Il neonato e i suoi segreti: strategie per favorire il riposo del neonato
Venerdì, 07 Novembre 2014 07:09L'Ostetrica Angela DiNoia nel suo volume "Il neonato e i suoi segreti" edito da Mental Fitness Publishing scrive: "Il meccanismo del sonno è un evento biologico e psicologico assai complesso che richiede, come è già stato detto, tempo e pazienza per maturare. Il neonato non è affetto da insonnia (condizione frequente tra gli adulti), ma deve semplicemente perfezionare una sua capacità. Con il passare dei mesi imparerà a dormire, a camminare e più avanti perfino a parlare! Bisogna soltanto saper aspettare. Non ci vorrebbe mai in mente di parlare di "educazione al camminare" piuttosto che al "parlare". Perché invece, rispetto al sonno, emeriti studiosi si vantano di aver scoperto un metodo infallibile per insegnare al bambino a dormire? Il piccolo di poche settimane non è un "elettrodomestico" e nep- pure un astuto manipolatore della vita dei suoi genitori. È semplicemente un neonato e come tale va considerato e rispettato. Prima di entrare nello specifico di quelli che sono i suggerimenti, a mio avviso utili, per favorire il sonno del neonato, vorrei riflettere insieme a voi sul significato del termine "rituale" e sul valore che i rituali hanno nella vita con il bambino. Diversi consigli possono considerarsi, infatti, delle vere e proprie ritualità. Significato della parola "rituale" Rituale, dal latino ritum, indica un'azione che si ripete rispettan- do ogni volta un ordine preesistente. Ecco i principali motivi per cui il neonato ama molto i rituali: sc
-scandiscono i vari momenti della giornata, aiutando il neonato a differenziare meglio le azioni del giorno e quelle della notte;
– istituiscono un momento comunicativo più intenso tra la mamma e il suo bambino, interrompendo e rendendo più vivace l'andamento della giornata;
– sono semplici, spesso carichi di emozioni e difficilmente tradu- cibili con un linguaggio parlato (abbracciare, accarezzare, mas- saggiare il bambino);
– diventano parte integrante dell'organizzazione del tempo della famiglia (per esempio il bagnetto serale al rientro del papà dal lavoro);
– rassicurano il bambino, perché sono azioni amorevoli che costantemente ogni giorno si ripetono;
– vengono trasmessi inalterati per tempi lunghissimi e costituiscono un'eredità intergenerazionale carica di affettività.
Si pensi, ad esempio, alla ninna nanna. Il cantarla produce una sorta di incantesimo, di carica energetica tra l'adulto e il bambino. La mamma accompagna istintivamente l'atto del cullare con suoni appena sussurrati, favorendo il rilassamento e il sonno del piccolo. Si tratta di una delle prime esperienze corporee che il neonato sperimenta e che lo fa sentire accolto ed amato."
Angela Dinoia, Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Prevenzione del tumore al seno e alterazione del metabolismo degli zuccheri
Giovedì, 06 Novembre 2014 10:10Pochi ancora lo sanno ma uno studio internazionale ha indagato le abitudini alimentari affermando che si può diminuire anche fino al 70% la possibilità di sviluppare tumori attraverso una sana alimentazione.
Oggi vogliamo però soffermarci su uno studio italiano condotto per circa 11 anni su più di 8 mila donne: dalla ricerca emerge che una dieta ricca in alimenti ad alto indice glicemico è associabile ad un incremento del rischio di sviluppare tumore al seno (si parla del 45%).
Cosa fare allora? Evitare i dolci e lo zucchero bianco? Ecco la nostra lista:
- pasta e riso bianco
- biscotti della mattina
- fette biscottate con farina bianca
- miele
- marmellata
- patate
Tutti questi alimenti sono accumunati dal rapido innalzamento dei livelli di zucchero nel sangue che causano con la loro assunzione: è quindi l'indice glicemico la chiave per controllare numerosi meccanismi correlati a scquilibri non solo dell'insulina ma anche ormonali: l'insulina favorisce la secrezione di IGF-I, un fattore favorevole per la crescita cellulare dei tumori.
Ecco allora i nostri consigli per prevenire il tumore al seno e l'alterazione del metabolismo degli zuccheri: i consigli alimentari per tenere basso l'indice glicemico e prevenire i tumori femminili
1: sostituire alcuni alimenti con altri:
- pasta e riso bianco: cereali integrali, quindi non solo pasta integrale ma anche farro, riso integrale, miglio, quinoa, grano saraceno, orzo, avena.
- biscotti della mattina: biscotti homemade o fatti con farine integrali zuccherati con sciroppo d'agave o succo di mela per esempio.
- fette biscottate con farina bianca: fette biscottate integrali o gallette di riso integrali
- miele: sciroppo d'acero o d'agave.
- marmellata: malto di orzo o di riso
- patate: batata rossa
- focacce: snack intelligenti come frutta secca e semi oleosi
2: imparare a mangiare meno zuccherato:
Spesso si pensa che basti sostituire lo zucchero bianco con quello di canna. In realtà per evitare le problematiche della raffinazione non basta lo zucchero bianco ma quello integrale di canna (ormai lo si trova in tutti i supermercati). Invece per la questione dei picchi glicemichi meglio utilizzare modiche quantità di sciroppo d'agave o d' acero. Avete mai provato l'acqua che potete estrarre dalle mele dopo averle cotte? E' un ottimo dolcificante. Pian piano ci abitueremo poi una base dell'alimentazione sana e anti-cancro: limitare il processo di dolcificazione.
3: abbinare proteine e carboidrati:
E' importante abbinare cibi proteici e carboidrati,in particolare quelli con alto indice glicemico. Quindi un'insalata di patate da sole o con verdure alza l'indice glicemico di molto, ma se associamo ad esse dei legumi il processo sarà attenuato. Un cereale altamente proteico è invece la quinoa: in questo caso un'insalatina di quinoa con verdurine è più che sufficiente.
4: centrifugati/estratti non solo di frutta:
meglio bilanciare nei nostri centrifugati sia la frutta che la verdura, quindi per esempio mela, pera e finocchio.
Giulia Mandrino
immagine tratta da hypnosishealthinfo.com
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Intossicazioni acute nei bambini: intervista al centro antiveleni Ospedale Niguarda
Mercoledì, 05 Novembre 2014 19:15INTOSSICAZIONI ACUTE NEI BAMBINI: intervista col Dott. Angelo Travaglia del centro Antiveleni dell'ospedale Niguarda di Milano
QUAL'E' L'ENTITA' REALE DEL FENOMENO IN ITALIA?
Metà delle intossicazioni che si verificano nel nostro Paese riguarda bambini di età compresa tra 1 e 4 anni.
Nel 2013, nella sola Lombardia, si sono verificati oltre 5000 episodi di intossicazione acuta, certa o solo sospetta, che hanno coinvolto bambini di questa fascia di età. In oltre un terzo dei casi si è reso necessario l'accesso in Ospedale.
IN QUALE AMBITO AVVENGONO PREVALENTEMENTE?
In otto casi su 10 l'intossicazione avviene tra le mura domestiche.
La casa, quindi, per quanto appaia sicura, nasconde parecchie insidie, presenti per lo più sotto forma di prodotti chimici.
I più esposti al rischio di intossicazione sono i nostri piccoli: sono curiosi, si muovono, toccano, assaggiano tutto.
Tenere gli occhi aperti è importante, ma può non bastare, perché in casa le sostanze tossiche possono trovarsi anche in luoghi insospettabili.
QUALI SONO I PRODOTTI CON CUI PIU' FREQUENTEMENTE I BAMBINI VENGONO A CONTATTO?
Ogni casa è un piccolo deposito di prodotti chimici:
• prodotti per la pulizia (detersivi, candeggina, ammoniaca, sgorgatori, trielina e smacchiatori)
• farmaci
• insetticidi e antiparassitari
• colle, vernici, solventi, prodotti per il fai-da-te.
Questi prodotti contengono tutti sostanze tossiche, sono cioè dei potenziali veleni.
Occorre quindi cercare di prevenire che i nostri bambini siano eventualmente esposti a questi prodotti.
E' POSSIBILE FARE QUALCOSA PER PREVENIRE CHE I NOSTRI BAMBINI SIANO EVENTUALMENTE ESPOSTI AL RISCHIO DI INTOSSICAZIONI?
Innanzitutto occorre chiedersi sempre se si conservano in maniera idonea i prodotti di pulizia presenti nelle nostre case.
Li ho riposti in luoghi sicuri, chiusi a chiave e non raggiungibili dal mio bambino?
Li conservo nella confezione originale per ricordare a cosa servono?
Leggo attentamente le etichette e le istruzioni prima di usarli?
Ripongo gli antiparassitari in luoghi sicuri?
Conservo i prodotti chimici lontano dai cibi e dalle bevande?
Mi sono informato se le piante di casa o del giardino siano velenose qualora ingerite?
CI SONO MOMENTI DELLA GIORNATA PIU' A RISCHIO?
Quando in casa aumentano i rischi? Di norma, quando siamo indaffarati a fare altro.
Non a caso la maggior parte degli incidenti domestici e delle intossicazioni avviene mentre gli adulti sono intenti a preparare il pranzo o la cena, cioè dalle 11 alle 13 e dalle 19 alle 21.
Attenzione, dunque: bisogna vigilare sempre sui piccoli, anche mentre si cucina e si svolgono le faccende domestiche.
E QUALI SONO I LUOGHI DELLA CASA PIU' A RISCHIO?
Quelli dove sono più presenti i prodotti chimici: la cucina, il bagno e il ripostiglio.
E' molto frequente il caso del bambino che si impadronisce del detersivo utilizzato dalla madre per la lavatrice o la lavastoviglie, proprio nel momento in cui esso viene tolto dalla sua sede di deposito e viene messo a terra per prelevare la dose che occorre impiegare.
CHE CONSIGLI PUO' DARE ALLE MAMME PER RIDURRE I RISCHI DI INTOSSICAZIONI IN CASA?
E' importante attuare dei comportamenti virtuosi che prevengano la potenziale intossicazione.
Non travasare mai nessun prodotto chimico (es. candeggina, detersivo liquido, ecc.) in bottiglie di acqua minerale, bibite, latte o succhi di frutta: è facile dimenticarsene o confondersi.
Non trasferire i farmaci dalle confezioni originali ai portapillole: potresti non riconoscerli più, e il tuo bambino potrebbe scambiarli per caramelle.
Non manomettere mai la chiusura di sicurezza delle confezioni perché questa impedisce al bambino di arrivare al prodotto.
Insegna al tuo bambino, fin da piccolo, a riconoscere i simboli di pericolo presenti sulle etichette dei prodotti (spesso ignorati anche dagli adulti!!!) che lo aiutano a non mettersi nei guai. Serve tanta pazienza, ma è la migliore forma di prevenzione.
MA SE SUCCEDE COMUNQUE CHE IL NOSTRO BAMBINO SI ESPONGA A QUALCHE TOSSICO COME CI SI DEVE COMPORTARE?
In generale è importante restare calmi. Niente panico, è inutile e spaventa il bambino. Se la vittima è priva di coscienza oppure ha una crisi convulsiva o ha difficoltà respiratorie, è bene chiamare immediatamente il 118. Negli altri casi consiglio di chiamare sempre un Centro Antiveleni.
COSA E' MEGLIO EVITARE DI FARE ANCHE SE ISTINTIVAMENTE VORREMMO AGIRE?
Se non viene espressamente richiesto dal centro Antiveleni, non far vomitare il bambino, poiché il vomito potrebbe essere un rischio ulteriore!!!
Tantomeno non far bere del latte: non ha nessun effetto antidotico e a volte favorisce l'assorbimento di certe sostanze.
E INVECE COSA E' MEGLIO CERCARE DI FARE?
E' bene cercare di scoprire velocemente:
• qual è esattamente il prodotto coinvolto: nome commerciale e a cosa serve
• qual è la quantità potenzialmente coinvolta: quanto ce n'era prima? quanto ne è rimasto?
• qual'è la via di contatto: il bambino ha la bocca sporca? l'alito odora del prodotto? ha i vestiti sporchi?
• per quanto tempo è rimasto solo?
• si lamenta? piange? ha la bocca arrossata? sembra strano?
QUINDI COME AGIRE NEL CASO DI INGESTIONE DI UN TOSSICO?
E' bene Tenere a disposizione in casa del carbone vegetale attivato in polvere, sciroppi protettori della mucosa gastrica, ed eventualmente delle gocce antischiuma a base di dimeticone, ma non date nulla per bocca prima di aver consultato un Centro Antiveleni.
Chiamate sempre un Centro Antiveleni anche se pensate che l'ingestione non sia pericolosa.
Fate attenzione ad informazioni non qualificate o errate presenti nella rete !
INVECE IN CASO DI UN CONTATTO PER VIA OCULARE?
E' bene rimuovere immediatamente le lenti a contatto, se presenti.
Irrigare l'occhio con acqua tiepida e pulita per 10-15 minuti (controllando l'orologio !) cercando di tenere le palpebre aperte ed incoraggiando la vittima a sbattere le palpebre durante il lavaggio in quanto aiuta a far penetrare l'acqua.
Per gli adulti la procedura migliore è utilizzare la doccia. Per i bambini si può utilizzare il rubinetto del lavandino della cucina, meglio se dotato di spruzzatore.
Non dirigere il getto dell'acqua direttamente sull'occhio ma sulla fronte sopra l'occhio colpito o sopra la radice del naso se sono colpiti entrambi gli occhi.
Non applicare nessun collirio o pomata se non dopo preciso consiglio medico.
E NEL CASO DI UN CONTATTO PER VIA CUTANEA?
Occorre rimuovere subito gli abiti contaminati.
Successivamente lavare con acqua tiepida e sapone la superficie esposta e poi risciacquare abbondantemente.
E SE INVECE L'ESPOSIZIONE AL TOSSICO E' AVVENUTA PER VIA INALATORIA?
E' indispensabile rimuovere immediatamente la vittima dall'ambiente contaminato.
Aprire eventuali porte e finestre presenti nel locale.
Evitare di respirare fumi.
QUALI SONO I NUMERI UTILI DA TENERE SEMPRE A DISPOSIZIONE?
In caso di intossicazione è sempre bene rivolgersi ai Centri Antiveleni :
Milano: 02-66101029
Pavia: 0382-24444
Bergamo: 800-883300
Roma Gemelli: 06-3054343
Roma la Sapienza: 06-49978000
In alternativa chiamare i noti numeri d'emergenza sanitaria: 118 o 112
QUALI SONO LE INFORMAZIONI DA FORNIRE?
• Età e peso della vittima
• A cosa è stata esposta la vittima (conservare il flacone, il contenitore, ecc. con se)
• La quantità di sostanza a cui si è presumibilmente esposta la vittima
• Le condizioni della vittima dopo l'esposizione
• Quanto tempo è trascorso
NELLE PROSSIME SETTIMANE AFFRONTEREMO QUALCHE ARGOMENTO SPECIFICO PER DARE ALLE MADRI LA POSSIBILITA' DI INFORMARSI CORRETTAMENTE SU QUESTO IMPORTANTE RISCHIO DOMESTICO.
immagine tratta da www.care2.com
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E' un bambino buono? Non so, forse ho esagerato con lo zucchero
Mercoledì, 05 Novembre 2014 19:09Sicuramente vi hanno chiesto tutti, ma proprio tutti, se il vostro bambino è "buono".
Cosa vuol dire?
Buono di odore? Sicuramente, tutti i piccoli odorano di latte e non c'è niente di più dolce!
Buono di sapore? Non ho mai provato a mangiare una coscia di bambino, ed essendo vegetariana non ho intenzione di provare!
Buono di...?! Non si capisce. Esistono bambini non buoni? Cattivi? Antipatici?
Abbiamo delle categorie e, a quanto pare, un bambino può essere più o meno "buono" (mmmbahhh!!).
Dunque vediamo un po' insieme le caratteristiche di questo "bambino-buono":
• "È buono se dorme di notte!" CARISSSSSIMI vi ricordo che molto molto probabilmente voi da bambini avevate gli stessi identici ritmi di questo ipotetico bambino-non-buono che, stranamente, si sveglia di notte. Motivazioni del risveglio notturno? Infinite. Vediamo un po'... fame, innata forma di istinto di sopravvivenza di richiedere attenzione alla figura parentale, fastidio, voglia di giocare, un brutto sogno (per i più grandicelli), tante nuove scoperte che possono disturbare il sonno. Sono abbastanza? I risvegli notturni non si possono punire o sgridare. Sono fisiologici quindi meglio accettarli e cercare di capirne il perché!
• "È buono se mangia a orari regolari" allora io non sono buona. Io mangio quando ho fame, guarda te che cosa incredibile! E i bambini? UGUALE! Mangiano quando hanno fame. E vi dirò di più, lo stomaco di un piccolino non è come il nostro (in termini di capacità s'intende) ergo non si può certo pretendere che un bambino mangi da subito 4 volte al giorno e stop! Tra l'altro il latte di mamma ha composizioni diverse a seconda del momento della giornata, dell'età del bambino, del momento della poppata stessa. Insomma, non vi sembra un po' riduttivo l'orario regolare?!
• "È buono se non piange" OOOOH! Questa è la mia preferita e di solito rispondo sorridendo "Adesso gli chiediamo di scrivere cosa c'è che non va, così non piange più!". Comunicazione di servizio: il pianto è una forma di comunicazione. Mai notato che i bambini piangono in maniera diversa a seconda del bisogno? Adesso che lo sappiamo possiamo fare uno sforzo e provare a capire. Non è facile, nessuno dice che lo sia! Fare il genitore non ce lo insegna nessuno, si diventa genitori facendo errori e provando soluzioni che possono essere poco adatte, ci si deve mettere in gioco!
• "È buono se rimane nella sua culletta" già. La culletta. Entità senza braccia che avvolgono e contengono, spesso fredda (perché inanimata), senza voce di mamma, senza dondolio, con un affaccio alquanto noioso. Vi piacerebbe rimanere ore sdraiati da soli quando vorreste avere vicino a voi il vostro amato? Ecco che la culletta non fa proprio al caso nostro, non di tutti anzi. Il vostro bimbo sta bene vicino a voi, da buoni portati quali siamo (ne scriverò!).
Ergo, i vostri bimbi... NUOOOO sono tutti cattivi?! Sul serio?!
Scherzi a parte, non esistono buoni o cattivi.
Esistono i bambini che hanno bisogni fondamentali.
Esistiamo noi adulti che non abbiamo ancora del tutto chiaro cosa significhi per un bambino svegliarsi di notte, stare in braccio, mangiare spesso, comunicare un disagio.
Esistono genitori e bambini che si conosceranno piano piano e troveranno la loro dimensione, i loro ritmi, i loro spazi per non cadere nella categoria del "bambino buono" o del "bambino cattivo".
Silvia Bianchi
www.acasaconte.com
Voglio trovare il dott. casa
Mercoledì, 05 Novembre 2014 15:24Il Dottor Casa (Dr. House) ha spopolato (fin troppo) sui teleschermi di tutto il mondo, ora pare che la stra (prima) amata serie tv sia poco e niente seguita, il perché: abbiamo capito che è una bufala!
A parte rari casi, ne sono capitati anche a me, in cui trovi un professionista serio e capace, la maggior parte delle volte pare che dopo aver studiato medicina diventino tutti egittologi.
Perché i dottori scrivono tutti alla cavolo?
Hanno sempre quella zampa di gallina striminzita, quella scrittura spigolosa un po’ buttata lì che a volte il farmacista ti guarda come se gli chiedessi di interpretare le scritture cuneiformi mesopotamiche.
Mi sa che c’è proprio un corso universitario di scrittologia incomprensibile.
Poi, fateci caso, non è mai il loro campo.
Vai dal tuo medico di base, che magari è specializzato in disturbi del legamento costacoracoide o in acidemia propionica ma è meglio consultare uno specialista del raffreddore.
E via con una trafila di esami e visite che ti svenano o, ora anche hai finito tutto, ti è passato quello che avevi oppure manco ti ricordi più cosa avevi di preciso.
Voglio incontrare il Dr. House e HR o quelli di Grey’sAnatomy, loro sì che sono bravi, non mangiano, non dormono, stanno sul pezzo fino a che non hanno risolto il caso (o il paziente è morto), non hanno nemmeno una casa, tanto fanno sempre volentieri i doppi turni, a volte si offrono per i tripli, dormono nelle salette in ospedale e (spesso) folleggiano in corsia.
Loro sanno tutto, anche di quel morbo raro che, da recenti studi scientifici, non ancora noti, si è sviluppato centotrenta anni fa su Marte, a loro balza subito alla mente quella mezza voce di corridoio e … tac, fatto il collegamento, trovata la cura!
Loro, che ti operano d’urgenza in mezzo al parco mentre fai jogging usando solo nastro adesivo, una forcina per capelli ed un chewingum.
Loro, a cui non interessano gli orari, le festività, le ferie, loro sono sempre reperibili.
Loro che non hanno un appartamento, ma un bugicattolo dove vivono tutti insieme a turno come nelle fabbriche dei cinesi.
Loro, che vengono a casa tua per verificare ogni possibile fonte di contagio, avvisano i tuoi parenti e sono emotivamente vicini a tutti.
Loro che non mangiano e non bevono per giorni, al massimo sbocconcellano qualcosa alle macchinette o si fanno nutrire tramite flebo per risparmiare tempo.
Loro, che bando alle minime norme di igiene e di buon gusto, si accoppiano dove capita e con chi capita, sono immuni da ogni malattia pur stando a contatto diretto con la peste virulenta, sono giovani, belli e si voglio bene tra loro, non sono un semplice gruppo di lavoro, sono uno la famiglia dell’altro.
Loro che non esistono, ne sono certa, ma che se esistessero avrebbero anche una bella calligrafia.
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile
immagine tratta da www.ruraldr.com.au
FRUITYLIFE: frutta e verdura a scuola per il benessere del bambino e del portafoglio di mamma e papà
Martedì, 04 Novembre 2014 11:10Dieta mediterranea in crisi, intervalli e merende a base di junk food, bambini sempre più a rischio obesità e incapaci di riconoscere i prodotti ortofrutticoli perchè assenti dalle loro tavole. Gli ultimi dati elaborati da Ipsos per Save the Children indicano una chiara tendenza: in Italia sempre più bambini e adolescenti consumano meno frutta e verdura. Se infatti nel 2012 il 37% di loro diceva di mangiare prodotti ortofrutticoli ad ogni pasto, questa percentuale oggi è scesa al 35%; lo stesso vale per chi introduce nella propria dieta alimentare frutta e verdura una volta al giorno, con una percentuale scesa dal 39% al 35%. Sale inoltre il dato di chi ammette di non consumare mai ortofrutta o di farlo al massimo due volte a settimana: dal 25% al 31%.
Anche uno dei più grandi studi condotti dall'Unione Europea (l'IDEFICS study pubblicato nel luglio 2014) su un campione di 16.220 bambini dai 2 ai 10 anni ripartiti tra Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna e Svezia, ha rilevato due dati preoccupanti: i bambini italiani sono i più obesi e in sovrappeso del campione preso in esame e i peggiori consumatori di verdure in quantità. In Italia infatti oltre il 20% dei bambini è in sovrappeso e l'11% addirittura obeso.
Scelte alimentari sbagliate sono alla radice di questa situazione, scelte che ancor più in questo particolare momento economico potrebbero venir cambiate ritornando ad una dieta più indicata per la salute dei bambini e per il portafoglio dei genitori.
«Dare a bambini e adolescenti frutta e verdura di stagione li aiuta ad avere un regime alimentare sano perché equilibrato e vario. Le numerose sostanze contenute in questi prodotti, inserite all'interno di un regime alimentare corretto, favoriscono certamente il mantenimento della salute di ogni individuo, soprattutto in occasione degli stress dovuti ai cambi di stagione – afferma Massimo Brusaporci, direttore di Alimos-Alimenta la Salute, la cooperativa che coordina il progetto Fruitylife "Frutta e verdura, sana e sicura" istituito per la promozione del consumo di ortofrutta comunitaria, co-finanziato dall'Unione europea insieme al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e condotto con la partecipazione di cinque importanti realtà produttive italiane (Alegra, Apofruit Italia, Conor, Naturitalia e Orogel Fresco) – La natura è saggia e ci offre i suoi gustosi frutti e le sue freschissime verdure nei tempi giusti per il nostro organismo. Utilizzare questi alimenti rispettandone la stagionalità è un modo per prendersi cura di sé. E poi, frutta e verdura di stagione, non solo fanno bene alla salute dei bambini, ma anche al portafoglio dei genitori. I loro prezzi al chilo sono enormemente più bassi delle classiche merendine confezionate».
Ad aiutare i genitori in questa sfida alimentare verranno incontro anche i distributori automatici presenti nelle scuole che, come dal recente protocollo d'intesa firmato dai 20 assessori regionali all'agricoltura, non potranno più erogare "cibo spazzatura". Spazio quindi per frutta e verdura, fresca o disidratata, tal quale o di IV gamma (mondata e tagliata a pezzetti e in pratiche confezioni monodose) acquistata dalla macchinetta o portata da casa, da mangiare durante l'intervallo per una giornata scolastica da affrontare con il giusto apporto di vitamine, fibre e sali minerali. Dalle mele ai mandarini, dalle castagne alle carote, ai succhi freschi sino alle torte salate realizzate con spinaci ed altre verdure: largo all'immaginazione per una merenda sana e nutriente.
«Fruitylife trova questa iniziativa in linea con la propria campagna per la promozione del consumo di frutta e verdura – continua Brusaporci - consumo che è alla base di una corretta alimentazione e premessa irrinunciabile per il benessere di tutti, grandi e piccini. Con il progetto Fruitylife sosteniamo l'importanza di una dieta varia e di una nutrizione bilanciata, che tiene conto della stagionalità dei prodotti ortofrutticoli».
Oltre al calendario sulla stagionalità e ad informazioni sulla corretta alimentazione, sul sito www.fruitylife.eu si possono trovare pratiche e veloci suggerimenti per portare in tavola ogni giorno frutta e verdura con fantasia. Il sito fornisce inoltre risposte alle esigenze conoscitive dei consumatori sulla filiera europea, sulla garanzia in termini di sicurezza e qualità, sulla tracciabilità dei prodotti ortofrutticoli.
immagine tratta da agronotizie.imagelinenetwork.com
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L'amore infinito delle mamme argentine
Martedì, 04 Novembre 2014 10:01In questa rubrica, tra un articolo e l'altro si parla sempre della forza delle mamme, delle lotte delle mamme per i propri figli, e sopratutto del fatto che le mamme non cessino mai di lottare per salvaguardare i propri piccoli uomini.
Oggi vi voglio parlare delle mamme Argentine del movimento "Madres da Plaza de Mayo" (Mamme di Piazza di Maggio). Nel 1977 queste madri argentine si sono incontrate per la prima volta nella piazza di fronte alla sede del governo argentino, la "Plaza de Mayo", alla ricerca di informazioni sui loro figli scomparsi durante la dittatura militare (che durò dal 1976-1983). Bloccate dalle guardie, hanno trascorso giornate a passeggiare intorno alla piazza, utilizzando un panno bianco legato attorno alla testa per identificarsi. Al culmine della repressione, quando, disperate, hanno chiesto la conferma della sopravvivenza dei loro figli, hanno dovuto affrontare le forze di polizia, rischiando la vita e subendo il sequestro e in alcuni casi la tortura.
Dopo 37 anni dalla prima manifestazione, il movimento è cresciuto e si è organizzato, ampliando il campo di applicazione originale della loro lotta. Nonostante il divieto di riunioni pubbliche e di ogni evento, che potrebbe essere considerato "sovversivo", hanno superato la paura e si sono posizionate settimanalmente (fino ad oggi), di fronte alla Casa Rosada, alla ricerca della verità e della giustizia. Le Madri di "Plaza de Mayo" hanno vinto diversi premi internazionali e sono passate a far parte della piazza stessa - i panni bianchi che portavano sulle loro teste per richiamare l'attenzione ora segnano il terreno intorno alla piramide, una forma di omaggio dopo tanti decenni di lotta.
Con la fine degli anni di piombo, il gruppo ha cominciato a chiedere giustizia per i responsabili delle morti e delle sparizioni durante la dittatura e ha divulgato le crudeltà perpetrate dagli agenti della repressione. Nonostante le battute d'arresto e le differenze, l'obiettivo comune delle madri arhentine è rimasto. Se prima la richiesta era "il ritorno dei prigionieri spariti" con la fine della dittatura le proteste hanno guadagnato carattere più politico. Alcuni degli striscioni messi in vista nelle marce negli ultimi anni portava messaggi come: "Combattiamo contro l'oligarchia della ricchezza della terra", "Lavorare per la riforma agraria", "Vivere combattendo l'ingiustizia" e "Distribuzione della ricchezza". Una chiara dimostrazione di uno degli slogan del movimento: "L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona." La dimostrazione é continuata anche quando le tre fondatrici sono state rapite, torturate e uccise da un gruppo di soldati nel dicembre del 1977. Non si sono fermati neanche durante i Mondiali del 1978, quando gli occhi del mondo erano sull'Argentina e la tensione politica è aumentata. E nemmeno dopo la fine della dittatura nel 1983.
Se siete a Buenos Aires di Giovedí (alle 15.30), le troverete in "Plaza de Mayo" - ora con i capelli bianchi, bastoni in mano ed età compresa tra 75 e 92 anni. Le "Madres de Plaza d Mayo" continuano la loro protesta e fanno vedere ciò che i dittatori hanno cercato di nascondere: il governo militare ha ucciso 30.000 giovani argentini. Il governo ha ucciso i loro figli. E loro non si sono dimenticate di tutto ciò, e insistono sul fatto che il mondo conosca, al fine di evitare che una cosa del genere si ripeta.
Quando il gruppo ha dato il 1700ª giro in torno alla piazza nel 2010, Hebe de Bonafini (pioniera del movimento), ha ammesso che l'età è già pesante per lei e le sue compagne: "Ci svegliamo alla mattina piene di dolore tra il male alle gambe, agli occhi, alle ginocchia, ai reni, al cuore... a tutto ", ha detto, aggiungendo: "Ma anche così, quando arrivano le 15:00, ci guardiamo allo specchio per mettere il foulard in testa e quando arriviamo in piazza non sentiamo più alcun dolore ", ha detto Bonafini.
Fu così che queste tenaci donne, mosse dall'indignazione, hanno insegnato nel corso degli anni che, nonostante il dolore che le accompagna, una resistenza permanente e pacifica può portare a risultati concreti: dal ritorno della democrazia nel 1983, centinaia di repressori sono stati e sono ancora condannati. Nonostante ciò non hanno rinunciato alla lotta. Continuano! Anche se probabilmente non rivedranno mai i resti dei loro figli, e non sapranno mai cosa è realmente accaduto a loro, non si fermarono!
"Una storia che, per molti versi, sembra ripetere. C'era una volta un paese, una città, una piazza, alcune madri ... Las Madres de Plaza de Mayo! Nel cuore della capitale Buenos Aires, sotto la violenta dittatura che ha segnato l'Argentina, tenevano dei cartelli con le foto dei loro figli scomparsi. Silenziose, con dei veli bianchi in testa, giraravano la Plaza de Mayo. Instancabili, hanno camminato per giorni, mesi, anni. Come nella canzone del poeta, hanno chiesto l'impossibile: volevano solo rivedere i loro figli. E sono state chiamate pazze. "(Renata Gonçalves)
Tathi Saraiva
L'amore infinito delle mamme argentine
Martedì, 04 Novembre 2014 10:01In questa rubrica, tra un articolo e l'altro si parla sempre della forza delle mamme, delle lotte delle mamme per i propri figli, e sopratutto del fatto che le mamme non cessino mai di lottare per salvaguardare i propri piccoli uomini.
Oggi vi voglio parlare delle mamme Argentine del movimento "Madres da Plaza de Mayo" (Mamme di Piazza di Maggio). Nel 1977 queste madri argentine si sono incontrate per la prima volta nella piazza di fronte alla sede del governo argentino, la "Plaza de Mayo", alla ricerca di informazioni sui loro figli scomparsi durante la dittatura militare (che durò dal 1976-1983). Bloccate dalle guardie, hanno trascorso giornate a passeggiare intorno alla piazza, utilizzando un panno bianco legato attorno alla testa per identificarsi. Al culmine della repressione, quando, disperate, hanno chiesto la conferma della sopravvivenza dei loro figli, hanno dovuto affrontare le forze di polizia, rischiando la vita e subendo il sequestro e in alcuni casi la tortura.
Dopo 37 anni dalla prima manifestazione, il movimento è cresciuto e si è organizzato, ampliando il campo di applicazione originale della loro lotta. Nonostante il divieto di riunioni pubbliche e di ogni evento, che potrebbe essere considerato "sovversivo", hanno superato la paura e si sono posizionate settimanalmente (fino ad oggi), di fronte alla Casa Rosada, alla ricerca della verità e della giustizia. Le Madri di "Plaza de Mayo" hanno vinto diversi premi internazionali e sono passate a far parte della piazza stessa - i panni bianchi che portavano sulle loro teste per richiamare l'attenzione ora segnano il terreno intorno alla piramide, una forma di omaggio dopo tanti decenni di lotta.
Con la fine degli anni di piombo, il gruppo ha cominciato a chiedere giustizia per i responsabili delle morti e delle sparizioni durante la dittatura e ha divulgato le crudeltà perpetrate dagli agenti della repressione. Nonostante le battute d'arresto e le differenze, l'obiettivo comune delle madri arhentine è rimasto. Se prima la richiesta era "il ritorno dei prigionieri spariti" con la fine della dittatura le proteste hanno guadagnato carattere più politico. Alcuni degli striscioni messi in vista nelle marce negli ultimi anni portava messaggi come: "Combattiamo contro l'oligarchia della ricchezza della terra", "Lavorare per la riforma agraria", "Vivere combattendo l'ingiustizia" e "Distribuzione della ricchezza". Una chiara dimostrazione di uno degli slogan del movimento: "L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona." La dimostrazione é continuata anche quando le tre fondatrici sono state rapite, torturate e uccise da un gruppo di soldati nel dicembre del 1977. Non si sono fermati neanche durante i Mondiali del 1978, quando gli occhi del mondo erano sull'Argentina e la tensione politica è aumentata. E nemmeno dopo la fine della dittatura nel 1983.
Se siete a Buenos Aires di Giovedí (alle 15.30), le troverete in "Plaza de Mayo" - ora con i capelli bianchi, bastoni in mano ed età compresa tra 75 e 92 anni. Le "Madres de Plaza d Mayo" continuano la loro protesta e fanno vedere ciò che i dittatori hanno cercato di nascondere: il governo militare ha ucciso 30.000 giovani argentini. Il governo ha ucciso i loro figli. E loro non si sono dimenticate di tutto ciò, e insistono sul fatto che il mondo conosca, al fine di evitare che una cosa del genere si ripeta.
Quando il gruppo ha dato il 1700ª giro in torno alla piazza nel 2010, Hebe de Bonafini (pioniera del movimento), ha ammesso che l'età è già pesante per lei e le sue compagne: "Ci svegliamo alla mattina piene di dolore tra il male alle gambe, agli occhi, alle ginocchia, ai reni, al cuore... a tutto ", ha detto, aggiungendo: "Ma anche così, quando arrivano le 15:00, ci guardiamo allo specchio per mettere il foulard in testa e quando arriviamo in piazza non sentiamo più alcun dolore ", ha detto Bonafini.
Fu così che queste tenaci donne, mosse dall'indignazione, hanno insegnato nel corso degli anni che, nonostante il dolore che le accompagna, una resistenza permanente e pacifica può portare a risultati concreti: dal ritorno della democrazia nel 1983, centinaia di repressori sono stati e sono ancora condannati. Nonostante ciò non hanno rinunciato alla lotta. Continuano! Anche se probabilmente non rivedranno mai i resti dei loro figli, e non sapranno mai cosa è realmente accaduto a loro, non si fermarono!
"Una storia che, per molti versi, sembra ripetere. C'era una volta un paese, una città, una piazza, alcune madri ... Las Madres de Plaza de Mayo! Nel cuore della capitale Buenos Aires, sotto la violenta dittatura che ha segnato l'Argentina, tenevano dei cartelli con le foto dei loro figli scomparsi. Silenziose, con dei veli bianchi in testa, giraravano la Plaza de Mayo. Instancabili, hanno camminato per giorni, mesi, anni. Come nella canzone del poeta, hanno chiesto l'impossibile: volevano solo rivedere i loro figli. E sono state chiamate pazze. "(Renata Gonçalves)
Tathi Saraiva
Il manuale della brava partoriente: 1. E' stata brava, non ha neanche urlato
Venerdì, 31 Ottobre 2014 07:17L'immaginario comune della scena del travaglio/parto potrebbe essere questo: una donna incinta con una bella pancia che fa supporre di essere proprio alle ultime settimane, che sta facendo qualsiasi cosa, magari shopping nei negozi. Una fitta all'addome, lei che si piega, uno "splash!" sul pavimento, "Mi si sono rotte le acque!", grida, movimenti concitati, baccano, scene rapide, una corsa al cardiopalma in ospedale, luci accesissime, lei sudata in volto che, supina sul lettino ginecologico, spinge a denti stretti e di tanto in tanto urla, e finalmente il bambino nasce.
Questo è quello che per anni la tv e i film ci hanno proposto. Vi torna?
Una caratteristica che mi ha sempre colpito di queste riproduzioni di scena del travaglio – tanto reali quanto reale sia il fatto che io sia Naomi Campbell – è la parte audio. Il sonoro. Le grida della donna. L'uso della voce. Reale o cinematografico che sia, nell'immaginario collettivo legato al momento della nascita c'è l'uso della voce. Si sa che la voce fa parte della nascita...tuttavia se ne ha paura, si spera di non urlare, di fare la brava. Di controllarsi.
Avete mai sentito la frase, specie riportata dai papà presenti in sala parto, "E' stata brava, non ha neanche urlato?"
Cosa significa essere brave, partorendo? Chi è la brava partoriente? Quella che resta composta, che non suda e magari non emette odore, che non si spettina e non si scompone, che così com'è entrata esce? La brava partoriente è quella che sta sdraiata, che non chiede ma esegue, che contiene il suo dolore? La brava partoriente è quella che non fa sceneggiate, che non urla e non implora, che non canta?
Bocca, collo dell'utero e vagina (ed in generale il perineo) sono strettamente collegati. Hanno stessa derivazione embrionale e funzionano all'unisono. Vi siete mai chiesti perché quando si fa l'amore, lo si fa con la bocca socchiusa o aperta, respirando anche dalla bocca, emettendo suoni? Mi rivolgo alle donne: sareste mai in grado di fare l'amore corrucciando la fronte, strizzando gli occhi e serrando la bocca? Mi rivolgo agli uomini: se mentre state facendo l'amore con la vostra compagna vedeste comparire sul suo volto un'espressione simile, pensereste di farle piacere o di averle fatto male?
Quello che nei film non ci raccontano, è che nel parto c'è molto di sessuale. Basti pensare agli ormoni coinvolti, l'ossitocina per prima! E dunque, se un certo tipo di respiro, di movimento, l'uso della voce durante l'asso sessuale non solo è normale ma aiuta la donna all'apertura...perché durante il parto si richiede di tacere, di non gridare, di non far casino? La brava partoriente è quella che non rompe le scatole?
La brava partoriente è qualsiasi mamma che dà alla luce il suo bambino, passando dalla vagina o dall'addome: ogni mamma è stata una brava partoriente. Perché ogni mamma è una brava mamma. E se griderà, se userà la voce, se sentirà il bisogno in un qualche momento del travaglio o delle spinte di lasciar uscire qualcosa dalla bocca e se se lo concederà, allora potremo dire di aver avuto non una brava partoriente, ma una brava ostetrica e un bravo papà che le hanno trasmesso fiducia, che l'hanno accolta nel suo bisogno di gridare e di usare quella voce che arriva direttamente dal centro della Terra per esprimersi attraverso quella donna che sta creando la Vita. La voce è una delle cose più intime che possediamo: occorre fiducia in se stessi e nell'ambiente che ci circonda per lasciarla uscire. Così come per mettere al mondo il proprio bambino. Allora, non giudicare ma accogliere la voce di una partoriente sarà accogliere lei stessa come madre e quel bambino come figlio.
Ostetrica Eleonora Bernardini
www.acasaconte.com
immagine tratta da masscommtheory.com
Il manuale della brava partoriente: 1. E' stata brava, non ha neanche urlato
Venerdì, 31 Ottobre 2014 06:46L'immaginario comune della scena del travaglio/parto potrebbe essere questo: una donna incinta con una bella pancia che fa supporre di essere proprio alle ultime settimane, che sta facendo qualsiasi cosa, magari shopping nei negozi. Una fitta all'addome, lei che si piega, uno "splash!" sul pavimento, "Mi si sono rotte le acque!", grida, movimenti concitati, baccano, scene rapide, una corsa al cardiopalma in ospedale, luci accesissime, lei sudata in volto che, supina sul lettino ginecologico, spinge a denti stretti e di tanto in tanto urla, e finalmente il bambino nasce.
Questo è quello che per anni la tv e i film ci hanno proposto. Vi torna?
Una caratteristica che mi ha sempre colpito di queste riproduzioni di scena del travaglio – tanto reali quanto reale sia il fatto che io sia Naomi Campbell – è la parte audio. Il sonoro. Le grida della donna. L'uso della voce. Reale o cinematografico che sia, nell'immaginario collettivo legato al momento della nascita c'è l'uso della voce. Si sa che la voce fa parte della nascita...tuttavia se ne ha paura, si spera di non urlare, di fare la brava. Di controllarsi.
Avete mai sentito la frase, specie riportata dai papà presenti in sala parto, "E' stata brava, non ha neanche urlato?"
Cosa significa essere brave, partorendo? Chi è la brava partoriente? Quella che resta composta, che non suda e magari non emette odore, che non si spettina e non si scompone, che così com'è entrata esce? La brava partoriente è quella che sta sdraiata, che non chiede ma esegue, che contiene il suo dolore? La brava partoriente è quella che non fa sceneggiate, che non urla e non implora, che non canta?
Bocca, collo dell'utero e vagina (ed in generale il perineo) sono strettamente collegati. Hanno stessa derivazione embrionale e funzionano all'unisono. Vi siete mai chiesti perché quando si fa l'amore, lo si fa con la bocca socchiusa o aperta, respirando anche dalla bocca, emettendo suoni? Mi rivolgo alle donne: sareste mai in grado di fare l'amore corrucciando la fronte, strizzando gli occhi e serrando la bocca? Mi rivolgo agli uomini: se mentre state facendo l'amore con la vostra compagna vedeste comparire sul suo volto un'espressione simile, pensereste di farle piacere o di averle fatto male?
Quello che nei film non ci raccontano, è che nel parto c'è molto di sessuale. Basti pensare agli ormoni coinvolti, l'ossitocina per prima! E dunque, se un certo tipo di respiro, di movimento, l'uso della voce durante l'asso sessuale non solo è normale ma aiuta la donna all'apertura...perché durante il parto si richiede di tacere, di non gridare, di non far casino? La brava partoriente è quella che non rompe le scatole?
La brava partoriente è qualsiasi mamma che dà alla luce il suo bambino, passando dalla vagina o dall'addome: ogni mamma è stata una brava partoriente. Perché ogni mamma è una brava mamma. E se griderà, se userà la voce, se sentirà il bisogno in un qualche momento del travaglio o delle spinte di lasciar uscire qualcosa dalla bocca e se se lo concederà, allora potremo dire di aver avuto non una brava partoriente, ma una brava ostetrica e un bravo papà che le hanno trasmesso fiducia, che l'hanno accolta nel suo bisogno di gridare e di usare quella voce che arriva direttamente dal centro della Terra per esprimersi attraverso quella donna che sta creando la Vita. La voce è una delle cose più intime che possediamo: occorre fiducia in se stessi e nell'ambiente che ci circonda per lasciarla uscire. Così come per mettere al mondo il proprio bambino. Allora, non giudicare ma accogliere la voce di una partoriente sarà accogliere lei stessa come madre e quel bambino come figlio.
Ostetrica Eleonora Bernardini
immagine tratta da masscommtheory.com