Vergogna e umiliazione? Mai usarle come strumento educativo!
Detta così sembra dura o impossibile. Chi si immaginerebbe mai di umiliare il proprio bambino? Il problema è che purtroppo lo facciamo anche senza accorgerci. A volte pensiamo che frasi banali come “smettila di piangere”, “finiscila di comportarti come un bambino” o “hai finito la tua scenetta?” siano innocue. Ma non lo sono. E sui bambini hanno effetti davvero devastanti.
Vergogna e umiliazione? Mai usarle come strumento educativo: come certe frasi intaccano l’autostima dei bambini, con conseguenze davvero negative per la loro crescita
Per capire quanto questi atteggiamenti siano pericolosi basta partire dall’inizio, e cioè capendo che l’autostima e la visione di sé sono fondamentali per un bambino, perché sono l’immagine che hanno di se stessi e che si porteranno dietro per tutta la vita. Nei primi anni dell’infanzia questa immagine viene pian piano costruita con tutto ciò che si ha a disposizione, capendo le proprie capacità, i propri limiti e i propri gusti, ma anche immagazzinando ciò che la gente attorno a noi (e cioè la famiglia) dice sul proprio conto.
Detto questo è facile quindi capire che se le frasi che un bambino si sente dire sono “smettila di fare il bambino”, “sei proprio stupido”, “sei stato cattivo” e compagnia bella, beh, questo bambino immagazzinerà un’immagine di sé come una persona “infantile”, “stupida” e “cattiva”.
La conseguenza purtroppo è diretta: essendo l’immagine che abbiamo di noi stessi ciò che pensiamo di essere, un bambino al quale viene detto (seppure in situazioni educative nelle quali i genitori cercano di modellare il comportamento) di essere cattivo, allora si comporterà male, perché quella è la “sua natura”. Un bambino definito “stupido” non si sentirà mai all’altezza di nulla, sentendo sulle spalle sempre il doppio del peso e della fatica. E così via.
E tutto questo naturalmente è come un circolo vizioso, poiché più il genitore chiede di “non essere cattivo” più il bambino lo sarà, perché in questa banale frase che sente c’è implicito l’essere cattivo. E quindi, si chiede: “allora come devo essere? Non devo essere me stesso? Ma se sono cattivo perché devo sforzarmi nel non esserlo?”.
La soluzione per evitare tutto questo è una sola, ed è semplice: evitare come la peste tutte quelle frasi che potrebbero causare vergogna ed umiliazione. A tutto c’è un’alternativa, non preoccupatevi.
E in questo caso l’alternativa è davvero più piacevole, anche per i genitori: spesso si pensa che una frase piazzata nel momento giusto, chiedendo di non essere più “stupidi”, “cattivi” o “infantili” sia un monito definitivo che spingerà i bambini ad imparare dai loro errori. Ma non è così, poiché piuttosto che focalizzarsi sull’errore ci si focalizza sulla persona (anche a livello verbale: è questo che passa). Per questo le conseguenze saranno a lungo termine, e per questo tale metodo educativo è molto più faticoso (in poche parole, ci saranno sempre problemi con il bambino, che tenderà a comportarsi al contrario di come i genitori vogliono). Al contrario, utilizzare empatia, comprensione, insegnamento e pazienza è molto più sano, più comodo e definitivo, poiché piano piano il bambino capisce davvero come comportarsi, senza la paura di essere una persona sgradevole.
Come fare quindi nella pratica? Prima di tutto, abbandonate quelle frasi che feriscono nel profondo (e le sculacciate!). Dopodiché, provate a trovare delle alternative anche alle “punizioni” e ai sistemi educativi troppo forti.
Ad esempio, invece di mandare i bambini in un angolo a pensare a ciò che di male hanno fatto, sedetevi insieme, faccia a faccia, e parlate della situazione, spronando il bambino a capire il misfatto e a trovare una soluzione.
Se questo misfatto coinvolge altre persone, alle quali il bambino può avere causato dolore, provate con il gioco di ruolo, e recitate insieme al bambino la situazione, facendogli fare la parte della vittima. Un piccolo trucco per insegnare l’empatia!
Quando poi perdete la pazienza e vi sentite di dover sgridare il bambino in maniera feroce, fate un bel respiro, e pensate subito che quell’occasione può rivelarsi strumento di insegnamento. Se vi mettete nell’atteggiamento di insegnare una lezione vi calmerete, poiché dovrete pensare prima voi stessi all’analisi dei fatti. Insieme al bambino capirete quindi ciò che è meglio fare, e lui imparerà che esistono conseguenze alle azioni.
E sempre per insegnare le conseguenze delle azioni, non esitate ad affidarvi ai libri. Ci sono moltissimi libri per bambini che spiegano proprio questo: quando si agisce ci sono sempre conseguenze, positive o negative, e dobbiamo sempre metterle in conto. Ovviamente non aspettate il momento dell’arrabbiatura o quando il bambino ne ha combinata una delle sue: iniziate fin da subito con le letture, e il bambino ne beneficerà davvero moltissimo, capendo che una persona può fare qualcosa di cattivo, ma non significa che essa è cattiva di natura!