La coperta di Linus, parte 2
Anche mia sorella ha avuta la sua “coperta di Linus” nel vero e proprio senso della parola, si tratta di una copertina che mia nonna aveva sferruzzato ancor prima che lei nascesse, era una copertina da carrozzina, per neonato quindi piccola nelle dimensioni, morbidissima, di colore azzurro con delle piccole roselline rosa applicate.
Mia sorella mangiava con in grembo “La Pia”,come la chiamava lei, dormiva con “La Pia”, ci giocava, se la coccolava, gli parlava, faceva i disegni a lei dedicati e se andava da qualche parte a volte anche “La Pia” andava con lei.
Il problema era che “La Pia” era di lana e mia sorella se la portava ovunque e ci dormiva anche ad agosto, lei viaggiava con vicino quella copertina e se la portava al mare!
Mia sorella fino ad una certa età, obbligava quella poveretta di mia mamma a dare la buonanotte anche alla Pia.
Stare con “La Pia” era un modo per mia sorella per rilassarsi, con lei non aveva paura di niente e si sentiva a casa … il delitto si è consumato proprio mentre viaggiavamo direzione Toscana tutti insieme: Pia compresa.
Dato che mia sorella ha sempre sofferto il mal di auto, nave, treno, aereo, metropolitana … il mal di tutto (lei vomitava dopo circa quattro chilometri in macchia), stare con la “La Pia” la aiutava a rilassarsi perché ormai le avevamo provate tutte: stare davanti / stare dietro, sdraiata / seduta, digiuna /piena, leggere / cantare, un sacchetto di prezzemolo nella maglia (vecchio rimedio di mia nonna) / le gomme da masticare, impasticciarla / lasciarla vomitare come un idrante … niente, quando partivamo per un viaggio, appena mio papà girava le chiavi nel quadro, all’alto della sua saggezza bambinesca sentenziava “non avere paura Pia se ti viene da vomitare – diceva così quando era piccola, poi è migliorata – a volte mi scappa anche a me”.
Ok, si partiva, certo non faceva piacere a nessuno che lei stesse male, poveretta, ma dai tre chilometri in poi comunque ci sarebbe stata la concreta possibilità che vomitasse, quindi tanto valeva farne cinquecento ed andare al mare….
Certo trent’anni fa le macchine non avevano mica il condizionatore e per raggiungere il mare l’unica stada fattibile era la zona costiera della toscana che saliva saliva e scendeva scendeva tra curva, tonandi e strapiombi sul mare, quando andava bene, ma bene, si arrivava alla Cisa, lì sboccata tra mare e monti e si ripartiva.
Uno di questi viaggi, non so dove andassimo, in piena autostrada mia sorella salta su e fa
“mi viene da star male”
mio padre colto dal panico di aver rifatto gli interni della macchina tipo tre volte, butta uno sguardo dallo specchietto retrovisore a mia mamma (che viaggiava dietro per distrarla)
“mettile la testa fuori dal finestrino”
lei gli lancia un’occhiataccia “no ma dico, non possiamo accostare”
Lui “non ora sono in corsia di sorpasso”
Intanto mia sorella butta lì due colpi di tosse e mia madre, colta da un attacco tra il panico e la disperazione prende “La Pia” e la caccia davanti al muso di mia sorella….. il resto lo potete immaginare.
A quel punto: mio padre sollevato per aver salvato gli interni della macchina, mia mamma che voleva accostare per buttare “La Pia” nel primo cestino / autogrill / piazzetta di sosta, mia sorella che piangeva disperata per aver vomitato sulla sua migliore amica e compagna di vita e io che volevo il mio succo alla mela.
Ancora oggi, dopo un lungo processo di disinfettazione e trent’anni di vita, “La Pia” sta con mia sorella, ormai il celeste è diventato azzurrino, le rosellina si sono rimpicciolite, come del resto tutta quanta la coperta, ora è uno straccetto di lana piuttosto duro e giace in un cassetto con un sacchetto profuma armadio, ma cavoli…. quando io e mia sorella la vediamo sappiamo che, se potesse parlare, ne potrebbe raccontarne di cose e, a dire il vero, non tutte belle da sentire.
Elena Vergani, autrice di il Mondo è bello perchè è variabile