Il mindful eating
Cosa c’entrano tra loro la meditazione e il cibo? C’entrano moltissimo, quando a metterli in relazione è il mindful eating, una tecnica di meditazione che ci permette di mantenere maggiore controllo sulle nostre abitudini alimentari.
È utile soprattutto nel caso in cui abbiamo bisogno, in certi periodi più che in altri, di ritrovare armonia nella nostra alimentazione, non solo dal punto di vista del dimagrimento e del sovrappeso, ma anche in relazione al rapporto che abbiamo con il cibo. Capita a tutti, infatti, di vivere periodi nei quali l’abbuffarsi o il mangiare nervosamente sembrano inevitabili. Ma non è una necessità fisica: parte tutto dalla mente. Ed ecco che il mindful eating ci aiuta tanto a stare bene con noi stessi, mentalmente ed emozionalmente, quanto a sentirci bene fisicamente, grazie ad una alimentazione sana e bilanciata, ma soprattutto armonica.
Il mindful eating: come mettere in relazione meditazione e cibo per stare meglio con noi stessi, mentalmente e fisicamente
Il mindful eating si basa essenzialmente sulla pratica buddista della meditazione, sul mindfulness, che significa riprendere contatto con le nostre emozioni, le nostre sensazioni profonde e il nostro essere, fisico e mentale. Questa pratica molto dolce ma estremamente efficace ci aiuta non solo nei momenti di sconforto o quando abbiamo bisogno di risollevarci da periodi di depressione, ma può venirci in soccorso anche quando si tratta di disturbi dell’alimentazione o di comportamenti non positivi legati al cibo.
Attraverso l’ascolto del nostro corpo, delle nostre sensazioni e delle nostre emozioni, riusciremo così a riprendere il controllo del nostro rapporto con il cibo, sviluppando una forma di meditazione e di pensiero che ci aiuta a diventare più consapevoli delle esperienze che viviamo, ascoltando gli indizi che il nostro corpo ci manda e riconoscendo le emozioni che leghiamo al cibo.
In questo momento storico l’atto del “mangiare” è davvero molto diverso da come è stato per millenni. Non solo l’abbondanza di materie ci ha portati a non porre più la giusta attenzione sulla nostra alimentazione, ma è anche il “come” mangiamo a sfasarci. Mangiamo distrattamente, davanti al computer, senza pensare a cosa mangiamo ma solo al mangiare in sé (e nemmeno troppo). E poi mangiamo troppo in fretta (deleterio, perché non diamo il tempo allo stomaco e al cervello di comunicarci che siamo sazi, e in questo modo quando il segnale ci arriva abbiamo già mangiato troppo). Al contrario, poi, viviamo in un’epoca nella quale il corpo (ma solo a livello estetico) è molto centrale, e i disordini alimentari ne sono una conseguenza.
Insomma: la nostra fame non è più una fame reale, ma è più una voglia (o non voglia) di mangiare, un atto abitudinario, un qualcosa che ci è dovuto. E, soprattutto, è qualcosa che leghiamo allo stress (anche inconsciamente), ed è qualcosa di molto psicologico. Stare bene fisicamente significa stare bene mentalmente e viceversa, e un cattivo rapporto con il cibo porta a disordini mentali, così come lo stare male mentalmente ed emotivamente ci porta a sviluppare un errato e deleterio rapporto con il cibo.
Riprendendo però coscienza delle sensazioni riconosceremo finalmente la vera fame fisica, quella sana e benefica, distinguendo quella reale da quella dettata dall’abitudine (a volte sono semplicemente gli odori o la vista di certi cibi a scatenare la fame) o dall’emotività (quella che ci porta alle abbuffate). Spesso, infatti, sono semplicemente dei fattori esterni che ci portano a voler mangiare, dei trigger che scatenano in noi sensazioni di fame quando in realtà non ne avremmo bisogno. Insomma: il mindful eating ci libera dal nervosismo famelico per farci riconquistare una dimensione più naturale di questo atto vitale.
Non serve solo meditare e pensare, quando mangiamo, per raggiungere il mindful eating. Ci sono infatti gesti che ci aiutano, attraverso il fisico, a riflettere e a prendere coscienza di tutte queste sensazioni di cui parlavamo.
Ecco quindi come fare per cominciare a riprendere consapevolezza e sperimentare il mindful eating:
- Mangiare lentamente, senza distrazioni (quindi non davanti alla tv o allo smartphone).
- Cercare di capire quando la fame che ci assale è un reale bisogno di nutrirci o solo una sensazione data da qualche fattore esterno che la scatena.
- Ascoltare le sensazioni fisiche della fame, per saperle riconoscere sempre (i crampetti, la sensazione di stomaco vuoto, il bisogno di energia).
- Mangiare solo fino a quando ci sentiamo sazi, e non per gola.
- Ascoltare le sensazioni di senso di colpa e di ansia che associamo al cibo, per riconoscerle e affrontarle.
- Entrare in una dimensione che ci permette di associare il “mangiare” con il “benessere”. Pensare quindi al cibo non come un nemico o un premio, ma come qualcosa che contribuisce al nostro stare in salute.
- Ascoltare il nostro corpo: come stiamo dopo una abbuffata? E come stiamo dopo un pasto come si deve?
- Godersi il cibo: apprezzarlo, annusarlo, assaporarlo davvero, guardarlo e notare ogni piccolo particolare.
Giulia Mandrino