Cosa fare quando i nostri figli sono vittime di bullismo
Argomento delicato, delicatissimo, il bullismo. Ma che va affrontato e non spazzato sotto il tappeto. Dialogo, confronto e supporto sono fondamentali, sempre, e soprattutto quando parliamo di violenza fisica, virtuale e psicologica tra coetanei.
Prevenire è meglio che curare, quindi parlare del bullismo è sempre consigliato, per sensibilizzare tutti i ragazzi sul tema, in modo da dare loro degli strumenti per far affrontare una situazione di bullismo e, non ultimo, per far sì che capiscano che il bullismo è una cosa terribile, da condannare.
Ma nel momento in cui ci rendiamo conto che i nostri figli sono bullizzati (qui un articolo su come riconoscere una situazione di bullismo), che fare? Che parole usare?
Cosa fare quando i nostri figli sono vittime di bullismo: le parole e i gesti da usare quando i nostri figli sono bullizzati
Togliamo il senso di colpa e la vergogna
La prima insidia del bullismo (e vale anche per la violenza domestica) è il senso di colpa: la vittima, infatti, tende a sentirsi colpevole. In altre parole, sentono “di essersela cercata”, o di meritare questa violenza. La prima cosa da dire e fare capire a fondo, quindi, è che in nessun caso, MAI, la colpa è loro, che loro non sono sbagliati, che non hanno fatto nulla di male e che nessuno lo merita. Non deve esserci alcuna vergogna nel dire che c’è qualcuno che ci sta facendo del male. La vergogna dovrebbe essere da parte loro.
Raccontiamo la nostra storia
In piccolo o in grande, tutti siamo passati dal bullismo, anche solo con poche parole maleducate rivolte nei nostri confronti. C’è poi chi è stato vittima a sua volta di bullismo, o chi ha assistito a qualcuno di bullizzato. Con il tempo siamo riusciti a ragionarci sopra, a vedere come si può risolvere la situazione. Una buona strategia, quindi, può essere quella di raccontare ai nostri figli la nostra esperienza, articolandola e non lesinando sui dettagli, mostrando come tutti ci possano passare e di come le soluzioni possano essere diverse.
Lasciamo che esprimano le proprie emozioni
Quando un ragazzo o una ragazza sono vittima di bullismo, spesso tendono a non parlarne, a tenersi tutto dentro. Facciamo invece capire che possono sfogarsi, dirci tutto, che possono provare tutte le emozioni che sentono, e nel momento in cui si aprono cerchiamo di essere una spalla su cui piangere, delle orecchie che ascoltano attentamente e un eventuale supporto se richiesto.
Ricordiamogli chi sono e che sono importanti
Il bullismo porta la vittima a sentirsi sbagliata, a sentirsi in difetto, a sentirsi brutta e chi più ne ha più ne metta. Diciamo quindi ai nostri figli quanto sono importanti, quanto sono speciali, quali sono i loro pregi, e che non importa ciò che dicono gli altri: ognuno ha il diritto e il dovere di vivere la propria vita come vuole, di essere chi davvero è, di vestirsi come sente, di seguire i propri sogni e di mettere in atto le proprie competenze come crede, rispettando gli altri. Sottolineiamo quindi l’intelligenza dei nostri figli, la loro bellezza, le loro abilità, celebrando le loro vittorie e ridimensionando le sconfitte, facendogli sentire che sono amati per quello che sono, non solo da noi, ma da chi gli sta attorno.
Cerchiamo insieme una strategia
Coinvolgere gli adulti è sempre difficile, per i ragazzi, e parlarne con i genitori e gli insegnanti è un peso. Ma nel momento in cui lo fanno, non facciamoli una paternale e non tentiamo di prendere in mano la situazione in maniera esclusiva. Loro sono i protagonisti di questa brutta situazione ed è giusto che la si affronti insieme. Ecco perché è consigliato provare a cercare una soluzione insieme, capendo quale sia l’atteggiamento giusto da intraprendere in base alla situazione specifica. È meglio coinvolgere gli insegnanti? Come si sentirebbero ad avvisare i genitori dell’altro ragazzo coinvolto? Quali sono le parole che potrebbero usare nel momento in cui vengono bullizzati?
Parliamo delle debolezze
Ma non delle nostre: parliamo di quelle dei bulli. Chi attacca, verbalmente o fisicamente, spesso è vittima lui stesso di un’insicurezza e di un disagio. Quale può essere quello di chi ci sta tormentando? Noi siamo in grado di affrontare le nostre debolezze senza farle sfociare in violenza, ed è importante non lasciare che le debolezze degli altri ci condizionino la vita.