“Moms don’t quit”, le mamme non si dimettono
“Per decenni in Italia i datori di lavoro hanno chiesto alle donne di firmare lettere di dimissioni in bianco da usare in caso di maternità”. Non è terribile? Eppure è la verità. Ed è così che inizia il nuovo video di “Moms don’t quit”, un tentativo di sensibilizzazione più importante che mai per mettere luce su questa pratica tremenda e purtroppo più diffusa di quanto crediamo.
“Moms don’t quit”, le mamme non si dimettono: il video che finalmente svela la bruttura delle lettere di dimissioni in bianco per le donne
Il risultato di queste dimissioni in bianco che molte donne sono costrette a firmare al momento dell’assunzione è che ogni anno sono migliaia le mamme obbligate a lasciare il loro posto di lavoro in maniera disumana e autoritaria.
Cosa fare per sensibilizzare su questo tema delicato eppure scontato (nel senso che a noi sembrerebbe un diritto scontato, quello al lavoro, ma che purtroppo non lo è)? FCB Milan, un’agenzia pubblicitaria di Milano, ha deciso di rilasciare insieme a Corriere della Sera, Io Donna, Insieme e Io e il mio Bambino un bellissimo video (lo trovi qui sotto) intitolato “Moms don’t quit”, che è sì bello ma che è anche un pugno nello stomaco. Perché alle mamme del video è stato chiesto di ribaltare la situazione, di renderla ancora più assurda di quello che già è, scrivendo una lettera di dimissioni particolare e distopica.
Di fronte a loro non ci sono i datori di lavoro. Non c’è il responsabile del personale dell’azienda. C’è un altro datore di lavoro: quello che detta legge a casa. I loro figli. Con gli occhi sgranati e teneri che suscitano già commozione prima ancora che le mamme leggano loro la lettera di dimissioni dalla “posizione” di madre.
“Amore mio. Quelli con te sono stati gli anni più belli della mia vita. Sei mio figlio e non riesco nemmeno ad immaginare una vita senza di te. Ma ora devo dare le mie dimissioni”.
Sì, esatto, le dimissioni.
“Non posso essere più la tua mamma”. E qui gli occhi dei bambini, com’è naturale che sia, si sgranano, si fanno grandi grandi, e le bocche si incurvano all’ingiù, tra tristezza e incredulità alle parole che le loro mamme gli stanno buttando addosso. Le lacrime, si vede, sono vere; i bambini si infuriano, scoppiano in pianto, strappano le lettere di dimissioni delle loro mamme, e non ci vogliono credere. Proprio come noi, a volte, non vorremmo credere che esistano datori di lavoro che costringono a quella lettera in bianco assurda. Se a noi fa infuriare, pensa a loro.
“Devo smettere, perché ho bisogno di lavorare e una donna che lavora non può essere anche una mamma”. Una frase che è una pugnalata al cuore, perché purtroppo è verissima. Quante volte la si sente dire? Quante volte ci si sente in colpa, sul posto di lavoro, solo perché si è madri e mogli?
Anche i bambini capiscono che è un’assurdità. Che siamo nel 2017, e che una mamma può lavorare, e che una donna lavoratrice può essere madre. Come possono le due cose scontrarsi? Non siamo robot, siamo anche noi in grado di destreggiarci, di distinguere le cose, di impegnarci in entrambe. Come lo fanno i papà, no?
L’hashtag lanciato, quindi, è #momsdontquit, “le mamme non si dimettono”, e anche noi di mammapretaporter vorremmo che diventasse virale. E che da virale diventasse normale, com’è giusto che sia, pensare che quella delle lettere di dimissioni in bianco sia un’assurdità. Perché se noi la pensiamo così, il mondo non è del nostro stesso pensiero, e se dobbiamo impegnarci un po’ per inculcarlo, allora nemmeno noi molliamo, nemmeno noi ci dimettiamo dal nostro ruolo di sostenitrici dei diritti umani!