Le frasi da non dire a dei genitori adottivi
Innanzitutto i genitori adottivi sono genitori, punto. Non servono altre parole aggiuntive. E qui ci siamo. Ma sapete quante altre frasi dette a sproposito si sentono dire?
Il problema, però, non è insormontabile, perché le frasi sono dettate spesso dalla leggerezza, dall’ignoranza (in senso buono: l’ignorare l’argomento) e dal non sapere che parole utilizzare.
Le frasi da non dire a dei genitori adottivi: quali sono le domande e le frasi da evitare e cosa dire al loro posto
“Che bella cosa! Siete proprio delle brave persone”
Certo, l’adozione è una bellissima cosa. Ma non è volontariato o beneficenza. È semplicemente un altro modo di formare una famiglia, di espandere il proprio amore. Così come: “Com’è stato fortunato vostro figlio a trovare voi”. Meglio dire: “Come siete fortunati, ad avere questo bambino!”.
“Quanto l’avete pagato?”
Innanzitutto, l’adozione nazionale è completamente gratuita. Quella internazionale costa, ma sono costi necessari per i documenti, la cura dei bambini negli istituti, il lavoro che svolgono gli enti autorizzati… Certamente i genitori ve lo spiegherebbero, ma in ogni caso quella domanda è molto, molto infelice e indelicata. L’adozione non è “comprare un bambino”, tutt’altro. Al posto di questa frase, è meglio chiedere sinceramente, se siamo interessanti, com’è stato il percorso che ha portato alla formazione della famiglia. Ve lo racconteranno con il cuore in mano, se ne hanno voglia!
“Vedrete che poi quando arriva resterai incinta!”
Benissimo! Ma non è quello il punto. C’è chi ai figli biologici non ci pensa, chi ha sofferto tantissimo per non essere diventata mamma di pancia, chi ci sta ancora pensando… Ma in generale l’adozione non è un ripiego, e invece, detta così, sembra proprio che lo sia.
“Ma la sua vera mamma/vero papà dov’è?”
“Perché, non sono una vera mamma?”, viene subito da pensare. Allo stesso modo, è frustrante e doloroso, per un genitore e per un bambino, sentire: “Ma quindi lui è vostro figlio? Un figlio vero?”. Tutti i figli sono veri, tutte le mamme sono vere, tutti i papà sono veri! Ve lo diranno con il sorriso, ma rispondere ad una domanda del genere fa male. Se la curiosità non si spegne, possiamo chiedere con tatto domande relative ai genitori biologici o d’origine. Ma i termini fanno la differenza!
“Come hanno preso l’adozione i tuoi figli? Intendo quelli veri”.
Stessa cosa. Evitiamo e basta.
“Sai, ho sentito che quella famiglia si è proprio distrutta, a causa dell’adozione”
…Eccetera eccetera. Ovvero: ogni storia dell’orrore relativa all’adozione, sentita in tv o passata tra amici. Certo che ci sono i casi di famiglie che hanno sofferto, ma come ogni famiglia! Che i bimbi siano adottati o biologici. I genitori adottivi arrivano all’adozione consapevoli dei problemi e delle difficoltà specifiche.
“Ma quindi avete adottato perché non potevate avere figli?”
Beh, i figli a quanto pare hanno potuto averli, dato che adesso sono una famiglia. Ma pensare sempre e solo alla gravidanza di pancia, e sentirsi sempre ribadire la disparità tra adozione e biologia, è frustrante. E poi sono domande davvero personali, che non dovrebbero essere fatte nemmeno a chi non ha figli.
“Adotterete un bambino nero/cinese/sudamericano?”
Non è tanto la domanda in sé, quanto il modo in cui la si pone. Presuppone innanzitutto la figura del white saviour, il salvatore dalla pelle bianca che salva i poveri bambini di colore del mondo. I motivi che fanno arrivare ad una adozione transrazziale sono moltissimi, e possiamo chiederli, ma in modo diverso. Ad esempio: “State per caso pensando ad una adozione transrazziale?”. “Cosa significherà, per voi, cercare di mantenere viva la cultura d’origine del vostro bambino?”.