Il Disturbo Primario del Linguaggio potrebbe portare ai DSA: ecco come prevenire
Il Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) è una problematica che riguarda circa il 7,6% dei bambini in età prescolare e il 4% di quelli in età scolare, come riportato da un convegno della Federazione dei Logopedisti Italiani (Fli), tenutosi in occasione della Giornata Mondiale dedicata a questa condizione. Spesso sottovalutato, il DPL può influenzare non solo il rendimento scolastico, ma anche la salute mentale dei bambini, aumentando significativamente il rischio di sviluppare disturbi dell’apprendimento. Nonostante l’importanza di una diagnosi precoce, ancora oggi molti bambini e le loro famiglie non ricevono il supporto necessario.
Cos’è il Disturbo Primario del Linguaggio
Il Disturbo Primario del Linguaggio è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta come difficoltà nell’acquisizione della lingua madre, senza la presenza di altri deficit cognitivi, sensoriali o ambientali. In parole semplici, i bambini con DPL hanno difficoltà a parlare e comprendere il linguaggio rispetto ai loro coetanei, ma non per cause esterne come problemi di udito o ritardi cognitivi.
Secondo Anna Giulia De Cagno, logopedista e vicepresidente della FLI che riferisce queste cose ad Ansa, questo disturbo colpisce 1 bambino su 14 in età prescolare. Il DPL può presentarsi in diverse forme, dalla totale assenza di linguaggio verbale a difficoltà più lievi nel parlare e comprendere parole e frasi. La gravità del disturbo varia, e la diagnosi è fondamentale per intervenire tempestivamente e fornire al bambino il supporto necessario per sviluppare le proprie competenze linguistiche.
Un aspetto preoccupante è che spesso il DPL non viene riconosciuto, ritardando l’intervento che, invece, potrebbe fare la differenza. Gli studi dimostrano che un trattamento precoce e mirato può migliorare notevolmente la qualità della vita del bambino, prevenendo ulteriori difficoltà sia a livello scolastico che emotivo.
Segnali a cui prestare attenzione
Per genitori, insegnanti e pediatri, è cruciale saper riconoscere i segnali di rischio che possono indicare la presenza di un Disturbo Primario del Linguaggio. Secondo Francesca Mollo, logopedista e referente della FLI, il DPL può essere diagnosticato già a partire dai 4 anni, quando i bambini iniziano a sviluppare le loro abilità linguistiche in modo più evidente.
Alcuni dei segnali precoci che possono far sospettare la presenza del disturbo includono:
- Ritardo nella produzione delle prime parole (oltre i 18 mesi).
- Difficoltà a formare frasi semplici intorno ai 2-3 anni.
- Problemi di comprensione del linguaggio (non rispondono a semplici comandi o non comprendono domande).
- Mancanza di interesse nel comunicare attraverso le parole, preferendo gesti o indicazioni non verbali.
Riconoscere questi segnali in tempo consente di intervenire precocemente con terapie logopediche adeguate, che possono migliorare significativamente il quadro clinico del bambino. È importante anche coinvolgere attivamente la famiglia, affinché il trattamento sia efficace e continuativo.
L’Importanza di un intervento precoce
Il ruolo dei genitori e degli insegnanti è fondamentale nel riconoscere il disturbo, ma altrettanto cruciale è il coinvolgimento delle istituzioni sanitarie e scolastiche per garantire un intervento tempestivo. Il DPL non è solo una difficoltà linguistica temporanea, ma può avere ripercussioni importanti sul rendimento scolastico e sulla salute mentaledel bambino.
I bambini con DPL hanno un rischio 12 volte maggiore di sviluppare un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), come la dislessia, se il disturbo non viene trattato adeguatamente. Inoltre, secondo i dati presentati al convegno della FLI, questi bambini hanno un rischio aumentato del 30% di sviluppare problemi di fragilità emotiva e depressione rispetto ai coetanei senza DPL.
Un intervento logopedico precoce, combinato con il supporto scolastico e familiare, può aiutare il bambino a superare molte delle difficoltà linguistiche e prevenire complicazioni future. Per questo, è essenziale promuovere una maggiore sensibilizzazione sul tema, in modo che sempre più genitori e insegnanti siano in grado di individuare il disturbo e richiedere una diagnosi accurata.
Strategie per aiutare i bambini con DPL
Una volta diagnosticato il Disturbo Primario del Linguaggio, esistono diverse strategie che possono aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità comunicative. Il trattamento più efficace è rappresentato dalla logopedia, che può essere adattata alle esigenze specifiche del bambino in base alla gravità del disturbo.
Oltre alla logopedia, è utile creare un ambiente che favorisca l’apprendimento del linguaggio anche a casa e a scuola. Ecco alcune strategie che genitori e insegnanti possono adottare:
- Favorire la comunicazione: Parlare spesso al bambino, anche in situazioni quotidiane, incoraggiandolo a rispondere e a interagire verbalmente.
- Usare immagini e gesti: Aiutare il bambino a comprendere il linguaggio utilizzando immagini o gesti che rappresentino parole e concetti.
- Leggere insieme: La lettura di libri illustrati è un ottimo modo per arricchire il vocabolario del bambino e migliorare la sua comprensione del linguaggio.
- Essere pazienti: Dare tempo al bambino per rispondere e non interromperlo. È importante che si senta ascoltato e non giudicato per le sue difficoltà.
Secondo Tiziana Rossetto, logopedista e presidente nazionale della FLI, è cruciale che il DPL sia reso visibile e riconosciuto anche in ambienti scolastici e lavorativi, affinché si possano adottare strategie comunicative adeguate che permettano alle persone con questo disturbo di esprimersi pienamente.
Rendere il Disturbo Primario del Linguaggio più noto e compreso è un passo fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti i bambini che ne sono affetti. Con l’intervento giusto e il sostegno delle figure educative e professionali, è possibile fare la differenza nella vita di questi piccoli.