L'amico immaginario è davvero importante
Capita spesso che a lui ci si riferisca come a qualcosa di buffo, o che addirittua lo si infili in battute denigratorie per sottolineare l'ingenuità o la bizzarria di alcune persone. Eppure l'amico immaginario è davvero importante per le bambine e i bambini.
"Un personaggio invisibile, che ha un nome e che viene nominato nelle conversazioni con altre persone oppure con il quale si gioca per un periodo di tempo - almeno qualche mese -, che per il bambino ha una parvenza reale, e che tuttavia non ha oggettivo fondamento": questa la definizione data da Svendsen nel 1934 e ancora oggi utilizzata per indicare l'amico immaginario dei bambini, una presenza importante per lo sviluppo sociologico. Ecco perché.
Moltissimi bambini lo hanno
È intuibile, ma anche i numeri lo dimostrano: la maggior parte dei bambini e delle bambine durante la propria vita ha avuto un amico immaginario. Secondo uno studio dell'Università dell'Oregon condotto insieme all'Univesità di Washington su un campione di bimbi e bimbe di 7 anni, si parla circa del 65%. Un dato che, peraltro, non varia molto tra bimbi piccolissimi e bimbi che hanno iniziato la scuola elementare.
Secondo la professoressa Stephanie Carlson, assistente di psicologia presso l'Università di Washington, si tratta di percentuali importanti che contraddicono molte delle teorie passate riguardanti le fasi dell'infanzia, come per esempio quelle proposte da Sigmund Freud e Jean Piaget, dal momento che i numeri dimostrano come avere un amico immaginario sia normale anche tra i bambini che frequentano la scuola, e non solo tra quelli di 2-3 anni.
I 2-3 anni, peraltro, è proprio l'età più comune attorno alla quale cominciano a comparire i compagni immaginari, che non sono definitivi e che spesso cambiano e si evolvono durante l'infanzia, aumentando di numero, variando completamente o trasformandosi in diversi personaggi (non solo umani).
A volte, gli amici immaginari sono fisici e concreti: si tratta dei peluche, dei pupazzi e delle bambole. Altre volte si tratta di persone o animali "invisibili" con i quali le bambine e i bambini comunicano e si interfacciano, ad alta voce oppure nella propria mente.
A cosa serve l'amico immaginario
Ma perché i bambini e le bambine hanno un amico immaginario? Qual è il suo ruolo? La sua funzione?
Prima di tutto, l'amico immaginario rappresenta un'opportunità unica e molto profonda per giocare di ruolo, inventando situazioni (infantili o adulte) nelle quali i bambini possono sperimentare la lettura del mondo, il problem solving e la fantasia.
Si tratta poi di uno strumento per praticare la propria socialità. E non è per nulla vero che ad avere gli amici immaginari siano i bambini e le bambine più timidi. Anzi: fare pratica con l'amico immaginario permette ai bimbi di interagire con più agio con i loro coetanei.
Questo amico, inoltre, è un ascoltatore molto prezioso. A lui i bimbi e le bimbe confidano le proprie domande, i propri timori, i propri pensieri, ricevendo risposte adeguate alla loro comprensione, perché di fatto arrivano da loro stessi.
Comprendere ed esprimere le emozioni
Accanto a tutto questo, l'amico immaginario rappresenta anche la possibilità per il bambino di affrontare meglio ciò che ha dentro, indagando le proprie emozioni e i propri sentimenti mentre "parla" con un'altra persona (seppur invisibile e reale solo per lui - che, tuttavia, sa molto bene che si tratta di finzione).
Infine, l'amico immaginario è un grande consolatore, proprio per tutti questi motivi: a lui i bimbi e le bimbe affidano le emozioni, le insicurezze, i dialoghi interiori, le fantasie, i giochi, e a lui si affidano quando hanno paura o si sentono a disagio, facendoli sentire meno soli.