Da grande capirai....
Quando sei bambino c’è una frase costante che accompagna la tua infanzia: da grande capirai. Lo dico spesso anche io a mia figlia nelle più svariate situazioni.“Ele devi lavarti bene i denti…”…uffa mammaaaaaa…ma perchèèèè!!!! “Ele da grande lo capirai e mi ringrazierai…”. Ma intanto nel frattempo io madre me becco tante de quelle sbuffate che in confronto il lupo dei tre porcellini non è nessuno. Pestate di piedi sul pavimento, urla e capricci…e ogni discussione finisce sempre con me che le dico “lo capirai quando crescerai e poi ne riparleremo!”.
Ma se mi soffermo a pensare alla mia di infanzia, e ripenso a quando mia madre lo diceva a me, ricordo con cristallina precisione che il mio unico pensiero era “…ma che devo capì? Che sei ‘na rompicojoni e stai a lavorà benissimo pe fatte mette in un ospizio fra diciamo 60 anni…ecco che devo capì!”. Perché è esattamente così che vanno le cose. Passiamo un terzo della nostra vita a cercare di capire i genitori e la loro apparente follia. Un terzo a cercare di farci capire dai nostri figli evitando di lanciarli dal balcone ogni tre minuti. E se ce dice bene un altro terzo a sentirci dire da loro “oddio ma quanto c’avevi ragione!”. Per i più fortunati la divisione è in quarti, di cui l’ultimo passato con un pannolone addosso e tremilaottocento nipoti attorno a chiedere la paghetta. No, ma bella la vita. Si non scherziamo, la vita è meravigliosa, un dono prezioso. E la vita spesso ci da tanto…a volte nemmeno ce ne rendiamo conto di quanto siamo fortunati, tanto siamo impegnati a piangerci addosso e a recriminare su tutto. A volte la vita però è infame e ci attornia di uno stuolo di persone che gravitano attorno al nostro asse con un unico obbiettivo: ricordarci che tanta, tantissima gente non è voluta crescere. E badate bene, Peter Pan qui non c’entra nulla. Magari!! Lui in fondo che faceva de male…pensava a se stesso, se ingroppava Trilli, ‘na sniffata de polvere ogni tanto, nessuna relazione stabile perché incapace di amare: l’uomo medio insomma (su su che scherzo, non vi fate rodere).
Qui si tratta di una serie di persone che è rimasta come chiusa dentro una bolla. Il tempo si è fermato intorno alla seconda/terza elementare (per alcuni anche un po’ prima…ultimo di materna forse). Quel tempo della vita in cui le relazioni sono così semplici, ma al tempo stesso maledettamente complicate. Quel periodo della vita dove ami incondizionatamente tutti, e ti fidi. E se il compagnetto di banco la mattina arriva a scuola e decide che quel giorno ti odia e che non ti darà nemmeno un morso della sua succulenta merenda, tu torni a casa col cuore a pezzi e piangi sulle ginocchia di mamma. E l’indomani vai a scuola con due caramelle in tasca, una per te e una per lui. E a volte lo perdoni…gli dai la caramella e vi abbracciate. Ma a volte capita che tua madre ti dica “lascialo perdere…è solo un cattivo…gioca con gli altri”. E tu le dai retta, torni a scuola e non ci parli più, te la leghi al dito. C’è una vocina dentro di te che ti dice che non è giusto…che sarebbe meglio far pace…abbracciarsi.
Ma se la mamma ha detto che è cattivo…la mamma non dice bugie! Tranne quando me rifila frittelle di interiora spacciandole per polletti!! E quel bimbo che voleva solo un amico e un morso di merenda cresce. E diventa ostile nei confronti di tutto il genere umano. Vede complotti ovunque, vede persone bisbigliare e pensa di essere al centro dei pensieri di ogni singolo essere umano che orbita attorno a lui. E a sua volta bisbiglia, e parla alle spalle, e vede il male ovunque attorno a se.
Nella sua testa il tempo si è fermato a quando aveva 6 anni e tornava a casa ogni giorno con il pianto in tasca e il cuore a pezzi perché tutti ce l’avevano su con lui. Un bambino trattato così non cresce, e diventa quell’adulto rancoroso che si nutre di pettegolezzi, di frasi dette alle spalle. Quel bambino cresce e si rifà su altri adulti e sguazza nel parlar male di tutti, nel buttare fango gratuitamente. Quell’adulto è un bambino mai cresciuto…quanta pena mi fa. Chi di noi non ne ha incontrato uno…sono ovunque! Si nascondono nelle corsie del supermercato, pregano accanto a noi in Chiesa, ci offrono il caffè e mille finti sorrisi fuori scuola. Tu li saluti, li abbracci, e ti becchi tanti di quei baci di Giuda…spesso nemmeno ce ne accorgiamo! Da grande capirai.
Quante volte lo abbiamo sentito dire da bambini. Frasi lasciate a mezz’aria che a volte valevano più di mille parole. Perché noi genitori spesso, ve lo posso dire, parliamo davvero troppo. Annaspiamo e barcolliamo travolti dalle emozioni dei nostri figli, dalle loro lacrime, dalla loro profonda disperazione. E io mi chiedo…disperazione per cosa? Per una penna rubata, un turno sull’altalena mancato? Quanto sarebbe bello se tutti noi genitori cominciassimo a respirare le giornate con i nostri figli con più leggerezza. Quanto sarebbe bello se cominciassimo sin da oggi a ridimensionare le loro angosce abbracciandoli e dicendo loro…su su basta, non è successo nulla di grave. E invece no! Tomi e tomi di pedagogia! “vieni da mamma…che ti hanno fatto, che ti hanno detto, chi è stato? Lo hai detto alla maestra? Come sarebbe che al saggio sei in ultima fila? Chi ti ha rotto la matita? Ora lo dico alla madre…che famiglia pessima quella…vieni da mamma, piangi sfogati hai ragione, ti hanno preso di mira, domani mi sentono!”. Quel bambino diventerà l’adulto rancoroso, pettegolo e altezzoso che tutti temiamo. Quel bambino a cui avremmo potuto dire “dai su…domani fate pace…tutti litigano”… “al saggio sarai in ultima fila wow! Avrai le luci più forti addosso a te!” “andiamo a ricomprare la matita ok? non è successo nulla”… Ridimensionare, tutto.
Ogni risposta, ogni frase, ogni emozione, senza smettere di ascoltare e scindendo le cavolate quotidiane dalle cose veramente importanti. Ci sono bambini che tornano a casa picchiati dal bullo di turno che trovano ad accoglierli muri di gomma. E bambini che tornano a casa con il muso perché la maestra ha messo loro 5 (meritato) e trovano a casa la madre già vestita da soldato, viso a strisce nere, pronta a combattere. E tutto questo non va bene, nessuna di queste cose va bene. Impariamo a parlare, spiegare, accogliere quando veramente necessario. Impariamo a tacere e abbracciare ogni tanto. Un respiro, i loro occhi nei nostri. Da grande capirai…adesso abbracciami, io sono qui, e non è successo nulla.
Cinzia Derosas