I più bei cavallucci a dondolo per bambini
Giovedì, 30 Gennaio 2020 15:45Diciamo “cavalluccio”, ma in realtà ormai se ne trovano dedicati a tutti gli animali. In ogni caso, il dondolo è un bellissimo giocattolo per i bambini, che permette di stimolare la motricità e la coordinazione, insieme all’equilibrio, e che stimola allo stesso tempo la fantasia, spingendo i bambini al gioco di ruolo e all’invenzione di situazioni e racconti in sella al loro animale.
Ecco una selezione dei più bei peluche a dondolo per bambini, per divertirsi e crescere in armonia. E per arredare la cameretta in maniera favolosa!
I più bei cavallucci a dondolo per bambini: i più bei peluche a dondolo da regalare ai nostri bambini
Il classico cavalluccio di legno
Adatto ai bambini a partire dall’anno di età (o comunque quando cominciano a reggersi in piedi da soli e a camminare), questo cavalluccio a dondolo in legno è bellissimo nella sua classicità, con il sellino laccato di rosso e la struttura per non cadere. Lo trovate qui.
Il cavalluccio peluche
Sempre un cavallo, ma stavolta in peluche e con delle redini e delle staffe, per bimbi un po’ più grandi che vogliono sentirsi veri cowboy e vere cowgirl. Lo trovate qui.
Il cavalluccio-trattore
Questo è un dondolo per bambini e bambine che amano la natura, i mezzi di trasporto e l'aria aperta: un trattore a dondolo per bimbe e bimbi davvero avventurosi e curiosi!
L’alpaca a dondolo
Devo ammetterlo: è il mio preferito. Questo alpaca a dondolo di Labebe è bellissimo e dolcissimo, perfetto per i bambini fino ai cinque anni. E quando non viene utilizzato, sta benissimo in cameretta come arredamento!
Il cigno a dondolo
Lo stesso discorso vale per questo cavalluccio della stessa marca. Stavolta si tratta di un romanticissimo cigno per bambini dai 6 ai 36 mesi, con una seduta sicura e delle cinghie molto utili per far sì che i bambini non cadano.
L'unicorno a dondolo
L'unicorno è l’animale fantastico cult degli ultimi anni, no? Allora questo dondolo unicorno per bambini non potrà mancare in cameretta.
Il cerbiatto a dondolo
Infine, quanto è bello questo cerbiatto a dondolo? Perfetto per i bimbi dai 12 ai 36 mesi, è divertente e renderà la cameretta un magico bosco abitato dagli animali più affascinanti!
Quando cambiare il ciuccio
Giovedì, 30 Gennaio 2020 08:49C’è chi al proprio bambino non lo dà mai, e di conseguenza non si pone il problema. Ma chi ha bambini che utilizzano il ciuccio sa che è una domanda apparentemente semplice ma che in realtà è molto importante: quando cambiare il ciuccio del proprio bambino? (Qui un articolo con tutto ciò che c’è da sapere riguardo al ciuccio).
I bambini fanno infatti cadere il ciuccio innumerevoli volte, lo tengono in bocca per ore e ore, lo sporcano, lo fanno sparire… E al di là di tutte queste considerazioni, c’è soprattutto da tenere in conto la sicurezza. Ovvero: se un ciuccio è assolutamente sicuro per i bambini, non lo è più nel momento in cui si usura, diventando addirittura pericoloso (con il rischio di soffocamento per il bambino).
Quando cambiare il ciuccio: i segnali che ci dicono che è ora di sostituire il ciuccio
Appunto perché una volta usurati i ciucci diventano pericolosi, è bene rimpiazzare quello del proprio bambino al primo segno di “invecchiamento”, ovvero quando il materiale sembra indurirsi, quando è addirittura rotto o rovinato, quando il colore è molto cambiato rispetto all’originale o quando ci sono buchi. Anche i punti che appaiono più “deboli” degli altri devono fare scattare un campanello di allarme, perché possono indicare un punto che si romperà a breve, con il rischio che si rompa proprio nella bocca del bambino mentre ciuccia.
Altro segnale di “vecchiaia” è l’appiccicosità: quando lo laviamo e lo asciughiamo, se la tettarella resta appiccicosa è segno che dobbiamo cambiare il ciuccio.
Dopodiché è assolutamente necessario cambiarlo in base all’età, utilizzandone sempre uno adatto ai mesi del bambino. A sei mesi, quindi, sarà bene cambiarlo, ricordandosi sempre di sostituirlo a seconda della misura.
La frequenza di sostituzione del ciuccio, tuttavia, cambia anche in base all’utilizzo. Se il bambino lo usa solo la sera, ad esempio, durerà molto di più rispetto a quello di un bambino che lo utilizza più volte durante il giorno.
Ma dipende anche da un altro fattore, ovvero dall’intensità del succhio del bambino. Ci sono bambini che succhiano con forza, mentre altri utilizzano il ciuccio solo “appoggiandolo”, tenendolo in bocca in maniera molto più semplice.
In generale, tuttavia, la regola da seguire sarebbe quella dei due mesi, ovvero sostituire il ciuccio ogni paio di mesi in modo da essere sicuri che non ci siano problemi.
Il consiglio, quindi, è quello di sostituire il ciuccio ogni volta che compaiono i segni dell’usura o quando il bambino cresce (cambiando di conseguenza misura), oppure ogni due mesi. Teniamone poi sempre uno di riserva: in questo modo nel momento in cui il ciuccio dovrà essere sostituito il bambino avrà il suo “preferito”, e quando il ciuccio cadrà ne avremo sempre uno pulito a disposizione.
Cosa comprare per l’arrivo del secondo bambino
Mercoledì, 29 Gennaio 2020 14:59Avere un secondo figlio è bellissimo, impegnativo, faticoso, meraviglioso… E certamente cambia l’essere genitori (qui un articolo dedicato all’argomento). E tra le mille domande che frullano in testa, ce ne sono anche di più terra terra e pragmatiche. Ovvero: ma cosa bisogna effettivamente comprare? Cosa riciclare e riutilizzare? Cosa è meglio cambiare per sicurezza? E ci sono cose che dobbiamo proprio comprare?
Cosa comprare per l’arrivo del secondo bambino: cosa riutilizzare e cosa comprare da zero per il fratellino
Il seggiolino auto
Se il seggiolino ha troppi anni, probabilmente non è più a regola (e contiamo che oggi è obbligatorio e di legge che sia dotato di dispositivo anti abbandono). Lo stesso vale se il seggiolino è rimasto coinvolto in un incidente: proprio come i caschi della moto e delle bici, se ha subito urti è ormai compromesso. Ed è da cambiare anche nel caso in cui la portiera dell’automobile sulla quale era collocato è stata danneggiata, per evitare che ogni danno, anche non visibile, possa rappresentare un rischio.
Il materasso
I materassi per bebè migliorano ogni anno, e questo è già un motivo per comprarne uno nuovo. Ma è anche una questione di igiene, dal momento che questi oggetti nei mesi che accolgono il bambino si riempiono di germi, batteri e fluidi corporei.
I ciucci e le tettarelle del biberon
Questo è un acquisto da effettuare nuovo per ogni bambino, sia per motivi igienici (ovvi), sia perché i vecchi ciucci e le vecchie tettarelle possono essere pericolosi. Con il tempo si rovinano, e potrebbero addirittura staccarsi delle piccole parti pericolose per il soffocamento.
Gli indumenti intimi (probabilmente)
I vestiti solitamente (se non nel caso di nascite in stagioni completamente opposte, ovvero estate ed inverno) vengono riutilizzati dalle mamme e dai papà per vestire il secondo figlio, ma molti non amano riutilizzare i body, le mutandine e le canottierine, per motivi di igiene e perché, spesso, molto rovinati rispetto agli abiti più esterni.
La pedana per il passeggino
Questo è un accessorio che in realtà servirà al primo bimbo: invece di comprare un nuovo passeggino o di prenderne uno gemellare, se il primo figlio è abbastanza grande possiamo infatti applicare alla base del passeggino la pedana, su cui si appoggerà durante il trasporto.
I libri per bambini contro il razzismo
Mercoledì, 29 Gennaio 2020 09:16Un consiglio spassionato: questi libri dovremmo leggerli tutti. Tutti noi, piccoli e adulti, e tutti e nove. Perché non solo sono bellissimi e appassionanti, ma perché aprono la mente, allenano l’empatia e stimolano il ragionamento su un tema ancora purtroppo molto attuale come il razzismo.
Perché crescere bambini rispettosi e che non siano razzisti passa prima di tutto dal nostro esempio, è vero, ma vivendo in una società e in una cultura ancora zeppa di pregiudizi è meglio rafforzare ancora di più questi insegnamenti, affidandoci ai più bei libri contro il razzismo per bambini (dopo i libri per bambini per parlare di migrazioni).
I libri per bambini contro il razzismo: quali letture proporre per sconfiggere i pregiudizi legati al razzismo della società
Gli Smei e gli Smufi
Per i bimbi più piccoli, dai tre anni, questo libro (acquistabile qui) parla del pianeta lontano su cui vivono gli Smei, che sono tutti rossi, e gli Smufi, che sono tutti blu. Smei e Smufi non giocano mai assieme... Finché uno Smufo e una Smea si innamoreranno!
Tea - e tu di che colore sei?
Questo libro per bambini dai 4 anni fa parte della serie “Tea”, bimba di sei anni che vive una vita molto simile a quella della maggior parte dei bambini. Come ogni bambino della sua età, si guarda intorno con occhi curiosi e si ritrova a vivere tante avventure ogni giorno, cercando di rispondere alle piccole grandi domande che la vita le pone davanti... E tu di che colore sei? Tea è un po' confusa: ci sono bambini bianchi, bambini neri, bambini gialli... e allora? Che c'è di strano? anche i calzini sono di tanti colori diversi, ma nessuno ci trova nulla di male…
ABC dei popoli
Di Liuna Virardi, questo libro è bellissimo da vedere e affascinante da sfogliare, perché l’autrice mostra come bastino poche forme e pochi colori per disegnare tutti i popoli della Terra, dagli aymara della Bolivia agli zhuang della Cina, con gli usi e i costumi, le tradizioni e le curiosità. Un'enorme ricchezza racchiusa in semplici tratti combinati ogni volta in modo diverso.
La Shoah spiegata ai bambini
Paolo Valentini e l’illustratrice Chiara Abastanotti raccontano in questo libro per bambini dai 6 anni (possiamo acquistarlo qui) il dramma dell’olocausto attraverso una metafora per bambini. Nella bottega di una sarta chiamata Nuvoletta Gentile, Bottoni, Fili di Seta, Aghi, Ditali, Spille e Tessuti lavorano in armonia per realizzare splendidi abiti da sposa. Fino all'arrivo del nuovo sindaco, il Generale coi Baffi, che impone le sue leggi crudeli a tutti gli abitanti del Piccolo Villaggio.
Io sono, tu sei
Il racconto (per bambini dagli 8 anni) parte da un’idea della bibliotecaria del paese, che dividendo a coppie i bambini in biblioteca, gli dà il compito di scrivere l’uno la biografia dell’altro. Tra i bambini ci sono Beatrice, otto anni, terza elementare, ed Aziza, marocchina di dieci ma ancora in seconda elementare: per forza, lei deve ancora imparare bene l'italiano! E raccontare la propria vita a un'amica, la vita può cambiartela davvero.
Il colosso
DI questo libro ve ne avevamo parlato in questa recensione, e ci piace moltissimo. Perché questo Colosso è un po’ tutti noi. Perché tutti siamo diversi, tutti siamo unici. Ma a volte, purtroppo, nella nostra società la diversità è ancora stigmatizzata. Non è accettata. È derisa, è scansata, è denigrata. “Ma perché?”, verrebbe da dire. Perché la diversità è qualcosa di negativo quando ognuno di noi è diverso?
Tutti giù dal tram
Il Battello a Vapore propone questo libro delizioso per bambini dai 9 anni (che può essere utilizzato anche come base per uno spettacolo teatrale di bambini) che parla di un tema molto attuale: chi è italiano e chi no? Ecco la trama: per la fine dell'anno, gli alunni della V B improvvisano uno spettacolo teatrale. Sul palcoscenico immaginano un tram, il numero 33, su cui possono salire solo gli italiani. Applicando questa norma bizzarra, però, i ragazzini avranno molte sorprese e scopriranno che definire chi sia italiano o meno è molto più difficile di quanto sembri…
Io e gli invisibili
L’autrice Beatrice Masini racconta in questo romanzo per ragazzi la diffidenza, i pregiudizi e l’inutilità di tutto questo, mostrando come ogni persona è semplicemente un essere umano a cui potersi e doversi avvicinare. Marcello, dieci anni, è un tipo attento e curioso. Vive in un piccolo paese vicino alla città, un posto non troppo avventuroso che però può riservare parecchie sorprese. Come quella di veder spuntare quasi da un giorno all'altro un'intera colonia di persone venute da chissà dove, bambini compresi, che s'insedia a ridosso dei campi creando un piccolo villaggio di baracche nascosto alla vista da alberi e cespugli: sono gli invisibili, nel senso che ci sono ma tutti fanno in modo di non vederli. Sono stranieri, non si sa che lavoro facciano, e la gente del paese non è molto contenta della loro presenza, soprattutto il papà di Martino, il miglior amico di Marcello, che fa il tassista e detesta gli extracomunitari, tutti. Anche i bambini. Quando in classe di Marcello arrivano Lada e Martinu, due invisibili, lui è incuriosito; e ben presto, senza che nessuno l'abbia voluto o cercato, i tre diventano amici e complici delle avventure che può riservare la periferia!
L’amico ritrovato
Per i ragazzi che stanno crescendo, dalle medie e dal liceo, questo romanzo iconico e ormai cult di Fred Uhlman è consigliatissimo. Parla di due ragazzi sedicenni nella Germania degli anni Trenta, l’uno ebreo e l’altro aristocratico tedesco. Molto amici, vedono il loro legame spezzarsi a causa delle leggi razziali.
Meghan Markle e il baby wearing, perché non dobbiamo puntare il dito
Martedì, 28 Gennaio 2020 10:41Basta fare una piccola ricerca in Google e le immagini compariranno in un secondo, come sempre. Perché la sua vita, come quella di ogni reale (anche se in questo caso è un’”ex” reale), è sempre sotto la lente di ingrandimento, e anche quando gli scatti dei fotografi non sono così graditi, si ritrova cristallizzata.
Le ultime immagini di Meghan Markle, moglie del principe Harry Mountbatten Windsor, stanno già facendo il giro del mondo, perché sono le prime in cui la duchessa del Sussex appare dopo la Megxit, ovvero dopo che insieme al marito ha deciso di rinunciare ai titoli e ai privilegi dei reali senior. In queste foto Meghan è in Canada, dove i paparazzi l’hanno colta in un momento di relax intimo e privato, durante una passeggiata con i cani e con il piccolo Archie.
Non bastasse l’invasione nella sua privacy, Meghan ha però dovuto affrontare anche un altro attacco, quello delle mamme e delle esperte di babywearing, che hanno notato il modo in cui Meghan porta Archie e non gliel’hanno perdonato. Ma la sorellanza tra madri, tra donne, tra esseri umani, non esiste più?
Meghan Markle e il baby wearing, perché non dobbiamo puntare il dito: le ultime foto che paparazzano Meghan e Archie hanno aizzato gli haters, e questo non va bene
La foto in questione non la posteremo: non è ufficiale, ma è stata scattata da alcuni paparazzi in un momento di intimità, ed è quindi giusto, a nostro parere, evitarne la diffusione (almeno da parte nostra). Perché di immagini tenere del piccolo Archie ce ne sono a bizzeffe, ufficiali, e sono quelle che secondo noi dovrebbero fare sorridere.
Detto questo, l’immagine “incriminata” è anche molto dolce, se ci allontaniamo per un attimo dalle critiche, e semplicemente mostra Meghan in Canada durante una passeggiata nei boschi con i cani e Archie nel marsupio, in un momento di relax o di fuga dallo stress che immaginiamo abbia vissuto nell’ultimo mese, sempre sotto i riflettori.
Nella fotografia Meghan sta portando Archie nel marsupio, e gli occhi più attenti hanno notato che con un braccio lo sta sorreggendo, facendo intuire che il marsupio non sia legato nella maniera più corretta.
Da lì, gli haters hanno cominciato a criticarla, sfociando a volte nell’insulto. Ma non solo gli haters: anche le altre madri si sono unite al coro, inondando le caselle di posta degli esperti di baby wearing per mostrare come Meghan stesse sbagliando.
Certo che non è sicuro. Certo che bisogna rimediare. Certo che bisogna sempre portare in sicurezza (qui le domande più comuni sul babywearing). Ma attaccare Meghan (o chiunque altro) per questo motivo ci sembra un pochino esagerato, se non disumano. Perché quante volte sarà capitato a noi di sbagliare? Il problema è che persone del loro calibro hanno gli occhi e gli obiettivi sempre puntati addosso, e ogni sbaglio rimane impresso, al contrario dei nostri.
Dov’è, insomma, la compassione? Dov’è l’empatia? Dov’è il riconoscere gli errori come umani? Come sbagli che ognuno di noi può compiere?
Quello non era un momento di condivisione con il mondo. Quello era un momento privato di una madre con il figlio. E da madri sappiamo benissimo quanto si sbagli durante una giornata normale, no? Che ne sappiamo che proprio in quel momento lo strap del marsupio non si sia allentato? Che ne sappiamo che, da sola, Meghan non sia riuscita a legare il marsupio nella maniera più corretta? Che ne sappiamo che…?
Tiriamo fuori la compassione, l’empatia, il rispetto. Mettiamoci nei suoi panni, offriamo il nostro supporto come madri, come donne, come sorelle. Sbagliamo, tutte. E proprio per questo motivo dovremmo smetterla di urlarci contro l’una all’altra.
Le migliori macchine fotografiche per bambini
Lunedì, 27 Gennaio 2020 14:49Scattare fotografie è ormai qualcosa che compiamo ogni giorno, e che anche i bambini imparano presto a fare, grazie alla fotocamera inclusa nei nostri telefonini. Tuttavia questa comodità si bilancia con una perdita dell’atto più artistico e romantico dello scattare fotografie. Una volta, sia quando c’era la fotografia analogica che con le prime macchine digitali, scattare una fotografia significava cercare l’angolatura perfetta, scegliere quando scattare per non sprecare scatti o batteria…
Se vogliamo quindi provare a fare vivere ai nostri bambini la magia della fotografia intesa come sperimentazione artistica, come opportunità per conservare davvero i ricordi o semplicemente come divertimento diverso dal solito, l’ideale sono le macchine fotografiche per bambini, realizzate apposta per loro, sicure e pratica, nonché bellissime.
Le migliori macchine fotografiche per bambini: le macchine fotografiche digitali per i più piccoli
Questa magnifica macchina fotografica (acquistabile qui) ricorda un mattoncino delle più famose costruzioni, ma non è solo bellissima. È anche utile e pensata apposta per i bambini, con un design che li acchiappa e che è soprattutto sicuro. Le foto digitali che possiamo scattare hanno una qualità di 8 megapixel, si possono girare dei video, c’è una scheda SD da 16 GB inclusa ed è compresa una favolosa custodia per portare la macchina fotografica in acqua!
Carinissima e colorata è anche questa macchina fotografica per bambini (acquistabile qui) che scatta immagini da 16 megapixel (e gira video), realizzata in silicone antiurto e con varie modalità di scatto per poter sperimentare al meglio il potenziale della fotografia. Al suo interno è inclusa una scheda micro SD 32G in grado di memorizzare 2300 immagini.
Per chi volesse fare sperimentare ai bambini il fascino e l’eccitazione della fotografia analogica, il regalo migliore è la Fuji Instax Mini, la nuova “Polaroid” che scatta piccole immagini che vengono sviluppate immediatamente. Come una volta, i bambini dovranno tenere gli scatti come fossero preziosi, perché non più infiniti come quelli digitali, e soprattutto potranno conservare le fotografie scattate, un oggetto bellissimo, senza tempo e molto romantico.
Tornando alle macchine digitali per i bimbi, eccone una molto bella a forma di coniglietto (questa), con le orecchie, che include una SD da 16 giga e scatta foto da 8 megapixel (oltre ai video).
Dal design molto carino è anche questa macchina fotografica che a livello di forma ricorda le macchine fotografiche reflex e che possiamo legare al collo dei bambini con una cordicella, proprio come dei piccoli esploratori.
Infine, perché non tornare del tutto all’analogico e ai tempi in cui dovevamo attendere giorni o settimane per vedere il risultato dei nostri scatti? Possiamo farlo: basta acquistare una piccola usa e getta con rullino (qui trovate la classica Kodak) e darla ai bambini (che non potranno romperla, sono indistruttibili praticamente!). Dopodiché, basta fare sviluppare il rullino e stampare le foto dai classici studi fotografici.
Kate Middleton e la maternità, anche le principesse soffrono
Venerdì, 24 Gennaio 2020 14:31Le difficoltà della maternità non guardano il tuo status. Non guardano chi sei o cosa fai. Certo, ci sono situazioni più semplici e situazioni che mettono davvero alla prova, ma in generale i malesseri sono gli stessi, e anche per questo dovremmo smetterla di puntare il dito le une contro le altre, abbracciando il nostro essere sorelle nel nostro essere mamme in modi diversi.
A conferma di quanto detto arriva anche Kate Middleton, che in un momento difficile per la sua famiglia ha esternato davanti al pubblico le sue difficoltà e le sue ansie, testimoniando come non conti lo status.
Kate Middleton e la maternità, anche le principesse soffrono: le parole della Duchessa di Cambridge sulla solitudine durante i primi mesi da neomamma
Kate Middleton è entrata da tempo nel cuore dei britannici e della gente di tutto il mondo anche per il suo essere semplice e diretta. Nonostante non sia dolce quanto la suocera Diana, iconica quanto lei o particolarmente tenera, ha dimostrato in molti modi di essere “normale”, parlando anche spesso della sua maternità, dei suoi hobby, delle abitudini della sua famiglia…
E proprio a proposito della maternità, qualche giorno fa la Duchessa di Cambridge è entrata ancora più in profondità, condividendo con il pubblico alcuni pensieri sulle ansie e sulle difficoltà passate dopo il primo parto.
L’occasione si è presentata durante una visita in un centro per genitori nel Galles, a Cardiff, dove la Duchessa si è recata per promuovere un sondaggio nazionale che sta svolgendo sulla prima infanzia. Qui Kate ha parlato di quando ha dato alla luce il principe George, nato il 22 luglio del 2013, ha subito sentito un senso di solitudine che è comune a molte neo-mamme.
Durante quel periodo Kate e William non si erano ancora stabiliti definitivamente a Kensington Palace, ma stavano proprio nel Galles, ad Anglesey, dal momento che William era impegnato lì con la Royal Air Force.
“È bello essere di nuovo in Galles. Stavo chiacchierando con alcune madri”, ha raccontato durante il suo discorso, “parlando di quando avevo appena avuto George, era il primo anno. Eravamo qui, nel bel mezzo di Anglesey, un luogo così isolato, così tagliato fuori, senza la famiglia attorno e con William che lavorava facendo i turni di notte. Se solo avessi avuto un centro come questo a cui appoggiarmi…”.
Parole semplici, ma che certamente, per la sua posizione, sono state dure da condividere. Perché la paura di venire giudicata per il fatto di avere molti mezzi era certamente molta. Ma avere molti mezzi, in queste situazioni, conta fino ad un certo punto, perché essere mamma ha delle caratteristiche di fondo uguali per tutte, e il fatto di sentirsi sole, sopraffatte, isolate, preoccupate, impaurite, stressate e ansiose, come il sentirsi piene di amore, felici e orgogliose, è normale e naturale.
Qual è l’età giusta per togliere il pannolino
Venerdì, 24 Gennaio 2020 08:56Togliere il pannolino, a che età? Una domanda che molti genitori si fanno. O perché sono previdenti e cominciano a guardare al futuro già nei primi mesi di vita del bambino, oppure perché quel momento si sta avvicinando (o sembra non avvicinarsi mai, con i bambini un po’ più “pigri”).
Come per tutto, non c’è un momento preciso per lo spannolinamento, essendo ogni bambino, come ogni essere umano, diverso e unico. Ma c’è un periodo di riferimento, anche secondo i pediatri.
Qual è l’età giusta per togliere il pannolino: il periodo in cui i bambini sono pronti allo spannolinamento
Ogni epoca ha la sua regola, e questo vale anche per lo spannolinamento. Un tempo, infatti, il momento del vasino arrivava per i bambini molto prima, intorno all’anno di età, anche se i bambini non erano pronti. Il motivo? Chissà. Forse per la mancanza di pannolini usa e getta, per la scomodità del lavaggio a mano dei pannolini o semplicemente per abitudine consolidata nella società. In ogni caso, è solo dagli anni Sessanta che i pediatri (come riferiscono da Uppa) hanno capito che era sbagliato e spesso pericoloso, e che era meglio rispettare le tappe dei bambini.
I bambini, infatti, hanno i loro tempi, e ognuno arriva a sentirsi pronto per togliere il pannolino in momenti diversi. Ed è proprio l’”essere pronto” che dobbiamo aspettare, senza pressioni sul bambino. Sarà lui a darci i segnali, insomma.
In ogni caso, l’età durante la quale la maggior parte dei bambini si stacca dal pannolino è quella compresa tra i 18 e i 24 mesi di vita, periodo che può dilatarsi fino ai 3-5 anni (anche se raramente e solo in casi particolari).
Ma quali sono i segnali che i bambini ci lanciano in questo senso? A volte sono proprio loro a dire di non volere più il pannolino. Altre volte, più sibillinamente, ci indicano quando il pannolino è sporco o bagnato, oppure entrano in bagno per “fare le loro cose” o osservano noi genitori molto attentamente quando siamo in bagno.
Qualche consiglio per la transizione?
Sfruttare i libri: ce ne sono davvero moltissimi che parlano di spannolinamento, ma non parliamo solo di quelli educativi per i genitori. Parliamo soprattutto di quelli per i bambini, che attraverso immagini e parole semplici comunicano con il loro linguaggio e con empatia, facendo calare i bambini nei panni dei protagonisti che come loro stanno passando dal pannolino al vasino.
Scegliamo poi dei pannolini a mutandina: i bambini sono ormai grandi e i pannolini a mutandina (come quelli di Lillydoo, che oltre alla forma hanno la comodità di arrivare direttamente a casa grazie ad un abbonamento, stoppabile immediatamente nel momento in cui il bambino toglie il pannolino!).
I pannolini a mutandina in relazione allo spannolinamento sono comodi per due motivi. Il primo è il momento del cambio, più semplice quando i pannolini sono più facili da fare indossare. Il secondo è che la sensazione per i bambini è proprio quella di una mutanda, come quella che indosseranno quando toglieranno il pannolino. Una mutanda che permette di essere sfilata come un paio di normali mutande nei momenti in cui provano il vasino!
Disturbi all'orecchio nei bambini: ecco come riconoscerli e curarli
Giovedì, 23 Gennaio 2020 14:55L’orecchio è una parte del corpo molto delicata e va trattata con cura e attenzione per preservarne lo stato di salute. I bambini sotto i due anni di età, inoltre, sono molto più soggetti degli adulti a sviluppare infiammazioni e disturbi dell’orecchio; allo stesso tempo, però, è difficile diagnosticare questi problemi, perché non ci sono segni evidenti del mal d’orecchio se non un generico dolore, che il bambino non è in grado di descrivere.
La prima cosa da fare, quindi, è tenere l’orecchio sempre pulito e in salute, lavando spesso il padiglione esterno e ricorrendo all’uso di gocce emollienti come quelle proposte da Cerulisina, perché prevenire è sempre meglio che curare! Ma ci sono altri trucchi e molti rimedi per riconoscere e debellare il mal d’orecchi: vediamo insieme quali.
Come si è detto, bisogna innanzitutto considerare che i bambini soffrono di disturbi alle orecchie molto più spesso di quanto non succeda agli adulti (alcuni esperti ritengono che il mal d’orecchie sia per i bambini sotto l’anno di età il disturbo più comune dopo il raffreddore). Questo accade per una serie di semplici ragioni: per prima cosa il sistema immunitario non è ancora pienamente sviluppato, quindi i più piccoli sono naturalmente predisposti a “soccombere” agli agenti patogeni; anche le trombe di Eustachio non sono pienamente sviluppate e quindi, essendo più corte e meno inclinati, sono più facilmente raggiungibili da agenti esterni, e quindi da germi e batteri.
Per questo è bene tenere le orecchie dei più piccoli al riparo dal freddo, una delle prime cause di infezione nei bambini: le correnti d’aria fredda, infatti, creano dei rigonfiamenti nell’orecchio medio che a loro volta sono causa di ristagno di fluidi e secrezioni nell’orecchio medio. Anche la sinusite può generare un rigonfiamento nelle trombe di Eustachio, con simili conseguenze. Allergie a uno o più determinati alimenti oppure a pollini presenti nell’aria, così come l’infezione delle adenoidi, che sono posizionate proprio sopra l’estremità posteriore della cavità nasale, possono essere la causa originaria di pressione sulle trombe di Eustachio e della conseguente infezione dell’orecchio medio.
Ma, come si è detto, i bambini non possono comunicarci i propri disturbi, non possono dirci cosa fa male, quanto e perché. Certo, un pianto ininterrotto può essere una spia di qualcosa che non va: la vera difficoltà è identificare il problema. Come riconoscere i sintomi dell’infezione all’orecchio?
Innanzitutto, il primo segno tangibile di un’infezione all’orecchio è dato dalla fuoriuscita di liquidi o secrezioni. Di solito i fluidi sono di colore giallo o rosso chiaro: in questo caso si tratta di pus misto a tracce di sangue ed è necessario prestare molta attenzione affinché l’infezione sia curata al più presto. Gli stessi componenti possono essere all’origine di un odore sgradevole: annusare con delicatezza il padiglione esterno può quindi costituire un ulteriore metodo di valutazione per capire se ci sono infezioni in corso.
È vero che i nostri bimbi non parlano, ma spesso sanno farsi capire anche senza parole: è il caso del bambino che si tira le orecchie mentre piange, segno inequivocabile che il disturbo è localizzato proprio in quel punto. Il caso opposto è rappresentato dalla mancanza di feedback agli stimoli uditivi che il bambino riceve: se notate che non reagisce a suoni e rumori, potrebbe essere il segno che qualcosa non va, forse qualcosa di molto grave. Se il bimbo è sufficientemente grande da stare dritto in piedi, anche la perdita di equilibrio è sintomo di un disagio alle orecchie perché quest’ultime sono l’organo predisposto proprio alla regolazione dell’equilibrio.
Infine, la febbre rappresenta sempre un campanello di allarme di un malessere generalizzato o specifico. Sebbene non sia direttamente collegata alle infezioni auricolari, la febbre può essere un sintomo di infezione quando supera la temperatura di 37,5°C; alla febbre si associa spesso la mancanza di appetito e la sonnolenza.
Arriviamo quindi alla questione più delicata: una volta che abbiamo riconosciuto la presenza di un’infezione all’orecchio, come curarla? Le valutazioni da fare cambiano di caso in caso e soprattutto, proprio perché si parla della salute di bambini, è necessario consultare il parere di un medico o di uno specialista, gli unici in grado di fare una diagnosi sicura.
Il medico, in primo luogo, potrà prescrivere un ciclo di antibiotici, che va effettuato in modo completo (anche quando i sintomi si affievoliscono o scompaiono) e secondo la posologia indicata. Gli antibiotici agiscono direttamente sull’infezione, debellandola generalmente in pochi giorni. Qualora la terapia antibiotica non fosse sufficiente, il medico potrà consigliare una timpanocentesi, che consiste nel drenaggio dei fluidi dell’orecchio medio attraverso un piccolo foro nel timpano. Il bambino avrà un immediato sollievo dal dolore; allo stesso tempo, sarà possibile far analizzare le componenti dei fluidi in laboratorio, in modo da ottenere una diagnosi sicura che faccia chiarezza sulle origini dell’infezione.
Sebbene non sia consigliato tentare di curare l’infezione delle orecchie autonomamente, senza il supporto di un medico, esistono alcuni semplici consigli che si possono seguire per alleviare temporaneamente il dolore e non aggravare l’infiammazione. Innanzitutto sconsigliamo l’uso di cotton-fioc o altri strumenti rigidi da inserire all’interno delle orecchie: il rischio è di compattare ancora di più secrezioni e cerume all’interno del condotto uditivo, con gravi ripercussioni sul processo infiammatorio. Piuttosto, si possono effettuare impacchi caldi da tenere sull’orecchio, per agevolare lo scioglimento del cerume e alleviare l’irritazione causata dall’infiammazione. Infine, esistono alcuni piccoli trucchi per cercare di far defluire i fluidi che causano irritazione: si possono ad esempio muovere delicatamente le orecchie del bambino, con una sorta di leggero massaggio attorno al padiglione auricolare; oppure si può cercare di far dormire il bambino con l’orecchio rivolto verso l’alto, in modo che la gravità spinga il fluido verso il basso, ovvero verso la cavità nasale da cui può uscir attraverso le narici. Per questo motivo, quindi, si consiglia di tenere il nasino del bimbo ben pulito e lubrificato.
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Hula Hoop per bambini, un gioco educativo e stimolante
Giovedì, 23 Gennaio 2020 09:36Arriva dal circo e dall’arte acrobatica, ma è anche uno strumento quasi quotidiano che spesso troviamo in casa: parliamo dell’hula hoop, il famoso “cerchio” da fare roteare attorno alla vita, alle braccia o alle gambe, un attrezzo di giocoleria che piace moltissimo ai bambini. E che ha moltissimi risvolti positivi a livello fisico e di coordinazione.
Hula Hoop per bambini, un gioco educativo e stimolante: perché scegliere questo attrezzo di giocoleria per fare esercizio fisico e per giocare insieme agli altri
Come accennato, l’hula hoop è un giocattolo che deriva dalla giocoleria, un “semplice” cerchio che semplice non è, e che permette di provare innumerevoli esercizi con il corpo, divertendosi e allenando la coordinazione e i muscoli.
Lo scopo principale dell’hula hoop è quello di calzarlo e di farlo ruotare continuamente e in maniera lineare attorno al bacino, muovendo il busto in maniera da non farlo cadere a terra. I bambini possono però provare a fare roteare l’hula hoop anche su altre parti del corpo, una volta imparato a farlo con il bacino, ad esempio sulle braccia o sulle gambe, aumentando di intensità e di difficoltà, magari roteandone diversi nello stesso momento.
Essendo un esercizio solo apparentemente semplice, ma che per essere imparato richiede concentrazione, costanza e coordinazione, l’hula hoop è un attrezzo molto consigliato ai bambini, perché diviene strumento versatile per muovere tutto il corpo in maniera diversa dal solito, favorendo così l’intelligenza corporea, la coordinazione e l’equilibrio.
I benefici dell’hula hoop per bambini sono dunque molteplici. Il primo è il fatto di fare sport divertendosi, facendo sì che i bambini rimangano così in forma e si muovano facendo il giusto e necessario esercizio fisico. In secondo luogo, l’hula hoop è utilissimo per migliorare la psicomotricità. Terzo: l’hula hoop stimola anche l’interazione con gli altri bambini, diventando un attrezzo molto utile per i giochi in gruppo e per le piccole competizioni divertenti.
Come giocare? Semplicemente, inizialmente imparando il movimento: già questo sarà un gioco coinvolgente e stimolante! Prima con l’hula hoop al bacino, poi alle braccia, poi alle gambe…
In seguito, possiamo fare gare di hoops, ovvero gare di giri dell’hula hoop: uno alla volta eseguiamo il movimento e contiamo quanti giri farà il cerchio prima di cadere a terra! Vince, naturalmente, chi esegue più giri.
Possiamo farlo in casa, certo, ma soprattutto all’aperto, dove abbiamo più possibilità di movimenti ampi e dove possiamo respirare l’aria fresca.
E dove comprarlo? Qui troviamo gli hula hoop tradizionali, del colore che preferiamo. Per i bimbi più esigenti, tuttavia, ci sono anche quelli dedicati ai propri eroi (come l’hula hoop di Frozen) o quelli sbrilluccicosi.