, dalla sfavillante casa di Ahmed in Arabia…
E alla fine deciderà che la sua casa il mondo. E quale casa può essere più perfetta se non una roulotte che può portarla di volta in volta nei luoghi del cuore, quelli sparsi in tutto il mondo?
Tutto è ricchissimo di piccoli dettagli da scoprire (che si rincorrono anche di pagina in pagina: alcuni piccoli souvenir che la nostra protagonista porta con sé da ogni casa visitata si ritrovano in altre case del mondo, come un filo rosso che ci unisce tutti!).
Sfogliando questo grande libro sembrerà di visitare, proprio come un ospite, ogni casa, accompagnati dalle parole della bimba protagonista e accolti di volta in volta dai padroni di casa. E chi ha viaggiato sa che è proprio così, visitare la gente nel mondo: significa sentirsi sempre accolti, sempre benvenuti, scoprendo la meraviglia della differenza, della diversità, della quotidianità, degli usi e costumi reali, capendo che ciò che per noi è utile per altri è totalmente inutile e che, viceversa, molti oggetti di uso comune tipici del mondo nelle nostre case non esistono nemmeno.
“Chissà come vivono laggiù… Chissà se anche loro hanno le librerie, la tivù, un letto soffice, oppure se le loro tende sono proprio diverse dalle nostre, se la cucina è più grande o se non hanno bisogno nemmeno dei caloriferi… E poi come fanno a vivere nell'igloo? Non fa super freddo?”. Sono domande tipiche dei bambini, che stavolta troveranno risposta nei dettagli di questo libro davvero bello, ammirevole e ammaliante, che permette ai bambini (e a noi!) di viaggiare comodi comodi, apprezzando finalmente la ricchezza delle culture, che sta soprattutto nella quotidianità della gente.
Sara Polotti
Ricette di pan di zenzero per bambini
Venerdì, 28 Dicembre 2018 09:10Gingerbread o pan di zenzero, in ogni caso questo cibo racchiude in sé un sacco di magia! Il suo profumo, il suo colore, il fatto di utilizzarlo per comporre piccole sculture, la bontà quando inzuppato nel tè caldo… Il pan di zenzero è super natalizio, è vero, ma noi lo adoriamo tutto l’anno.
Speziato e delizioso, il gingerbread è una ricetta perfetta per i bambini. E durante queste feste natalizie possiamo approfittarne e prepararlo in tantissime ricette diverse di pan di zenzero per bambini!
Ricette di pan di zenzero per bambini: i modi per preparare il gingerbread con i bambini e mangiarlo tutti insieme
I classici biscotti di pan di zenzero
A forma di classico omino di pan di zenzero o di alberello di Natale, i biscotti di pan di zenzero sono semplicissimi: mescoliamo in un mixer 350 grammi di farina integrale con 150 grammi di zucchero di cocco, 2 cucchiaini di zenzero in polvere, mezzo di noce moscata e mezzo di chiodi di garofano. Aggiungiamo quindi 150 grammi di margarina fredda, 150 grammi di mele e 1 uovo e continuiamo a mescolare. Stendiamo l’impasto ottenuto su un piano di lavoro infarinato e lavoriamolo con le mani formando una bella palla liscia. Avvolgiamolo, schiacciandolo leggermente, in un po’ di pellicola e lasciamolo riposare in frigo per due ore. Riprendiamolo, stendiamolo su un piano infarinato con un matterello (dovrà essere abbastanza fine, tre o quattro mm) e tagliamo dei biscotti con le formine. Appoggiamoli su una teglia coperta da carta forno e cuociamo a 180 gradi per 12 minuti. Una volta sfornati lasciamoli raffreddare prima di toglierli dalla teglia.
Possiamo poi decorare questi biscotti con il nostro frosting sano.
Biscotti di pan di zenzero al cioccolato
Teniamo la stessa ricetta, ma una volta sfornati aggiungiamo il cioccolato. Facciamone sciogliere una tavoletta di fondente a bagnomaria, quindi infiliamo i biscotti (per metà) nel cioccolato sciolto e lasciamo raffreddare.
La casetta di pan di zenzero
La ricetta sarà di nuovo la stessa, quella dei biscotti. Al posto di tagliare i biscotti con le formine, tuttavia, tagliamo la forma delle pareti di una casetta (quattro rettangoli - che saranno due pareti e il tetto) e due pareti con un triangolo in cima (quelle che si infileranno sotto il tetto). Una volta pronti comporremo la casetta, decorandola e incollando tra loro le pareti con il nostro frosting sano.
Gingerbread muffin (muffin di pan di zenzero)
Mescoliamo tra loro 250 grammi di farina integrale, una bustina di lievito per dolci, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, uno di chiodi di garofano e uno di noce moscata, quindi aggiungiamo 120 ml di latte di mandorla e 300 grammi di miele. Aggiungiamo anche un uovo grande sbattuto e continuiamo a mescolare. Versiamo l’impasto nei pirottini per muffin, quindi inforniamo per 20 minuti a 180 gradi.
Hummus dolce di pan di zenzero
Delizioso, serve per intingere i biscotti, come fosse una cremina! Per farlo, basta frullare in un mixer una lattina di ceci precotti sgocciolati, tre cucchiai di miele, uno di burro di arachidi o mandorle, un cucchiaino di zenzero, uno di noce moscata e uno di cannella. Spolveriamo con spezie miste.
Plumcake di pan di zenzero
In una ciotola sbattiamo due uova con 120 grammi di zucchero di cocco, quindi aggiungiamo 170 grammi di miele, un vasetto di yogurt di soia non zuccherato, 200 grammi di farina integrale, un cucchiaino di cannella, due di zenzero in polvere e uno di chiodi di garofano macinati. Aggiungiamo anche, sempre mescolando, 150 grammi di margarina. Prendiamo uno stampo per plumcake e oliamolo (aggiungendo anche un pizzico di farina), quindi versiamoci il composto. Mettiamo il nostro stampo nel forno a 180 gradi per circa 30-40 minuti (facendo a fine cottura la prova dello stecchino), togliamo dal forno, lasciamo raffreddare e togliamo dallo stampo.
Giulia Mandrino
Respirare dal naso, i benefici per il cervello
Giovedì, 27 Dicembre 2018 09:35“Respira profondamente”. “Fai un bel respiro”. “Respira dal naso ed espira dalla bocca”. “Inspira lentamente”. Una serie di frasi apparentemente semplici e banali, che si riferiscono però tutte ad una sola cosa: al benessere. Sono parole che pronunciamo quando qualcuno è agitato, quando c’è bisogno di concentrazione, quando vogliamo che qualcuno stia meglio. E non sono luoghi comuni: il respiro è da sempre legato a tradizioni e credenze spirituali che lo relazionano allo stato mentale. E queste credenze trovano conferma negli studi scientifici.
Respirare dal naso, ci dicono, chiarisce i pensieri, dona serenità, tranquillizza. Ed è verissimo.
Respirare dal naso, i benefici per il cervello: come il respiro profondo dal naso può aiutarci a stare meglio mentalmente, secondo gli studi scientifici
Come accennato, tutte le credenze relative al respirare dal naso (la tranquillità, la concentrazione, la serenità) sono vere, e a dirlo è proprio uno studio scientifico pubblicato recentemente sul “Journal of Neuroscience”, la rivista sulle neuroscienze.
Lo studio, condotto a Stoccolma (in Svezia), si riferisce alla correlazione tra il respiro dal naso e la memoria olfattiva, ma i risultati suggeriscono soprattutto i benefici che il respirare in maniera profonda dal naso donano a tutta la mente. L’articolo si intitola “La respirazione modula la consolidazione della memoria olfattiva negli esseri umani” e parte dal presupposto che l’olfatto sia uno degli strumenti umani di sopravvivenza.
Questa correlazione tra olfatto e sopravvivenza ha portato i ricercatori a pensare ad un collegamento diretto tra il respiro e la capacità di adattamento che è alla base dell’evoluzione umana e animale. Negli animali, in particolare, si è notato come respirare dal naso provochi una particolare attività cerebrale, stimolando il bulbo olfattivo, che a sua volta stimola l’ippocampo, la parte del cervello responsabile dell’archiviazione dei ricordi.
Gli studiosi hanno quindi cercato di capire se lo stesso accada quando si respira attraverso la bocca, coinvolgendo 24 volontari, che hanno respirato 12 diversi odori da piccole fiale collegate prima al loro naso. Lo scopo era memorizzare ogni essenza, in due diverse modalità. La prima prevedeva lo stare seduti tranquilli per un’ora dopo le “sniffate” con il naso completamente tappato; la seconda, al contrario, di stare per un’ora tranquilli con la bocca completamente chiusa, per evitare di respirare attraverso questa. In che modo il loro cervello consolidava i ricordi olfattivi? Per capirlo, dopo ogni ora i ricercatori hanno proposto nuovamente gli stessi odori, mescolati ad altri. I volontari dovevano ricordare quali avevano annusato in precedenza.
Il risultato ha mostrato come gli uomini e le donne riconoscessero meglio gli odori dopo aver respirato in maniera tranquilla dal naso durante l’ora di riposo. Dopo aver respirato con la bocca, invece, le risposte erano più confuse.
Lo studio mostra quindi come il respirare dal naso accresca la memoria olfattiva e la sua costruzione. Respirare dalla bocca blocca alcune funzioni neurali altrimenti impiegate con il naso, e questo porta alla differenza di risultato.
Contando quanto l’olfatto sia importante per la memoria, per le sensazioni e per le emozioni di una persona, capiamo allora che questo studio non aiuta semplicemente i ricercatori a capire i percorsi neurologici della mente, ma anche noi a confermare la nostra ipotesi, cioè quella dell’importanza del respirare dal naso: sì, i percorsi neurologici che i bulbi olfattivi innescano aiutano a capire meglio le nostre sensazioni, ci bilanciano, aiutano la nostra memoria, e il respiro dal naso è quindi direttamente collegato al nostro cervello, molto più di quello attraverso la bocca.
Facciamo quindi un respiro profondo (dal naso!) ogni volta che sentiamo di aver bisogno di un’infusione di benessere. Ci farà bene, lo dice la scienza.
Giulia Mandrino
Consigli per un Natale da genitori rispettosi
Venerdì, 21 Dicembre 2018 14:53Il rispetto è essenzialmente il primo valore che insegniamo ai nostri figli, non credete? È fondamentale, in effetti, ed è nostro compito trasmettere un’educazione basata su esso. Detto questo, è altrettanto vero che un’educazione basata sul rispetto passa anche dal nostro esempio.
A Natale, quindi, proviamo a mettere da parte le frasi tradizionali (che, come vedrete, non sono molto rispettose), per porci nei confronti dei nostri bambini in maniera ancora più rispettosa e trasmettere questo valore nel periodo più educativo dell’anno, quello nel quale l’amore e le coccole regnano nella nostra casa.
Consigli per un Natale da genitori rispettosi: come rendere il Natale un momento nel quale diventare esempio di rispetto nei confronti dei nostri figli
Quali sono le frasi più gettonate dell’anno? “Fai il bravo, eh, che Babbo Natale ti sta controllando”. “Ma Babbo Natale ti porterà giocattoli o carbone? Hai fatto il bravo, insomma?”. Esatto, sono queste. E, ok, lo ammettiamo, sono frasi comodissime che a volte sistemano il cattivo umore e la cattiva attitudine dei nostri bimbi in qualche momento. Ma che, a lungo andare, non sono poi così utili o consigliate.
Perché? Perché sembra che a Natale ci sia un contratto tra noi (Babbo Natale) e i nostri bambini. Se fanno i bravi, caramelle e regali. Se non si comportano come ci aspettiamo, addio giocattoli.
Ma i bambini sono tutti buoni. Si comportano male, magari, devono ancora imparare qualche regola, ma perché farli sentire “cattivi” quando cattivi non lo sono? Soprattutto, usare parole come “buoni” e “cattivi” ci fa perdere di vista la vera essenza dei nostri figli, categorizzandoli in compartimenti stagni abbastanza superficiali. Le punizioni e le minacce (perché “Se non fai il bravo Babbo Natale non porta nulla” è proprio questo) non risolvono i problemi di fondo. E, anzi, possono anche rovinare un periodo straordinario come quello natalizio.
Il primo consiglio è quindi quello di evitare queste due parole. Piuttosto, parliamo come sempre dei problemi, guidiamo i nostri figli, arrabbiamoci, anche, ma evitiamo questi ricatti psicologici.
Il secondo consiglio per un Natale rispettoso è quello di evitare, come vi diciamo sempre, di obbligare i bambini ad abbracciare e baciare tutti i parenti. Non smetteremo mai di dirlo: “Dalle un bacio” è una frase irrispettosa e controproducente. Bacereste mai, voi, qualcuno che a malapena conoscete o che non avete proprio voglia di baciare?
Forzare i bimbi a baciare tutti i parenti li mette a disagio. Lasciamo quindi che siano loro a farlo, con trasporto e voglia, in modo che l’affetto sia sincero e che, soprattutto, non crescano con l’idea che non sbaciucchiare sia maleducazione. Perché non lo è. L’obbligo all’affetto lo è. E se vi interessa l'argomento, vi consigliamo questo articolo, "Dai un bacetto a zia tua".
Terzo consiglio è quello di dedicarsi alla famiglia, per godere appieno il Natale e per stare meglio fino in fondo. Le feste sono bellissime, ma spesso ci si ritrova in due situazioni: o troppe cene e feste alle quali non sappiamo dire di no, o troppo lavoro da cui non riusciamo a staccare nemmeno in questo periodo.
Nel primo caso, non sentiamoci in colpa a dire qualche no: anche stare soli in famiglia è assolutamente meraviglioso! Nel secondo caso, cerchiamo almeno mentalmente di rilassarci. I bambini in questo periodo sono a casa da scuola e sono quindi tutto il giorno con noi. Se siamo stressati, anche le più piccole e banali richieste possono renderci nervosi e svogliati, e il nostro stress si riversa su di loro. È normale sbottare, a volte. Ma pensiamo a quante siano le volte in cui effettivamente i bambini avevano bisogno di una regolata o quando invece l’arrabbiatura partiva semplicemente dal nostro malessere.
Infine, non confondiamo le nostre aspettative con il vero essere dei nostri bambini. Ciò che intendiamo è che, a livello emotivo, il Natale è qualcosa che attendiamo tutto l’anno per goderci la famiglia e fare scorrere un po’ di sane emozioni in casa. Per un bambino, che non ha il nostro bagaglio di vita, questo non è scontato. Per lui può essere un periodo come un altro.
Ecco perché a volte faranno o non faranno cose che noi ci aspettiamo (come gli auguri, le coccole, la voglia di stare a tavola tutti insieme…). Ma non facciamogliene una colpa e soprattutto non obblighiamoli a nulla. Semplicemente viviamo il Natale come desideriamo, mostrando loro la bellezza di questo periodo. Pian piano, di anno in anno, anche loro percepiranno le festività come il periodo nel quale lasciarsi andare emotivamente vivendosi la famiglia in maniera più profonda! Sta a noi farglielo vedere.
Giulia Mandrino
Dire no alle feste quando i bimbi non se la sentono è perfettamente normale!
Venerdì, 21 Dicembre 2018 09:26Dire no alle feste quando i bimbi non se la sentono è perfettamente normale. Sì, lo è, e non dobbiamo sentirci in colpa. Come non dobbiamo sentirci in colpa se, al contrario, i nostri bimbi magari sono come noi e amano fare festa fino a tardi.
Nel periodo natalizio tutto questo si accentua. È infatti il periodo delle feste, dei cenoni, delle lucine, dello stare in piedi fino a tardi. Il Natale è meraviglioso. È vero. Ma non sentitevi in colpa se per una volta non ve la sentite di viverlo fino in fondo facendo le ore piccole e saltellando di cena in cena. Soprattutto quando i bimbi sono piccoli, è normale rallentare, anche e soprattutto durante le feste!
Dire no alle feste quando i bimbi non se la sentono è perfettamente normale: perché non dobbiamo sentirci in colpa nell’evitare party e cenoni quando i bimbi sono piccoli
Natale e Capodanno, dicevamo, sono uno dei momenti più favolosi dell’anno. L’atmosfera, gli amici, le cene, le feste… Ma, diciamolo, quando si hanno i bimbi piccoli spesso non abbiamo voglia di darci appieno a tutto questo! Soprattutto quando stiamo allattando o quando stiamo vivendo il periodo di attaccamento più profondo con i nostri bimbi.
Quando i bambini sono piccoli, infatti, è perfettamente normale sentire il peso delle feste, oltre alla meraviglia del periodo. Un po’ siamo noi, che, appunto, siamo ancora in quella bolla di attaccamento con i nostri piccoli. Un po’ sono loro, che, naturalmente, sono ancora piccoli e hanno i loro ritmi. Se sono abituati ad andare a letto presto la sera, come possiamo aspettarci che siano eccitati di restare svegli fino a tardi, nel casino generale delle feste o delle cene con i parenti? O, altro scenario, come possiamo lasciarli a casa con i nonni o la babysitter per andare ai mille party tra amiche, colleghi o quant’altro?
Certo, nessuno lo vieta, anzi: c’è chi è abituato, e non c’è assolutamente nulla di male. Ma, allora, perché sentirci in colpa se, al contrario, non amiamo l’idea di lasciarli anche solo per una sera? Ogni mamma e ogni papà è a sé, e si sente a suo agio in situazioni differenti. Non ce n’è una giusta o una sbagliata. Ciò che vogliamo sottolineare è semplicemente la normalità e la legittimità del NON AVERE VOGLIA di tutte queste cene e feste quando a casa c’è un bimbo con noi.
La verità, spesso, è la miglior soluzione. Ditelo chiaramente: “scusate, ma questa volta preferiamo stare a casa con il nostro piccolo”. Un vero amico, un vero caro, saprà capire e supportare in questa scelta.
L’importante è non sentirsi in colpa e non far sì che gli altri ci facciano sentire in colpa, né per il lasciare i nostri figli a casa per andare ad una festa, né per il non andare alle feste per non lasciare a casa i bambini, né nel portare i bambini con noi se se la sentono (anche facendo le ore piccole). Perché mai dovremmo sentirci in colpa perché ogni tanto ci piace stare in mezzo agli adulti senza bimbi e fare un po’ di casino? E, allo stesso tempo, perché dovremmo sentirci in difetto perché preferiamo stare a casa con loro? O se amiamo fare festa INSIEME a loro?
La decisione e la scelta sono personali e familiari, e ciò che deve indirizzarci e guidarci è il nostro benessere, la nostra felicità. Perché quando un genitore è felice, anche i bambini lo sono. Non dobbiamo sacrificarci eccessivamente annullandoci. E non dobbiamo nemmeno ignorare il nostro bisogno di stare a casa tranquilli con i figli, se è questo ciò che ci rende felici.
In linea definitiva, ciò che dobbiamo chiederci prima di uscire per questi famosi party è: cos’è che mi fa sentire bene, connessa con gli altri, connessa con me stessa? È la vita sociale? Bene, non mi sento in colpa per questo. Sono i miei figli e le loro coccole? Altrettanto bene, non sono repressa o in difetto. E perché mai?
Ognuno vive la maternità a suo modo. E la maternità è anche decidere come passare le feste. Soprattutto in questa stagione così meravigliosa. Ma ricordiamoci che la meraviglia sta solo in una cosa: nella felicità e nella confortevolezza di questo periodo. E se la nostra felicità è stare a casa con i bimbi, o andare a fare festa con gli amici, ben venga! Non abbiamo bisogno del permesso di nessuno. Solo del nostro.
Giulia Mandrino
Come cambia il ciclo mestruale dopo il parto
Giovedì, 20 Dicembre 2018 15:13Che il nostro corpo cambi dopo il parto non è una novità né un segreto. Anzi. Ma non parliamo solo a livello esteriore (quello, dopotutto, è molto soggettivo, e il “tornare in forma” è differente per tutte). Anche il nostro corpo cambia nei mesi in cui accoglie una vita e la mette al mondo.
A cambiare, soprattutto, sono il nostro utero e la nostra vagina, che sono le parti del corpo più coinvolte in questa fase della nostra vita. Ma anche se questo pare scontato, è anche normale per un po’ non pensarci più: il ciclo per un po’ scompare e noi, giustamente, siamo impegnate tanto a occuparci del nostro bambino quanto a tenere d’occhio la nostra pancia che scompare.
Dopo un po’ però torna, naturalmente. Ma chi ci mette in guardia? Chi ci spiega qualcosa? Soprattutto sul primo ciclo post-parto, quello che spessissimo ci coglie a sorpresa!
Come cambia il ciclo mestruale dopo il parto: dal primo ciclo post-parto ai successivi, come cambiano le mestruazioni dopo aver avuto un bambino
Ecco, la sorpresa: coglie la maggior parte di noi, perché spesso non ci aspettiamo arrivare quel ciclo che ormai diamo per lontanissimo. Certo, man mano che i mesi passano sappiamo che prima o poi arriverà, ma è assolutamente soggettivo e non c’è dunque una data per tutte. Dipende da molti fattori, in primo luogo l’allattamento (mentre si allatta tendenzialmente il ciclo si interrompe, mentre per le donne che non allattano il ciclo solitamente torna tra le sei settimane e i tre mesi dopo il parto, o comunque entro i sei). Ma anche se prendiamo in considerazione tutti i fattori, non sappiamo quando arriva.
Soprattutto, spesso non ci aspettiamo che arrivi così abbondante. Un po’ perché non siamo più abituate e un po’ perché effettivamente il ciclo dopo il parto si fa più forte. Mi raccomando: tenete in casa assorbenti ultra e mutandine apposta per il flusso abbondante, perché vi serviranno, ed essere preparate farà vivere con meno ansia questo momento!
Il ciclo post parto abbondante è dovuto tanto ai cambiamenti dell’utero quanto al parto stesso. Oltre alla sfaldatura delle pareti dell’endometrio, infatti, potrebbe portare con sé residui del parto stesso che non sono stati espulsi con il sanguinolento dei giorni successivi al parto. E pare che sia più doloroso e intenso quanto più ci allontaniamo dal parto.
Parlando poi della frequenza, anche questa cambierà, almeno per un po’ di tempo, quindi non c’è da preoccuparsi se dopo il primo ciclo mestruale il secondo arriva prima del previsto o tarda eccessivamente. Piano piano, poi, si regolarizzerà da solo.
Tuttavia, le donne che precedentemente soffrivano di ciclo irregolare potrebbero beneficiarne, perché spesso capita che a loro, dopo la prima mestruazione post parto, queste divengano più regolari di prima. E anche il dolore potrebbe diminuire, soprattutto nelle donne affette da endometriosi o da ovaio policistico.
Considerando tutti questi fattori, non dobbiamo comunque dimenticarci dell’ovulazione, soprattutto se stiamo attente alla contraccezione. Proprio per il fatto che il ciclo dopo il parto arriverà un po’ a sorpresa, non sappiamo quando avverrà la prima ovulazione, e potenzialmente possiamo essere sempre fertili. Certo, durante l’allattamento (soprattutto esclusivo, quindi prima dello svezzamento) è difficilissimo che il ciclo torni, quindi possiamo stare abbastanza tranquille (ma mai al 100%, come in tutte le cose). Ma, in ogni caso, se non stiamo cercando un altro bambino la contraccezione è sempre consigliata.
Giulia Mandrino