Fasciare il bambino nelle tradizioni in giro per il mondo
Fasciare il bambino è davvero importante durante i primi mesi (oltre che bellissimo: quanta tenerezza suscita vedere un neonato in fasce?). E non è una scoperta recente: questa pratica ha luogo sin dai tempi più antichi e si è perfezionata e modificata a seconda delle epoche e dei luoghi in cui era (ed è) praticata. Vi abbiamo già parlato di come fasciare un neonato, con copertine in tessuti naturali come la mussola (noi abbiamo selezionato per voi queste, di CuddleBug, leggere e traspiranti). E se volete specializzarvi nelle piegature e nelle diverse tecniche di "baby wrapping" vi consigliamo questo bellissimo libro, "Baby-gami, fagotti e marsupi per principianti", che spiega in maniera semplice e dettagliata come fasciare i bambini, relazionandosi anche in maniera affascinante all'arte del piegare la carta, e cioè l'origami.
Ma come cambiano le fasciature nel mondo e nella storia?
Fasciare il bambino nelle tradizioni in giro per il mondo: come la fasciatura dei neonati cambia nella storia e nella geografia
Le prime testimonianze di fasciature per neonati le abbiamo addirittura nel paleolitico: ci sono infatti statuette votive e tombali che ci mostrano come i bambini venissero già fasciati dalle loro mamme. Ma anche a Cipro, a Creta, in Egitto, nell’antica Grecia e nell’antica Roma la fasciatura era una consuetudine, e se ci pensiamo ci pare naturale vedere sempre il Bambino Gesù raffigurato nella sua stretta fasciatura tra le braccia di Maria, no?
In effetti non sono solo le rappresentazioni figurative a darne testimonianza. Anche le Sacre Scritture ne parlano, e dalla Bibbia si può capire come le fasciature fossero eseguite nei tempi antichi: si trattava semplicemente di fasce (tipo bendaggi) avvolte attorno al corpo del bambino appena nato e lavato, che lo tenevano al caldo e facevano sì che le sue anche si sviluppassero correttamente.
Andando avanti nel tempo e spostandoci nello spazio, durante il regno dei Tudor, in Inghilterra, i bambini venivano fasciati in strisce di lino dalla testa ai piedi, sempre con l’intento di farli crescere correttamente. Qui, addirittura, un’apposita striscia copriva la testa del bambino e si collegava ai piedi passando per le spalle e le braccia, in modo da tenere il corpo ben fermo, e le mamme mantenevano la fasciatura per circa 9 mesi.
Le fasciature di questo tipo, però, non erano esattamente corrette o sicure, poiché troppo strette e dai risvolti non scientificamente benefici, poiché, al contrario di ciò che si pensava, le fasciature non aiutavano a contrastare la malformazione delle anche e delle ossa, ma in alcuni casi la favorivano. Soprattutto perché le balie delle nobili mamme lasciavano i bambini così fasciati per troppo tempo, senza lavarli o senza cullarli, come uno stratagemma per farli stare buoni.
In quasi tutto il mondo, in ogni caso, la tradizione della fasciatura era consolidata, e per questo esistono testimonianze sempre più recenti di neonati in fasce. L’esempio più conosciuto è forse quello delle tribù indiane d’America, le cui fasciature erano importanti, grandi e solide. Più che una fasciatura, infatti, si trattava come di un marsupio o di una piccola culla verticale, detta Papoosa, con una struttura in legno all’interno della quale le pelli degli animali e le stoffe erano sistemate (dalle madri durante la gravidanza, mentre il papà costruiva la struttura in legno) in modo da fasciare il bambino e tenerlo stretto e solido, per portarselo in giro per tutto il primo anno della sua vita.
Anche in Africa ci sono esempi di fasciature, e in questo caso sono bellissime, poiché la loro caratteristica è l’essere realizzate con i variopinti e tipici tessuti del continente, il Kitenge, una stoffa in cotone rettangolare stampato a cera con motivi geometrici o decorativi.
In molte tribù africane, quindi, è ancora diffusissima questa usanza, ma lo è anche in luoghi più vicini a noi: in Russia e nei paesi slavi, infatti, la fasciatura è ancora molto, molto diffusa, tanto che spesso negli ospedali i bambini vengono fasciati subito dopo la nascita, con una tecnica arcaica ma mantenuta viva nei secoli.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.