Le Principesse Disney rafforzano gli stereotipi: è scientifico
Vi è mai capitato di riguardare "Friends" dopo anni dalla messa in onda? Sia chiaro, è un nostro cult show e lo adoriamo, ma certe battute sono davvero (davvero) invecchiate male. Lo sguardo bianco totalizzante, le battute discriminatorie, le relazioni non proprio equilibrate... Detto questo, da "grandi" possiamo godere delle puntate in tutta coscienza, riconoscendone i limiti.
Lo stesso vale per i cartoni animati, e soprattutto per i classici. Non si è estremisti se si pensa che siano un filino retrogradi e diseducativi, e non si è talebani se ci si trova a riflettere se sia il caso o meno farli vedere ai nostri bambini, in quest'epoca.
Detto questo, sembra impossibile evitare di guardare Cenerentola o Biancaneve, Pocahontas o le principesse. Bene: non c'è bisogno di non guardarli; ma sarebbe meglio guardarli ragionando e spiegando perché certe immagini e certe parole siano oggi del tutto sbagliate. No, non è "cancel culture". È rispetto.
La scelta di Disney+
D'altra parte, il discorso non parte solo dai genitori, ma è lo stesso colosso Disney a ritenere che certi contenuti, oggi, non siano esattamente educativi, tanto da inserire certi titoli in una sezione "+ 7 anni". Prima dei 7 anni e senza le giuste guide, insomma, i bimbi e le bimbe è meglio che non guardino alcuni cartoni animati perché particolarmente zeppi di stereotipi o di immagini razziste o per niente rispettose.
Naturalmente si tratta di prodotti che hanno già la loro età. Gli ultimi cartoni o lungometraggi Disney e Pixar, infatti, sono decisamente più inclusivi e coscienziosi. Recentemente abbiamo letto a proposito un meme divertente eppure verissimo: sembra quasi che i millennials oggi alla guida di Pixar stiano facendo "scusare" i genitori della generazione precedente per tutti gli errori fatti. Avete visto Red? Ecco, guardatelo (e provate a farlo senza versare nemmeno una lacrima!).
E pensiamo anche alle eroine presentate ultimamente: non si tratta più di principesse vincolate alla forza maschile o al lieto fine, ma di guerriere indipendenti che rappresentano finalmente un modello più ampio di donna.
Perché certi cartoni sono diseducativi
Ma torniamo al discorso sulla diseducazione. È vero: certi cartoni contengono stereotipi (anche sottilissimi o in secondo piano) davvero pericolosi, perché inconsciamente entrano nell'immaginario, plasmando indirettamente la realtà e rischiando che questa resti ferma al secolo scorso. Non si tratta, peraltro, di stereotipi legati solo alla sfera femminile, con le classiche donzelle da salvare, ma anche alle minoranze (non solo etniche e religiose).
E a chi dice "è un'esagerazione", è possibile rispondere tranquillamente che non lo è. E che a dirlo sono anche studi scientifici, come quello pubblicato da Sarah Coyne sulla rivista Child Development (November/December 2016, Volume 87, Number 6, Pages 1909–1925), dal titolo Pretty as a Princess: Longitudinal Effects of Engagement With Disney Princesses on Gender Stereotypes, Body Esteem, and Prosocial Behavior in Children. Tradotto: Carina come una principessa: gli effetti longitudinali dell'affezione nei confronti delle principesse Disney sugli stereotipi di genere, l'autostima fisica e il comportamento sociale nei bambini. La ricerca mette in luce esattamente come le narrazioni disneyane contribuiscano a rafforzare gli stereotipi di genere nella mente dei bambini e delle bambine e ad abbassare l'autostima (dato che la bellezza è costantemente esaltata e associata al valore personale delle ragazze).
Educare al rispetto prima di guardare
Stabilito che gli stereotipi ci sono, e che non è un'esagerazione affermarlo (pensiamo a come vengono rappresentati i pellerossa in Peter Pan, i "selvaggi" in Pocahontas e compagnia bella), non è necessario evitare la visione. Dopo i cinque anni (prima è un po' presto) possiamo procedere tranquillamente con Cenerentola e Peter Pan, ma utilizzandoli come scusa per parlare di stereotipi, scardinandoli.
Prima di procedere con la serata cinema, quindi, è bene fare notare ai bambini e alle bambine che questi cartoni hanno una certa età e che al loro interno ci saranno rappresentazioni che non rispecchiano la realtà e che non dovrebbero essere prese come verità. Dopo la visione, quindi, è possibile parlarne, provando a riflettere su ciò che si è visto, sulle azioni intraprese dai protagonisti (soprattutto le principesse), su ciò che è piaciuto e ciò che è suonato, invece, un po' forzato. Insomma: i cartoni animati classici possono restare tali e mantenere il loro posto nella libreria (virtuale), ma solo se diventano l'occasione per riflettere insieme, parlare di stereotipi e ragionare con coscienza.