Resti di Natale
Le feste sono passate, ora possiamo tornare a comportarci da bastardi come al solito, abbandonando l’atteggiamento buonista che cerchiamo di assumere durante il periodo natalizio per entrare nello spirito più “Jingle Bells” che possiamo.
Siete sopravvissuti? Si, detta così sembrerebbe un’esagerazione ma le festività con i famigliari danno poco e pretendono tanto.
Intorno alla metà di novembre si inizia a pensare che il Natale presto arriverà e tutti gli anni, come ogni anno, ci illudiamo che sarà un sereno e felice natale: col caz….!
Partiamo sempre con dei buoni propositi, tra la fine di novembre ed i primi di dicembre c’è già qualcuno che, invece di pensare alle decorazioni, ha già bardato casa come le vetrine della Rinascente meneghina in Piazza Duomo: lucine, palline, nastrini, albero, presepe con muschio e cascata, brillantini, candele profumate, ogni oggetto della casa è natalizio, dal centrotavola in salotto alle presine in cucina, dal piumone dei bambini allo zerbino fuori casa. Un super abete che troneggia in casa, sfavillante, luccicante, sbriluccicoso, oggetti ed oggettini appesi ed appoggiati come un’esposizione di mercatini natalizia, luci e ghirlande alle porte ed alle finestre; poi arriva il giorno che dovrai pur spolverare i mobili o passare l’aspirapolvere ed è lì il primo istante in cui una minuscola, piccolissima, invisibile crepa deturpa il tuo stato interiore di merry christmas, ti accorgi che più che un “giro di swiffer” devi traslocare la casa degli elfi in Lapponia ed è così, che le prime vocine canticchianti, i primi campanellini trillanti, i primi propositi da Polyanna che avevi in testa cedono il posto ad una mini versione del Grich nel nostro cervello.
Quando poi scatta la corsa al regalo qui ci si divide in due categorie.
Quelli che si riducono alla vigilia di Natale a comperare i regali “alla qualunque”, sempre indaffarati, come se il Natale avesse deciso di arrivare così, all’improvviso, tra “capo e collo”, cambiando data a sorpresa e solitamente sono quelli che hanno regali da fare a centinaia di persone, parenti, amici, cugini, zii di terzo grado, colleghi di lavoro, al medico, al veterinario, alla maestra, a quelli della palestra, al vicino, ma hanno sempre mille idee, magari piccoli pensieri, ma la fantasia non manca.
Poi ci sono gli organizzati, quelli che ad agosto iniziano a preparare una pseudolista che aggiornano man mano che arriva la stagione, iniziano a comperare e poi modificano, spostano, ridestinano, cambiano articolo, rivedono il budget, ripensano se il pacchetto è in linea col fiocchetto, se il biglietto è adatta o troppo informale, si sparano tante di quelle seghe mentali che alla fine rischiano di ridursi come quelli della prima categoria.
Mentre trottoli alla ricerca dei regali, dei pensieri, degli omaggi e dei presenti, incontri per strada tante e tante persone che, come te, sono alla disperata ricerca dei regali, se li conosci, anche poco, una cosa ti regaleranno sicuro: i microbi.
Nei luoghi chiusi tipo centri commerciali & c. è la sagra del bacillo, milioni di persone sudate che si affannano a spendere mentre sternutiscono e tossiscono nell’aria i loro microbacci pestilenziali influenzali, per non parlare di quelli che conosci, la scena è tipo questa…
Tu – ciao ma guarda chi si vede
Loro – ciao
… stretta di mano, bacio sulla guancia…
Tu – allora come state?
Loro – insomma siamo strasupermega influenzatiiiiiiiiii, ce la stiamo passando tutti in casa
Tu (dici) – cavoli mi dispiace, proprio sotto le feste…
Tu (pensi) – ma porca di quella… ma vaffa…. ma lurido untore dei miei stivali lazzarettiano manzoniano di sto caz… ma non potevi dirmelo prima e non sbaciucchiarmi, bastardo, spero che la cascata del presepe ti inondi casa e che le pecore ti caghino sul tappeto….
Se superi i regali, gli addobbi, hai sfornato i tuoi biscottini pandizenzero e l’influenza vagante, arrivi al fatidico giorno di Natale e dopo mille inviti di parenti (mai nessuno gradito quanto la solitudine di un’isola caraibica, ed a volte anche solo la solitudine sarebbe meglio), arriva il pranzo… ah il pranzo di Natale, così lungo di inglobare anche l’orario di merenda e di cena e se proprio sei tanto tanto fortunato il ribattino di S. Stefano; ed è così che a tavola tra pietanze ingollate e litri di spumantini ci si è giocati la maggior parte delle ferie, specie se, come quest’anno cascano nel fine settimana… tristezza.
La parte dura da sopportare di ste’ festività in famiglia è: la famiglia. Si perché a meno che tu non sia a vivere in Giappone e venga una volta l’anno a trovarli, i parenti sanno davvero prosciugarti l’anima, ti lobotomizzano i sentimenti, ti intontiscono di parole, ti topogigiano la vita, ti sfracellano le palle. E la cosa peggiore che non puoi sceglierli come gli amici, no quelli sono nel pacco regalo che ti appioppa la vita alla nascita!
Però appunto Natale è anche la festa dei regali, di quelli fatti e di quelli ricevuti. Alzi la mano chi di voi almeno una volta nella vita non ha aperto un regalo ed è rimasto così deluso da avere la giornata sverza. Perché chiaramente noi i regali li facciamo col cuore, si così tanto col cuore che poi appena apriamo il regalo di tizio facciamo subito mente locale di cosa gli abbiamo regalato noi, di quanto abbiamo speso e del tempo profuso nel cercarlo, di come il negalo di tizio non sia adatto alla nostra persona, e via discorrendo. Insomma da almeno una volta abbiamo aperto un regalo che proprio ci ha deluso o che proprio non era nelle nostre corde o che, obiettivamente, faceva davvero cagare!
Ed è qui che, passate le feste, mentre si rimballano le decorazioni, si incartano le pecore ed i pastori, si avvolgono le ghirlande appese e si impacchettano le renne di pannolenci, ci risaltano in mano i vari regali e regalini, pensieri e pensierini e qui la domanda fatidica: butto o riciclo? E poi riciclo sì o riciclo no?
Diciamo che c’è regalo e regalo, c’è riciclo e riciclo. Io penso che se alcune cose siano soggettive, su alcuni regali siate sinceri: sono oggettivamente una merda. Ecco quelli magari evitate (a meno che non siate proprio bastardi dentro o dobbiate farla pagare a qualcuno).
Cose che mi è capitato personalmente di ricevere? Cavatappi e bottiglia di vino (oltretutto di pessima qualità), peccato che io e mio marito non beviamo; una candela a forma di rosa che aveva lo stoppino nero, probabilmente era già stata accesa; un paio di ciabatte numero 37 neroazzurre, peccato io abbia il 40 e sia tifosa del milan; un mini cesto con prodotti alimentari tipo cotechino (senza lenticchie), ragù di cinghiale, cioccolatini bianchi al latte, due mini salamini, non il massimo per una vegana ed un vegetariano. Un profumo da donna ma senza scatola e senza tappo.
Chiaramente si distinguono i parenti e gli amici che ti fanno un regalo, magari anche piccolo, ma pensato e davvero dedicato a te, che ti saresti comperata tu stessa, che soddisfazione, che gioia!
Ma allora se quella cosa io non la uso perché non è nelle mie corde, ma fosse perfetta per qualcun altro? Se io leggessi solo romanzi e mi regalassero un giallo, non varrebbe la pena regalarlo alla zia Ignazia magari sapendola essere appassionata del genere? Sarebbe un riciclo, ma un riciclo autorizzato? Se mi dovessero regalare un bagnoschiuma alla lavanda, ed io odiassi la fragranza, non potrei regalarla alla mia amica che la adora e che riempie casa di pout pourri lilla? Qui il riciclo è autorizzato, è un atto contro lo spreco o un gesto di avarizia e noncuranza nei confronti altrui?
Bene, comunque le feste sono passate e adesso per un po’ non ci dobbiamo più pensare, ci porremo il problema quando sarà il momento, tanto torna, tornano sempre le feste…
E come ogni fine anno che si rispetti, come ogni inizio anno che sia degno di essere chiamato tale, ci ritroviamo e fare un bilancio, dell’anno passato, delle cose successe e di quello che le feste ci hanno lasciato… Beh volete sapere nella maggior parte dei casi l’unica cosa che ci hanno lasciato?… tre chili in più…, inesorabili, inevitabili, imperdibili!
Mia nonna diceva che non si ingrassa da Natale a S. Stefano, ma da S. Stefano a Natale, sante parole, è vero, però qui si inizia al 10 di dicembre e trovarsi per la panettonata, la tombolata, il caffè coi biscotti, un the pomeridiano, una pizzata, l’aperitivo, tutto per farsi gli auguri, che ora che arrivi a Natale già rischi di andare vestita con la tuta da ginnastica perché l’abito non lo infili se non a fatica…. Riprovati il tuo tubino nero il 10 di gennaio, vedi come fai a chiudere la lampo e poi ne riparliamo… maledetta linea, bastarda dieta, immancabili sensi di colpa, logicamente solo post-pesata, è così tutti gli anni, e lo sarà sempre, perché il Natale quando arriva… arriva e quando se ne va… questi sono i resti del Natale. Auguri!
Elena Vergani