Il babywearing è montessoriano?
Babywearing sì, babywearing no? Innanzitutto, cos’è il babywearing? Ed è possibile considerarlo montessoriano?
“Babywearing” significa letteralmente “indossare il proprio bambino” ed è un’attività che prevede l’utilizzo di marsupi e (soprattutto) fasce per portare il proprio bambino in braccio. Noi siamo assolutamente per il babywearing con le fasce, che permettono moltissima possibilità di movimento per la mamma e che, su tutto, creano un legame profondissimo con il proprio bambino, che sensorialmente si sente vicinissimo alla mamma (e al papà).
Detto questo, ci sono due scuole di pensiero. C’è chi considera questa pratica molto montessoriana e chi assolutamente no. Ma vediamo perché, e cosa ne pensiamo noi di mammapretaporter.
Il babywearing è montessoriano? Perché possiamo considerare l’utilizzo di fasce e marsupi come una pratica che rientra nella pedagogia di Maria Montessori
Chi dice che il babywearing non sia montessoriano porta sostanzialmente un argomento: quello dei movimenti del bambino, che essenzialmente sarebbero limitati dalla posizione imposta dalla fascia. In realtà la fascia è comodissima soprattutto nei primi mesi di vita del bambino, e, via via verso i tre anni, la si usa meno, andando a seguire le fasi naturali della crescita e dei movimenti del bambino. La “costrizione”, quindi, è limitata, ed è in realtà qualcosa che al bambino, a livello emotivo, fa molto bene, perché il senso di protezione che percepisce è qualcosa di davvero molto importante e fondamentale.
Detto questo, noi consideriamo il babywearing parecchio montessoriano. Perché?
Innanzitutto, proprio per il senso di protezione di cui parlavamo. La vicinanza così stretta alla mamma o al papà dà al bambino un senso di confortevolezza e di piacere insostituibili. Soprattutto, rassicura, e questa rassicurazione dà un senso di sicurezza potentissimo che sarà poi fondamentale per la crescita del bambino, anche pensando all’indipendenza teorizzata da Maria Montessori. Non un vizio, quindi, ma una spinta a sentirsi al sicuro che si ripercuote positivamente sulla crescita.
Questa vicinanza, poi, è davvero molto utile per dare la possibilità al bambino di sperimentare, di crescere e di affacciarsi al mondo con i propri tempi. Questo perché la fascia, permettendogli di stare super vicino alla mamma, dà al bambino un senso “uterino” che gli dà sicurezza, lo fa sentire a suo agio. E sentirsi a proprio agio è il primo passo per affacciarsi poi alla realtà, pian piano e con dolcezza.
La fascia permette anche un’altra cosa, e cioè l’esposizione all’esterno. La mamma lo protegge, e il bambino si sente protetto, ma allo stesso tempo partecipa alla vita di chi lo sta portando. Fa ciò che fanno mamma e papà, sentono la loro voce, vedono il mondo che vedono loro, costantemente, e questo incrementa lo stimolo alla comunicazione, prima non verbale e poi verbale. I corpi di mamma e bambino comunicano tra loro costantemente, quando in fascia, e mentre cresce il bambino avrà la possibilità di vedere da vicino la conversazione verbale, le bocche che si muovono e i suoni che ne escono, venendo stimolato e assorbendo moltissime informazioni utili. È una stimolazione mentale incredibile, naturale e sinuosa, efficace e quasi inconscia.
Allo stesso modo, un forte stimolo lo danno i sensi. Essendo la sensorialità uno dei concetti principe della pedagogia montessoriana non possiamo fare finta di nulla. L’olfatto e il tatto, soprattutto, vengono super stimolati in fascia. Sappiamo quanto il contatto fisico tra la mamma e il bambino sia importante, e la fascia in questo senso è perfetta. Il bambino assapora costantemente gli odori della mamma e del papà, ascolta la loro voce, tocca la loro pelle, e tutto questo è uno stimolo fortissimo per la sua crescita e per la scoperta del mondo!
Non dimentichiamo, poi, l’importanza della natura nella pedagogia di Maria Montessori, delle passeggiate e del gioco all’aperto. La fascia, così comoda, permette di uscire quando vogliamo, approfittando di ogni momento e di ogni giornata per uscire con il nostro pupo all’esterno!
Giulia Mandrino