I vecchi tempi
Incontro un vecchio amico per caso. Siamo della stessa città e capita di incrociarsi. Un tempo si usciva insieme, un paio di volte ci siamo scambiati kleenex piangendo storie naufragate o in procinto di... Abbiamo condiviso periodi analoghi, con esiti più o meno simili, finché... apriti cielo, a fatica, cominciamo a credere in una storia duratura. Nel periodo in cui ognuno di noi si fidanza, ci perdiamo di vista. Io trasferita a Milano, lui preso dalla sua nuova storia che lo impegna in modo totalizzante. Qualche volta, nel tempo, mi capita di incrociarlo, ma a testa bassa, mi evita. Poi nel giro di due anni la mia storia si trasforma radicalmente, rimango incinta, si cambia ritmo, priorità, necessità... Lui mi guarda con sempre meno diffidenza, finché ricominciamo a parlarci... Il pretesto della novità, della gravidanza e della bimba in arrivo lo rasserena, come se potesse finalmente riavvicinarsi a me... Non più quella che cercava se stessa, ma qualcuno che ha trovato un baricentro. Così, ritrovo in lui la fiducia che per mesi avevo dimenticato. Dopo qualche mese, anche lui, mi annuncia l'arrivo di un figlio. Me ne parla con serenità, ma con una punta di rassegnazione, come qualcosa che nella vita deve capitare e che anche nella sua vita... è capitato. Arriva l'attesa creatura. Casa che cambia, auto che cambia, moto che si vende, casa che si rende più funzionale, indipendenza ridotta all'osso, forse, addirittura, per mesi, ridotta a qualche momento in cui si esce per andare al lavoro. Nei mesi capita spesso che lo incontri. In lui c'è sempre più stanchezza. Le occhiaie ormai sono solchi indelebili. Un po' di affaticamento è comprensibile; la bimba non dorme, ma c'è un altro tipo di stanchezza che lo trasfigura. Ha a che vedere con la rassegnazione, come una metamorfosi che lo sta investendo, mutandolo fisicamente. Il suo corpo, un tempo atletico e muscoloso, diventa secco, magro e nervoso. Il suo volto diviene triste. Il suo senso dell'umorismo, vera perla dei nostri scambi, diventa dimesso, timido. Lo vedo spegnersi... e non ho modo di chiedergli che cosa gli stia accadendo. Un po' mi preoccupo, ma imputo la sua fiacchezza fisica ai cambiamenti in atto.
Poi, a distanza di due anni, lo incontro poco prima di Natale. Finalmente lo rivedo più disposto a comunicare. Più spigliato ed energico. Lo scambio torna ad essere amichevole, senza filtri. Mi confessa di sentire una grande mancanza delle nostre serate; a bighellonare senza una vera meta... Capitava che ci sentissimo insaziabili, desiderosi di trovare sicurezza verso un futuro che potevamo solo intravedere. Si parlava per ore di che cosa sarebbe successo. Ci chiedevamo (e chiedevamo alle nostre vite) qualcosa di più, continuamente... esattamente quel qualcosa di più che viviamo adesso... Qualcuno dice che, se desideri profondamente qualcosa e sei in grado di figurartelo, è come se si fosse già avverato... Ecco che cosa siamo diventati ora... non siamo più soli... Adesso, forse, siamo solo un po' invecchiati; quel tanto che basta per non avere più voglia di continuare a vagheggiare un futuro tutto da costruire... Siamo qui e non siamo in quell'altrove che ci piaceva immaginare ovunque, con chiunque, ordinario o straordinario...
"Suoni ancora?" gli chiedo
"Poco... la chitarra ormai la lascio a Francesca (sua figlia) per dilettarsi, emettendo qualche strano suono che la sorprende. Però qualche mese fa ho organizzato un piccolo concerto nel bar di un amico. Ti ho pensata... Ricordo che cantavi da dio la Edith Piaf. Ho pensato di chiamarti"
"Bello, perché non mi hai chiamata? sarei venuta a cantare!"
"Uno dei nostri soliti sogni... Chissà, tra qualche anno ne rideremo... Ti ricordi quando volevo andare a vivere a Berlino? Ahahahahah! "
"Ahahahahahah!!! Si, ogni volta ce ne inventavamo una!"
Poi si fa più amaro, il tono della voce serio e pacato "Non sai quanto mi manca quella libertà. Anche solo di uscire per andare a bere una birra con un amico... So che non c'è niente di male, ma Roberta non capirebbe, si sentirebbe esclusa, trascurata... ed alla fine me ne privo come fosse la strada più semplice".
"Io sto facendo un po' di cose che mi piacciono... credo che non ci si debba annullare né per pigrizia né per quieto vivere. Ma capisco che a volte è più difficile spiegare perché si è fatti in un certo modo, quando si è tanto diversi dalla propria compagna o dal proprio compagno, piuttosto che dimenticarsi di come siamo fatti noi..."
"So che non capirebbe, ma guarda caso mi sono scelto una donna così diversa da me... Una donna come me mi avrebbe fatto paura."
"Ti capisco..." Commento. Lui prosegue.
"Non rinnego ciò che è diventata la mia vita... Non posso pensare di tornare in una casa vuota come succedeva prima!"
"Idem"! Commento. E lui come avesse preso l'abbrivio
"Dai, una sera, però, ci andiamo a fare una birra insieme!"
"Si, dai, volentieri!"
Che poi... chissà perché, quella birra non ce la faremo ancora per lunghissimo tempo...
Sara Donati
saradonatifilmaker.com