Energetica e saporita, la smoothie bowl a forma di orsetto è una delle merende preferite dai miei bambini, in particolar modo in estate, perché è davvero fresca e deliziosa! Per renderla ancora più divertente e appetitosa io la trasformo in un animaletto sfruttanto tanti super alimenti come i semi e la frutta fresca.
La smoothie bowl a forma di orsetto: una merenda divertente e gustosa perfetta per l'estate
Bruschetta finta, fake bruschetta, bruschetta dolce... I miei figli la chiamano in tanti modi ma la sostanza non cambia: per divertirci il pomeriggio prepariamo le bruschette, ma le facciamo in versione dolce, con la frutta di stagione per darci la forza più nutriente!
Ecco quindi la nostra semplicissima bruschetta dolce con frutta, per merenda, colazione o per un semplice spuntino spezza fame!
Bruschetta finta: la ricetta della bruschetta dolce per merenda, a base di ricotta dolce e frutta di stagione
“La felicità non sta mai ferma”, un libro sull’iperattività
Giovedì, 07 Giugno 2018 07:26Ci sono bimbi che non stanno mai fermi, che urlano, che corrono, che spingono gli altri bambini al parco, che con le gambe sotto al banco non ci vogliono proprio stare. Sono i bambini iperattivi, quelli con diagnosi di ADHD, che attirano gli sguardi della gente. Quella gente che sa solo giudicare. Giudicare i bambini dei bulletti, dei maleducati. E giudicare mamma e papà dei cattivi genitori. Ma quand’è che riusciremo a capire che l’iperattività va conosciuta, che bisogna sensibilizzare su questo tema?
Recentemente è uscito “La felicità non sta mai ferma” di Chiara Garbarino. Perché ci piace? Perché non è il solito libro scientifico o psicologico sui disturbi dell’attenzione, uno di quei tomi che annoiano solo a guardarli. Ma è la storia vera di Leo e della sua mamma. Per capire cosa significa davvero “disturbo dell’attenzione e di iperattività”.
“La felicità non sta mai ferma”, un libro sull’iperattività: la storia di Leo e di mamma Chiara che sensibilizza sul tema dell’ADHD
Chiara Garbarino è la mamma di Leonardo. Leonardo è un bambino con ADHD, ovvero disturbo dell’attenzione e di iperattività. Leo non sta mai fermo, già da quando era nella pancia della sua mamma. Da piccolo non dormiva, piangeva continuamente, e crescendo è diventato un bambino frenetico, incapace di stare fermo, sempre intento a montare e smontare oggetti, a correre, a spingere gli altri bambini, a sbattere di qua e di là.
La vita con Leonardo è di certo difficile, anche per una mamma amorevole, paziente e disposta a tutto per il suo bambino. La difficoltà vera è però avere a che fare con gli altri. Soprattutto con gli altri adulti, sempre pronti a puntare il dito e a giudicare, definendo “teppista” Leonardo e “cattiva madre” Chiara. Ecco perché mamma Chiara nel 2017 ha deciso di aprire un blog su Leo, “Leo il teppista”. Con ironia ha iniziato a raccontare la loro storia, per fare capire a tutti, ma davvero a tutti, cosa significhi vivere con l’ADHD. Ed ora questa bella storia è diventato un libro edito da UTET, "La felicità non sta mai ferma".
Le loro storie sono come quelle di tutti i genitori e di tutti i bambini, con le loro risate, i loro momenti divertenti ma anche i loro disastri. Con più disastri del solito, naturalmente, perché la natura frenetica di Leo porta inevitabilmente a questo. E Leo non è l’unico bambino iperattivo sulla faccia della Terra, no? Anzi: l’iperattività è diffusissima e quasi tutti noi abbiamo a che fare con essa nella nostra quotidianità. C’è chi ha un figlio che ne è affetto, ma anche chi ha un nipote, un compagno del figlio, il figlio di amici iperattivo. Perché quindi non ci si sofferma un po’ di più per capire di cosa di tratta (e come comportarsi) invece di sbuffare e giudicare?
Chiara ha provato in tutti modi a calmare Leo. Ha provato a fidarsi delle parole di pediatri, nonni e maestre che le dicevano “prima o poi si tranquillizzerà”. Si è chiesta perché mai non riuscisse a farlo comportare “a modo”. Ma non si è lasciata sconfortare dalle parole degli altri, perché sa che Leo non è solo il “teppista”, ma è anche un bambino intelligentissimo, dolce, attento e affettuoso. E la diagnosi di “disturbo dell’attenzione” ha solo confermato la sua sensazione, cioè quella che Leo non è un cattivo bambino, ma semplicemente un bambino iperattivo, affetto da una sindrome ancora poco conosciuta.
Ma è proprio il fatto di essere “poco conosciuta” a rendere questa sindrome pericolosa. E non a causa del bambino, ma a causa di chi gli sta intorno. Leggendo quindi le storie quotidiane di questa famiglia ci si potrà informare, si potranno aprire gli occhi e si potrà provare ad entrare empaticamente in contatto con loro, con tutti i bambini e con tutte le famiglie con un bimbo iperattivo. Solo così si uscirà dal circolo vizioso che ci spinge a giudicare una mamma per i comportamenti del proprio bambino e un bambino solo in base ai suoi comportamenti e non al suo essere.
Giulia Mandrino
L’aborto spontaneo, perché se ne parla ancora troppo poco
Mercoledì, 06 Giugno 2018 14:17Sembra qualcosa che tocca poche donne, poche famiglie. Qualcosa che si vive nel proprio profondo e basta, quasi come se parlarne sia irrispettoso, inelegante o da evitare. Ma l’aborto spontaneo colpisce una gravidanza su quattro e spesso il silenzio è davvero deleterio.
Quando una gravidanza si interrompe spontaneamente le sensazioni che si provano sono moltissime. Ma sembra quasi che dobbiamo viverle nel nostro privato e nel nostro cuore, senza esternarle, facendo finta di nulla, perché, beh, “capita”. Sì, è vero, capita. Ma ciò non significa che non possiamo soffrire, superare, restare sempre ancorate ad una brutta esperienza o cercare di sentirci finalmente comprese. È ora di dare voce a tutte le donne che si sono sentite dire “Non c’è battito, mi dispiace” e che attorno a loro hanno trovato ancora troppa poca voglia di ascoltare.
L’aborto spontaneo, perché se ne parla ancora troppo poco: una gravidanza su quattro si interrompe spontaneamente, ma dire “capita” non è la soluzione per affrontarla al meglio
Come ogni situazione della vita, una donna vive un aborto spontaneo come si sente. C’è chi non accetta la cosa, chi piange, chi si dispera, chi per mesi (o anni) si porta dentro una sensazione di vuoto (nonostante altre gravidanze, magari), chi non ne parla, chi lo dice senza problemi. C’è chi non supera questa emozione orrenda e chi invece riesce a staccarsene, a viverla tranquillamente come qualcosa di naturale. Perché sì, è qualcosa di naturale, ma è anche qualcosa che ci fa dire “Dio, Natura, siete proprio terribili”.
Il problema non è come una donna vive l’aborto spontaneo, ma come lo affronta il mondo. Perché la società, soprattutto la nostra occidentale, tende a minimizzare la cosa, a trattarla come qualcosa di superficiale, o, al contrario, da ignorare. Perché è qualcosa “da vivere solo nel privato”, quando in realtà parlarne farebbe benissimo a moltissime donne.
Chi ha sofferto di un aborto spontaneo (e sono in molte: i numeri parlano chiaro, quasi il 25% delle gravidanze si interrompe spontaneamente nel primo trimestre) sa di cosa parliamo. Parliamo delle frasi di circostanza. Su tutte il “capita”, seguito da “Ma sì, ci saranno altre occasioni”, “Hai già dei bambini, stai tranquilla”, “Eh, anche mia cugina” e da mille altre parole che, ok, sono dette con l’intenzione più nobile (quella di consolare), ma che nascondono non solo la pietà ma soprattutto la banalizzazione della situazione. No, non è che non si soffra perché “di bambini ne ho già altri” o perché “sono rimasta incinta comunque dopo poco tempo”. Si soffre e basta, e non ci sono rimedi o ripieghi.
È vero che il “capita” a volte fa bene, in base alla donna che se lo sente dire. Perché significa che “succede”, che non siamo da sole, che (purtroppo) è normale. Ma non è mai bello ascoltare quel “capita”. Perché irrazionalmente certe donne continuano a sentire il peso della responsabilità, non capendo che non è colpa loro, o del loro corpo. E altre volte ancora senza avendone coscienza la mamma non vuole superare la cosa, temendo di dimenticarsi di questo bambino perduto. Quando è impossibile, o quasi, dimenticare.
Il problema è che non ci sarebbe bisogno di tutte le frasi di cui parlavamo, ma di pura e semplice empatia. Mostrare di sapere che la donna che ci sta di fronte sta soffrendo (o, anche se l’ha superata, ha sofferto in passato) è il minimo che possiamo fare. Soprattutto, c’è bisogno di ascolto.
C’è bisogno di fare sapere che ci siamo per ascoltare, per parlarne, per esternare, per confrontarci. Per non nascondere le emozioni. Perché il dialogo fa sempre benissimo. Parlare di ciò che ci fa soffrire fa molto, molto bene. E una donna che non ha sentito il battito del proprio bambino nell’ecografo ne ha bisogno più di tutti, perché è ancora un argomento di cui non si parla, che si nasconde, che si bisbiglia.
Smettiamo di bisbigliare, urliamo. Lasciamo che il nostro corpo soffra, che la nostra mente viva il lutto e il dolore. Lasciamo che se ne parli, senza nasconderci dietro all’”è stato solo un intoppo, vedrai che passerà”. Perché magari non passerà, ma non importa. L’importante, come in ogni lutto, è viverlo, e non appiattire le nostre emozioni.
Giulia Mandrino
Come scegliere i materiali in stile montessoriano per la cameretta
Mercoledì, 06 Giugno 2018 08:13È arrivato il momento di organizzare la cameretta? Hai alcune idee e necessità di orientarti nella scelta? Se hai letto il mio articolo precedente “1+1=3 e a casa come ci sistemiamo?” sai che progetto camerette di ispirazione montessoriana, ascoltando i desideri dei genitori e sedendomi ad altezza bambino, per meglio comprendere le sue esigenze.
Il bambino è competente fin dalla nascita ed estremamente ricettivo, per questo è necessario creare un ambiente stimolante che lo incuriosisca senza iperstimolarlo. Riflettere e domandarsi con consapevolezza “cosa voglio comunicare?” può aiutarti nel prendere le decisioni giuste; questo perché secondo Maria Montessori lo spazio è un insegnante silenzioso. Per esempio: un libro accanto ad una poltrona, a cosa ti fa pensare? A me fa venire voglia di sedermi e leggerlo. Allo stesso modo considera che ogni arredo e materiale che posizionerai nella cameretta invierà un messaggio al bambino.
Lo spazio deve favorire la libertà e l’indipendenza; allo stesso tempo deve essere ospitale, funzionale e sicuro.
Quali sono i criteri da tenere in considerazione per creare una cameretta secondo questi principi?
- scegliere un ambiente spazioso, poiché sarà il luogo di giochi e scoperte, oltre che del riposo;
- delimitare le aree - è utile utilizzare dei tappeti - il bambino deve comprendere facilmente quale attività può svolgere in quell’area;
- progettare una cameretta flessibile e trasformabile poiché dovrà crescere con il bambino per continuare a rispondere ai suoi bisogni;
- collocare arredi a misura di bambino che siano accessibili, per favorire la sua indipendenza nel vedere - da neonato - e prendere - appena ne sarà capace - i materiali in autonomia.
- utilizzare colori neutri e accoglienti per decorarla e arredarla, perché il bambino passerà qui molto tempo e i giusti colori aiutano a rilassare la vista, a stimolare la concentrazione e a non innervosirsi;
Una volta organizzato lo spazio, i criteri per scegliere i materiali in stile montessoriano sono i seguenti:
- devono essere integri e completi, cioè non rotti e offerti insieme se composti da più parti, per non essere pericolosi e confondere il bambino. Per esempio: che senso ha proporgli un incastro se mancano parti da incastrare? Pensaci!
- chiari, e quindi non confusivi, senza troppi stimoli;
- naturali
- reali, e cioè della vita di tutti i giorni;
- poveri, in modo che stimolino la fantasia e consentano l’esplorazione senza un percorso guidato.
Come proporre i materiali?
- Ponendoli ad altezza bambino, ovvero su un piano che possa raggiungere in autonomia. Ricorda: “ciò che vede può essere suo, ciò che non vede scegli tu quando e come proporlo”
- Disponendoli con ordine in modo che siano presentati con chiarezza e facili da riordinare;
- Proponendone pochi per evitare la iperstimolazione e caoticità;
- Scegliendoli riconoscibili in modo che possa conoscerli gradualmente e farne esperienza progressivamente.
Continua ad osservarlo chiedendoti di tanto in tanto: che bisogni ha in questo momento e come vive l’ambiente circostante? In base alle risposte che ti darai, ritira alcuni materiali e proponigliene altri. Ruota, insomma, i giocattoli e i materiali.
Se ti interessa approfondire l’argomento, ti aspetto il mese prossimo con la pubblicazione di un nuovo articolo in cui tratterò il tema dell’organizzazione delle aree della cameretta in stile montessoriano.
Passione a Mano Libera di Chiara Palmieri
Chiara Palmieri, pedagogista, curatrice del sito "Passione a mano libera"
Via Borgo di San Pietro, 134 | 40126 Bologna| tel.3294559295 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
"Brownies senza burro": sembra un ossimoro, no? Un controsenso. Qualcosa che non può esistere. E invece noi li abbiamo provati e sono deliziosi! Vi facciamo una promessa: non vi faremo rimpiangere i soliti brownies al cioccolato ciccioni e poco sani. Anzi: godrete di tutto il loro gusto ma con meno sensi di colpa!
I brownies senza burro: la ricetta dei brownies leggeri e naturali da gustare senza sensi di colpa
Un viaggio nella preistoria all’Archeopark
Lunedì, 04 Giugno 2018 07:38State già pianificando le gite estive? Avete voglia di esplorare insieme ai bambini e scoprire cose nuove divertendovi in famiglia? Abbiamo un consiglio per voi: se amate la natura e la storia, a Boario Terme c’è l’Archeopark, che sorge lungo le pendici del Monticolo e che propone alle famiglie un viaggio nella preistoria!
Un viaggio nella preistoria all’Archeopark: il parco di Boario Terme dedicato alla preistoria, all’archeologia e al divertimento, per una giornata favolosa in famiglia
Se sugli adulti la storia esercita sempre un grande fascino, pensate sui bambini, che stanno iniziando ora a scoprire il mondo e a capire da dove arriviamo. I primi libri storici, soprattutto quelli sulla preistoria e sulle modalità con le quali l’uomo viveva quando non esisteva la tecnologia moderna, sono sempre super interessanti e curiosi agli occhi dei nostri figli, che si immaginano come dovesse essere vivere a quel tempo. Ora, grazie all’Archeopark, pensato e voluto dall’archeologo Ausilio Priuli, possiamo visitare la preistoria!
A Boario Terme, in provincia di Brescia, ecco l’Archeopark, parco divertimenti immerso nella natura che attraverso esperienze manuali, sensoriali e visive vuole re-immergere i visitatori nella storia più antica.
Vi troviamo una grotta esattamente identica a quelle di 10.000 anni fa, una di quelle nelle quali l’uomo preistorico dipingeva sulle pareti i bottini di caccia e nelle quali trovava riparo sottoroccia. C’è poi la fattoria neolitica, nella quale i bambini e le famiglie potranno osservare tutti gli strumenti degli antichi agricoltori, dalla zappa al falcetto. E poi c’è il magnifico villaggio di palafitte, ricreato per essere il più possibile uguale a quelli di 4.000 anni fa, appoggiato sulle rive di un lago tra canne palustri.
Ma ci sono anche un villaggio fortificato come quelli di 3.000 anni fa (un castelliere) e un grandissimo labirinto impreziosito da incisioni rupestri sulle rocce di Luine, Capodiponte e Cimbergo.
Il parco non finisce però qui, e non sono previste solo visite a questi bellissimi e super affascinanti luoghi. I bambini possono infatti fare esperienza diretta di tutto ciò che riguarda la preistoria e le attività degli uomini antichi: ci sono laboratori di archeologia sperimentale con animatori culturali che guidano i bambini nelle attività più disparate, dall’imparare ad accendere il fuoco con gli strumenti offerti dalla natura al fondere i metalli, dal costruire i vasi in argilla al cuocere il pane, macinare il grano, tirare con l’arco, navigare il lago su una zattera…
Con i bambini, quindi, possiamo passare una giornata sperimentando la vita vera di 10.000, 4.000 e 3.000 anni fa, mostrando la bellezza della natura, della tecnologia analogica e dell’ingegno dei nostri antenati.
Il parco è aperto dall’1 marzo fino al 30 novembre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 (con qualche variazione in base alla stagione. Troviamo tutte le info sul sito ufficiale del parco). I prezzi sono super accessibili: per gli adulti il biglietto ha un costo di 8 euro, per i bimbi dai 4 ai 13 anni di 7 euro. E per le famiglie ci sono promozioni interessantissime: gli adulti pagano l’intero mentre i due o più figli 6 euro a testa (dai 4 ai 13 anni).
Giulia Mandrino
Noi li chiamiamo "Grancereale fatti in casa" perché ricordano moltissimo i classici biscotti confezionati. Ma volete mettere la soddisfazione di farli in casa con tanto, tantissimo amore? Si possono scegliere i cereali preferiti e renderli ancora più golosi con ciò che più amiamo. In questo caso abbiamo messo l'uvetta, ma sono deliziosi anche con delle gocce di cioccolato fondente!
Biscotti ai cereali e uvetta: come fare in casa i deliziosi grancereale, golosi con l'uvetta
Come cominciare a tenere un diario creativo
Venerdì, 01 Giugno 2018 09:52Un diario creativo non è solo per artisti. È per tutti, e a dimostrarlo è il successo di tutti quei libri colorabili e pasticciabili per adulti che tanto vanno di moda in questi ultimi anni. Perché scarabocchiare, disegnare, colorare e lasciare che la penna segua un suo percorso slegato dai pensieri è davvero terapeutico, oltre che estetico.
Ecco perché consigliamo a tutti di provare a cimentarsi in un diario creativo: non importano le capacità tecniche, non sono importanti le competenze artistiche. Ciò che conta è la creatività, il pensiero, lo svago che segue la matita che disegna.
Ma come cominciare? Ecco qualche idea!
Come cominciare a tenere un diario creativo: gli art journal più belli e come iniziare il proprio partendo da un semplice diario, qualche matita e qualche pennarello
Innanzitutto, è bene comprare (o riciclare!) gli strumenti base che ci serviranno: un diario, un taccuino o un bloc notes a pagine bianche (o con righe e quadretti molto leggeri); delle matite colorate; dei pennarellini a punta fine; delle forbici; e poi tutto ciò che di creativo troviamo in casa (vecchie riviste, cartoncini colorati, acquerelli dei bambini…).
Possiamo poi cominciare con dei mandala, geometrici e ripetitivi, da lasciare in bianco e nero oppure colorare all’interno degli spazi.
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Anche se non sono dei mandala veri e propri, interessanti sono anche gli sfondi scarabocchiati a linee, quadrati o triangoli: disegnandoli svuotiamo la mente e lasciamo andare la mano ed è super rilassante.
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L’importante è sbizzarrirsi. Un’idea è quella di raccogliere foglie o petali per creare dei pattern affascinanti, incollandoli direttamente alla pagina: pian piano seccheranno e lasceranno bellissimi disegni.
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Anche i collage sono ottimi per iniziare: possiamo realizzarli astratti, con le immagini che ci capitano tra le mani, oppure utilizzare biglietti aerei, del treno, stralci di giornale con parole particolarmente toccanti, fotografie…
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Nessuno vieta poi di mescolare immagini e parole, trasformando un classico diario personale in qualcosa di più artistico. Anche in questo caso le fotografie e i fiori possono essere un punto di partenza molto interessante.
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Per i più esperti di certo gli acquerelli sono una scelta azzeccatissima: sono delicati e permettono di realizzare disegni concreti o astratti, impressionisti o espressionisti, mettendo su carta lo stato d’animo del momento.
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E possiamo portare con noi il nostro diario creativo anche al museo, oppure durante la lezione di arte, replicando i nostri più amati classici.
(https://it.pinterest.com/pin/234257618101946922/)
La parola d’ordine quindi è sbizzarrirsi e non pensare alle regole. Disegnare ciò che in quel momento ci passa per la testa. Colorare con i colori del mood del momento.
(https://it.pinterest.com/pin/AXbvOFzTGQRi2EE_vndh26DrcyBsPT9qreCHOC2_tkcyI1GkBb7lhYk/)
Giulia Mandrino
Il dolce far niente, un regalo per i nostri bambini
Venerdì, 01 Giugno 2018 08:25Viviamo in un’epoca e in una società frenetica. Ma soprattutto viviamo in un momento storico nel quale il “fare niente” sembra essere bistrattato e giudicato inutile, e nel quale il prendersi del tempo per rilassarsi e lasciarsi andare non esista.
Viviamo in un’epoca nella quale i tempi morti sono ritenuti delle inutili perdite di tempo. La frenesia del riempire le giornate è qualcosa di ormai granitico e sicuro, ma non siamo solo noi adulti a pagarne le conseguenze: imponiamo, anche senza accorgercene, questi ritmi anche ai nostri bambini. Ma a volte anche loro vorrebbero fermarsi. E quest’estate possiamo provarci!
Il dolce far niente, un regalo per i nostri bambini: quest’estate proveremo a dedicare alcune giornate al non fare nulla, per rilassarci davvero e insegnare il valore del tempo, della pazienza, della creatività e della noia ai nostri bambini
Sport, corsi di lingua, corsi d’arte, visite al museo, campus estivi a tema (ce ne sono di tutti i tipi: scienza, danza, cinema, arte…), camminate divertenti, cacce al tesoro nella natura, visite ai musei della scienza e della storia delle città e dei paesi che visitiamo, giornate al parco acquatico, al parco naturalistico… L’estate è fatta per tutto questo ed è bellissimo programmare con la propria famiglia le attività più disparate, sia quando restiamo in città sia quando ci rechiamo nel nostro luogo di villeggiatura prediletto.
Ma fermiamoci un attimo a riflettere: questa tendenza alla programmazione è di certo positiva, perché permette di godersi appieno tutti i momenti che abbiamo per stare tutti insieme in famiglia. Ma è una tendenza data anche dalla nostra abitudine a riempire le giornate dalla punta delle dita dei pieni fino alla punta dei capelli. Normalmente, durante l’anno, non perdiamo un attimo di tempo, abbiamo schedules davvero piene, tutti hanno impegni che riempiono le giornate, e questa abitudine rimane anche l’estate. Con la conseguenza che il dolce far niente non è più contemplato.
E se ribaltassimo questa tendenza? Basterebbe prendere due giorni alla settimana tra quelli dedicati alla vacanza in famiglia e dedicarli al NULLA. Al NIENTE. Al non fare assolutamente niente. E non solo per una questione di relax e svago, ma anche per un insegnamento preziosissimo ai nostri figli.
Perché perdere tempo è importantissimo. È del tempo per noi stessi. È del tempo senza i soliti stimoli quotidiani che ci fa riconnettere con il nostro io più profondo. E non importa se ci annoiamo, perché anche la noia è fondamentale per la crescita.
Se i bambini non sperimentano la noia, come potranno affrontarla da adulti? Non sempre ci sono svaghi o attività per riempire i tempi morti, e in quel momento la creatività entra in gioco. Ma soprattutto, entra in gioco il pensiero, perché, facciamoci caso, è nei momenti più vuoti e apparentemente noiosi che pensiamo davvero.
I bambini, poi, amano non fare nulla. Quante volte alla proposta “Andiamo a vedere quella mostra”, o “Che ne dite di una passeggiata nel bosco?”, le loro facce si sono fatte scure e infastidite? Non diciamo che sia sempre giusto lasciare passare, ma in effetti quando le attività sono troppe, capiamo che un bambino possa spazientirsi. Concediamo quindi a loro e a noi il vuoto delle giornate. Concediamoci di riempirlo senza regole, senza piani, senza aspettative.
Il fare niente è rilassante: ci si può sdraiare al sole, dormicchiare, leggere (leggere moltissimo!), giocare a carte, fare passeggiate brevi, adagiare su un’amaca pensando e meditando… E tutto questo è una ricarica naturale per il nostro corpo e la nostra mente! Ecco perché diciamo che il “far niente” è un regalo per i bambini.
Ed è anche facendo niente che le giornate piene acquisteranno valore, perché state tranquilli: non è che poi i bambini vorranno sempre passare le giornate rilassandosi e crogiolandosi nella sana noia! No: le attività, poi, saranno ancora più apprezzate e attese, più piene, più familiari.
Prendiamoci quindi alcuni giorni quest’estate per non seguire il nostro calendar mentale, per svuotarci dalle nostre liste, per non sentire il fiato sul collo del “dover per forza fare, fare, andare”!
Giulia Mandrino