Le sette regole di Giovanni Bollea per educare i bambini
Giovanni Bollea è stato il padre della moderna neuropsichiatria infantile. Dagli anni Cinquanta fino alla sua morte nel 2011, il professore ha rivoluzionato questo campo, introducendo per primo attività come la psicanalisi e la psicoterapia di gruppo anche per l’infanzia. Fu lui il fondatore dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile di Roma ed è tra i più rinomati professori a livello internazionale.
Per cominciare a conoscere la sua opera, vi consigliamo i bestseller editi da Feltrinelli “Le madri non sbagliano mai” e “Genitori grandi maestri di felicità”.
Ma nel frattempo, ecco per voi le sette regole di Giovanni Bollea per educare tutti i bambini!
Le sette regole di Giovanni Bollea per educare i bambini: dal padre della moderna neuropsichiatria infantile, ecco le regole per crescere i nostri figli
1. Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.
2. Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.
3. I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.
4. Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.
5. Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.
6. Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.
7. Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.
Cosa impariamo da Giovanni Bollea? Che non serve riempire di beni materiali i nostri bambini, che la qualità del tempo passato insieme è la cosa più importante, che dobbiamo essere genitori coinvolti ed entusiasti, che i giochi semplici sono i giochi migliori, che la crescita passa anche dalle responsabilità in casa, che la cultura va insegnata e trasmessa, che le mamme possono essere lavoratrici senza sensi di colpa, ma con un aiuto in più, che lo sport è un grande educatore.
Tutte cose magari scontate, semplici, ma importantissime, che è bene non dimenticare. E a volte avere un reminder fa molto bene!