I bambini italiani credono ancora negli stereotipi
Vorremmo non fosse vero, che fosse una supposizione. Ma in realtà è proprio così, ed è il risultato di una ricerca da Comunicazione 2000 nell'ambito del progetto “Oggi per Domani”: per i bambini italiani gli stereotipi sono normali.
I nostri figli, tendenzialmente, sono ancora convinti che una donna non possa fare il meccanico, che le ballerine siano solo donne, che il blu sia da maschio e il rosa da femmina, che le faccende domestiche siano da mamma e che il lavoro sia prerogativa del papà.
I bambini italiani credono ancora negli stereotipi: una ricerca mette in luce l’incidenza degli stereotipi di genere nei bambini italiani
Lo studio, realizzato con il contributo del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato condotto su un campione di 300 classi di 70 scuole dell'infanzia e primarie del Comune di Roma. Le scuole hanno aderito ad una campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere, e grazie a questa iniziativa lo studio ha potuto raggiungere oltre 8.000 bambini.
L’intento della ricerca e dell’intervento di Comunicazione 2000 (che mostra ai bambini delle scuole aderenti anche un video animato che, in chiave giocosa, vuole promuovere una cultura di genere basata sull’integrazione e sul rispetto) è “scommettere sull’importanza di sensibilizzare i bambini fin dai primi anni di età sul fenomeno della violenza di genere al fine di formare, domani, adulti consapevoli”, come si legge sul sito del progetto. Perché “intervenire sui più piccoli significa, infatti, favorire un cambiamento culturale e combattere gli stereotipi e i pregiudizi legati al genere, prima che questi vengano trasmessi – anche inconsapevolmente – dalla società”.
Detto questo, il risultato della ricerca ha mostrato chiaramente che nei bambini, anche nei più piccoli, purtroppo esistano ancora concezioni radicate come i lavori “da uomo” e “da donna”.
La ricerca mette in luce che per il 53% degli insegnanti interpellati sostiene che tra i bambini tra i 3 e 10 anni esistano e siano radicati gli stereotipi di genere, molte volte sfocianti in pregiudizi. E non solo riguardo alle professioni, come detto sopra, ma anche riguardo a giochi e giocattoli.
Le bambole, quindi, sono solo da femmine; gli attrezzi da falegname solo per maschi; la cucina è per femmine; le macchinine per maschi; e così via.
L’unico dato confortante è che, nel campione preso in considerazione, solo per il 2% dei bambini la donna è il “sesso debole”.
La ricerca ha anche preso in considerazione i programmi delle scuole, per capire se sono all’altezza della richiesta e se sono presenti in maniera efficace. Il risultato è che il 70% delle scuole programma lezioni per sensibilizzare gli alunni contro la violenza, ma soprattutto quella riguardante bullismo e cyberbullismo. La violenza di genere viene affrontata solo dal 40% di queste iniziative. Tutti gli insegnanti, tuttavia, hanno dichiarato di parlare spesso ai bambini di questi temi, delle pari opportunità, del rispetto e dell’uguaglianza di genere.
Il risultato parla chiaro: pur essendoci ancora moltissimi (troppi) stereotipi di genere tra i bambini, nelle scuole, volenti o nolenti, non ci sono ancora abbastanza programmi e interventi per arginare ed eliminare questa tendenza. Perché gli stereotipi portano ai pregiudizi, ai giudizi, all’esclusione, alla violenza di genere, e si costruiscono piano piano, con piccole frasi accettate, con immagini culturali troppo radicate e con abitudini sbagliate di cui non ci accorgiamo.