6 bambini su 10 soffrono di carenza di vitamina D
Sviluppo osseo e sistema immunitario, ma non solo: la vitamina D, che conosciamo probabilmente come vitamina del sole (perché effettivamente è principalmente e quasi esclusivamente attraverso la luce solare che ne facciamo scorta), è una vitamina fondamentale per l’organismo, soprattutto in fase di crescita.
Durante l’infanzia, infatti, il corpo dei nostri bambini ha quanto mai bisogno di questo elemento, importantissimo per un corretto sviluppo osseo e per il rafforzamento di un sistema immunitario che si sta formando da zero.
Purtroppo recenti studi hanno evidenziato che i bambini che presentano una carenza di vitamina D sono molti, troppi. Vediamo nello specifico il perché e capiamo insieme come possiamo correre ai ripari per non rischiare implicazioni negative e pericolose.
6 bambini su 10 soffrono di carenza di vitamina D: la Società Italiana di Pediatria mette in luce come il 50-70% dei bambini italiani sia affetto da carenza di questa vitamina importantissima per un corretto sviluppo
Lo studio è di un paio di anni fa ma è quanto mai attuale: la Società Italiana di Pediatria (SIP) ci mette in allarme, portando alla luce il suo studio che ha rivelato che il 50-70% dei bambini italiani (il picco si raggiunge in età adolescenziale) è affetto da carenza di vitamina D. Questo studio è stato condotto in collaborazione con la SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva) e la FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), ed è raccolto nel documento Conseus sulla vitamina D.
Questo del 2015 è il primo documento in Italia che raccoglie le raccomandazioni per una corretta prevenzione dell’ipovitaminosi D (la carenza di vitamina D, appunto, che porta a problemi come il rachitismo e che non protegge da malattie quali le respiratorie, il diabete, il diabete e la dermatite atopica) in età pediatrica.
Le cause di questa carenza sono svariate, e risiedono quasi tutte negli stili di vita odierni, davvero diversi da quelli di un tempo. “Insufficiente esposizione solare, stili di vita errati, allattamento esclusivo prolungato al seno, obesità e colore della pelle sono i principali fattori di rischio”: sono molti quindi i comportamenti errati che dovremmo rivedere.
Su tutti, l’insufficiente tempo che i nostri bambini passano all’aperto. Se infatti una volta era consuetudine passare le proprie giornate all’aperto, oggi tra scuola, corsi e televisione i nostri ragazzi stanno sempre più chiusi tra quattro mura (soprattutto gli adolescenti, ma riguarda tutti i bambini). Un atteggiamento inconsapevole, anche da parte di noi genitori, ormai abituati a questo tipo di quotidianità, ma assolutamente pericoloso, perché oltre alle implicazioni psicologiche e neurologiche (il tempo passato all’aperto giocando ed esplorando è fondamentale per la crescita mentale, per il raggiungimento dell’indipendenza e per lo sviluppo di capacità logiche) ce ne sono di fisiche.
La vitamina D, infatti, viene recuperata dal nostro organismo prevalentemente e quasi esclusivamente attraverso l’esposizione al sole (attraverso la quale il nostro organismo sintetizza la vitamina D), e la prima regola deve quindi essere l’aumento del tempo passato fuori, all’esterno. “Gioco e attività fisica all’aria aperta - si legge nel comunicato della Società Italiana di Pediatria - dovrebbero essere maggiormente incoraggiati soprattutto durante la bella stagione, anche perché da novembre a febbraio l’inclinazione dei raggi ultravioletti è insufficiente a favorire la produzione di vitamina D”.
“Il consiglio - continuano i medici - è rivolto soprattutto agli adolescenti che registrano i deficit più elevati di vitamina D anche a causa di stili di vita errati, come passare molte ore chiusi in casa davanti al computer o alla tv e non fare attività fisica”.
Altri fattori di rischio, dicevamo, sono l’allattamento al seno esclusivo prolungato (oltre, quindi, i 6 mesi, tipico di alcune culture) e l’obesità dei bambini: l’allattamento al seno esclusivo è pericoloso in quanto non sempre il latte della mamma contiene adeguati livelli di vitamina D; l’obesità e il sovrappeso sono invece causa di ipovitaminosi D poiché i lipidi e l’adipe in eccesso “rubano” questo elemento . Anche il colore della pelle deve essere considerato tra i fattori di rischio, perché purtroppo una pelle più scura fa maggiormente fatica a sintetizzare la vitamina D rispetto ad una pelle più chiara (pensiamo solo alla protezione “naturale” in più che questo tipo di pelle più scura ha rispetto ad una molto chiara), ed è quindi opportuno chiedere al proprio pediatra quale sia l’atteggiamento migliore da adottare in questi casi.
Accanto alla maggiore esposizione solare possiamo tuttavia ricorrere ad altri metodi (non alternativi ma aggiuntivi), come l’integrazione di questa vitamina attraverso integratori naturali (soprattutto durante i mesi invernali, periodo durante il quale l’inclinazione dei raggi UV non permette comunque di reperire al meglio la vitamina D).
Da settembre a maggio noi da qualche anno ci affidiamo quindi ad Haliborange e ai suoi integratori di vitamina D (a base di vitamina D3, completati con vitamine, sali minerali ed altri ingredienti importanti per lo sviluppo) per aiutare i nostri bambini a fare incetta di questo elemento, in modo da assicurare loro un corretto sviluppo osseo e dare loro un aiuto nel contrasto delle malattie più comuni (soprattutto quelle stagionali, momento nel quale le difese si abbassano maggiormente), grazie alla carica che questi integratori danno al loro sistema immunitario.
In base al momento possiamo anche scegliere se dare ai nostri bambini la vitamina D di Haliborange attraverso lo sciroppo, le gocce o le compresse masticabili: tutti i prodotti hanno davvero un gusto piacevole, e ai nostri bambini ormai piace questa sanissima abitudine!
Giulia Mandrino
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