Perchè dopo 3 settimane di elementari ho cambiato scuola a mio figlio vol 1
Questo post riceverà una quantità di critiche e di commenti negativi notevoli. Ne sono consapevole ma credo che il lavoro di blogger sia quello non solo di darvi le ricettine delle torte, consigliarvi libri e lavoretti e creme per il sederino: credo che sia doveroso mettersi in gioco al 100%, e dire tutta la verità nient'altro che la verità, anche se a volte questa può far male.
Ma partiamo dall'inizio. Ho iscritto Tommy a una scuola pubblica che mi sembrava ricca di proposte interessanti dal punto di vista dell'apprendimento. Trovavo un po' affrettato l'inserimento nel senso che a mio modo di vedere poteva essere curato maggiormente, quindi maggiore gradualità e ricchezza di contenuti pedagogici per i bambini e i genitori ma mi sono detta "sei sempre la solita rompipalle esagerata". Ok. Pronta, fiduciosa e presa bene. Via. L'inizio mi è sembrato abbastanza positivo, fino a quando non ho fatto la prima riunione di classe.
I genitori presenti avevano un unico interesse: la parte burocratica. "che colore deve essere la copertina di italiano? Dove appiccico l'etichetta, margine destro o sinistro? E per le scarper da ginnastica? Come facciamo a fare il pagamento del corso di inglese, la rappresentante li raccoglie o facciamo il bonifico?". Insomma, su cosa facessero questi figli a scuola non importava a nessuno. Maestre sorridenti, ci raccontavano di quanto fosse impegnativo il passaggio e quanto fosse faticoso per i bambini come per le insegnanti l'inizio."PENSATE CHE PER COPIARE ALLA LAVAGNA "IO SONO A SCUOLA CON I MIEI AMICI E MI DIVERTO TANTO" CI HANNO MESSO 3 ORE. Eh sticapperi, non sanno scrivere, certo che ci mettono 3 ore. La domanda che sorge spontanea è: che senso ha far copiare alla lavagna una frase a un bambino che non sa scrivere? Lo si fa per allenare il bambino a livello di manualità fine (ho scoperto poi che ci sono almeno 30 modi più intelligenti per farlo, più coinvolgenti ed efficaci ma questo ve lo racconto dopo). Perfetto. Ma questi bambini, cosa fanno in classe per 8 ore? Non per qualcosa, ma questo non è un parcheggio, vorrei un attimo capire. Così ho alzato la mano e ho fatto LA DOMANDA "Scusi Maestra, posso domandarle qual'è la routine del bambino in classe?". Occhi sgranati di maestre e genitori, avessi chiesto se i capelli la maestra li fonava o li piastrava e in che giorno la settimana ci sarebbe stato meno imbarazzo. Tutti mi guardavano come "eccola, è arrivata la mamma ansia di turno". Con grande disagio la maestra incomincia a raccontare cercando di rassicurarmi, per cui i bambini arrivavano in classe, poi iniziavano le lezioni con fatica perchè sono piccoli, non riescono a stare fermi poverini, poi via all'intervallo delle 10, IN CLASSE, poi si continuano le lezioni, poi si va in mensa, poi SE E' BELLO ANDIAMO FUORI IN GIARDINO, poi torniamo in classe e lavoriamo un po', e dulcis in fundo se sono tanto stanchi e brasati GUARDIAMO I CARTONI. S.C.O.N.V.O.L.T.A. Ma il bello che tutti erano tranquilli e sereni, ero solo io quella sconvolta. Sui cartoni non mi sono permessa di dire nulla, d'altronde cosa vuoi dire mai, non ci sono margini di discussione (devo essere io a spiegare loro che, come ha affermato poi la preside della scuola, se i bambini sono stanchi li si porta a fare una bella corsa in giardino, che i cartoni sono eccitanti e che era l'ennesima attività passiva proposta nella giornata?). Ho solo chiesto nuovamente se avevo capito bene che i bambini non uscivano nell'intervallo delle 10 e mi è stato detto che sì, stavano in classe: potevamo portare dei giochi di società o un piccolo gioco a testa. Quindi il bambino da giocare tutto il giorno all'asilo passava a lavorare tutto il giorno fermo. Ok. Poi ho domandato cosa facevano dopo pranzo se il tempo era brutto: e mi hanno risposto che stavano in classe. E la palestra? "ma ci pensa portare 300 bambini in palestra?". E fare almeno turni? "ma no diventa impossibile da gestire". Quindi se fa brutto stanno dalle 8,30 alle 16,30 in classe, se gli va bene si guardano anche un cartone così stanno fermi meglio. Dopo due settimane mio figlio era nel banco attaccato alla cattedra in mezzo a due bambine. Come minimo avrà pestato l'insegnante per essere lì, quindi ho chiesto alle maestre come mai fosse finito nel banco dell'asino e loro mi han risposto che era per aumentare il suo grado di attenzione. Ok. Il medioevo. Qui non c'era malafede, era solo un mondo rimasto indietro di 30 anni almeno a livello di pedagogia. Ma qui non c'è pedagogia, c'è didattica, per altro estremamente datata. Ma nessuno ha detto loro che esistono 3 tipi di intelligenze? Che l'apprendimento vero viene dall'esperienza? Perchè la chirurgia va avanti e la didattica in questa scuola no?
A breve il proseguimento...
Giulia Mandrino