PeaceFinder, il trova ciuccio: dall’idea di mamma Giulia
Giovedì, 22 Settembre 2016 13:16Giulia è una mamma full time, come moltissime mamme italiane. Giulia ha due figlie, Carlotta e Lucilla, entrambe fan del ciuccio. E come le bambine anche lei lo è: nessuno lo neghi, spesso il ciuccio salva la giornata, no?
Fateci caso: si sbuccia il ginocchio, non si trova l’orsacchiotto, la pappa non soddisfa, e il ciuccio? Non si trova. Mai. Perso per sempre, e il pianto a dirotto non cessa. Come fare? A volte la pazienza non basta, ed è qui che entra in gioco Giulia.
Trovare la pace con PeaceFinder, il trova ciuccio: dall’idea di mamma Giulia, il device per ritrovare il ciuccio nel momento del bisogno!
Il nome dell’invenzione di Giulia Teti è eloquente, ma sottile: PeaceFinder, il ritrovatore di pace. E Peace oltre che la pace dei sensi ricorda anche un po’ il nome inglese del ciuccio, “pacifier”, pacificatore. Insomma, si tratta di un device per ritrovare il ciuccio perso, e quindi per ritrovare la pace!
Ma facciamo un passo indietro. La storia di Giulia è quella di molte mamme: dalla laurea in scienze politiche e da una carriera avviata ha deciso di cambiare strada per dedicarsi alla sua famiglia e alle sue bambine, diventando la manager della casa. Ma lo spirito inventivo e la sua mente non si sono fermati, e, pensando e ripensando, un giorno ha avuto la geniale idea: perché non inventare qualcosa per aiutare tutti i genitori disperati nei momenti di ricerca del ciuccio?
Un po’ come per i portachiavi con piccolo telecomando (anche le chiavi si perdono sempre nei meandri nella borsa, vero?), Giulia ha quindi pensato di creare un piccolo gadget (economico!) dalla forma simpatica (una stellina che può anche essere attaccata agli abitini dei bimbi) che si appendesse con discrezione al ciuccio.
Questo gadget ha di bello che è collegato ad un piccolo telecomando, e premendo un pulsante il localizzatore al suo interno si attiva, in modo da far suonare il gadget, ritrovando così il ciuccio. Entrambi funzionano a batteria, sia l’unità trasmettitrice sia quella ricevitrice.
Emergenza ciuccio? Basta fare clic. Basta ricordarsi di tenere il telecomando in un posto sicuro, lontano dai bimbi, e soprattutto abituale, in modo da prenderlo al volo nel momento della crisi di pianto e urla!
Purtroppo PeaceFinder (www.peacefinder.it) non è ancora una realtà. Tuttavia non disperate (come i vostri bimbi), portate pazienza e magari metteteci del vostro: potrebbe diventare prestissimo concreto!
Già, perché Giulia ha lanciato la sua campagna su Kickstarter, la piattaforma online di crowdfinding per cercare fondi collettivi. Una colletta digitale, per chi non fosse familiare con il nome.
Se andate sulla pagina dedicata potrete vedere un video di presentazione del progetto, sostenere Giulia e aiutarla a fare un passo di più verso il PeaceFinder: chi intuisce le potenzialità dell’idea, chi la apprezza e la vorrebbe realtà, può donare la somma che vuole per aiutare Giulia Teti a raggiungere i 29.825€ necessari per finanziare la produzione e lanciare PeaceFinder sul mercato. E coloro che doneranno un pochino del loro denaro riceveranno quindi un esemplare di PeaceFinder una volta che diverrà prodotto finito.
Affrettatevi, però: la campagna termina il 14 ottobre!
Questa ricetta è un evergreen per le nostre tavole, davvero non manca mai nella stagione delle melanzane: è facile da fare e si conserva in frigorifero per alcuni giorni per cui è perfetta come stucchino pre cena (come sapete a casa nostra non manca mai un antipasto di verdure stile pinzimonio). E' simile all'hummus ma a differenza dei ceci utilizziamo le melanzane. Chi ha un robot da cucina (per intenderci Bimby o simil Bimby) sarà molto facilitato nel prepararlo perchè basta tagliare a pezzetti le melanzane, farle cuocere nel robot, aggiungere gli altri ingredienti e frullare. In caso contrario basta cuocere in padella o su una griglia le melanzane e poi frullarle con tahine e il resto.
Come preparare la crema di melanzane o baba ganoush: la ricetta per realizzare il babaganoush, salsina del medioriente
Il bambino nel secondo trimestre
Mercoledì, 21 Settembre 2016 04:53Inizia a spuntare un pochino di pancia, la notizia può essere finalmente diffusa, i sintomi fastidiosi si affievoliscono e l'energia ricompare: un bellissimo periodo, il secondo trimestre di gravidanza! Ma come sarà il nostro piccolo laggiù, protetto, coccolato e nutrito nel nostro ventre?
Ecco come si presenta il bambino nel secondo mese di gravidanza: dalla quattordicesima alla ventisettesima settimana, le caratteristiche del piccolo che pian piano continua a crescere
Perché si dà la notizia ad amici e parenti proprio ora? Perché con il passaggio dal primo al secondo trimestre il rischio di aborto diminuisce drasticamente, dando sicurezza alle più scaramantiche che “fino a che non siamo tranquilli non lo diciamo”.
Ma cosa accade nella pancia passati questi primi tre mesi? Innanzitutto, il bambino già alla sedicesima settimana si presenta con le sue piccole unghie, ciglia e sopracciglia, elementi che lo rendono sempre più umano e dolce; oltre a queste, però, vostro figlio in questo periodo inizia a coprirsi di lanugine, una sottile peluria che lo ricopre completamente a che sparirà naturalmente dopo il parto.
Dalla diciassettesima settimana, invece, il vostro piccolo inizia a percepire i primi rumori provenienti dall'esterno del pancione (apparentemente lo fa attraverso la cute e l'apparato osteo-articolare, percependo le vibrazione sonore); e dalla diciottesima possono iniziare a sentirsi i suoi primi, poco percettibili, movimenti. Il motivo è lo spazio: a questa età il bimbo ha moltissimo spazio attorno a lui, e di conseguenza si muove a suo piacimento, approfittando della comodità.
Passando alla diciannovesima settimana, il vostro piccolo feto avrà già formato i suoi denti da latte dietro alle gengive, peserà all'incirca trecento grammi e sarà lungo più o meno dai quindici ai venti centimetri, come un avocado insomma.
Ed eccoci al quinto mese: alla ventesima settimana il feto comincia a sviluppare la vernice caseosa. Cos'è questa astrusa parola? Si tratta di un rivestimento chiaro, una patina biancastra che lo ricopre completamente, in funzione di proteggere la sua delicatissima cute.
Attorno alla ventiduesima settimana ecco che il bimbo sta sviluppando appieno i suoi sensi. E' infatti in questo periodo che si formano le papille gustative e le terminazioni nervose sulla punta delle dita: una feature importantissima, che permette al piccolo di percepire il proprio corpo attraverso il contatto con le pareti uterine, con le varie parti del corpo e con il cordone ombelicale che lo unisce alla mamma.
I suoni ora, alla ventiquattresima settimana (momento nel quale alcuni bimbi riescono a sopravvivere anche in caso di parto prematuro), sono per lui davvero suoni, non più vibrazioni sonore come alla diciassettesima settimana. Non ascolta solo il battito cardiaco della mamma, ma anche la sua voce, così come quella del papà e di chi le sta attorno; ma anche la musica è importantissima: credeteci quando vi dicono di fare ascoltare Mozart già dalla pancia della mamma; le sue melodie prive di ripetitività piacciono ai neonati ma anche al feto, ed è assolutamente vero che favoriscono lo sviluppo dell'intelligenza logica (così come tutta la musica classica – esclusa quella troppo piena di flauti e violini che eccita troppo i bebè).
E' attorno a questo periodo che, oltre a coordinare molto meglio tutti i movimenti, inizia a succhiarsi il pollice: le più fortunate potranno vederlo nell'ecografia!
Certo, nel secondo trimestre si ha più energia: tuttavia siamo già alla venticinquesima settimana e il pancione, ormai non più camuffabile, cresce a dismisura. Ecco che il fiato della mamma si fa quindi un pochino più corto: non preoccupatevi, è solo il vostro utero che inizia a premere contro il diaframma.
Dalla venticinquesima alla ventisettesima settimana, dunque, si va verso la fine del secondo trimestre, per entrare nell'ultimo periodo passato con il pancione. In queste settimane tutti gli organi interni sono finalmente formati, la pelle del bambino si fa sempre più opaca (prima era un po' più liscia) e vostro figlio raggiunge una dimensione di circa trenta, trentaquattro centimetri: mica male, no?
Foto Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/Ecografia_ostetrica
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La vitamina C, le sue proprietà e gli integratori per bambini
Mercoledì, 21 Settembre 2016 04:10Acido ascorbico. E che è? Semplicemente il nome meno conosciuto della famosissima vitamina C. Sì, famosissima. Ma perché è così conosciuta, elogiata e discussa? Che faccia molto bene è scontato, ma certamente è meglio conoscerla a fondo, per sfruttarla ancora meglio e farne buon uso.
Vi presentiamo meglio la vitamina C, le sue proprietà e gli integratori per bambini: perché l’acido ascorbico è così famoso e perché è giusto che sia così
L’acido ascorbico, o vitamina C, è un elemento idrosolubile presente in natura che, quando assunto, ha numerosi benefici per il corpo umano. Si presenta come un solido bianco, anche se a volte assume una colorazione giallastra.
La sua efficacia è nota da tempo: fu a causa dell’insorgenza dello scorbuto nei secoli passati che si scoprì l’esistenza di questa vitamina, dal momento che guarire dalla malattia era possibile assumendo frutta e verdure fresche. E più nello specifico fu un medico della marina inglese nel diciottesimo a scoprirlo più in dettaglio, quando riuscì a guarire diversi marinai grazie all’inserimento di limoni, lime e arance nella loro dieta.
Ma il suo effetto contro lo scorbuto è solo uno dei moltissimi benefici. Innanzitutto, infatti, la vitamina C è nota per essere un potente antiossidante: quando il corpo ne è ricco, infatti, i radicali liberi vengono combattuti con efficacia, e con loro l’invecchiamento cellulare.
La sua importanza è però data anche dalla funzione riparatrice: agendo direttamente sul collagene e sulla sua stabilizzazione, la vitamina C aiuta l’organismo a produrre tessuto connettivo, utile soprattutto nei casi di ferite ma fondamentale ogni giorno, dal momento che il collagene è alla base di pelle, ossa, vasi, capillari, gengive e denti.
Non solo: assumere le corrette dosi di vitamina C significa dare una spinta all’assorbimento di acido folico, ferro e vitamina E, all’utilizzazione dei carboidrati e alla sintesi dei grassi e delle proteine. Questo perché la sua efficacia aumenta quando la vitamina C viene associata ai bioflavonoidi e alle altre vitamine, come la E e la A, divenendo potente antiossidante. Ed è bene sapere che il suo potere si innalza ancora di più se assumiamo insieme ad essa calcio e magnesio (come in un circolo virtuoso: i tre elementi aumentano a vicenda le proprie qualità).
Insomma, per riassumere la vitamina C previene lo scorbuto, rallenta l’invecchiamento delle cellule contrastando i radicali liberi, aiuta la rigenerazione dei tessuti (sia cutanei sia ossei), è efficace nella cura dell’anemia, previene il raffreddore e i malanni stagionali (sì, una credenza che è anche una verità), previene le infezioni alle vie urinarie, riduce il colesterolo e contribuisce alla produzione di globuli rossi ed emoglobina nel midollo osseo.
Anche il cervello tuttavia ne trae beneficio: la vitamina C, infatti, serve anche a creare la norepinefrina, un neurotrasmettitore che aiuta nel controllo di varie sostanze contenute nel sangue, come ad esempio il glucosio (e in questo modo anche per i diabetici la vitamina C è di grande aiuto).
Ma quanta ne dobbiamo assumere per stare bene veramente? L’institute of Medicine americano ha stilato un elenco delle dosi raccomandate, dividendo per età.
Dagli 0 ai 6 mesi i lattanti hanno bisogno di 40 milligrammi giornalieri; dai 7 ai 12 mesi ne dovrebbero assumere 50; dall’anno fino ai quattro anni di età si scende a 15; fino ai 9 anni si risale a 25 milligrammi e fino ai 14 a 45.
Con la crescita i valori di riferimento variano però in base al genere: gli adolescenti maschi hanno bisogno di 75 milligrammi di vitamina C al giorno, mentre le femmine 65. Questo fino ai 18 anni. Dopodiché gli uomini necessiteranno di 95 milligrammi al giorno, mentre le donne 75. Tuttavia queste ultime, chiaramente, dovranno tenere conto di valori differenti in caso di gravidanza o allattamento: in questo caso il fabbisogno giornaliero di vitamina C è rispettivamente di 85 e 120 milligrammi.
Ovviamente il fabbisogno varia anche in base allo stato di salute (tenendo presente che in ogni caso la dose non dovrebbe essere mai al di sotto dei 10 milligrammi - in modo da prevenire lo scorbuto - e mai al di sopra di 200).
Ma come accorgersi di esserne carenti? Fate attenzione se le vostre gengive sanguinano, se le ferite faticano a guarire, se le giunture dolgono, se i capillari sono fragili (e formano così ematomi o causano epistassi - molto frequente nei bambini), se i malanni leggeri di stagione compaiono spesso e spesso tardano a guarire. Anche la stanchezza è un campanello d’allarme, così come lo sono l’inappetenza e i dolori muscolari, una maggiore predisposizione alle infezioni, il respiro corto, i capelli fragili, la cattiva digestione, i problemi alla pelle e (in casi gravissimi) la perdita dei denti.
La carenza insorge nel momento in cui non si riesce a coprire il fabbisogno giornaliero della vitamina C. Oltre che l’alimentazione povera di frutta e verdura, a contribuire alla carenza ci sono svariati fattori, relativi soprattutto allo stile di vita: il fumo, i gas e l’inquinamento, i farmaci, lo stress, il freddo, gli squilibri di minerali come rame e ferro, ma anche certe terapie come la dialisi possono portare l’organismo a non avere abbastanza vitamina C.
Parlando dei metodi che permettono di reintegrare la vitamina C nella nostra dieta, se la credenza popolare dell’efficacia della vitamina C contro i malanni stagionali è assolutamente vera (come abbiamo accennato prima) non lo è l’altra convinzione popolare, e cioè che l’arancia sia l’alimento che ne contiene in maggiore concentrazione.
Certo, gli agrumi contengono moltissima vitamina C (tra i 50 e i 60 milligrammi ogni 100 grammi), tuttavia ci sono numerosi alimenti che stanno più in alto nella classifica.
Al primo posto sta l’acerola, che sta diventando sempre più famosa. Si tratta un piccolo frutto alleato nella ricerca della vitamina C. La “ciliegia delle Barbados” si presenta al suo interno a spicchi e ha un sapore acidulo simile all’arancia. Tuttavia rispetto alle arance ha un contenuto di vitamina C dalle trenta alle cinquanta volte superiore! Parliamo di 1000-1500 milligrammi di vitamina ogni 100 grammi. Online si possono trovare marmellate, ma nelle gelaterie più cool ultimamente potete trovare anche il gelato al gusto acerola.
C’è poi il guave, un piccolo frutto esotico che si mangia in maniera simile a quella del frutto della passione, tagliandolo a metà e mangiandolo con il cucchiaino. Cento grammi contengono addirittura 230 milligrammi di vitamina C, rendendo questo frutto una miniera di salute.
Lo stesso discorso vale per i kiwi, che forniscono 93 milligrammi di vitamina ogni 100 grammi; la papaya (che ne assicura 60 milligrammi); le arance (eccole qui, con 59 milligrammi!); le fragole (58 milligrammi); i limoni (53 milligrammi); e infine l’ananas (47.8 milligrammi).
A seguire, per integrare la vitamina C nella nostra dieta attraverso le verdure possiamo scegliere i peperoni: quelli gialli ne contengono circa 180 milligrammi, quelli verdi 130. Altre verdure che ne sono ricche sono il cavolo, il crescione e la senape, seguiti dai broccoli e dai cavolfiori.
Anche timo e prezzemolo ne sono ricchi, quindi è bene aggiungerli sempre nelle preparazioni quotidiane, anche se naturalmente le quantità non possono essere esorbitanti, dal momento che se ne consumano pochi grammi per pasto.
La cosa più importante da tenere presente quando si cerca di integrare la quantità di vitamina C, o comunque di aumentarla per il nostro benessere, è ricordarsi sempre di consumare questi alimenti freschi, senza cuocerli (o, al massimo, preparandoli al vapore o al microonde), che non siano stati conservati attraverso particolari tecniche (sott’olio, sott’aceto…) e che non siano stati esposti troppo ad aria e luce. Tutte queste condizioni inficiano infatti la qualità della vitamina C contenuta, essendo questo elemento delicato e labile.
Altro metodo d’integrazione della vitamina C è l’assunzione della Rosa Canina. Le bacche di rosa canina contengono infatti alte dosi di vitamina C, oltre ad avere un sacco di altre proprietà benefiche (come l’essere immunomodulante - e cioè in grado di equilibrare il sistema immunitario -, antinfiammatorie - e quindi utili in caso di allergie, riniti, raffreddori e influenze -, toniche e depurative - la rosa canina aiuta infatti ad eliminare le tossine senza affaticare i reni). Ma come per tutti gli altri alimenti queste dosi si mantengono solo nel caso del frutto fresco (in questo caso della bacca).
Ecco perché anche se la Rosa Canina la si trova spesso sottoforma di tisana o di tintura madre sarebbe sempre meglio assumerne il Gemmoterapico, e cioè l’estratto di gemme giovani e embrionali che ne mantiene intatte le caratteristiche, concentrandole. Altrimenti, in alternativa, scegliete l’estratto secco titolato e standardizzato che trovate (come le gemme) in erboristeria: il principio attivo all’interno è garantito dal processo di essiccazione a basse temperature, che non rovinano le proprietà della bacca.
Insomma, i metodi per soddisfare il fabbisogno giornaliero ed eccezionale della vitamina C sono molti, sono semplici ed efficaci (i cibi che la contengono sono buoni e di facile reperibilità), quindi prima di ricorrere agli integratori artificiali è sempre meglio provare a rimediare aumentando il proprio consumo di frutta e verdura fresche. I risultati sono spesso sorprendenti!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L’alfabeto tattile di Maria Montessori
Lunedì, 19 Settembre 2016 13:14Quando un bambino inizia a manifestare interesse per la lettura è bene assecondare la sua curiosità. Proprio così: non è mai troppo presto per farlo, basta che sia davvero, davvero interessato e che non lo si forzi. Potrà capitare a tre anni, tre anni e mezzo, oppure a cinque: non preoccupatevi, prima o poi le lettere e i segni lo cattureranno, e sarà allora il momento giusto per iniziare. Ma come?
Uno dei metodi più longevi ed efficaci è certamente quello ideato da Maria Montessori con le sue lettere tattili, o smerigliate. Di cosa si tratta? Ve lo spieghiamo subito.
Eccovi spiegato l’alfabeto tattile di Maria Montessori: di cosa si tratta e come utilizzare le lettere smerigliate per imparare lettura e scrittura
Quando si parla di alfabeto tattile si intendono delle tavolette sulle quali sono impresse a rilievo le lettere dell’alfabeto, in corsivo o in maiuscolo. Il bambino, tenendo con la mano recessiva la tavoletta, seguirà con il dito della mano dominante il segno in rilievo, imparando di volta in volta la lettera associata a quel segno e prendendo contemporaneamente confidenza con il suo tratto, e quindi con la sua scrittura.
Prima di iniziare con le lettere tattili, comunque, è bene cominciare a spiegare ai bambini il suono di ognuna: per Maria Montessori era fondamentale che il bambino imparasse prima il suono rispetto al nome. Dopodiché si passa a queste tavolette.
Importantissimo è poi iniziare dal corsivo, al contrario di quello che si penserebbe. Il motivo sta nel fatto che imparando a tracciare con le sue dita il corsivo il bambino comincia fin da subito a prendere confidenza con la scrittura, memorizzando con la mano la forma delle lettere toccate, e con la lettura, vedendo le lettere e memorizzandone il suono. In questo modo si bypassa il problema che si avrebbe partendo dal maiuscolo: il bambino, infatti, dovrebbe compiere poi un secondo passaggio imparando le curvature del corsivo.
Non solo: è ormai certezza il fatto che, una volta conosciute le lettere in corsivo, i bambini hanno meno difficoltà a riconoscere anche quelle in stampatello minuscolo (la grafia tipica dei libri dell’infanzia). E in questo modo si facilita il passaggio da una scrittura all’altra.
Una volta che abbiamo le nostre tavolette con l’alfabeto tattile (le si possono comprare oppure realizzare a casa, visti i costi elevati di tutti i materiali “montessoriani”: bastano tavolette in polistirolo o legno e lettere ritagliate in spugna!) possiamo quindi iniziare a lasciare che i bambini imparino scrittura e lettura.
(foto 2 http://un-conventionalmom.blogspot.it/2011/03/lettere-tattili.html)
Le dita dei bambini seguiranno quindi il tratto proprio come nella scrittura. Meglio usare due dita, l’indice e il medio, facendo una leggera pressione sulla lettera. E, ogni qualvolta si incontra una lettera formata da più segni, le dita si staccheranno per riappoggiarsi nuovamente quando ricomincia il tratto.alfabeto
Se volete, potete dare anche un piccolo aiuto in più: basterà segnare con delle piccole frecce le direzioni che le dita devono percorrere per completare al meglio la lettera. Proprio come se le scriveste.
(foto 3 http://www.lapappadolce.net/alfabeto-tattile-per-il-corsivo/)
E, una volta imparati suoni e scrittura, l’alfabeto tattile che avrete realizzato potrà diventare strumento utilissimo per iniziare con la composizione delle parole, affiancando le lettere a formare ciò che volete.
(foto 4 http://www.arty-mom.com/2012/12/lettere-montessori.html)
Fare scienza con le rocce classificando le pietre
Sabato, 17 Settembre 2016 05:42Le passeggiate estive nei boschi e nelle foreste avrà portato sicuramente con sé collezioni di pigne, fiori, rami e chi più ne ha più ne metta. Siamo certe che anche le pietre non manchino: se i bambini si sono divertiti a portare a casa dal mare e dalla montagna manciate di sassi, pietre, ciottoli o vetri levigati approfittatene, proponendo loro un’attività divertente che aiuta la concentrazione, la manualità fine e l’apprendimento scientifico.
Fare scienza con le rocce classificando le pietre: ecco a voi le attività perfette per utilizzare i sassi portati a casa dalle vacanze in maniera utile ed educativa
Per questa attività così stimolante non serve molto: le pietre raccolte, una lente d’ingrandimento, un libro sulle pietre (anche se se ne può fare a meno), un vassoio e, eventualmente, una teglia per i muffin (di quelle con le buche per infilare i pirottini).
Piazzate i sassolini, tutti mischiati, sul tavolo, di fronte al vostro bimbo. E iniziate subito con la classificazione.
Potete dividere le pietre semplicemente ordinandole in un vassoio, in modo che il gioco risulti montessorianamente ordinato, dividendole in mucchietti. Si può iniziare in maniera semplice, dividendo per colore, per peso o per grandezza, passando poi ad un lavoro più scientifico e certosino con la lente d’ingrandimento: qui vi servirà un libro sulle pietre, in modo da capire le famiglie e le specie, così da dividere in maniera davvero precisa.
(foto 1 http://www.rhythmsofplay.com/sorting-classifying-rocks-geology-kids/)
Altro metodo, per bimbi davvero davvero ordinati, prevede la creazione di una tabella di carta, abbastanza ampia da appoggiarci le pietre sopra. Create tre scomparti, proprio come fosse una tabella, e etichettateli per qualità del sasso: pesante, leggero, scuro, chiaro, ruvido, liscio, e via dicendo.
(foto 2 http://playfullearning.net/2008/08/everybody-needs-a-rock-classifying-sorting/)
Per coniugare totalmente educazione e miglioramento della manualità sfruttate invece i sassi in maniera più efficace. In questo caso è utile utilizzare le muffin tin, e cioè le teglie per le tortine, dotate di tante piccole cavità che da sole urlano “classificazione”.
Questa attività sarà adatta anche ai più piccole e alle loro manine ancora non perfettamente coordinate: le pietre potranno infatti essere divise per colore, forma, peso o tatto nelle varie cavità delle muffin tin, ma la particolarità è che i bimbi dovranno maneggiare i sassolini, le pietre e i vetrini con un cucchiaino, delle pinze o delle bacchette, così da stimolare al meglio la mobilità delle dita e la precisione della presa.
(foto 3 http://thealphabetacademy.com/kindergarten/)
E quando tutte le attività si sono esaurite che fare di tutte le pietre che girano per casa? Be’, sfruttiamole al meglio!
Potete ad esempio utilizzarle nel momento dell’apprendimento delle lettere: marchiatele con dei pennarelli, scrivendovi sopra le lettere (prima in maiuscolo, poi in minuscolo). Scrivete quindi all’interno di alcuni piroettino l’alfabeto e ordinatelo all’interno di una o più muffin tin. I bimbi assoceranno poi i sassi (mischiati) con la rispettiva lettera nel pirottino, prendendo confidenza con i segni grafici e con le lettere corrispondenti.
(foto 4 http://theimaginationtree.com/2014/07/matching-alphabet-beans-literacy-game.html)
Oppure, bellissima idea, potete disegnare insieme ai bambini dei cerchietti e delle crocette sui sassi più piatti e regolari, infilarli in un sacchetto di iuta (sul quale avrete disegnato una griglia per il tris) e regalarlo ai vostri amici e parenti alla prima occasione!
(foto 5 http://balancinghome.com/2015/07/tic-tac-toe-rocks-activity-or-gift.html#_a5y_p=4038235)
Prebiotici, probiotici, simbiotici e fermenti lattici: la guida definitiva
Venerdì, 16 Settembre 2016 15:08Certi paroloni spesso arrivano ad essere d’uso comune, senza tuttavia la necessaria consapevolezza. Esempio lampante e calzante è quello dei probiotici, tanto esaltati, inseguiti e consigliati quanto sconosciuti nella loro reale natura. Perché certo, sono importantissimi, ma ancora più importante è conoscerne davvero i benefici e le potenzialità, i rischi e i limiti, prima di rischiare di assumerne troppi, troppo pochi o errare nella scelta. Anche perché non esistono solo i probiotici!
Prebiotici, probiotici, simbiotici e fermenti lattici: la guida definitiva ai benefici, alle potenzialità, ai limiti e alla reperibilità
Sul sito internet della Fondazione Veronesi potrete trovare un articolo davvero esaustivo a cura del dottor Giacinto Miggiano dell’Università Cattolica di Roma. Tuttavia ci siamo qui noi per riassumervi e darvi tutte le nozioni fondamentali per imparare a conoscere queste sostanze importantissime per il nostro organismo (e per quello dei nostri bambini).
Iniziamo quindi con una macro distinzione: è bene sapere che esiste una sostanziale differenza tra probiotici (i più conosciuti) e i prebiotici. Ma di cosa si tratta?
I probiotici sono batteri e microorganismi vivi che esercitano una attività positiva sull’intestino e sull’organismo, alimentando in maniera buona l’ecosistema naturale. Si trovano in alcuni cibi e in vari integratori, e a seconda della loro natura agiscono in maniera differente e mirata. Lactobacillus casei, Johnsonii, La1, eccetera: i probiotici sono diversi, ed è importante essere consapevoli che ognuno è benefico solo per certi stati.
Solitamente l’assunzione dei probiotici è raccomandata dal medico in diversi casi di alterazione della salute, ad esempio per ristabilire l’equilibrio intestinale in seguito all’assunzione di antibiotici, allo stress, alla dieta, oppure in età pediatrica per contrastare le infezioni gastrointestinali. Anche le dermatiti atopiche, tuttavia, ne traggono beneficio, in quanto i probiotici aiutano a ristabilire la flora batterica benefica presente nel nostro organismo.
La loro efficacia la si assicura assumendone per almeno tre o quattro settimane a stomaco vuoto. La quantità ottimale è di almeno un miliardo di batteri al giorno, ed è per questo che la semplice dieta non basta: bisognerà, sotto controllo del medico, integrare questi probiotici assumendo integratori. Già, perché anche se lo yogurt e altri alimenti fermentati (il tempeh, il kombucha, il kefir o i crauti) contengono effettivamente fermenti lattici e batteri, questi ultimi sono vivi ma non vitali: non si riprodurranno quindi nell’intestino. Importanti, certo; ma per altre funzioni rispetto a quelle dei probiotici vivi e attivi.
Importante è anche non confondere i probiotici con i fermenti lattici: i primi, come abbiamo visto, sono organismi vivi e vitali, che arrivano sani fino all’intestino; al contrario i fermenti lattici sono semplicemente batteri o lieviti capaci di far fermentare il latte, metabolizzando il lattosio. I probiotici sono quindi sì fermenti, ma sono gli unici compatibili con l’intestino umano.
Ed eccoci arrivati all’altra definizione, quella di prebiotici. Ormai è chiaro che non sono proprio come i probiotici: i prebiotici sono infatti sostanze non digeribili contenute in natura in svariati alimenti che aiutano la crescita di una o più specie di batteri all’interno del colon, in modo da sviluppare la microflora batterica probiotica.
Questi prebiotici si possono trovare nella maggior parte degli integratori di fermenti lattici, nella farina di frumento, nelle germe di grano, nel miele, nelle banane, nell’aglio e nella cipolla, nei fagioli e nei porri. Attraverso la dieta la quantità ottimale di prebiotici è già abbastanza coperta, e pertanto è inutile, o comunque non ancora dimostrato, pensare che integrarli maggiormente porti benefici, soprattutto se si soffre di sindrome dell’intestino irritabile o se si è intolleranti al lattosio.
Il mix tra probiotici e prebiotici è infine detto “simbiotico”, definizione che deriva proprio dalla loro azione sinergica nell’organismo, molto benefica. Agendo insieme, infatti, i probiotici e i prebiotici (detti appunto simbiotici) migliorano la sopravvivenza degli organismi probiotici, e allo stesso tempo favoriscono la formazione di un substrato specifico in aggiunta alla flora batterica già esistente nell’intestino.
Usandoli insieme il miglioramento per alcune patologie è provato e reale: migliora l’intolleranza al lattosio, i minerali come il calcio, il ferro e il manganese vengono meglio assorbiti, la funzionalità intestinale viene regolarizzata e l’intestino è protetto maggiormente dalle infezioni e infiammazioni più comune, come gli stati diarroici.
Dalla nostra esperienza, assumere i giusti fermenti e probiotici è di vitale aiuto per la salute dei nostri bambini, che spesso si ritrovano, nella prima infanzia, con piccoli problemi intestinali fastidiosi e ricorrenti.
Per raggiungere l’eubiosi, e cioè la presenza di una equilibrata flora batterica intestinale, è quindi necessario affidarsi a dei buoni integratori, associandoli alla giusta dieta pensata ad hoc per ogni bambino. Tra gli integratori migliori quello che ho scelto per i miei figli è Ld1 Junior, di Named (azienda farmaceutica naturale ed affidabile).
Grazie ad una formula brevettata, Ld1 Junior contiene tutto ciò che è necessario all’intestino dei bambini nei momenti più down: fermenti lisati batterici, ma anche fragola (con un’azione antiossidante) e cranberry (che sappiamo essere fondamentale nei casi di cistite e per favorire la regolarità del transito intestinale). Non solo: la lattoferrina, una proteina globulare, favorisce il trasporto di ferro nell’organismo, mentre il lattosio, lo zucchero del latte, va in aiuto della flora batterica intestinale.
Basterà dare ai nostri bimbi un flaconcino per due volte al giorno per ristabilire la buona flora batterica e tornare a sorridere senza fastidi, irritazioni o spiacevoli sensazioni!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Giocattoli liberi e destrutturati il meglio per i nostri bambini
Venerdì, 16 Settembre 2016 14:43Il gioco libero è fondamentale per la crescita dei bambini: è attraverso il gioco inventato che i nostri figli si confrontano, creano, risolvono e si buttano verso l’indipendenza.
Lo stesso discorso può essere quindi impiegato quando si parla di giocattoli: ormai ne esistono di ogni tipo, con ogni funzione, con mille pulsanti, finalità e percorsi. Ma siamo sicuri che i giocattoli prodotti in serie siano educativi e davvero utili?
Giocattoli liberi e destrutturati il meglio per i nostri bambini: abbandoniamo i giochi funzionali e completi a favore di oggetti senza senso!
In poche parole: ai nostri bimbi non servono solo fattorie interattive, giochi di società impostati dall’inizio alla fine, aggeggi con funzionalità spaziali. O meglio: servono, ma solo ogni tanto. E soprattutto non sono essi a costruire (o ad aiutare a costruire) l’intelligenza dei piccoli.
Anzi: più che il gioco passivo, sono i giocattoli destrutturati a contribuire alla formazione di una mente attiva! Il gioco destrutturato, per intenderci, è quello dettato dai giocattoli; i giocattoli destrutturati, invece, sono gli oggetti che si piegano al volere dei bambini che ci giocano, inventando per loro storie e funzioni.
Nei paesi anglosassoni li chiamano “loose parts”. Letteralmente è difficile tradurlo, ma potremmo definire questi “giocattoli” gli oggetti di uso comune e i materiali quotidiani che nelle mani dei bambini si trasformano in giochi e attività: scatole, involucri, palline, copertoni, tappi, mollette, mestoli, bigodini, tessuti, bottoni, conchiglie e chi più ne ha più ne metta.
(foto 1 http://www.mericherry.com/2014/08/30/make-tinker-trays-kids/)
Il senso è fornire ai bambini tutti questi oggetti e lasciarli giocare come meglio credono. In questo modo i giocattoli si trasformano nell’ingrediente principale del gioco immaginativo e creativo!
Trovandosi di fronte a questi materiali (che ai loro occhi sono tanto giocosi quanto i giocattoli comprati) mette i bambini nella situazione di dover capire che fare. Li stimola cioè ad inventare le attività, a capire le funzioni, a provare a maneggiare qualcosa di sconosciuto. Capirete, allora, che rispetto ad un giocattolo fatto e finito è molto meglio scegliere questi materiali, che alla lunga aiuteranno i bambini a formare una mente attiva, aperta, curiosa e intraprendente.
I materiali possono infatti essere utilizzati in una miriade di modi: possono essere usati come costruzioni, come “cose da contare”, come pattern, come oggetti protagonisti della situazione inventata durante il gioco libero, come disegni temporanei o sculture. E soprattutto ogni giorno assumono un ruolo differente, diventando potenzialmente giocattoli dalle mille facce, dalle mille funzioni e dai mille risvolti educativi.
(foto 2 http://www.communityplaythings.com/resources/blog/2016/march/everyday-engineering)
Come fare per assicurare ai bambini questo tipo di attività? Fate in modo che nelle loro camerette e nei loro spazi gioco ci siano sempre scatole o cestini pieni di questi oggetti e materiali, sempre divisi per tipologia in modo da essere ordinati e attrattivi. Proprio come insegna Maria Montessori: tutto deve essere ordinato, raggiungibile dai bimbi e stimolante.
10 ricette con la zucca
Venerdì, 16 Settembre 2016 13:40Sta finalmente arrivando. E non stiamo parlando dell’autunno in generale, ma della stagione della zucca! Già lo sapete: noi di mammapretaporter amiamo consigliare sempre frutta e verdura di stagione, in modo da rispettare natura e organismo (siete già iscritte alla nostra newsletter? Ogni mese un menù e i consigli sulla stagionalità!).
E ora sta per arrivare quel momento dell’anno in cui le zucche riempiranno le nostre cucine. Niente di più bello: ai bambini, oltre che a noi adulti, piace moltissimo il sapore dolciastro di questa palla arancione. Ecco allora le nostre idee per portare in tavola la zucca in mille modi!
Ecco per voi le nostre 10 ricette con la zucca: i consigli per preparare questa verdura che piace a grandi e piccini
- Con l’arrivo della stagione fresca giungono sulle nostre tavole anche le vellutate: avete mai provato quella arancione allo zenzero? La base sono le carote, la nostra zucca, lo zenzero e il curry. Qui la ricetta, semplice e davvero gustosa
- Altro piatto invernale che risolve molti problemi e piace sempre è il risotto. In particolare, quello di zucca e mandorle siamo certe che diventerà uno dei vostri preferiti. Fate rosolare dello scalogno con dell’olio evo e 300 grammi di polpa di zucca; dopodiché aggiungete un cucchiaino di aceto e lasciate assorbire. Aggiungete del brodo vegetale caldo e lasciate stufare con il coperchio per 8 minuti. Aggiungete quindi 50 grammi di mandorle tostate in padella (e tritate) e 300 grammi di riso, lasciando insaporire e coprendo quindi con un mestolo di brodo. Cuocete per circa quindici minuti (aggiungendo di volta in volta il brodo) e prima di servire mantecate il vostro risotto con del parmigiano.
(foto 1 http://www.salepepe.it/ricette/primi/riso/risotto/risotto-zucca-mandorle/)
- Un secondo semplice è veloce è il pollo alla zucca: cuocetela a fettine nel forno a 200 gradi per 15 minuti, e nel frattempo metti a rosolare con un filo d’olio del porro. Aggiungi al porro il pollo a dadini, e dopo cinque minuti aggiungi la zucca, lasciando insaporire il tutto e aggiustando di sale, pepe e erbe aromatiche.
- Anche il cous cous si sposa benissimo con la zucca: tagliatela a pezzetti e tenetela pronta. Iniziate quindi tagliando una carota e del sedano e metteteli a rosolare in padella con della cipolla rossa. Dopo qualche minuto aggiungete la zucca (tagliata a pezzi piccoli piccoli) e fate cuocere a fuoco lento per circa 20 minuti, aggiungendo l’acqua quando serve. Nel frattempo cuocete il cous cous e a fine cottura aggiungetelo alle verdure, insaporendo con sale, pepe e un po’ di buccia di limone grattugiata.
- Il contorno ideale per i bimbi sono le veggie chips, e cioè le simil-patatine sane e deliziose! Oltre alle solite verdure, come patate o cavolo, provate la zucca: da leccarsi i baffi.
- Per accompagnare queste patatine potreste realizzare anche la crema di zucca e formaggio di capra, una sopra di hummus dolce e delicato: bollite una zucca a cubetti fino a che sarà morbida, quindi frullatela insieme a del formaggio di capra, dell’olio e (se volete) della salsa tahina. Regolate di sale e pepe et voilà!
(foto 2 http://reciperunner.com/mashed-butternut-squash-goat-cheese-rosemary/)
- Più pesante, ma buonissima, la zucca caramellata: tagliatene una a cubetti, quindi disponetela su una teglia coperta da carta da forno e irroratela con del burro sciolto (va benissimo anche vegetale) mescolato a mezza tazza di zucchero di canna integrale e un cucchiaio di sale. Fate quindi cuocere il tutto in forno a 200 gradi per 45 minuti, pepate e gustate!
(foto 3 http://www.yummyhealthyeasy.com/2016/08/caramelized-butternut-squash.html)
- Se amate le verdure gratinate non potete non provare la zucca: tagliatela a fette lasciando la buccia ma togliendo i semi e i filamenti, quindi salatela e pepatela. In un pentolino sciogliete un panetto di margarina aromatizzandolo con salvia e rosmarino. Spennellate con questo preparato le fette di zucca e cospargetele con del pan grattato misto a parmigiano grattugiato e disponetele su una teglia. Cuocetela a 180 gradi per 30 minuti.
(foto 4 http://www.ricettedellanonna.net/zucca-gratinata/)
- Come dessert perché non preparare dei piccoli muffin alla zucca e cannella? Resteranno anche per la colazione e la merenda, facendo contenti grandi e piccoli!
- Oppure, in alternativa, ecco la torta di zucca e amaretti! Fate bollire una zucca di circa un chilo tagliata a cubetti, in modo da renderla morbida, setacciatela e tenete da parte la purea. Mescolate quindi questa purea con 250 grammi di farina. Intanto sbattete 4 tuorli con 180 grammi di zucchero di canna e incorporateli alla farina. Unite 300 grammi di amaretti sminuzzati, quindi aggiungete 4 albumi montati a neve e 300 ml di latte vegetale. Mettete ora una bustina di lievito per dolci, versate il composto in uno stampo imburrato e fate cuocere per circa 40 minuti a 180 gradi.
(foto 5 http://mobileit.blogsderecetas.net/ricette-generali/torta-di-zucca-e-amaretti)
9 idee di lunch box veg per la scuola dei bambini
Giovedì, 15 Settembre 2016 08:18Noi ormai siamo innamorate di Petit Fernand: lo conoscete? E’ un marchio francese che produce lunch box per i nostri bambini.
Comodissimi, sicuri e soprattutto personalizzabili, i contenitori per il pranzo di Petit Fernand (utilizzabili anche semplicemente per la merenda dell’intervallo) rendono il momento della pausa dei nostri bimbi accattivante e stimolante. E’ bene sfruttare queste caratteristiche per proporre loro pranzi sani e gustosi!
Ecco 9 idee di lunch box veg per la scuola dei bambini: dai tradizionali spaghetti alle verdure fino ai risotti più sfiziosi, il pranzo a scuola diventa divertente e gustoso, oltre che sano
La semplicità ripaga sempre: ecco perché proporre ai bambini una pastasciutta facile e veloce, con ingredienti selezionati, è sempre un’ottima idea. Preparate degli spaghettini con un sugo di pomodoro fresco, come portata principale, e negli altri scomparti proponete una porzione di pisolini primavera (che ai bambini piacciono sempre!) e due pere.
La curcuma, lo sappiamo, ha tanti di quei benefici che ormai elencarli tutti è impossibile. Perché non aggiungerla ai piatti per i nostri figli? Cucinate per loro un risotto con i fagiolini, aggiungendo quindi la curcuma. Mettetelo nella lunch box e accanto ad esso mettete delle carote grattugiate e condite a piacimento e qualche grappolo d’uva.
Un altro risotto, con un ingrediente che grazie alla sua dolcezza fa impazzire i palati più piccoli: la zucca. Accompagnate quindi questo risotto di zucca con un’insalata di fagioli borlotti condita con olio e sale aromatizzato alle erbe (avete già provato la nostra semplicissima ricetta?) - Basta frullare il sale con le erbe essiccate che più vi aggradano) e una mela per completare il pranzo.
Se ai vostri figli piace il ragù di carne, provate a proporre loro la versione totalmente veg, condendo dei fusilli con del ragù di seitan. Il seitan ha moltissime proprietà ed è assolutamente adatto, nelle giuste quantità, per le diete alimentari dei bambini! Aggiungete quindi un’insalata di finocchi tagliati finissimi (magari conditi di nuovo con olio e sale alle erbe) e un paio di prugne fresche.
Come i piselli, anche i ceci sono un ottimo legume dal sapore amato dai bambini. E come la curcuma il curry è un mix di spezie dalle molteplici proprietà. Condite allora della pasta con ceci e curry (qui trovate la nostra ricetta per la salsa, comodissima da versare sugli spaghetti) e quale contorno presentate dei broccoli saltati in padella, seguiti da una manciata di lamponi.
I pesti sono salse che spesso risolvono la vita: velocissimi da preparare, sono sani, gustosi e variegati. Quello di zucchine è tra i nostri preferiti: la ricetta è tratta dal nuovo “The Family Food”, e prevede 40 grammi di mandorle, 40 di pinoli, 2 zucchine cotte al vapore, 2 cucchiai di parmigiano vegetale, un mazzetto di basilico, 100 grammi di olio evo e un pizzico di sale, da frullare tutti insieme. Condite quindi una porzione di pasta con il pesto di zucchine homemade, accompagnandola con due polpette di fagioli e qualche mirtillo.
Un po’ di colore non guasta mai: provate a bollire insieme alla pasta qualche cima di cavolo viola, condendo quindi con olio e sale aromatizzato. La pasta al cavolo viola potrà essere seguita quindi da un’insalata di zucchine e ceci e da una manciata di more.
Pomodoro, melanzane, ricotta e basilico: gli ingredienti della pasta alla norma, tradizionalissima, la rendono un piatto completo e saporito. Negli altri scomparti preparate poi un paio di polpette di ceci e zucchine e date ai bimbi una mela per un pranzo perfetto.
I broccoli saltati in padella non sono solo un contorno: basta condirci delle orecchiette o degli strozzapreti per una pasta che anche da fredda è uno dei piatti più buoni del mondo. Nella lunch box andrà quindi la nostra pasta con i broccoli, seguita da del seitan alla pizzaiola (preparatelo mettendo delle fettine a cuocere in soffritto e salsa di pomodoro!) e qualche bocconcino di anguria.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.