Come scegliere l'asilo nido
Per descrivere l’asilo nido io direi che è un luogo sicuro in cui i bambini possono ricevere innanzitutto cure fisiche ed emotive, calore, vicinanza ed attenzione. Questo penso sia il primo macro obiettivo che deve avere un asilo nido: prendersi cura fisicamente ed emotivamente dei bambini. In realtà al giorno d’oggi un nido è molto di più: ai bambini viene data la possibilità di fare molteplici esperienze attraverso il gioco, socializzare, acquisire abilità e competenze come la collaborazione e la condivisione, creare legami affettivi. Esistono ancora diversi pregiudizi sull’esperienza nido, legati perlopiù al ricordo della vecchia concezione e impostazione delle strutture che un tempo gestivano l’accudimento dei bambini con modalità sicuramente meno rispondenti alle reali esigenze dei bambini. Permane ancora un po’ l’idea che siano luoghi in cui parcheggiare i bambini che poi si devono spesso autogestire, che vengano un po’ abbandonati a loro stessi e che vengano lasciati piangere. Per fortuna la realtà attuale non è così! Esistono molte strutture ben organizzate, con progetti educativi che tutelano il benessere dei bambini e ne garantiscono la serenità. Ma quali sono le caratteristiche da ricercare nella scelta di un buon nido? Che cosa “fa la qualità”?
Ecco i nostri consigli per scegliere l'asilo nido per tuo figlio: i miei suggerimenti per scegliere un nido sicuro e valido dal punto di vista educativo
L’asilo nido è e dovrebbe essere il luogo in cui il nostro bambino viene innanzitutto accolto amorevolmente e messo nella condizione di maggiore serenità e benessere possibile, in assenza della mamma. Questa è la condizione necessaria e indispensabile alla base di tutte le possibili altre offerte educative che un asilo nido può offrire. Spesso mi capita invece di accorgermi che la valutazione e la scelta del nido per il proprio bimbo è maggiormente condizionata da altri fattori che io considero “di contorno”, e non dall’effettiva constatazione di una reale e costante predisposizione verso le sostanziali esigenze del bambino. Non è semplice districarsi tra le varie offerte formative proposte dai vari nidi del territorio e valutarne correttamente la validità. Può capitare di lasciarsi incantare dai colori, dall’appariscenza del pacchetto regalo, che pur avendo la sua importanza, non può certo essere messa a confronto con il regalo stesso. Ci lasciamo abbagliare dalla forma perdendo di vista il contenuto!
Dal mio punto di vista un nido deve necessariamente avere dei requisiti minimi indispensabili, (il regalo, per usare la metafora di prima), a cui poi si possono aggiungere tutte le attività possibili (la confezione del regalo), che permettano di raggiungere l’obiettivo primario di promuovere lo sviluppo armonico e sereno della personalità del bambino e di fargli acquisire competenze cognitive, affettive e relazionali nel rispetto e nella valorizzazione della propria individualità.
Amorevolezza e rispetto del bambino, prima di tutto!
Cerchiamo quindi di avere ben chiaro cosa vogliamo che venga offerto al nostro bambino dal posto in cui passerà dalle quattro alle otto ore al giorno, quali sono le caratteristiche ‘sine qua non’ che ci devono guidare verso la scelta del nido migliore.
UN ASILO NIDO DI QUALITA’ DEVE :
1. Avvalersi di personale qualificato e predisposto alla relazione con i bimbi.
Un nido non vale nulla senza la presenza di educatrici valide, preparate e amorevoli. Il nostro bambino trascorrerà parte della sua giornata in una relazione significativa con l’educatrice di riferimento (che deve essere l’unica che si prende cura quotidianamente di lui). Potete ben immaginare quanta importanza rivesta il fatto che questa persona abbia tratti caratteriali e strategie comportamentali consone al suo ruolo.
2. Essere pensato e strutturato a misura di bambino, sia dal punto di vista spaziale che temporale. Spazi interni e tempi dei vari momenti di vita all’interno del nido devono essere calibrati in funzione delle necessità dei bambini.
“Uno spazio buono è uno spazio in cui il bambino si riconosce” D.Winnicott
3. Avere un progetto educativo finalizzato allo stare bene, prima che al fare. Il progetto pedagogico deve prestare attenzione al benessere del bambino e dei suoi genitori, prima che alle varie attività proposte dalla struttura. Ci deve essere piena disponibilità all’ascolto delle famiglie e delle loro esigenze, per poter strutturare insieme un percorso di crescita del bambino condiviso e costruttivo. Baby parking, no grazie! I bambini non si parcheggiano, i bambini si vivono.
La legge prevede che ogni educatrice segua al massimo otto bambini, ma la situazione ottimale, soprattutto per i più piccoli, sarebbe un rapporto 1:4 o 1:5.
4. Far partecipare i genitori alla vita del nido
Come facciamo a instaurare una relazione di stima e fiducia reciproca con le educatrici, se non ci viene permesso di entrare fisicamente negli spazi del nido? Abbiamo bisogno e piacere di constatare di persona che il nostro bambino viva bene l’esperienza all’interno del nido, ci rassicura e ci permette di separarci da lui più serenamente. Preferiamo quindi nidi in cui il saluto tra mamma e bambino al mattino e il ricongiungimento pomeridiano avvengano all’interno della spazio in cui rimane a giocare, in presenza dell’educatrice e degli altri bambini.
5. Garantire un inserimento ad hoc per ogni coppia genitore-bambino.
Generalmente il periodo dell’inserimento è di due settimane. Durante la prima settimana il bambino e la mamma (o chi per essa) trascorrono insieme qualche ora. La mamma rimane seduta a osservare il bambino che si muove nello spazio esplorandolo, e che trova rassicurazione controllando di tanto in tanto che la mamma sia sempre lì e che apprezzi ciò che sta facendo. Se il bimbo vuole stare vicino alla mamma, quest’ultima non lo forzerà e lo coccolerà finchè poi sarà lui ad allontanarsi di sua iniziativa. Durante la seconda settimana, la mamma comincia ad allontanarsi dal bambino per un breve periodo (di solito non più di venti minuti), in modo da non provocare reazioni di angoscia. Man mano i periodi di assenza della mamma diventeranno più lunghi, finchè il bambino avrà fatto esperienza che anche se va via, la mamma torna sempre da lui e potrà quindi tollerare di restare senza di lei per tutto il tempo. L’importante è che non siano i tempi del nido a dettare i tempi dell’inserimento del bambino, ma viceversa. L’attenzione va posta sulle necessità di ogni bambino, che ha tempi e ritmi diversi. E, non dimentichiamolo, ci sono anche i tempi della mamma! Anche lei “è in inserimento”, anche i suoi tempi vanno rispettati!
Dott.ssa Monica Contiero