Una lettera necessaria, perché le mamme hanno bisogno di aiuto
Essere una mamma è bellissimo, è emozionante, è arricchente, è meraviglioso. Non troveremmo mai tutti gli aggettivi che possono descrivere la maternità senza rischiare di dimenticarne qualcuno, perché essere mamma è effettivamente indescrivibile.
Ma essere mamma è anche difficile. È stancante, è faticoso, è delicatissimo, è pieno di dubbi. La maternità è tanto meravigliosa quanto faticosa e ciò che dobbiamo mettere in luce è proprio questa fatica: una mamma fa fatica, e non deve vergognarsi nel mostrarlo. Soprattutto, non deve vergognarsi o sentirsi in colpa nel chiedere aiuto.
Ecco perché quando abbiamo letto questa lettera di una mamma esausta che chiede aiuto al marito ci siamo subito messe nei suoi panni, abbiamo sfoderato tutta la nostra empatia e l’abbiamo amata. L’abbiamo amata anche per il fatto di essere diventata virale: in migliaia l’hanno condivisa e se questo è anche solo un piccolissimo passo nella sensibilizzazione su questo argomento noi lo supportiamo in pieno.
Una lettera necessaria, perché le mamme hanno bisogno di aiuto: la lettera di una mamma diventata virale aiuta a sensibilizzare sulla fatica della maternità
Celeste Erlach è una mamma come tante. Ha due bambini, un marito, una casa, un lavoro. È anche blogger e quindi sa come fare sentire la sua voce. Qualche tempo fa ha scritto questo post, diventato poi virale. Perché è pieno di verità, per quanto forte. Sì, è molto forte, è fortissimo rispetto ai post e alle lettere che siamo soliti leggere, nei quali c’è denuncia, ma velata e condita con molta tenerezza.
Qui Celeste sviscera tutto, come tutte ci siamo trovate almeno una volta nella vita, litigando, sfogandoci o semplicemente riflettendo tra noi.
“Caro Marito.
Ho bisogno che mi aiuti di più. Ieri sera è stata difficile per te. Ti ho chiesto di guardare il bambino in modo che io potessi andare a letto presto. Il bimbo piangeva. Lo sentivo dal piano di sopra e il mio stomaco si annodava, mentre mi chiedevo se dovessi scendere per aiutarti o chiudere la porta per riuscire a trovare quel disperato sonno di cui ho bisogno. Ho scelto la seconda.
Sei arrivato in camera venti minuti dopo, con il bimbo che ancora piangeva. L’hai messo nella culla e hai spostato piano la culla a qualche centimetro dalla mia parte di letto, un chiaro gesto per dirmi che avevi finito di guardarlo.
Volevo urlare. Volevo cominciare una litigata epica. Ho guardato il bambino per tutto il santo giorno. Avrei dovuto svegliarmi per allattarlo tutta la santa notte. Il minimo che potevi fare era stringerlo un po’ a te per un paio d’ore la sera in modo da lasciarmi dormire un po’. Solo qualche ora di prezioso sonno: è troppo da chiedere?”
Un esordio molto forte che tuttavia riflette il sentire di moltissime neomamme, sopraffatte dalla fatica.
“So che siamo cresciuti entrambi vedendo i nostri genitori nel tipico ruolo di madre-padre. Erano genitori eccellenti. (…) Ci ho visto cadere in questa dinamica familiare ogni giorno di più. La mia responsabilità è nutrire la famiglia, tenere la casa pulita e prendermi cura dei figli, anche quando tornerò al lavoro. (…) Vedo anche i miei amici e altre mamme che fanno tutto, e lo fanno bene. So che lo vedi anche tu. Se ce la fanno loro, e se anche le nostre mamme hanno fatto tutto bene con noi, perché io non riesco? Non lo so. Magari i nostri amici recitano una parte in pubblico e in segreto si disperano. Forse le nostre mamme per anni hanno sofferto in silenzio ma dopo trent’anni semplicemente non ricordano”.
Tutto questo per dire, velatamente: “Perché non sono capace?”. Ma soprattutto: “Mi vergogno a chiedere aiuto. Mi sento in colpa”.
“Una parte di me si sente un fallimento se chiedo aiuto. Voglio dire: certo che tu aiuti. Sei un padre fantastico. E poi mi dovrebbe riuscire tutto facilmente, non credi? Istinto materno, no? Ma sono umana e dormo cinque ore a notte e sono stanchissima. Ho bisogno di te”. (…) So che non è ciò che facevano i nostri genitori e odio chiedere. Vorrei poter fare tutto e farlo sembrare semplicissimo. Ma sto sventolando bandiera bianca e ammettendo che sono solo umana. Ti sto dicendo quanto ho bisogno di te perché se continuo di questo passo mi spezzerò. E questo ti ferirebbe, ferirebbe te, i bambini e la nostra famiglia.
Perché, guardiamo la realtà: anche tu hai bisogno di me”.
Sì, il bisogno di aiuto è sempre reciproco. Una famiglia non è fatta di ruoli prestabiliti ma soprattutto non è fatta di un solo genitore. Non ci sono regole: l’unica regola dovrebbe essere l’onestà. Il rispetto.
E questo rispetto deve essere prima di tutto verso noi stesse: sì, se abbiamo bisogno di aiuto è giusto, è lecito, è doveroso chiederlo!
Giulia Mandrino