I modi alternativi per dire “Bravo!”
“Bravo!” non è sempre la scelta di parole migliore che possiamo fare. Perché in quell’apparentemente innocuo “Bravo!” che rivolgiamo a nostro figlio c’è un mondo di sottigliezze davvero infinito. Soprattutto quando lo diciamo senza pensarci, in situazioni nelle quali rischiamo di dare il messaggio opposto o di manipolare senza volerlo i nostri bambini.
Certo che è una bella cosa, fare i complimenti ai nostri figli, fargli sentire che siamo orgogliosi di loro e rafforzare la loro autostima. Questo è indubbio! Tuttavia ci sono modi e parole diversi per farlo, molto più efficaci del semplice “Bravo!”.
I modi alternativi per dire “Bravo!”: perché per rafforzare l’autostima dei bambini e fargli scoprire i loro talenti dobbiamo smetterla di dire “bravo”
Ormai abbiamo capito che dire “Sei cattivo” è deleterio: il bambino costruisce un’immagine di sé nella quale è “cattivo”, appunto, non distinguendo che è l’azione cattiva, e non lui stesso. Allo stesso modo dire incondizionatamente “bravo” può essere pericoloso. Perché?
Naturalmente il nostro “Bravo” arriva con tutte le migliori intenzioni. Vogliamo stimolare il bambino, aumentare la sua autostima, trasmettergli il nostro orgoglio. Ma l’autostima è qualcosa di più complesso, che non è dato solo dalle nostre parole. Soprattutto quando sono incondizionate.
In secondo luogo il “bravo” nasconde quasi sempre una sottile manipolazione, poiché il bambino, ricercando in maniera naturale l’approvazione, cercherà sempre quella parola da parte dei genitori, che la utilizzeranno anche in maniera non cosciente per indirizzare il comportamento dei bambini (non basandosi sulle tendenze del bimbo ma solo sul proprio giudizio).
Quando un bambino si sente continuamente dire “bravo” innanzitutto non capisce la vita vera, ovvero il fatto che sbagliare è umano e normale. La frustrazione, quindi, lo assalirà ogni qualvolta non riuscirà in un suo intento. Soprattutto, ricercherà sempre le conferme esterne della sua bravura, e quando non si troverà di fronte delle persone, come i genitori, che lo lodano a prescindere, questo a lungo andare lederà la sua autostima (che è il contrario di ciò che stiamo provando a fare noi).
Al contrario, da genitori dobbiamo imparare a dargli delle basi solide sulle quali costruire questa autostima, e ciò si basa sulla lode dell’impegno e sulla valorizzazione dei suoi talenti. In altre parole: evitiamo di lodare il risultato finale del suo lavoro, concentrandoci piuttosto sul processo che l’ha portato a realizzarlo. Proprio come quando parliamo loro della loro arte.
Al posto di “Bravo” possiamo quindi dire: “Ci hai messo moltissimo impegno! Com’è complessa questa tua costruzione”. Oppure: “Hai voglia di parlarmi di come hai fatto questa cosa?”, “Ti piace ciò che hai realizzato?”. Piano piano il bambino imparerà a pensare al suo lavoro, più che al risultato, valorizzando dentro di sé il processo e capendo che l’impegno è fondamentale e importantissimo.
Ciò che dobbiamo imparare a fare è frenare un attimo, fare un passo indietro e tenere a bada la nostra voglia di compiacere il bambino facendolo sentire, appunto, “bravo”. Il nostro orgoglio lo percepirà da molte altre cose, senza cadere per forza in questo meccanismo dell’approvazione finale. Cerchiamo quindi di fargli capire che siamo orgogliosi del suo impegno, che quella cosa che ha fatto ci piace molto perché è nei nostri gusti, che è stato davvero fortissimo in quella cosa, che anche se quel disegno non è uscito come sperava è stato molto responsabile nel finirlo… Ci sono moltissimi modi per cambiare questa tendenza, se ci pensiamo.
Il risultato non sarà solo un’autostima maggiore. Ne guadagneranno la consapevolezza dell’impegno, la concentrazione e soprattutto l’autostima vera, quella fondata sui propri talenti. E poi cresceremo bambini tenaci, che non si lasciano scoraggiare dai primi risultati!
Giulia Mandrino