9 Mesi Di Follia
E niente, ancora non sei in ritardo col ciclo, ma vai in farmacia e compri il test di gravidanza. Perché te lo senti dentro, in fondo alla bocca dello stomaco, che stavolta ci siamo. E infatti…è negativo. Vabbè dai ci si può sempre riprovare, tanto è la parte sicuramente più bella. E quell’unico mese in cui pensi di avere toppato alla grande, quell’unico mese in cui ingurgiti un moment dietro l’altro manco fossero zigulì, quell’unico mese in cui decidi che ti sbronzerai alla festa di compleanno della tua amica bevendo come se non ci fosse un domani, quell’unico mese…arrivi al giorno 40 e toh…forse è il caso di fare un test: quella finestrella colorata ti cambia la vita nello stesso istante in cui la vedi. Fine.
I neuroni iniziano a ballare il sirtaki nella tua testa, e in un crescendo di follia inizi a stilare liste su tutto ciò che devi fare per preparare “il nido”. Esatto. Noi donne, future madri, dobbiamo preparare il nido. E se Eva ha mangiato la mela del peccato, e partorirà con gran dolore, la par condicio vuole che tutta la progenie maschile paghi pegno per sempre, nei secoli dei secoli, assecondando la nostra follia. Lui, il futuro papà, ci prova a controbattere: “amore, sei incinta da appena 3 settimane, non ti sembra un pò prestino…”.
Ecco, un consiglio per voi maschietti. C’è un mondo a voi sconosciuto fatto di ormoni, tanti ormoni, che sta dentro la nostra testa, e che ci fa passare da Biancaneve a Grimilde in meno di un nanosecondo. E durante la gravidanza, questi ormoni centuplicano, si riproducono, e si modificano come i Gremlins. Se vi sforzate potete vederli sbavare e ringhiare…perciò non dite a una donna incinta che c’è tempo, che è presto o che non è il caso che lei faccia la qualsiasi cosa. Perché rischiate solo che vi accoltelli nel sonno. Quindi appena lei vi chiama, correte sull’attenti e assecondate la pazzia. Avrete poi tempo per dire “te l’avevo detto che tutta questa roba non serviva”. Voi avrete tempo. Ma la donna incinta sa che non ha tempo, deve fare tutto!
E deve farlo bene, senza lasciare nulla al caso. Deve pulire ogni angolo della casa, staccare le tende e lavarle, imbiancare le pareti, riordinare gli armadi, sbiancare le fughe con lo spazzolino da denti. Deve preparare il corredino! Non sa ancora la d.p.p. che ha già svuotato mezzo reparto fagottino all’Oviesse, comprando ovviamente tutto giallo (che colore demmerda) e verde acqua (peggio me sento). Che fai non li prendi una trentina di body? Scollo americana ovviamente, non sia mai che per levarglielo lo strozzi sto ragazzino! E le ghettine? Si perché ad un certo punto l’ospedale ti da la lista delle cose da portare per i giorni di degenza, e tu leggi ghettine e coprifasce.
E nella tua mente rieccheggia una sola domanda: cosa cazzo sono le ghettine? Vai su internet e digiti “ghettine”, perché pare brutto che telefoni alla clinica per sapere cosa vogliono dalla tua esistenza. E scopri che le ghettine altro non sono che stramaledetti pantaloncini con l’elastico! E a quel punto ti ricordi la canzone dell’elefante con le ghette, che se le cala se le cala e se le mette, e ti rendi conto che potevi arrivarci. I coprifasce però…ti lasciano perplessa. Perché un neonato non ha fasce. A meno che non te caschi per terra appena lo prendi in braccio, dovresti riuscire a portarlo a casa senza bende.
E allora arivai su google e scopri che i coprifasce sono dei giacchetti, che si indossano con la propria coordinata ghettina. E dovete morire tutti adesso voi che stilate le liste, perché esiste una cosa meravigliosa che si chiama tutina, unico pezzo di cotone con circa 103 bottoni, dentro cui impertugiare il poppante, senza lacci fronzoli o ricami. Quindi anarchia, la lista dell’ospedale la butti nella differenziata e compri le tutine, in un numero variabile da 15 a 100 a taglie alterne, tipo i giorni di blocco per lo smog. Perché si sa, sfuggono subito, quindi non bisogna farsi cogliere impreparati. A due ore dal parto il neonato medio indossa la taglia 00. Il giorno dopo è già passato alla taglia 0. Si torna a casa che siamo già alla 3/6 mesi, “no perché sai ho tanto latte”. Suvvia!!!
E la donna continua a comprare, riempiendo cassetti di pasta fissan, pannolini, salviettine, calzini, cappellini, guantini. E una volta che la casa è pronta, pulita e splendente, che il corredino essenziale e minimalista composto da 9800 pezzi è lavato stirato e piegato, che il trio edizione limitata con cristalli della montagna del re degli gnomi è stato ordinato, che il seggiolino auto isofix è stato montato, allora la donna inizia a preparare se stessa. Con quei 4/5 mesi di anticipo prenota estetista (depilazione totale, non sia mai che il medico di turno sia pure un bel bocconcino) e parrucchiere (tinta senza ammoniaca ovviamente, altrimenti il rischio è partorire un bimbo color semaforo). Poi prepara la borsa!
Oddio si, la borsa per la clinica! I cambi per il poppante tutti divisi in bustine trasparenti col nome della mamma e del nascituro. Ma siccome spesso ancora non abbiamo deciso come lo chiameremo, noi donne scriviamo nomignoli tipo “cambio 1 per il cicciotto della mamma”, “cambio 2 per il morbidino” “cambio 37 per il nanetto di casa” e altre stronzate simili mielose. Poi tutto il necessaire per noi nei luuuunghi giorni di degenza. Sapone intimo con 22 tipi differenti di ph. Sapone per le mani. Shampoo e balsamo perché ancora non sappiamo che la prima doccia la faremo a circa un mese dal parto (e durerà 23 secondi). Spazzola pettine e vari ammennicoli. Le più coraggiose portano anche i trucchi, e poi si rendono conto che quando fai uscire una palla da bowling dalla Bernarda, il tuo primo pensiero non è truccarti, ma cercare su internet il nome del miglior contraccettivo sul mercato affinchè tutto questo non succeda mai più! E sistemato il beauty case, la donna si dedica all’abbigliamento da portare.
Ovviamente preparando la borsa al terzo mese di gravidanza, molte cose ci sfuggono. Ad esempio non pensiamo che quando saremo incinte di 40 settimane avremo i piedi grossi come quelli di Bigfoot e perciò le ciabattine color rosa pesco misura 36 andranno bene per fare entrare giusto gli alluci. Ho visto mamme ricoverate in clinica farsi portare le ciabatte del nonno, quelle tutte logore e belle larghe. Una tipa che stava nella stanza accanto alla mia aveva delle ciabattine blu col tacchetto, che accoglievano un terzo del suo piede. Il resto strabordava miseramente, uno spettacolo indecente e fastidioso. Poi le camicie per il parto e quelle per la degenza. Mutande usa e getta in rete di pescatori della Norvegia. E infine loro: gli assorbenti post partum, la fine della dignità della donna. Perché non sono assorbenti normali, sono enormi, e ne devi indossare due per volta per ottenere l’effetto 180 gradi. Quindi ecco perché le donne che hanno appena partorito camminano strano…non sono i dolori…sono questi maledetti attrezzi di tortura. Avete inventato pure il lactifless l’animaccia vostra.
Non ce la fate a inventare un assorbente post partum che non abbia lo stesso spessore dei materassini dei lettini da campeggio? Coraggio!...Bene, abbiamo messo tutto? Mancano solo i calzini, rigorosamente bianchi. L’anestesista mentre mi faceva la spinale, ruotando quell’ago dentro la mia schiena, mi prendeva per il culo perché i miei calzini bianchi avevano dei cuoricini di strass. Ok lo ammetto, facevano veramente cagare, ed erano per bambini perché non li avevo trovati tutti bianchi da donna. Ma tu essere immondo di genere maschile, che nel miracolo della vita ci metti solo i tuoi 3 minuti e ‘na manciata de girini. Tu, taci! Non ti curar dei miei calzini, ma pensa piuttosto che so tre volte che infili st’ago e nun c’azzecchi manco pe nulla l’animaccia tua! E bon.
Tutto pronto, tutto sistemato, arriva il giorno del parto. Prima di andare in clinica un’ultima sistemata alla casa, la culla perfettamente allineata e parallela al lettone, asciugamani puliti in bagno, cucina splendente. Ma ahimè, noi mamme scordiamo sempre una cosa importante. E sapete quale? Dimentichiamo che staremo in clinica per minimo due giorni…e sapete bene che un uomo da solo in casa è in grado di vanificare in meno di due ore il lavoro di 9 mesi. La mattina in cui sarete d’uscita, lui prenderà tutto il casino che ha creato in 48 ore e lo schiafferà alla bene meglio dentro ai mobili. Butterà i chili di spazzatura composti da cartoni di pizza e cibo da asporto impilati sula tavolo della cucina. Passerà la scopa dopo essersi fatto la doccia e la barba, creando un impasto sul pavimento del bagno che non si staccherà mai più.
E arriverà da voi con un bel sorriso stampato in faccia, convinto che non vi accorgerete mai di nulla. Come no…e noi donne arriveremo a casa con già qualche decimo di depressione post partum e inizierà a ballarci l’occhietto…ma non potremo inveire in serbo croato, perché la casa sarà piena di gente, mamma papà suoceri fratelli vicini. In trenta secondi li avremo tutti addosso, che ci leveranno dalle mani buste e valigie, che ci chiederanno cosa vogliamo mangiare o se vogliamo dormire, o se desideriamo che mettano una lavatrice. I più coraggiosi ci diranno “vatti a riposare, al bimbo pensiamo noi…”. E in quel preciso istante ci renderemo conto che è tutto cambiato. Si, non appena entreremo dentro casa nostra col poppante al seguito capiremo che sta iniziando una nuova vita, diversissima…e cazzo se fa paura. Ecco vorrei dire alle future mamme, non appena vedrete colorarsi quella finestrella rosa, lasciate perdere tutto ciò che la testa vi dirà di fare e ascoltate il vostro cuore. Godetevi gli ultimi 9 mesi di vita da “non mamma”. Uscite col vostro compagno, con le amiche, guardate la tv, leggete…assaporate ogni secondo della vostra vecchia vita, perché non appena quel meraviglioso bimbo che portate in pancia verrà al mondo, cambierà tutto.
La nascita di un figlio è un miracolo, è meravigliosa, è l’emozione più grande che si possa provare. Ma anche stare svegli fino alle 3 di notte a vedere serie tv mangiando schifezze non è malaccio. E tante cose vi mancheranno…non dico che non le riavrete più, ma non sarà mai più come prima. Mai. Ed è inutile che vi facciate incantare da chi vi dice che ha continuato a condurre la stessa vita di prima, perché mente sapendo di mentire. Chi continua a fare la stessa vita di prima, delega la crescita del proprio figlio ad altri. Ma se vorrete essere genitori a 360 gradi, se vorrete crescere i vostri bimbi mettendoli al primo posto, dovrete fare delle rinunce. Quindi ci saranno poppate nel cuore della notte, e molto meno sesso.
Oh si… molto molto meno. Dovrete elemosinare una doccia e due ore di sonno. Il sorriso sdentato dei vostri nanetti vi ripagherà di tutto, certo. Un loro abbraccio e vi si scioglierà il cuore. Ma non passate 9 mesi a pensare solo al fagiolino, alla casa, al corredino…passate 9 mesi a riposare, a dedicarvi a ciò che amate, in previsione del fatto che poi dovrete mettere tutto in pausa per un bel po’. Per una buona causa certo, ma ricordatevi che il tasto rewind non c’è…☺
Cinzia Derosas