Perché il Coronavirus colpisce meno i bambini
I casi ci sono (come quello del bambino in Germania), ma sono davvero pochi: il CoronaVirus (o Covid-19) sembra colpire pochissimo i bambini. Ma per capire il perché e ipotizzare gli sviluppi, dobbiamo fare un passo indietro e capire di cosa parliamo quando parliamo del nuovo 2019-nCoV.
Il 2019-nCoV o COVID-19 è il nuovo Coronavirus che ha causato un focolaio epidemico a fine 2019 e inizio 2020 nella città di Wuhan, della stessa famiglia della Sars, della Mers e - pochi lo sanno - del comune raffreddore. Questo virus provoca tosse, febbre e difficoltà respiratorie, e nel caso di persone vulnerabili, come gli anziani, le complicanze possono essere molto dure, portando anche al decesso.
Al momento in cui stiamo scrivendo, 11 febbraio 2020, questo nuovo coronavirus ha finora contagiato più di 40.000 persone e più di 1000 ne sono morte, ma di queste i soggetti in età infantile sono davvero pochissimi. O, almeno, solo pochissimi mostrano sintomi riconoscibili.
Perché il Corona Virus colpisce meno i bambini: le ipotesi riguardo al Coronavirus in relazione ai pazienti infantili
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha subito messo in luce un fatto: dei primi 425 casi di contagi da Coronavirus, nessun infettato aveva meno di 15 anni.
E in effetti l’età media dei pazienti infetti da Coronavirus Covid-19 sta tra i 49 e i 56 anni, come fanno sapere da un articolo pubblicato sulla rivista Jama, sottolineando come i casi di bambini affetti dal virus siano davvero molto rari. Ma perché, dunque, così pochi bambini vengono infettati?
Il dottor Malik Peiris, capo di virologia dell’Università di Hong Kong, ha ipotizzato in un’intervista sul New York Times che i bambini potrebbero non essere immuni da quest’infezione come pensiamo, sviluppando, invece, dei sintomi molto ma molto più lievi e meno pericolosi rispetto agli adulti. In quel caso, scoprire i casi relativi ai bambini sarebbe molto più complicato, dal momento che la maggior parte non si accorgerebbe nemmeno di essere in presenza di coronavirus, scambiando la malattia magari per un banale raffreddore e non recandosi nemmeno in ospedale.
Lo stesso accadde con la SARS e la MERS: la MERS, scoppiata in Arabia Saudita nel 2012, fece 800 morti, ma come in questo caso la maggior parte dei bambini infettati non sviluppò nemmeno i sintomi. Idem la SARS: nessun bambino morì durante l’epidemia del 2003, e di tutti gli 8000 casi di contagio, solo 135 furono identificati come bambini.
Le altre ipotesi del perché i bambini non vengano contagiati dal coronavirus riguardano principalmente le cause del contagio. Ovvero: i bambini, frequentando meno i mercati di animali vivi (dove, a Wuhan, è partito il focolaio, con il contagio di un umano da parte di un pipistrello - probabilmente) avrebbero meno possibilità di venire infettati. Oppure, potrebbero addirittura essere “protetti” dagli adulti, che lavandosi più spesso le mani e proteggendosi molto meglio rispetto a loro (che non hanno il senso della sicurezza), creano in qualche modo una barriera, uno scudo.
In ogni caso, non è raro per i virus colpire i bambini in maniera più leggera rispetto agli adulti. Pensiamo a come la varicella sia più pericolosa in età adulta e innocua in età pediatrica, o alla semplice influenza, che negli adulti può addirittura provocare la morte, mentre nei bambini è rarissimo che ciò avvenga.
Detto questo, ipotesi o supposizioni che siano, il fatto è certo: la popolazione pediatrica viene colpita meno e meno duramente rispetto agli adulti dal coronavirus. E non può che essere una buona notizia.
Qui sotto vi lasciamo un interessantissimo e molto utile video nel quale il direttore della S.C. Malattie Infettive presso l’Ospedale Niguarda, il professor Massimo Puoti, spiega in maniera semplice e seria tutto ciò che dobbiamo sapere sul Coronavirus Covid-19 e le misure precauzionali da adottare per evitare il contagio.
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