La rivincita delle antipatiche
Le persone a cui non piacciamo ... e solitamente è reciproco, quella sensazione a pelle di non giusto, quel qualcosa che non va e fino in fondo, quella persona non ti finisce.
Le persone che proprio non tolleri, che ti stanno (e di solito a cui stai) fortemente antipatica, quelli che non ti vanno giù e quando le incontri senti uno sfreguglio allo stomaco, ti ribolle il sangue nelle vene e combatti tra la voglia di mandarcele a quella di menargli.
I motivi sono tanti: una discussione, un diverbio, un episodio critico o semplicemente una sensazione.
Secondo me al primo impatto non si sbaglia, la prima sensazione è quella giusta, se una persona non ti piace potrai cercare di conoscerla meglio per superare quello che ritieni sia un tuo pregiudizio ma alla fine il sesto senso l’avrà vinta, almeno per me personalmente è così, la prima sensazione non sbaglia mai.
Ma noi siamo ottimiste e vogliamo pensare positivo, vogliamo proprio vedere il bicchiere mezzo pieno quindi se alla fine dei conti le persone a cui non piacciamo e che non ci piacciono, causa forza maggiore, dobbiamo vederle per una forzata convivenza (parenti – specie se acquisiti –, colleghi di lavoro, amici di amici)... beh allora pensiamo che quelle persone ci fanno un gran bene.
E’ vero che gli amici uno se li sceglie ed i parenti no, ma ci sono persone che, appunto, dobbiamo “frequentare” comunque, io cerco di vederci il lato positivo, non sempre ci riesco ma lo faccio anche solo per non dar loro soddisfazione... ed è già una cosa che soddisfazione ne da a me, quindi prendiamoci la rivincita sulle antipatiche!
Loro ci odiano o comunque ci tollerano a malapena (e viceversa), giochiamo di astuzia e facciamo scattare in noi la voglia di:
- essere sempre felici, solari ed appagate (almeno all’apparenza) per non dar loro la soddisfazione di vederci infastidite né dalla loro presenza né da null’altro, la cosa le farà rosicare
- cerchiamo di non tenere il muso quando le vediamo, piuttosto ignoriamole in modo da non dar loro motivo di attaccar bottone e poterci sfregugliare, come loro intenzione, il cervello, l’anima e le palle
- non facciamo le asociali in presenza loro e di altra gente, cerchiamo di essere sempre superiori, moralmente inattaccabili ma ferme e ben educatamente pungenti
- cerchiamo in loro presenza e di altre persone di avere sempre una battutina pronta, una cosa spiritosa, in modo da sottolineare amabilmente quanto “noi sì che siamo simpatiche...”
- cerchiamo di carpire la debolezza dell’avversario, magari un argomento che sta a loro a cuore o di cui si interessano e di informarci su quello così quando sfoggeranno la loro finta saggezza davanti agli altri avremo la risposta pronta, breve senza sproloquiare ed addentrarci troppo nell’argomento ma facendo capire (o credere) che anche noi ne sappiamo... e quanto ne sappiamo
- facciamoci trovare, nel limite del possibile, sempre ordinate, un minimo di trucco, parrucco, abitino che esalta le nostre forme, giochiamoci tutte le carte che abbiamo
Beh, detto così si potrebbe pensare “tanta fatica per una persona che non mi va... fatica sprecata” ed invece no perché comunque questa cosa giova anche a noi, sarà un modo per amare noi stesse un po’ di più e prenderci cura di noi, sarà un modo per essere sempre vigili col cervello pronto attivo e scattante, aguzzare l’ingegno e non farsi mai cogliere alla sprovvista, cercheremo di farci nuove amicizie e ci impegneremo a farci volere un po’ più bene dagli altri.
Non siete convinte... sentite già questa mi sta sul culo e ci lavoro... abbiate almeno un po’ di cuore e datemi il contentino facendomi credere che possa essere un’idea, magari non ottima, ma sempre un’idea.
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile