L’ S.D.D. (L’INFAMISSIMO SENSO DEL DOVERE)
Tra le varie cose che le nostre mamme ci hanno insegnato c’è sicuramente il senso del dovere, a volte pare che ai figli maschi il senso del dovere venga insegnato, alle femmine venga inculcato e che nel corso della vita mentre i maschi dimenticano le femmine acutizzano, tanto gli uomini in età adulta imparano a dare una scala di valori e di priorità (tutta loro) a ciò che va fatto ed a ciò che può aspettare, quanto le donne non trovano la pace interiore finché il loro lungo elenco di priorità non si è esaurito o quasi, a quel punto però non hanno più né la forza fisica né il tempo materiale per infilarci una vera priorità: se stesse.
L’S.D.D. ovvero il senso del dovere ci è stato insegnato che comprende tutte quelle cose che vanno fatte, è un po' una scala di valori e di priorità, è l’ago della bilancia che ti dovrebbe far capire cosa può attendere e cosa invece non va rimandato.
Mia madre in questo ha fatto un ottimo lavoro, eh sì, fate attenzione, perché se avete alte aspettative poi potreste trovarvi ad aver creato un mostro e, a quel punto, come dire…. sono cazzi amari.
Ora mia mamma con l’età si è ammorbidita molto, ma ormai la frittata è fatte ed ora è lei che rimprovera a me di essere troppo rigida, di non sapermi godere la vita, di essere esagerata: perché? Perché faccio letteralmente (ed in modo maniacale) tutto quello che lei mi ha insegnato a parole e coi fatti.
Ripetetevi come un mantra: prima il dovere poi il piacere… ripetetelo agli altri, ripetetevelo nella mente per voi stesse, passate anni di vita a sentirvelo ripete da bambini e in men che non si dica vi ritroverete a rinunciare alla gita domenicale perché non avete adeguatamente spolverato la libreria.
Si, lo ammetto, io sono così. Anzi peggio, ma ci sto lavorando, il mio S.D.D. è sfociato (complice anche altri fattori esterni) in una vera e propria mania, in un atteggiamento davvero ossessivo/compulsivo che ti porta ad innescare un meccanismo di difesa su tutto quello che non va nella vita, quello che ti sfugge di mano e non puoi controllare ti agita o ti angoscia e quindi sfoghi tutto su quello che puoi controllare, che riesci ad organizzare, a mettere in fila ordinatamente, a pulire compulsivamente e riordinare ossessivamente. Ci sto lavorando, questa è un’altra storia. Comunque.
Nella “normalità” però l’S.D.D. che ti viene insegnato, specialmente alla mia generazione, imporrebbe che non si esce di casa la mattina se: non hai fatto il letto, messo le tazze della colazione in lavastoviglie, raccolto le briciole dei biscotti e mentalmente organizzato almeno il pranzo. Se hai un ritaglio di tempo, se lo hai, vorrai mica sederti a vedere Beautiful o sfogliare una rivista? Se hai pranzato abbastanza velocemente riuscirai certamente a fare “un giro di aspirapolvere o una veloce spolverata”, potrai stendere la lavatrice che hai fatto partire la mattina prima di uscire di casa, così che quando torni la sera la roba è bella asciutta e pronta per essere stirata mentre sul fornello bolle la cena, e poi rassetti la cucina, riempi la lavastoviglie in modo che prima di andare a letto abbia finito il lavaggio e tu possa riporre tutto nella credenza lavato ed asciugato, e poi intanto prepari i vestiti per il giorno dopo, ti organizzi per i pasti successivi.
In un batter d’occhio ti ritrovi ad avere una propria tabella di marcia che, se da una parte ti aiuta ad organizzarti e non perderti in vaneggiamenti su cosa fare per prima cosa, alla fine può diventare un’ossessione così forte da darti il tormento fino a che non l’hai esaurita voce per voce.
Ed è così che da “prima i compiti poi vai a giocare” oppure da “prima ti lavi e poi leggiamo una fiaba” ti ritrovi a pensare seriamente se è davvero necessario uscire con le amiche visto che non hai ancora sprimacciato il divano, steso la biancheria e smacchiato il leopardo.
Ed ancora sì, io sono così, lo riammetto, e la cosa peggiore è che odio delegare, mi lamento, sbarbotto, brontolo, ma in fondo è una corsa contro me stessa, voglio farlo io, perché voglio farlo subito, presto e bene. E diciamocelo, ammettiamolo, se lo delegate ad un uomo, qualunque cosa sia, qualunque uomo sia, in qualunque fascia di età lui si trovi sarà fatto dopo e arraffazzonato.
Ecco, l’uomo vive così, arraffazzonato, alla speraindio, allasputamiinculo.
Tu gli chiedi se può stendere i panni e lui matematicamente ti risponde “si tra un secondo” oppure “un attimo e lo faccio” o ancora “aspetta lo faccio dopo”, certo perché la loro scala di priorità è inversamente proporzionale alla nostra.
DONNA: figli (vestiti, pranzi e merende, compiti, …) marito (vestiti, pranzi e merende, comunque vedasi la voce figlia …) casa (lavare, stirare, pulire, spesa, …) parenti ed amici (favori vari, compleanni e ricorrenze, …) lavoro e … e…. ????? … ahh noi stesse?!.... beh non c’è più tempo.
UOMO: partita alla tv, calcetto, birretta con gli amici, lavoro e… e… ??!! cazzo abbiamo dei figli??
Ma quelle sbagliate siamo noi (generalizzo ma parlo di me in primissimissima persona) io, lo ri-riammetto non uscirei di casa mai e poi mai se non avessi rifatto il letto e riassettato la cucina, non parto per le vacanze se non ho fatto le pulizie di fino, nemmeno per un week end, non mi concedo una gita la domenica se prima non ho riassettato casa come dico io, non vado a farmi un giro in centro e se non ho lavato, steso e stirato quello che mi ero prefissata di lavare, stendere e stirare, morirei di angoscia se andassi a fare shopping senza prima aver fatto la polvere e se devo decidere tra un ritrovo con le amiche e lavare i vetri, se mi sono fissata che devo farlo, rinuncio alle amiche, lo ammetto.
Come ho detto ci sto lavorando è che il mio S.D.D. non mi dà tregua, mi fa sentire in colpa come il grillo parlante, fino a non godermi quello che sto facendo fuori casa.
Cioè, non sia mai che mi stravacco in poltrona a leggere un libro senza aver esaurito tutte quelle che per me sono le normali priorità della giornata. Che palle! Che palle io, me stessa, me medesima e sto strafanculissimo S.D.D. del piffero!
Ora mia madre mi rimbrotta… “guarda che ho già sbagliato io, goditi un po' di più la vita, fai le tue cose ma cerca di dare un diverso senso alle tue giornate”… certo, facile ora, col senno di poi, adesso che guardandoti indietro ti accorgi di quante cose hai perso per spolverare e lavare, ma io sono quarant’anni che mi sento fare il pippone e non è che si cambia così, dall’oggi al domani. Non è che mi puoi inculcare una roba nella testa e poi dirmi opsss sai, forse mi sono un po' sbagliata, forse ho un po' esagerato, forse anche se una mattina andavi a scuola senza aver tirato le lenzuola non sarebbe morto nessuno, forse se ti facevo uscire con le tue amiche quindicenni invece di dirti che non potevi finché non avevi pulito a fondo la tua cameretta già pulita… forse, certo, forse ora un cazzo.
E badate bene, io non ce l’ho con lei, ce l’ho con me stessa, che da ragazza cazzara con la testa tra le nuvole mi sono trasformata mio malgrado e fino ad oggi quasi inconsapevolmente in una donna-swiffer.
Sta a noi, sta alle donne mamme amiche comunque genere femminile, sta a me (!!) capire che se mi siedo a smaltarmi le unghie una volta a bimestre e non ho lustrato l’argenteria posso pensare di non fare un torto a nessuno, né a chi in quel momento sta lavorando mentre io mi sto rilassando, né a mia madre, né all’argenteria, né al mio stramaledetto S.D.D. .
E un po' ce l’ho anche con i “lui” che, diciamocelo, buon dio, se ci vedere sfrecciare per casa sul monopattino mescolando il sugo, stendendo i panni, correggendo compiti, inviando gli auguri di natale ad amici e parenti e abbiamo una scopa nel culo per pulire intanto il parquet, non fate quelli che dal divano, con una mano in tasca per grattarvi le balle ed una birra nell’altra, non diteci “ma dai rilassati un attimo, siediti un secondo, non sei stanca, vuoi una mano?”, datecela sta mano, senza chiederlo… e possibilmente dateci la mano con cui teneva la birra, non quella che grattava le balle.