Sosteniamo insieme l’Associazione CAF, per aiutare tutti i bambini
Lunedì, 21 Maggio 2018 11:51Venerdì scorso noi di mammapretaporter abbiamo partecipato ad una visita davvero speciale, che ci ha aperto gli occhi e ci ha riempito il cuore. Perché se già conoscevamo l’Associazione CAF, ora sappiamo ancora meglio di cosa di occupa, come si muove e qual è il suo immenso impegno per difendere e sostenere i minori in situazioni di difficoltà e i bambini vittime di abusi.
Dal 1979 CAF è in prima linea nell’aiuto ai minori e alle famiglie, ed è giusto non solo non dimenticare mai il loro impegno, ma sostenere l’Associazione in prima persona, donando, aiutando o partecipando alle loro iniziative, per far sì che i riflettori non si spengano mai e che la situazione possa finalmente trovare una soluzione.
Sosteniamo insieme l’Associazione CAF, per aiutare tutti i bambini: dal 1979 CAF sostiene e aiuta le famiglie e i minori in difficoltà, e vogliamo impegnarci insieme a loro
L’Associazione CAF è nata nel 1979 ed ha dunque alle spalle parecchi anni di esperienza. È stata il primo centro italiano dedicato interamente all’accoglienza, all’aiuto, allo studio e alla terapia in ambito di maltrattamento e abuso infantile, e la sua fondatrice, Ida Borletti, l’ha pensata come luogo innovativo nel quale potessero affluire i bambini e le famiglie in difficoltà, un luogo dove trovare aiuto, curare le ferite relazionali nate in seno alla sfera familiare e rompere così il circolo vizioso che troppo spesso porta i minori vittime di abusi, disagi o maltrattamenti in adulti violenti e disfunzionali.
Attraverso quindi l’aiuto concreto, il sostegno e vari progetti, CAF vuole accompagnare, sostenere, guidare e aiutare tutti quei bambini provenienti da nuclei familiari in situazioni di disagio profondo, e non lo fa solamente aiutando loro, ma offrendo un concreto sostegno anche alle famiglie di provenienza.
Già, perché i minori accolti provengono sempre da nuclei familiari con fragilità. Spesso sono vittime di traumi (psicologici, relazionali o fisici), e si trovano molte volte allontanati dalle famiglie per provvedimenti dei Tribunali dei Minori. CAF li accoglie e ne sostiene la crescita, quindi, ma allo stesso tempo offre un sostegno psico educativo alle famiglie di provenienza, in modo da tentare il recupero delle funzioni genitoriali. Come lo fa? Attraverso incontri di formazione e offrendo un servizio di affiancamento. Sia per le famiglie d’origine che per quelle affidatarie.
I servizi di Associazione CAF sono quindi divisi in base all’età dei bambini e alla situazione. Ci sono aiuti per le famiglie in divenire (e quindi servizi di prevenzione per mamme e genitori in attesa), delle comunità residenziali che accolgono i bambini vittime di abusi e maltrattamenti dai 3 ai 12 anni, altre pensate per gli adolescenti, centri diurni, percorsi per l’affido…
Ciò che fa concretamente CAF, quindi, è davvero molto, a livello di supporto, a livello psicologico, a livello di sostegno, di educazione, di aiuto concreto, di accoglienza, di accompagnamento, formazione e sensibilizzazione. E noi che possiamo fare?
Innanzitutto, un piccolo gesto che non ci costa assolutamente nulla ma che per CAF è importantissimo: possiamo donare il nostro 5x1000 all’Associazione, firmando la casella con il nome “SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITÀ SOCIALE” e segnando il codice fiscale dell’Associazione CAF, il seguente: 97010160154.
Ci sono poi le bomboniere solidali (confetti, regalini, pensieri), oppure le partecipazioni di nozze, le fedi, le pergamene solidali… Per ogni occasione c’è qualcosa che potrebbe fare al caso nostro. Ed è semplicemente perfetto, perché con quello che comunque spenderemmo per organizzare il nostro evento, in questo modo doniamo qualcosa all’Associazione!
Possiamo quindi affidarci anche alle donazioni (singole o ricorrenti - tutte le informazioni le troviamo qui), oppure scegliere una donazione in occasione di un evento speciale, scegliendo semplicemente di devolvere qualcosa per aiutare le Comunità Residenziali di Milano di cui si occupa CAF.
In quasi quarant’anni di attività, grazie alla generosità di tante persone che hanno creduto in questo concreto progetto di solidarietà, l’Associazione ha potuto aiutare oltre 1000 minori allontanati dal proprio nucleo famigliare e offrire un importante sostegno alle loro famiglie.
Giulia Mandrino
Ho detto basta allo zucchero bianco, e sto da Dio!
Lunedì, 21 Maggio 2018 07:34Ormai è qualche anno che lo zucchero bianco non entra più in casa nostra. Non solo quello nei sacchetti, ma anche quello contenuto insidiosamente nelle merendine e nei cibi confezionati: preferisco preparare una torta che profuma tutta casa o dei biscotti golosi fatti con le mie mani, che i miei bimbi apprezzano moltissimo e che non fanno assolutamente rimpiangere gli snack iper dolci, piuttosto che ripiegare sulle merendine. Non è un dramma farne a meno, credetemi: è solo questione di abitudine. E grazie a questa abitudine io, da qualche anno, sto davvero MEGLIO!
Ho detto basta allo zucchero bianco, e sto da Dio: limitare lo zucchero nella propria alimentazione non è così difficile come sembra, ed è per questo che lo consiglio a tutti
Innanzitutto, come ho accennato non è così difficile dire basta allo zucchero bianco (io per perdere peso ho eliminato anche lo zucchero di canna, lo sciroppo d’acero, lo sciroppo d’agave e il malto. I dolcificanti che utilizzo massimo due volte a settimana sono stevia o fruttosio). Basta fare un piccolo sforzo all’inizio, ma poi la strada è in discesa, perché in realtà il trucco principale consiste nel non comprarli, e le tentazioni piano piano diminuiscono fino a scomparire del tutto.
Il primo passo quindi è non comprare più lo zucchero bianco: i dolci fatti in casa possono essere dolcificati con la stevia, mentre per quanto riguarda tè e caffè pian piano dobbiamo abituarci a non zuccherarli. Non vi chiedo di fare questo passo da un giorno all’altro, ma abituatevi per gradi, inserendo come obiettivo di eliminarlo nell’arco di un mese. Vi assicuro che eliminando dalla dispensa alimenti che contengono zucchero anche le esigenze del vostro palato cambieranno.
La seconda regola è limitare i carboidrati come la pasta e i cereali contenenti glutine: anche qui non si tratta di scelte radicali, ma di un percorso. Il primo step è quello di scegliere cereali non raffinati, e quindi pasta e farina integrale, e poi proseguire nel vostro percorso con un incremento di cereali integrali senza glutine come riso integrale, riso nero, riso rosso, quinoa, avena, grano saraceno. Ad essi possiamo alternare pasta di legumi oltre che chiaramente farro, avena, orzo e saltuariamente pasta integrale.
Piano piano, mi sono accorta di non avere più bisogno dello zucchero come prima. Un po’ come con il sale: più saliamo e più saleremmo, ma una volta che ci abituiamo a diminuirlo ci accorgiamo del sapore naturale dei cibi e diminuirlo diventa normale!
Il primo beneficio di questa scelta di togliere lo zucchero? Come già accennato, non sento più il bisogno irrefrenabile di aprire la dispensa in cerca di qualcosa di dolce, soprattutto dopo i pasti. Il tè amaro ora mi piace molto di più, idem le tisane, che acquistano molto più sapore se non zuccherate!
La mia fame, poi, ne trae beneficio, perché le curve insuliniche sono stabilizzate quindi non sento più di dover spezzare la fame tra un pasto e l’altro con un piccolo dolcetto. Fateci caso: le colazioni zuccherate portano ad aver voglia irrefrenabile di voler mangiare qualcosa a metà mattina. Ma se limitiamo lo zucchero, con un caffè non zuccherato, un uovo (o una omelette con verdura), della ricotta di capra e cacao amaro, un estratto contenente poca frutta e molta verdura, arriveremo a mezzogiorno con molta più energia e senza la necessità di spezzare a metà mattina o di abbuffarci perché siamo famelici.
Certo, ci sono delle difficoltà. Prima di tutto, quando si esce a pranzo, a cena, a colazione o per il brunch è difficile trovare qualcosa che sia assolutamente sugar-free, e che soprattutto non sia preparato con zucchero bianco e cereali raffinati ma con altri tipi di dolcificanti naturali e cereali integrali. Tuttavia basta limitarsi, senza essere talebani.
Anche al supermercato c’è da fare attenzione: sono moltissimi i prodotti che contengono zucchero bianco senza che nemmeno lo sappiamo (perché non sono solo i dessert a contenerne), ma basta leggere un pochino di più le etichette per trovare alternative deliziose e perfette. Ad esempio, io prediligo lo yogurt bianco senza zucchero (quelli alla frutta che io sappia contengono tutti zucchero), oppure scelgo della pasta non bianca ma multicereale integrale, a base di legumi, eccetera. Per i dolcetti, mi piace scegliere le barrette dolcificate con il miele (che sono proprio come quelle che preparo io a casa ma più comode), oppure del cioccolato sugar free, o ancor meglio dolcificato con stevia (lo compro ai supermercati U2, Bennet o Esselunga)…
Per quanto riguarda il cucinare, invece, è molto semplice. Perché ormai esistono ricette per tutto, e soprattutto esistono ricette alternative per trasformare i nostri dolci e i nostri piatti preferiti in dolci e piatti molto più sani, senza zucchero bianco. Non ci vuole nulla, come dicevo. Basta non tenere lo zucchero bianco in dispensa!
Questo per dire che non mi pesa, poiché i benefici che sento sono di gran lunga superiori ai disagi. Ad esempio? Dormo molto, molto meglio. Sono meno gonfia, i brufoli sono davvero diminuiti e sento un’energia favolosa la maggior parte delle giornate. Soffro anche meno di sbalzi d’umore (spesso legati a cali di energia).
Ciò che posso consigliare, quindi, è la moderazione. Non dico di togliere completamente i dolcificanti dalla propria vita, anzi. Come dicevo ci sono alternative deliziose. Tuttavia eliminando lo zucchero bianco (e lo zucchero di canna anche se integrale) dalle nostre tavole vi renderete conto dell’abuso che la nostra società fa di questo alimento, e capirete che in realtà non è assolutamente necessario, imprescindibile o fondamentale. Anzi!
Giulia Mandrino
8 creme vegetali da spalmare sulle piadine
Venerdì, 18 Maggio 2018 13:26La piadina è tra le nostre ricette preferite e amiamo proporla a cena ogni tanto per variare il menù, soprattutto da quando utilizziamo la nostra ricetta della piadina integrale fatta in casa, davvero semplice, veloce e super gustosa.
Non cuciniamo però la solita piadina con il prosciutto e formaggio, un po’ per scelta (gli insaccati fanno male e non è una novità, idem il troppo formaggio), un po’ per non scadere nelle ricette troppo scontate, che quando troppo viste annoiano.
Scegliamo quindi di farcire le nostre piadine integrali con delle creme vegetali, da spalmare e gustare in tutta la loro bontà e da arricchire con pomodorini, ravanelli, carotine, gamberetti, mais…
8 creme vegetali da spalmare sulle piadine: le creme naturali da spalmare sulla nostra piadina integrale fatta in casa per variare i sapori
L’hummus di ceci
Così semplice e tradizionale (è stato recentemente dichiarato “ricetta della pace”!), l’hummus a base di ceci (trovate la ricetta qui - http://www.mammapretaporter.it/food/salse-e-condimenti/hummus-di-ceci-perfetto-2) dà molte proteine vegetali ed è la base perfetta da arricchire con verdure di stagione o altri ingredienti a nostra scelta.
Le varianti di hummus
Come sappiamo, non esiste solo l’hummus di ceci, ma possiamo prepararlo con moltissimi altri ingredienti senza cambiare la base, che è composta da salsa tahina, un pizzico di sale e succo di limone. C’è l’hummus alla barbabietola, quello ai piselli, quello alle lenticchie, quello dolce alla zucca… Trovate tutte le ricette qui (http://www.mammapretaporter.it/food/salse-e-condimenti/8-ricette-di-hummus-buone-e-coloratissime).
La guacamole
Salsa tipicamente messicana, la guacamole è deliziosa e ci permette di beneficiare delle proprietà dell’avocado. Qui trovate la nostra ricetta, a base di polpa di avocado, cipolla e lime.
La babaganoush
È molto simile all’hummus, ma le melanzane grigliate o al forno, che acquistano un sapore leggermente affumicato, rendono la baba ganoush (o crema di melanzane) decisamente sorprendente. Sta benissimo accompagnata con dei chicchi di melograno, quindi quando sono di stagione non dimentichiamoci di metterli nella piadina insieme agli altri ingredienti!
La ricotta con basilico o origano
Noi scegliamo quella di capra (più leggera), e la mescoliamo con del basilico sminuzzato o dell’origano. Et voilà! La nostra base per farcire le piadine è pronta.
La crema di carote marocchina
Dopo averla scoperta in un locale marocchino di Torino, non possiamo più farne a meno. È speziata il giusto, un po’ dolce e soprattutto molto saporita ma leggera. Deliziosa quindi in connubio con la pasta delle piadine! Ecco la ricetta.
Crema di ceci e basilico
Mettiamo i ceci freschi in ammollo per 12 ore con qualche foglia di basilico, quindi cuociamoli per 45 minuti in acqua salata e frulliamoli (insieme al basilico e a un goccio di acqua). Una sorta di hummus mediterraneo!
Yogurt greco
Possiamo anche sceglierlo di soia. In ogni caso, qualunque versione sceglieremo, sappiate che lo yogurt greco, con il suo sapore deciso e la consistenza densa e spalmabile, è perfetto come base “formaggiosa” (ma alternativa!) per gli ingredienti con cui farciremo la nostra piadina.
Giulia Mandrino
Un’infografica per crescere figli felici
Venerdì, 18 Maggio 2018 09:43Quando ci siamo imbattute in questa infografica sviluppata da happify.com ci siamo subito rese conto che era davvero utile. Perché attraverso disegni e semplici parole mette nero su bianco ciò di cui già siamo convinte da tempo: c’è un equilibrio per tutto, un equilibrio per ogni famiglia, ma ci sono certe cosucce fondamentali per la crescita serena dei figli.
Ecco perché ci piace: è un piccolo remainder che possiamo leggere e rileggere all’occorrenza, per rimettere lo sguardo in prospettiva, darci forza, darci conferme e continuare sulla nostra strada di crescita amorevole dei nostri figli!
Un’infografica per crescere figli felici: quando dei semplici schemi ci aiutano a ricordare cosa serve per crescere bambini sereni ed equilibrati
Si parte subito con un dato (scientifico!) che ci piace molto: i bambini con mamme amorevoli, che li coccolano e li curano, hanno un cervello più sviluppato rispetto agli altri. Il loro ippocampo è più grande del 10% rispetto a quello dei bimbi con mamme poco presenti, e questo significa una capacità migliore di gestire lo stress e la memoria. Cosa ci dice questo dato? Che stiamo andando nella direzione giusta se non ci sottraiamo mai alle coccole, al contatto e agli abbracci!
Nemmeno l’amore di papà viene lasciato da parte in questa infografica: Happify lo dice chiaramente, che sentirsi amati dal papà è quasi più importante del sentirsi amati da mamma. Questo perché spesso l’amore della mamma è “scontato”, mentre quello di papà, magari meno presente in casa, è più ricercato. È molto importante, quindi, per i papà fare sentire il proprio amore nei confronti dei bambini: quando un bambino sente il distacco o percepisce “rifiuto”, è normale che sviluppi insicurezza, aggressività o altri comportamenti negativi.
E come deve essere un papà presente? Secondo Happify (e anche secondo noi!) deve essere un papà che ascolta sempre, che è presente nella vita dei propri bambini, che dà le regole necessarie e che lascia libertà con buonsenso (quando ci vuole ci vuole!).
Si passa poi a qualcosa che sta a noi molto a cuore: per i bambini essere felici significa avere mamme felici. Per loro, vedere una mamma soddisfatta è molto più significativo rispetto al suo stipendio, al suo titolo di studio, al fatto che abbia o meno un lavoro. Ciò che è importante è che stia bene con se stessa e con la sua famiglia, che spenda tempo di qualità con loro. E per farlo, DEVE concedersi del tempo per sé, senza sensi di colpa!
L’ottimismo in famiglia, poi, è fondamentale: insegniamo ai bambini a vedere il bicchiere mezzo pieno, ma soprattutto ad affrontare i problemi senza farci sopraffare, cercando insieme la soluzione e sviluppando così resilienza.
Da insegnare, poi, c’è l’importanza dello sforzo e non del risultato. Non diciamo quindi “Sei molto intelligente”, ma piuttosto “Ci hai messo davvero moltissimo impegno, sono orgoglioso di te!”.
Importante è anche sapere quale approccio tenere con ogni bambino. Si dice tanto di evitare di utilizzare i “no”, ma quando un bambino è capace a gestirsi e a capire le proprie emozioni possiamo utilizzare questo metodo, ma non quando il bambino ha bisogno di essere guidato maggiormente. Quindi la parola d’ordine è: misura e buon senso.
Evitiamo i conflitti violenti: i bambini osservano, guardano, fanno loro, imitano. Utilizzare dunque un atteggiamento aggressivo tra noi genitori significa mostrare loro che quello è il modo “giusto” di comportarsi. Il rischio è che crescano violenti, che vadano peggio a scuola e che da adulti non siano in grado di intrattenere relazioni funzionali e armoniche.
Rendiamo quindi le vite dei nostri figli significative: rispettiamo quello che sono, sproniamoli a fare ciò che vogliono fare, riempiamo le loro giornate, ripetiamo loro che siamo orgogliosi!
La generosità è un altro degli aspetti che dobbiamo trasmettere ai nostri bambini. Non solo a parole, ma soprattutto a gesti. Ci sono studi che mostrano che i bambini sono molto più contenti quando fanno un regalo rispetto a quando lo ricevono! E non è lo stesso che capita anche a noi? Ricordiamocelo e sfruttiamolo!
Fondamentale poi è il gioco libero: dobbiamo spronare i bambini a uscire, a giocare di ruolo, a inventare, a esplorare! Non è scontato, e non è futile: il gioco libero stimola la creatività, le abilità motorie, la cognizione, l’emotività e i rapporti sociali.
Infine, spegniamo la TV almeno mentre mangiamo tutti insieme (seduti a tavola!), giochiamo, facciamo sport, stiamo in famiglia (non è importante la quantità del tempo, ma la qualità!).
Giulia Mandrino
Una combo di ingredienti che solitamente i bambini amano e che dunque è sempre una buona idea da proporre in tavola! Possiamo anche variare il tipo di pasta, scegliendola a base di cereali differenti, senza glutine, ai legumi... Il succo non cambia: è semplicissima da preparare e deliziosa!
Pasta con pomodorini e piselli: la ricetta semplice della pasta che piace ai bambini
Proteggere la pelle dei bambini con dei vestitini bellissimi!
Giovedì, 17 Maggio 2018 12:42Il titolo sembra forse una frase surrealista: come si può proteggere la pelle dei bambini dagli arrossamenti e dalla dermatite con dei vestitini? Certo, solitamente vi parliamo di creme naturali e di rimedi delicati che possono alleviare questi fastidiosi sintomi che indicano problemi della cute. Ma stavolta non possiamo non parlarvi di Cora Happywear!
Perché la pelle dei bambini non si protegge solo con le creme, ma soprattutto con i tessuti che scegliamo per coprire la loro cute. Preveniamo, insomma, e non curiamo e basta quando il danno è già stato fatto!
Proteggere la pelle dei bambini con dei vestitini bellissimi: con i tessuti di Cora Happywear preveniamo dermatiti e arrossamenti della pelle dei nostri figli
Esistono vestitini che siano davvero carini e indossabili e che siano veramente naturali? Spesso scendiamo a compromessi, e scegliamo abiti per i bimbi o super basic (di solito è questa la linea che seguono le aziende che utilizzano materiali super naturali) oppure bellissimi ma davvero poco ecologici e poco naturali.
Ma stavolta non dovremo scendere a compromessi, perché abbiamo scoperto un marchio che racchiude in sé tutto ciò che amiamo: la naturalezza dei materiali e l’amore per l’estetica (già, siamo mamme che amano la moda e mica ce ne vergogniamo!).
Cora Happywear, start up italiana che arriva dall’Alto Adige (che è sempre una certezza in fatto di qualità e sostenibilità!) è tutto questo. I capi di questa azienda sono prima di tutto bellissimi, colorati, casual e più eleganti. E, importantissimo, sono anallergici, perché prodotti con fibra d’eucalipto.
La fibra di eucalipto viene estratta attraverso un processo super sostenibile che permette di ottenere un filo da tessere per realizzare gli abiti e gli indumenti intimi perfetti per i nostri bambini. L’eucalipto, infatti, come il bambù cresce molto rapidamente (e non si rischia quindi la deforestazione) e non richiede l’utilizzo di pesticidi, insetticidi, erbicidi o fertilizzanti, mantenendo quindi tutta la sua naturalezza (qui trovate tutte le informazioni)
Questa fibra biodegradabile viene utilizzata per confezionare gli indumenti di Cora Happywear, morbidi, comodi e davvero carinissimi (con colori ispirati alla natura), che sono allo stesso tempo super sicuri. Ecco perché la consigliamo in caso di bimbi che soffrono di dermatite (da pannolino o atopica), di allergie o di pelle delicata in generale: gli arrossamenti spesso sono causati oppure peggiorati proprio da tessuti non naturali ed aggressivi (non solo dai detergenti e dai prodotti cosmetici che utilizziamo) e scegliere un tessuto come la fibra di eucalipto utilizzata da CORA è un gesto d’amore nei loro confronti. Soprattutto, è bene scegliere il loro intimo naturale, soprattutto nei primi anni di vita.
La fibra di eucalipto, inoltre, ha una grande e importante capacità rispetto ad altri tessuti: i filati ottenuti hanno una potente capacità di regolazione termica e di assorbimento dell’umidità che permettono alla pelle di respirare e che limitano la crescita batterica. È quindi un tessuto veramente igienico che lascia traspirare naturalmente la cute, che è sempre avvolta da una sensazione di freschezza.
Ve lo assicuriamo: gli arrossamenti diminuiranno, la dermatite migliorerà, e soprattutto i bimbi sguazzeranno in vestiti che sono tanto belli quanto comodi, perché pensati apposta per loro, che corrono, giocano, vanno a scuola, si muovono e ballano!
E poi CORA ha un grande cuore: dal 2014, anno della fondazione dell’azienda, è impegnata con Plan Italia per un progetto di adozione a distanza a supporto dei bambini del Senegal e del Nepal a cui viene devoluto il 2% di ogni capo venduto. È Elisabeth Tocca, la fondatrice, a chiarire il motivo di questa lodevole scelta: “Con questo piccolo contributo vorremmo aiutare bambini meno fortunati e diventare la mamma più grande del mondo. L’idea nasce perché siamo mamme di bambini in una parte fortunata del mondo e vogliamo aiutare e sostenere i bambini che crescono in situazioni di disagio ad andare a scuola per acquisire, imparare, crescere e migliorare lo status quo nei loro paesi”.
Giulia Mandrino
Il mindful eating
Giovedì, 17 Maggio 2018 07:29Cosa c’entrano tra loro la meditazione e il cibo? C’entrano moltissimo, quando a metterli in relazione è il mindful eating, una tecnica di meditazione che ci permette di mantenere maggiore controllo sulle nostre abitudini alimentari.
È utile soprattutto nel caso in cui abbiamo bisogno, in certi periodi più che in altri, di ritrovare armonia nella nostra alimentazione, non solo dal punto di vista del dimagrimento e del sovrappeso, ma anche in relazione al rapporto che abbiamo con il cibo. Capita a tutti, infatti, di vivere periodi nei quali l’abbuffarsi o il mangiare nervosamente sembrano inevitabili. Ma non è una necessità fisica: parte tutto dalla mente. Ed ecco che il mindful eating ci aiuta tanto a stare bene con noi stessi, mentalmente ed emozionalmente, quanto a sentirci bene fisicamente, grazie ad una alimentazione sana e bilanciata, ma soprattutto armonica.
Il mindful eating: come mettere in relazione meditazione e cibo per stare meglio con noi stessi, mentalmente e fisicamente
Il mindful eating si basa essenzialmente sulla pratica buddista della meditazione, sul mindfulness, che significa riprendere contatto con le nostre emozioni, le nostre sensazioni profonde e il nostro essere, fisico e mentale. Questa pratica molto dolce ma estremamente efficace ci aiuta non solo nei momenti di sconforto o quando abbiamo bisogno di risollevarci da periodi di depressione, ma può venirci in soccorso anche quando si tratta di disturbi dell’alimentazione o di comportamenti non positivi legati al cibo.
Attraverso l’ascolto del nostro corpo, delle nostre sensazioni e delle nostre emozioni, riusciremo così a riprendere il controllo del nostro rapporto con il cibo, sviluppando una forma di meditazione e di pensiero che ci aiuta a diventare più consapevoli delle esperienze che viviamo, ascoltando gli indizi che il nostro corpo ci manda e riconoscendo le emozioni che leghiamo al cibo.
In questo momento storico l’atto del “mangiare” è davvero molto diverso da come è stato per millenni. Non solo l’abbondanza di materie ci ha portati a non porre più la giusta attenzione sulla nostra alimentazione, ma è anche il “come” mangiamo a sfasarci. Mangiamo distrattamente, davanti al computer, senza pensare a cosa mangiamo ma solo al mangiare in sé (e nemmeno troppo). E poi mangiamo troppo in fretta (deleterio, perché non diamo il tempo allo stomaco e al cervello di comunicarci che siamo sazi, e in questo modo quando il segnale ci arriva abbiamo già mangiato troppo). Al contrario, poi, viviamo in un’epoca nella quale il corpo (ma solo a livello estetico) è molto centrale, e i disordini alimentari ne sono una conseguenza.
Insomma: la nostra fame non è più una fame reale, ma è più una voglia (o non voglia) di mangiare, un atto abitudinario, un qualcosa che ci è dovuto. E, soprattutto, è qualcosa che leghiamo allo stress (anche inconsciamente), ed è qualcosa di molto psicologico. Stare bene fisicamente significa stare bene mentalmente e viceversa, e un cattivo rapporto con il cibo porta a disordini mentali, così come lo stare male mentalmente ed emotivamente ci porta a sviluppare un errato e deleterio rapporto con il cibo.
Riprendendo però coscienza delle sensazioni riconosceremo finalmente la vera fame fisica, quella sana e benefica, distinguendo quella reale da quella dettata dall’abitudine (a volte sono semplicemente gli odori o la vista di certi cibi a scatenare la fame) o dall’emotività (quella che ci porta alle abbuffate). Spesso, infatti, sono semplicemente dei fattori esterni che ci portano a voler mangiare, dei trigger che scatenano in noi sensazioni di fame quando in realtà non ne avremmo bisogno. Insomma: il mindful eating ci libera dal nervosismo famelico per farci riconquistare una dimensione più naturale di questo atto vitale.
Non serve solo meditare e pensare, quando mangiamo, per raggiungere il mindful eating. Ci sono infatti gesti che ci aiutano, attraverso il fisico, a riflettere e a prendere coscienza di tutte queste sensazioni di cui parlavamo.
Ecco quindi come fare per cominciare a riprendere consapevolezza e sperimentare il mindful eating:
- Mangiare lentamente, senza distrazioni (quindi non davanti alla tv o allo smartphone).
- Cercare di capire quando la fame che ci assale è un reale bisogno di nutrirci o solo una sensazione data da qualche fattore esterno che la scatena.
- Ascoltare le sensazioni fisiche della fame, per saperle riconoscere sempre (i crampetti, la sensazione di stomaco vuoto, il bisogno di energia).
- Mangiare solo fino a quando ci sentiamo sazi, e non per gola.
- Ascoltare le sensazioni di senso di colpa e di ansia che associamo al cibo, per riconoscerle e affrontarle.
- Entrare in una dimensione che ci permette di associare il “mangiare” con il “benessere”. Pensare quindi al cibo non come un nemico o un premio, ma come qualcosa che contribuisce al nostro stare in salute.
- Ascoltare il nostro corpo: come stiamo dopo una abbuffata? E come stiamo dopo un pasto come si deve?
- Godersi il cibo: apprezzarlo, annusarlo, assaporarlo davvero, guardarlo e notare ogni piccolo particolare.
Giulia Mandrino
Un parco divertimenti per rotolarsi nel fango!
Mercoledì, 16 Maggio 2018 13:28Dell’importanza di fare giocare i bambini nel fango ne avevamo già parlato: per la sensorialità, per i germi benefici, per la creatività, per il contatto (importantissimo! Fondamentale!) con la natura…
E se vi dicessimo che in Australia sono mille anni luce avanti a noi? Che, non solo giocare nella natura per i bambini australiani è normale (con quelle sconfinate terre che li circondano sono fortunatissimi!), ma addirittura c’è chi organizza per loro eventi tutti dedicati al gioco nel fango?
Oggi parliamo del Mud World. Sperando che l’iniziativa si diffonda e che sorgano in giro per il mondo (anche qui da noi!) eventi di questo genere. Viva il fango!
Un parco divertimenti per rotolarsi nel fango: con Mud World i bambini australiani scoprono senza limiti la bellezza di giocare con il fango e nella natura
“Mud World”. Un po’ come “Disney World”, insomma. Ma stavolta a divertire i bambini non ci pensano sofisticate montagne russe o ambienti sapientemente ricostruiti ad arte. No, basta semplicemente una vagonata di fango!
“Mud World” è un festival periodico che si tiene in differenti luoghi australiani durante l’anno. È organizzato da Nature Play Queensland, che si occupa di proporre alle famiglie e ai bambini la bellezza del gioco outdoor, che, come sappiamo, è fondamentale per una crescita armonica dei nostri figli.
E cosa c’è più naturale e outdoor del fango? Immaginatevi quindi un parco divertimenti dedicato interamente a questo favoloso elemento della natura, così comune che spesso diamo per scontato senza pensare alle sue potenzialità. I bambini possono sporcarsi, scivolare, costruire, cucinare, giocare liberamente, tutti immersi nella terra bagnata, correndo e ridendo, divertendosi (finalmente!) in maniera più che genuina.
Nei luoghi dove viene organizzato il Mud World, i bambini e le famiglie trovano così le Muddy Monsterland (una zona piena di mostri da combattere dedicata ai bimbi dagli 0 ai 2 anni, una sorta di parco giochi del fango!), i Mud Slide (scivoli zuppi di fango, per divertimento assicurato), la Great Muddy Mountain Range (esatto: una MONTAGNA di fango da scalare), Mud Mania (un percorso scivoloso e avvincente, perfetto per stimolare la sensorialità con tutto il corpo) e il Village of Mud (il villaggio di fango con pozzanghere che è un po’ il centro del festival). Tutto, tutto, tutto è completamente immerso nel fango, e vedere i bambini sbizzarrirsi e giocare è quanto di più bello a cui possiamo assistere.
Il Festival dura solitamente un paio di giorni, al termine dei quali viene organizzato il Muddy Wonderland Dance Party, una festa danzante di nuovo a base di fango. La sera, le famiglie possono così partecipare ad una serata a base di musica e ballo, con luci da discoteca perfette e super atmosferiche, divertendosi ancora una volta grazie al divertimento dato dal fango sotto i piedi.
Ci di deve per forza lasciare andare, e anche questo è il bello del Festival del Fango: non solo lasciando che i bambini finalmente si sporchino senza regole e senza limiti, sperimentando tutta la loro fisicità e accrescendo il loro rapporto con la terra. Anche i genitori sono coinvolti, e una volta entrati nel mood siamo certi che anche loro torneranno bambini.
(Tutte le foto sono tratte da Nature Play Queensland)
Giulia Mandrino
Exit SPA, per godersi il relax con tutta la famiglia
Mercoledì, 16 Maggio 2018 09:11Dici SPA e pensi rilassamento.
Dici SPA e pensi benessere.
Dici SPA e pensi “giornata tutta per me”.
E se invece fosse una “giornata tutta per noi”? Se non dovessimo per forza lasciare i bambini con la baby sitter o con i nonni? Se il relax fosse qualcosa da condividere con tutta la famiglia?
Noi l’abbiamo scoperto da poco, dobbiamo ammetterlo. Ma ora è indubbio: anche se a volte è bello e giusto goderci una giornata tutta per noi, andare al centro benessere con i nostri bambini è un’esperienza meravigliosa, per coccolarsi e venire coccolati in un ambiente fantastico, fatto di divertimento e rilassamento allo stesso tempo!
Exit SPA, per godersi il relax con tutta la famiglia: con i Family Day godersi la SPA con i bambini è un’esperienza tutta da provare
La Exit SPA si trova a Saronno, in Lombardia. Domenica mattina (per festeggiare la festa della mamma!) siamo partiti presto e l’abbiamo raggiunta, non sapendo molto cosa aspettarci: per essere sinceri, non avevamo mai pensato di organizzare una giornata in centro benessere con i bambini. Anche quando in vacanza, approfittavamo sempre degli spazi baby nei quali i nostri bimbi potevano divertirsi mentre noi ci rilassavamo in sauna e bagno turco, oppure al massimo facevamo una capatina in piscina.
Ma leggendo “Wellness Family Day” ci siamo lasciati ingolosire. E per fortuna! La Exit Spa organizza infatti, nel corso dell’anno, delle giornate dedicate al relax e al benessere in famiglia, con percorsi dedicati e un gustoso brunch di metà giornata con un menù per gli adulti e un buffet dedicato ai bambini. Le prossime? L'8 luglio, il 2 settembre, il 28 ottobre e il 25 novembre.
Di cosa si tratta? Di una domenica alternativa in famiglia, con marito e bambini (dai 3 anni) al seguito. Dalle 10 alle 14, durante queste giornate dedicate, il centro benessere di Saronno (che si trova in via Ungaretti 52) offre l’occasione di trascorrere la mattinata in un ambiente rilassato, ovattato, benefico. E sapete quanto siamo attente al family wellness!
È un’esperienza davvero bellissima: staccare dalla quotidianità con la propria famiglia fa davvero bene, ed è stupendo passare dalle vasche di acqua dolce e salata, dagli hammam, dalle sale per il riposo sensoriale e dagli spazi benessere tipici delle SPA coccolando i propri cari e lasciandosi coccolare. Il tutto attraverso un percorso pensato appositamente per la famiglia.
Il centro Exit spa è davvero bellissimo: si sviluppa su cinquemila metri quadrati, ha dodici vasche, una grotta di sale (che è perfetta per i bambini, per le loro vie respiratorie e per rilassarsi a fondo!) e non manca nemmeno una vasca con la corrente, che è sempre divertentissima oltre che coccolante!
Oltre a tutto questo, poi, nella Exit Spa sono presenti esperti del massaggio, corsi benessere ed esperienze estetiche che passano per la serenità della mente oltre che dal benessere del corpo.
E nei giorni d’estate, che si stanno avvicinando, il centro benessere apre gli oltre mille metri quadrati di area esterna: qui sono presenti lettini e ombrelloni, ma soprattutto due vasche idromassaggio esterne davvero rilassanti, per accoccolarsi al sole e in acqua e godersi il rilassamento più puro insieme ai nostri bimbi!
Giulia Mandrino
Bambini aggressivi, l’origine del comportamento e come trattarli
Venerdì, 11 Maggio 2018 13:18L’aggressività non è mai fine a se stessa. Un bambino non è mai aggressivo solo perché “è fatto così”, e non utilizza l’aggressività senza motivo. L’aggressività è innanzitutto un modo di comunicare, ma è soprattutto un modo per far fronte ad una determinata situazione, un qualcosa che dà beneficio, in quel momento, al bambino.
Cosa significa? Significa che l’aggressività, per il bambino che la usa, è un modo sia per esprimere un sentimento sia per soddisfare una necessità. Questa necessità può essere un desiderio inconscio, una sensazione di autoprotezione o un bisogno di contatto e connessione, tra le miriadi di possibilità. In ogni caso, dobbiamo sempre tenere in mente una cosa prima di agire solo per fermare questa aggressività: c’è sempre un motivo di fondo, e soprattutto ci sono svariate esperienze (interne ed esterne) che possono avere portato a questa aggressività.
Vediamo quindi come possiamo provare a capirne i motivi e come tentare di trattare questa aggressività nella maniera più appropriata.
Bambini aggressivi, l’origine del comportamento e come trattarli: come riconoscere da dove arriva l'aggressività e come approcciarsi ai bambini per esprimere la propria emotività in maniera più costruttiva
Per comportamento aggressivo intendiamo tutte quelle azioni fisiche o verbali che il bambino mette in atto durante un momento particolare. I bimbi aggressivi discutono troppo animatamente, urlano, picchiano, mordono, e ogni età ha il suo grado di intensità. Soprattutto, ogni genitore sa riconoscere quando il proprio bambino è troppo aggressivo.
I bambini aggressivi, poi, sono esseri umani, e possiamo quindi trovare l’origine dell’aggressività proprio come se fossero adulti. L’aggressività è infatti un modo per fare fronte ad una situazione mettendo in atto un ruolo di protezione, verso se stessi o verso gli altri. Quando una persona si sente in qualche modo in pericolo o minacciata, solitamente, per istinto, agisce in uno di questi tre modi: lotta, scappa o si immobilizza.
È quindi un comportamento assolutamente naturale, che tuttavia quando eccessivo o quanto troppo frequente indica un trauma di fondo che suscita continuamente questa reazione. Questo trauma viene rivissuto in certe situazioni, che nel gergo psicoterapeutico si chiamano “trigger”, “innescatori”.
Possono essere traumi riconoscibili, come ad esempio una forte caduta dagli scalini (e quando i genitori notano le urla quando si tratta di arrampicarsi per gioco capiscono immediatamente che il bambino sta rivivendo la paura), oppure nascosti, più psicologici. In questo caso l’aggressività e la rabbia servono loro per proteggersi allo stesso modo.
Facciamoci caso: quando una situazione ci destabilizza particolarmente, tendiamo a rispondere male, a chiuderci, ad arrabbiarci. Magari non scoppiamo, ma è perché nel corso della nostra vita abbiamo imparato a gestire l’emozione. Che tuttavia compare e ricompare sempre. Pensate quindi ad un bambino che questa emozione la sta scoprendo solo ora e magari fatica a riconoscerla e a gestirla.
Detto questo, sappiamo che è difficile e che ci vuole molta, moltissima pazienza, ma spesso provare a contrastare questi comportamenti aggressivi del bambino con punizioni, sgridate o discorsi zeppi di “ti stai comportando male” (per non parlare del deleterio “Sei cattivo”) non dò alcun risultato, ma, anzi, peggiora la situazione. Perché dobbiamo sempre considerare l’aggressività come un modo per rispondere ad una necessità, ad una protezione e a qualcosa che riempie un vuoto (emotivo). Ecco perché il modo migliore per prendere i bambini in quei momenti è soprattutto la comprensione. L’ascolto.
Approfittiamo quindi dei momenti di aggressività. Lasciamo sbollire, ma poi, con calma, sediamoci insieme al bimbo e parliamo. Esprimiamo i nostri sentimenti, facciamo esempi di ciò che fa arrabbiare noi e mostriamo come noi affrontiamo queste situazioni, provando poi a lasciare che sia il bambino a parlare.
E poi osserviamo, molto bene. Solitamente i bambini cercano qualcosa con questa aggressività, e in qualche modo ad un certo punto si calmano. Cosa li fa calmare? L’attenzione profonda e attenta di un adulto (mamma, papà, insegnanti)? Uscire dalla classe (in questo caso forse è l’ambiente scolastico che li agita)? Una coccola? Il vincere?
Ogni bambino ha un suo modo di essere aggressivo ma soprattutto ogni bambino ha un comportamento che lo calma, un desiderio che nel momento in cui viene soddisfatto fa tornare l’armonia interna (l’avere attenzione, l’essere ascoltato, l’avere qualcuno che a lui ci tiene…).
Ovviamente, non dimentichiamo gli esempi: spesso i bambini imitano i genitori o gli adulti che stanno loro intorno perché ai loro occhi quello che vedono è il mondo, il comportamento “standard”. Di conseguenza una casa aggressiva e violenta non porterà che ad un bambino aggressivo e violento, e questo è scontato e non vorremmo nemmeno sottolinearlo, purtroppo.
In fin dei conti, ciò che dobbiamo fare, con pazienza, è capire le cause di questa aggressività. E pian piano ovviare alla mancanza che il bambino sente, parlare, esprimere le emozioni, trovare soluzioni alternative alla sensazione di paura che li prende. Come sempre il dialogo è fondamentale per arrivare alla radice del problema, ed è altrettanto fondamentale per cambiare il pattern, insieme, trovando armonia e trovando il giusto modo di affrontare le proprie emozioni.
Giulia Mandrino