L’olio per massaggi all’arnica
Martedì, 16 Gennaio 2018 14:18Un INCI davvero sorprendente, una storia lunga e consolidata, un profumo inconfondibile e un’azione comprovata e sicura: l’olio per massaggi all’arnica di Weleda è uno dei prodotti che non mancano mai nel nostro armadietto (e nemmeno nel kit di pronto soccorso naturale). Le botte e i bernoccoli, gli strappi e gli affaticamenti sono un must di tutta la famiglia: ognuno ha un suo sport o una sua passione, e il movimento porta giustamente a sentire dolori (piacevoli) qua e là. E quando questi dolori si intensificano, è proprio l’olio per massaggi all’arnica a venire in nostro aiuto!
L’olio per massaggi all’arnica di Weleda: un prodotto sicuro e naturale che non dovrebbe mai mancare in casa
Nell’INCI leggiamo subito i due ingredienti che stanno alla base di questo olio per massaggi all’Arnica di Weleda: l’olio di girasole e quello d’oliva, che lo rendono naturalmente nutriente e corposo. Essendo un olio per massaggi, questo all’anica è sempre stato utilizzato non solo in maniera casalinga dopo lo sport, ma anche dai professionisti della fisioterapia e dell’osteopatia, proprio per i suoi principi naturali, la sua consistenza e il suo essere estremamente efficace.
L’Arnica è per eccellenza la pianta guaritrice del dolore e dei traumi. Quando capitano quindi botte, cadute, incidenti e traumi fisici in generale, l’arnica è davvero raccomandata, e non solo a livello topico attraverso creme o oli, ma anche per via orale (e in questo senso Weleda ha un prodotto specifico, nella linea Weleda Pharma, da assumere sotto consiglio medico).
Tuttavia ciò che non si conosce è l’utilizzo dell’Arnica anche nella quotidianità e non solo dopo lo sport o in caso di traumi. La vita sedentaria, in particolare, ci porta a posture e movimenti scomodi, e l’olio all’Arnica è un toccasana. Ma vediamo subito come possiamo utilizzarlo nei due casi specifici, ovvero nel caso della vita sedentaria e in quello delle situazioni sportive.
Se le nostre giornate sono piuttosto sedentarie, se passiamo molte ore davanti al PC o seduti ad una scrivania, le conseguenze per il nostro corpo, lo sappiamo, sono molte e negative. Innanzitutto ciò si ripercuote sulla postura: i dolori che sentiamo alla sera o al mattino sono spesso dovuti a questo. E in questo caso l’olio per massaggi all’Arnica fa davvero molto bene e dona sollievo: basta applicarlo attraverso un massaggio sulla schiena al mattino prima di uscire. In questo modo si scalderanno le parti contratte e il mal di schiena cronico ne trarrà beneficio.
A questo vanno naturalmente aggiunti esercizi di movimento associati ad uno stile di vita sano: è normale avere una vita sedentaria in questo momento storico, ma è importantissimo compensare con movimento, sport e aria aperta. Lo yoga e il pilates, su tutte, sono attività molto benefiche per chi passa molto tempo fermo e seduto!
Detto questo, oltre al massaggio mattutino con l’olio per massaggi all’arnica, il prodotto può essere utilizzato come momento di benessere durante tutta la giornata, poiché basta tenerlo vicino (in borsa o sulla scrivania) per estrarlo quando vogliamo e annusarlo un po’. Quando abbiamo un momento di stanchezza, il suo profumo, attraverso l’aromaterapia, ci aiuta a ritrovare concentrazione e armonia, grazie agli oli essenziali contenuti (il rosmarino, tonificante, e la lavanda, rilassante).
La vita sedentaria porta poi ad un’altra conseguenza: il freddo. L’olio all’arnica anche in questo senso aiuta, perché dopo averlo scaldato tra le mani e averlo passato sulle zone dolorose o fredde con un massaggio dona una piacevolissima sensazione di tepore. In questo caso, l’olio è perfetto per le mamme casalinghe non costrette negli abiti da ufficio! Il freddo, gli strappetti muscolari durante le faccende di casa, il mal di schiena da bimbo in braccio, le braccia indolenzite del cane al guinzaglio… Tutte situazioni che ne possono beneficiare!
Nel caso invece della vita sportiva, anche qui l’olio per massaggi all’arnica è un toccasana potentissimo. Noi che pratichiamo yoga e pilates non possiamo farne a meno (ma anche i nostri mariti, appassionati di corsa!): non solo dopo le attività per alleviare i dolorini, ma soprattutto prima, per scaldare i muscoli. E poi è un piacevolissimo rituale: dieci minuti prima di vestirci lo applichiamo su gambe, schiena e braccia (dopo averle inumidite con una spugna, per fare penetrare per bene l’olio attraverso movimenti circolari!), nutrendo bene le zone, lasciamo asciugare e andiamo. La sensazione è davvero piacevole, e l’effetto benefico è immediato.
E per i bambini? Anche nel loro caso è ottimo per contrastare il freddo (esattamente come il Baby olio alla Calendula), applicato sul corpo (tranne che sui piedini).
Insomma, l’olio per massaggi all’Arnica di Weleda è quasi indispensabile per noi, che amiamo prenderci cura dei nostri muscoli tanto quanto dei nostri organi!
Giulia Mandrino
Rifare da capo, ovvero come trasformare una giornataccia
Martedì, 16 Gennaio 2018 09:51Non è che la vita da genitori sia sempre tutta rose e fiori. Anzi. Amiamo moltissimo i nostri bambini, ma non possiamo negare che quando abbiamo una giornata “no” per i fatti nostri questo mood di ripercuota sui nostri figli. Perché siamo esseri umani, e abbiamo emozioni, e sbagliamo, e ci pentiamo.
Ma questo non significa che possiamo essere gratuitamente aggressivi con i nostri figli. Il primo passo? Essere consapevoli della situazione. Fatto questo, tutto è recuperabile e tutto può essere risolto, senza rendere pesante e grave la giornata.
Rifare da capo, ovvero come trasformare una giornataccia: come tornare rispettosamente sui nostri passi per non fare pesare l’aggressività sui nostri figli
Dicevamo: le giornate “no” implicano inevitabilmente un umore pessimo che si ripercuote su chi ci sta vicino. I nostri compagni e compagne, prima di tutto, e poi sui bambini. Perché quando abbiamo una presentazione difficile al lavoro, o quando ci si sono accumulate le faccende di casa, o quando succede qualcosa di grave e destabilizzante, essere gentili e carini è difficilissimo.
Sia chiaro: è un nostro diritto sentirci tristi, arrabbiati, svogliati o nervosi. Ciò che sbagliamo, tuttavia, è il modo con il quale ci poniamo verso gli altri, che spesso pagano una situazione nella quale siamo impantanati solo noi. In altre parole: come vi sentite quando qualcuno vi sgarba senza motivo solo perché in quel momento è di pessimo umore? Male. E la reazione va dalla tristezza all’offesa, dall’arrabbiatura al nervosismo di riflesso.
Lo stesso accade con i nostri figli: anche quando non hanno combinato nulla, se la giornata ci sta mettendo alla prova ci rivolgiamo a loro in maniera sbrigativa, nervosa, arrabbiata o chi più ne ha più ne metta. E come dicevamo è assolutamente normale. Ma ciò non deve diventare una scusa verso il non-rispetto.
Essere consapevoli di stare sbagliando il tono è il primo passo. Il secondo è il sapere che i nostri figli non sono solo “bambini”, ma esseri umani, persone, individui. E che come noi risentono del tono di chi gli sta di fronte. Ciò significa che, esattamente come noi che ci sentiamo bistrattati quando qualcuno nervosamente ci tratta male, anche loro ne risentono.
Nel momento in cui ci rendiamo conto di avergli risposto male (“Svegliati, è tardi! Vedi di mettere al volo le scarpe altrimenti ti lascio qui” - quando magari i bimbi sono bell’e che pronti da un po’ - è solo un esempio per tutti), spesso vorremmo cancellare il momento, no? Ci diciamo: “Oddio, lo sto trattando proprio male anche se non ne ho motivo, non se lo merita”. E già questo è un passo.
Spesso però l’orgoglio e il nervosismo generale non ci permettono di andare avanti e di continuare con le belle azioni che questo pensiero nobile ci darebbe l’occasione di sviluppare. Perché se non fossimo nervosi torneremmo sui nostri passi spiegando la situazione ai bambini e chiedendo scusa (e svoltando la giornata anche a noi, ve lo assicuriamo: a volte un sorriso - anche forzato - in un momento “no” è la scintilla per stare meglio). Ma a volte proprio non ce la facciamo.
Eppure è proprio quello il segreto per svoltare la giornata (dando allo stesso tempo una lezione concreta di gentilezza, bontà e rispetto ai nostri figli): basterebbe chiedere scusa, spiegare le ragioni per le quali abbiamo alzato la voce e dire che non è colpa loro, ma che mamma o papà in quel momento hanno sbagliato perché sono arrabbiati per motivi loro e senza volerlo si sono sfogati su di loro.
Questo semplice gesto ha due effetti: il primo è il senso di rispetto che infonde nei bambini, che si sentono così considerati e rispettati. Il secondo è il buon esempio di autocritica: vedendo che i genitori sono a conoscenza dei propri difetti o dei propri comportamenti errati farà capire al bambino che è importante essere consapevoli dei propri limiti, dei propri errori. Ed essere consapevoli dei propri errori è il primo passo verso l’empatia, perché in questo modo riconosciamo che tutti gli esseri umani non sono infallibili. Insomma: capire noi per primi che si può sbagliare è la prima pietra su cui si fonda il rispetto per l’altro, che può sbagliare proprio come noi.
Tutto questo è per dire che spesso i genitori, soprattutto guidati da una vecchia impostazione educativa e pedagogica, faticano a chiedere scusa perché magari ritengono che le scuse minaccino l’autorità e il rispetto che i bambini devono provare nei confronti dei grandi. In realtà in questo caso l’aggressività è gratuita, ed è per questo che non chiedere scusa è assurdo e irrispettoso. Il rispetto lo si guadagna prima di tutto rispettando l’altro, e i bambini solo così imparano davvero cosa significhi.
Da grandi tutto questo sarà prezioso: certo che è più semplice crescere i figli imponendo regole, comportamenti e obblighi. Ma la facilità non porta da nessuna parte e a nessuna riflessione. Fondare l’educazione su insegnamenti concreti e sulla comprensione profonda dei motivi che stanno dietro alle regole: ecco il segreto per crescere figli consapevoli, rispettosi, indipendenti e corretti.
Giulia Mandrino
La Winter Beach a Riccione
Lunedì, 15 Gennaio 2018 14:18Dopo l’hotel nel quale vivere la magia del Natale tutto l’anno, oggi vi segnaliamo un’altra iniziativa che ci ha colpito moltissimo, per la sua natura di delizioso ossimoro! Di cosa parliamo? Di una spiaggia aperta tutto l’anno, dove i bambini possono divertirsi a costruire castelli di sabbia anche in inverno inoltrato!
La Winter Beach di Riccione: una spiaggia di mare dove poter rivivere l’estate tutto l’anno!
Tirate fuori dall’armadio i costumi: lo sappiamo, saranno nascosti in fondo, dietro ai salviettoni ormai relegati dietro all’attrezzatura da sci e da neve. Ma ora potranno servire di nuovo, e non per la solita gita in spa o per il corso di piscina!
A Riccione c’è un bellissimo hotel che non è solo un bellissimo hotel: è un’occasione per passare una vacanza bizzarra, coinvolgente e pazzesca in famiglia! Si chiama Atlantic Hotel, e si trova proprio sul Lungomare della Libertà. Fu costruito nel 1959 e da allora ospita una clientela selezionata e di livello e gli amanti della cultura di Riccione.
Se già sul lungomare si può assaporare il sapore del mare, l’Atlantic Hotel offre ancora di più: al suo interno, infatti, ecco la Winter Beach, una spiaggia riscaldata dentro all’hotel dove i bambini possono sentirsi praticamente al mare tutto l’anno, facendo castelli di sabbia nei loro colorati costumini!
Oltre alla sabbia sono presenti anche una grande piscina (con un divertentissimo impianto di nuoto controcorrente a profondità baby), una vasca idromassaggio per adulti e la grandissima piscina Atlantide, di 200 metri quadrati, riscaldata e attorniata da una grande vetrata. I genitori possono così sorvegliare i bambini che si divertono rilassandosi, leggendo sui lettini (proprio come in spiaggia), godendosi un bagno o bevendosi un aperitivo comodi comodi.
Il bello di tutto ciò (se non fosse già bello abbastanza) è che l’acqua della piscina è la stessa del mare Adriatico, purificata e riscaldata. E anche la sabbia è la stessa delle spiagge riccionesi! Quindi è tutto naturale e il sapore marino dell’esperienza è assicurato!
L’hotel è un connubio quindi di divertimento, sport e relax. Offre inoltre delle rilassanti sessioni di watsu e di distensione muscolare, e la magnifica SPA completa alla perfezione l’esperienza: thalassoterapia, bagno turco con vapore marino, saune, emotional showers… Tutto ciò che serve per stare davvero bene in un ambiente delizioso.
Anche le camere di questo storico hotel, naturalmente, sono bellissime: stanze e suite sono grandi e luminose e ognuna ha un differente design. Si può scegliere di dormire in camere vintage, romantiche, marinare o metropolitane. E poi, uscendo, ci si può concedere un po’ del famoso shopping riccionese.
E non dimentichiamo il cibo: in cucina c’è lo chef Lucio Antonietti, che propone un’alimentazione variegata, innovativa, gustosa e leggera, rispettando i sapori e i principi nutrizionali (come piace a noi, nemmeno a dirlo).
Una vacanza diversa dal solito che ci piace, insomma: un hotel rinomato, conosciuto e raffinato che unisce all’eleganza e al servizio impeccabile il divertimento familiare, con i bimbi che impazziranno a vivere una vacanza estiva nel periodo più freddo dell’anno!
Giulia Mandrino
Dopo avervi svelato tutti i segreti della tajine, la tipica pentola conica marocchina, ecco una ricetta semplice, deliziosa e tradizionale con la quale stupirete i vostri ospiti: grazie alla cottura lenta i cibi acquistano un sapore unico e il vapore che si forma nel camino della pentola lascia tutto morbidissimo! Se preferite una versione veg, basta sostituire il pollo con altre verdure oppure con del seitan o del tofu.
Noi prepariamo questa ricetta con la nostra tajine in ceramica Zisha di SiqurSalute!
Tajine di pollo: la ricetta del tradizionale piatto marocchino con la nostra tajine in ceramica Zisha
All’Hotel Mirtillo Rosso è Natale tutto l’anno!
Venerdì, 12 Gennaio 2018 14:24Natale è appena passato, le luminarie pian piano si stanno spegnendo (mancano solo le più pigre). E a noi un po’ piange il cuore, perché Natale è un po’ il periodo che più preferiamo durante l’anno, con quell’atmosfera tranquilla, la gentilezza nell’aria, le musichette che scaldano il cuore e le luci che ci avvolgono.
Per questo siamo contentissime di avere scoperto Mirtillo Rosso!
All’Hotel Mirtillo Rosso è Natale tutto l’anno: ai piedi del Monte Rosa un albergo per la famiglia nel quale respirare l’atmosfera natalizia anche lontano da dicembre
L’Hotel Mirtillo Rosso si trova a Roma Valdobbia (VC) ed è davvero speciale: è infatti un family hotel che permette, oltre a passare una vacanza in famiglia rilassante, fresca e piacevole, di rivivere tutto l’anno la magia del Natale!
Tutto, all’Hotel Mirtillo Rosso, è a tema natalizio: il concept rimane per tutto l’anno, con allestimenti e proposte dedicati interamente alla magia del Natale (con una Christmas Room assolutamente fantastica). Non solo: il 24 di ogni mese si trasforma in questo albergo in una nuova Vigilia, nella quale tutti si festeggia con laboratori di biscotti, regalini per i bimbi e un cenone natalizio!
Le camere, nemmeno a dirlo, sono bellissime, e si inseriscono all’interno di una struttura altrettanto meravigliosa, che si fonde alla perfezione con il paesaggio montano che la attornia: ecosostenibile, è realizzata interamente in legno e riprende in maniera moderna il disegno delle tradizionali case Walser del diciottesimo secolo. Le camere, dicevamo, sono quindi stupende, perché lasciano immergere gli ospiti in boschi e sentieri, torrenti e laghetti.
Tutto è pensato per la famiglia: in ogni camera (ce ne sono sessanta) ci sono spazi gioco e comodi letti, ma anche armadi capienti, angoli per la degustazione e ogni strumento per prepararsi una bevanda calda tutti insieme.
Ed è anche molto montessoriano, l’Hotel Mirtillo Rosso. Perché? Lo si vede sin dall’ingresso, quando al check in i bambini vengono accolti proprio come gli adulti, con un desk a loro dedicato, per farli sentire grandi! Le aree comuni, inoltre, sono tutte a misura di bambino (davvero), con strutture di misure inferiori allo standard sia nel ristorante che nella lounge, nel bar, nel giardino e alla reception.
Il cibo, poi, è pensato davvero per i piccoli: oltre ai baby menu serviti ad orari flessibili, i genitori possono contare su una cucina self service per preparare le pappe, così come di un baby shop nel quale oltre agli strumenti per l’igiene e ai beni di prima necessità si trovano anche pappe e latte.
Attorno all’hotel, nemmeno a dirlo, c’è la natura incontaminata: è il regno perfetto delle escursioni (di tutti i livelli, da provare con i bambini, che rimarranno affascinati dai paesaggi mozzafiato), ma anche dello sci, del rafting, della bicicletta (ci sono percorsi davvero entusiasmanti, semplici e divertenti), delle ciaspolate…
E poi, dopo le avventure all’aria aperta, non manca la SPA, che possiamo scegliere tra quella dedicata alla famiglia e quella pensata solo per la coppia, per godere di un momento di relax mentre i bambini giocano con gli altri piccoli ospiti nel baby club. Piscine, idromassaggi, spazi relax, tisanerie, massaggi, sauna e bagno turco… Un perfetto momento di rilassamento per mamma e papà, ma anche per i bambini, con le piscine interne ed esterne per godere della vista della neve e della notte stellata!
Giulia Mandrino
La meraviglia della gravidanza dopo l’infertilità
Venerdì, 12 Gennaio 2018 08:48Che sia un frutto naturale o la bella conseguenza della fecondazione assistita non cambia il succo: restare incinte dopo anni di ricerche e varie diagnosi di infertilità è indescrivibile. È unico, più di una gravidanza “normale”, perché solo una mamma che è passata attraverso il percorso accidentato dell’infertilità sa quanto faccia soffrire, riflettere e dubitare questa situazione.
E oggi ci rivolgiamo proprio a voi, mamme diventate mamme dopo l’infertilità: gioite, godete del momento, scacciate le paure che si sono impossessate di voi durante questi anni.
La meraviglia della gravidanza dopo l’infertilità: gioite, mamme “infertili”, perché i vostri figli sono unici e favolosi
Le preoccupazioni iniziali quando il tanto sperato bambino non arriva subito; i dubbi medici, da scacciare quanto prima; la paura a varcare la soglia dell’ospedale quando finalmente ci decidiamo a fare qualche controllo; lo sconforto nel sentire quella parola terrificante. “Infertilità”. “Sterilità”.
E poi il non riuscire ad essere felici per le amiche che sembrano restare incinte una dietro l’altra, senza apparente difficoltà (anche se poi l’esperienza e le testimonianze lo confermano: non è vera, tutta questa “facilità”; spesso, giustamente, le mamme non dicono tutto, e sappiamo che restare incinte anche in situazioni “normali” e sane non è così semplice - si parla di circa un 25% di possibilità per rapporto).
E poi, ancora, l’impressione di diventare quella “da compatire”, la “poverina” che non riesce ad avere figli, la famiglia incompleta perché non arriva un bambino. Anche se in cuor tuo sai che non sei incompleta perché non sei mamma. Una donna non è necessariamente madre, e fortunatamente i tempi stanno cambiando.
Per quanto serenamente una donna viva la situazione dell’infertilità, la sofferenza è normale e naturale. Anche quando finalmente superi la cosa, la elabori e, resilientemente, la trasformi in qualcosa di positivo. Magari decidendo di non darti per vinta, magari capendo che essere genitori non è il vostro destino, magari affidandoti a cure, magari capendo che la strada per diventare genitori, per voi, non passa dalla pancia ma dal cuore e intraprendendo così il magnifico percorso dell’adozione. Ognuna vive la maternità, la gravidanza o la non-genitorialità a modo suo, negativamente o più positivamente, e non c'è una giusta maniera.
E poi, un giorno, la lineetta rosa compare sullo stick. Anche lì, però, la paura e i dubbi degli anni precedenti passati a rimuginare si fanno sentire, e il timore che vada storto non fa vivere il momento con la gioia che spetterebbe di diritto. Perché, magari, già altre volte il test era positivo, ma lo spietato utero non aveva permesso di andare oltre una certa soglia…
Ma il giorno diventa un mese, e poi due e poi tre, e a quanto pare finalmente ce l’avete fatta. Siete incinte davvero, e il vostro bambino si sta attaccando con tutte le forze alla vostra pancia. Vostro figlio è davvero lì, e finalmente lo sentite, e finalmente lo dite a tutti.
E già dirlo è una gioia: i familiari e gli amici spesso vivono insieme ai genitori le sofferenze, e la felicità che provano la sentono perfettamente anche loro, consapevoli che lo sforzo fatto finora rende tutto amplificato, più gioioso, più denso di speranza, stupore e pura felicità.
Ecco: ora è il momento di godere davvero, ex mamma infertile e neo-mamma incinta. È il momento di stare bene con te stessa, di toccarti la pancia, di fantasticare, di comprare culla, biberon, seggiolino e passeggino. È il momento di godere degli sguardi altrui, delle coccole del papà, dell’immagine di tuo figlio che giorno dopo giorno si crea nella tua mente e che verrà poi spazzata via nel momento in cui lo conoscerai davvero, tuo figlio, e sarà migliaia di volte più bello di ogni fotografia ipotizzata che avevi in testa.
Restare incinta è stata una fatica. Ma questa fatica rende tutto ancora più bello, più soddisfacente, più vero e più sentito. Cerca solo di non lasciarti sopraffare dalle paure. Perché non è più il momento di provare timore: è il momento di essere felici e rilassate. E basta. Perché TE LO MERITI!
Giulia Mandrino
Impara con le lettere e gli animali
Venerdì, 12 Gennaio 2018 08:21I giocattoli in legno li adoriamo; lo stesso vale per gli strumenti educativi per imparare a leggere; gli animali non mancano mai nelle ceste dei giochi dei nostri bimbi. Dunque non potevamo lasciarci sfuggire la notizia: noi il 19 gennaio correremo in edicola. Arriva infatti la nuova collezione edu-tainment (educativa e divertente) “Impara con le lettere e gli animali”.
“Impara con le lettere e gli animali”: la nuova collezione di lettere e animali in legno per imparare divertendosi
Dal 19 gennaio, con cadenza prima ogni 14 giorni e poi settimanale, troveremo finalmente in edicola la nuova collezione “Impara con le lettere e gli animali” di RBA Italia. Perché ci piace? Perché non è la solita collezione di giocattoli plasticosi per bambini, ma nemmeno la boriosa e noiosa serie di libri educativi che sappiamo già prenderanno polvere sugli scaffali in cameretta.
Un libro, un animale in legno e una letterina nello stesso materiale, fatti per giocarci, per essere maneggiati e per imparare divertendosi: “Impara con le lettere e gli animali” è questo. Ad ogni uscita i bambini troveranno un bellissimo racconto che avrà come protagonista un animale, la forma in legno con lo stesso animale e la lettera (sempre in legno) corrispondente all’iniziale del nome di questo animale. Non le solite “C” di “coccodrillo” o “O” di “orso”. “B” è la lettera di “Ben”, il cavallo, ad esempio, mentre con la “C” i bambini conosceranno Carla, l’orsetta.
Le lettere in legno (un materiale sostenibile, naturale e sicuro che come sapete amiamo moltissimo) sono utilissime: nel solco della tradizione montessoriana, possono essere utilizzate come strumenti tattili per imparare a leggere. Come l’alfabeto tattile di Maria Montessori, infatti, queste lettere in legno (bellissime, corpose e fatte per restare in piedi da sole) stimolano la sensorialità del bambino, che non impara così solo leggendo la lettera scritta, ma ne prende confidenza in maniera molto più completa.
Il tutto è quindi reso molto più divertente dal racconto, che possiamo leggere ai bambini o che possiamo benissimo utilizzare come strumento per insegnargli la lettura, e dall’animale in legno, con il quale giocare tutti i giorni replicando anche la storia contenuta nel libro!
Ogni mese, in questo modo, i bambini scopriranno una lettera e un animale alla volta (ci sono sessanta uscite!). La prima uscita (che parlerà di “Amanda vuole essere un’Astronauta”) costa pochissimo: al lancio, infatti, “Impara con le lettere e gli animali” costerà solo 1.99 euro. La seconda uscita sarà invece “Ben va in Bicicletta” (il nostro amico cavallo!) e costerà 3.99 euro. Dalla terza uscita, quindi, il costo sarà di 7.99 euro (comunque contenuto, se pensiamo ai materiali e al volumetto).
Sul sito di “Impara con le lettere e gli animali” è possibile anche abbonarsi, risparmiando notevolmente e ricevendo ogni mese più uscite tutte insieme, oltre che dei regali esclusivi come il set di mascherine per carnevale, lo zainetto tigre o il tappeto-sacco porta giocattoli (una manna dal cielo, per le mamme disordinate come noi!).
I bambini potranno inoltre imparare e divertirsi anche attraverso una fantastica app creata per scrivere e riconoscere le lettere sullo schermo del tablet, scoprire il suono delle lettere e in quali parole si possono trovare e fare tanti giochi come ad esempio il memory delle lettere.
Giulia Mandrino
“Matisse” per bambini
Giovedì, 11 Gennaio 2018 15:51Scoprire i grandi dell’arte è per i bambini uno stimolo, uno stupore e un piacere. Spesso diamo per scontati i capolavori, o la storia dell’arte, lasciando che la imparino a scuola (anche se, diciamolo, i tagli all’arte a scuola non facilitano la cosa. Anzi).
Proporre ai bambini la storia dell’arte e i grandi maestri sin da piccoli è quindi una bellissima idea. La loro creatività può passare anche attraverso l’esempio di questi grandi del pennello, dello scalpello e dei vari medium. Partendo da uno dei più amati: Henry Matisse.
“Matisse” per bambini: con “Guarda che artista”, un libro perfetto per conoscere l’artista e per lasciarsi ispirare dalla sua arte
Qualche tempo fa vi avevamo proposto le attività ispirate all'arte di Henry Matisse. Matisse è un artista del secolo scorso che possiamo incanalare nella corrente dei “Fauves”, un gruppo di artisti francesi che si lasciavano ispirare da impressionismo ed espressionismo, concentrandosi molto sul colore (vivace e spesso innaturale) e sulla semplificazione delle forme.
Il libro perfetto per fare scoprire ai bambini la vita e l’arte di questo maestro è “Matisse”, della collana “Guarda che artista” edita da Franco Panini Ragazzi e scritto da Patrizia Geis. Una collana, “Guarda che artista”, che amiamo da impazzire: vi presenteremo spesso i libri che la compongono, perché siamo dell’idea che non possano mancare nelle librerie dei nostri figli!
Subito, aprendo la copertina, si legge una frase magnifica: “Per tutta la vita Henri Matisse lotta contro l’oscurità riempiendo i suoi quadri di luce, vita, energia e colore”. E da qui in poi comincia la magia.
“Guarda che artista: Matisse” è un libro che è tutto una sorpresa. Le pagine non sono solo pop-up, con i quadri che sbalzano come fossimo in un museo, ma su ogni foglio c’è qualcosa da scoprire: la storia scritta dell’artista, la spiegazione del suo stile, le curiosità…
Ma soprattutto, ogni pagina nasconde un piccolo segreto che i bambini possono scoprire vivendo e fruendo il libro: le cartoline con i quadri, le vignette da scoprire, i piccoli libri nel libro, le finestre da aprire, i cartoncini da ritagliare, le maschere da indossare…
In questo modo, i bambini imparano divertendosi e immergendosi davvero nell’arte di questo pittore, nel suo stile, appassionandosi senza annoiarsi e scoprendo di giorno in giorno qualcosa in più: le camere con finestre che Matisse ama dipingere, le operazioni che lo costringono a letto e che gli permettono di sperimentare nuove tecniche, della sua passione per il violino suonato alla mattina…
Il tutto condito da un sacco di professionalità. Perché scrivere un libro per bambini riguardo a Matisse non significa snocciolare qualche curiosità qua e là senza impegno: l’autrice Patrizia Geis (che ha curato tutta la collana, che include, tra gli altri, Picasso, Calder e Van Gogh) analizza le immagini e i quadri in maniera eccellente, semplice eppure seria, incisiva e comprensibile in maniera delicata e di qualità. Parla dunque ai bambini senza utilizzare metaforicamente la vocina scema che ci viene spontanea con i piccolini, ma con rispetto e serietà, in modo da trasmettergli in maniera profonda ma semplice, divertente ma ineccepibile, l’arte di Matisse.
Sara Polotti
No, i BES e i DSA non sono troppi
Giovedì, 11 Gennaio 2018 09:55Rispetto a qualche anno fa, è vero, sono aumentate a dismisura le diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e di bisogni educativi speciali (BES). Certo: “una volta non ce n’erano così tanti” è una delle frasi più gettonate. Tuttavia è sbagliato pensare che ci sia un eccesso di medicalizzazione, o che ci sia un atto un fenomeno per il quale ci si approfitta della situazione.
Il problema sarebbe invece che nonostante questo alto numero di diagnosi, la scuola non si sia ancora adeguata alla situazione, tarando i metodi e le valutazioni sempre sugli studenti “bravi” e non tenendo in realmente considerazione i bisogni veri degli alunni.
A dirlo è Giacomo Stella nel suo blog sul sito di Giunti Scuola. E ha una proposta “sconvolgente” che effettivamente ha un suo perché.
No, i BES e i DSA non sono troppi: perché la scuola dovrebbe cambiare, prendendo davvero in considerazione i bisogni dei bambini con disturbi dell’apprendimento
I dati del MIUR parlano chiaro: tra gli studenti, il 2% soffre di disturbi dell’apprendimento. Un dato significativo, che secondo il dottor Stella dovrebbe però essere completato meglio. Le diagnosi, infatti, tardano ad arrivare, e si può benissimo stimare che quel 2% nella realtà sia tranquillamente un 3%.
Negli ultimi anni sono molti gli insegnanti che hanno chiesto la valutazione e una diagnosi di moltissimi bambini che a parere loro soffrono di disturbi dell’apprendimento (spesso parte proprio da loro, dagli insegnanti, la richiesta, e non dalle famiglie). Queste richieste di diagnosi, però, sono moltissime, e il SSN non riuscirebbe a starci dietro. Ecco perché, di fronte alle lunghe attese, le famiglie si rivolgono a strutture private, ed ecco perché all’appello mancano ancora quei centomila casi che andrebbero a rappresentare l’1% in più di cui parla Stella.
Detto questo, se il 2% (o il 3%) sembra poco, poco non è. Ma, soprattutto, non sta qui il nodo della questione. Piuttosto, il problema non sono le diagnosi, ma la scuola italiana in toto. Nonostante, infatti, una nettamente maggiore consapevolezza attorno ai BES e ai DSA rispetto ai tempi passati, la scuola non si è aggiornata, o comunque non si sta sforzando troppo per rendere le cose più semplici a tutti gli studenti, mettendo (come dovrebbe) i bisogni e l’individualità di ogni bambino al centro, ma tenendo metri di giudizio arbitrari e distanti dalla realtà.
Giacomo Stella, insomma, parla di una didattica “per bravi”. Perché? Perché c’è troppa burocrazia, ancora. I bambini con bisogni speciali hanno bisogno di autorizzazioni, di diagnosi, di parole scritte da specialisti, non lasciando ai singoli insegnanti il buonsenso di capire quando un alunno ha bisogno di qualcosa in particolare, valutando da sé la situazione di difficoltà.
Il problema, insomma, è che si pensa ancora che gli strumenti e i metodi didattici che usiamo, quelli “standard”, siano i migliori, quando in realtà dovremmo tutti capire che lo strumento migliore non è universale: ogni bambino, DSA o non DSA, impara con la sua testa, con un suo metodo, con i suoi strumenti e con le sue logiche, ognuno in maniera differente.
La proposta di Stella? Liberalizzare tutti gli strumenti, eliminando le certificazioni. Eliminare le certificazioni significherebbe dare agli insegnanti la possibilità di svolgere il loro compito, quello di valutare ogni bambino per quello che è, con la propria testa, per formulare una didattica ad hoc per ogni classe e ogni alunno. Liberalizzare gli strumenti, invece, è un’idea ancora più bella: se su ogni banco ci fossero una tavola pitagorica, la linea dei numeri e le formule delle figure geometriche, ogni bambino potrebbe decidere con la sua testa (sviluppando così anche delle abilità logiche e di problem solving importantissime) quale strumento usare, se imparare a memoria o se affidarsi a un aiuto, giungendo alle soluzioni dei problemi alla sua maniera.
Nessuno svantaggiato, tutti muniti degli strumenti più utili e importanti: chi l’ha detto che imparare a memoria sia utile a tutti? Chi ha detto che la tavola pitagorica davanti agli occhi abbassa le prestazioni? Non è forse più importante saper scegliere il proprio mezzo, la propria strada e il proprio metodo, in modo da portarlo poi con sé per tutta la vita?
Giulia Mandrino
I giochi e le attività invernali per bambini
Giovedì, 11 Gennaio 2018 08:46Giocare in inverno non significa solo fare pupazzi di neve. Anche perché la neve spesso scarseggia. Quindi che vogliamo fare? Rinchiuderci in casa? Manco per scherzo!
Giocare all’aperto anche in inverno è fondamentale per i bambini (e qui vi avevamo già spiegato i motivi). E inventare giochi e attività è semplicissimo: basta guardarci intorno e vedere cosa ci offre la natura in questa stagione magica.
Il nostro motto è sempre lo stesso: “Non esiste cattivo tempo, solo cattivo abbigliamento”. Quindi mettiamoci le nostre giacche pesanti, usciamo, giochiamo, rientriamo e usciamo di nuovo, per stimolare la creatività (e aiutare anche il sistema immunitario!).
I giochi e le attività invernali per bambini: qualche proposta per giocare, esplorare ed esprimere la creatività nei mesi più freddi dell’anno
Come prima idea possiamo modificare un’attività primaverile, quella dei giardini delle fate da costruire con i bambini, rendendola invernale: qui trovate le piante migliori per realizzare il piccolo giardino magico!
Restando sempre in tema di giardinaggio, possiamo dedicarci alla cura delle piante invernali (e a quella delle piante da appartamento) in casa: il giardinaggio, infatti, non è un’attività solo estiva, ma che possiamo intraprendere tutto l’anno! Qui il nostro articolo sul giardinaggio in inverno con i bambini.
Quando nevica, non limitiamoci al pupazzo di neve. In giardino o in un bel prato possiamo organizzare le olimpiadi invernali: il lancio delle palle di neve contro un bersaglio (ad esempio un tronco), il salto in lungo sprofondando nella neve, la gara sugli slittini…
Con un bel diario alla mano, è bellissimo uscire di casa e andare a fare una passeggiata da esploratori: i bambini potranno disegnare ciò che vedono, raccogliere i rami delle piante sempreverdi, scoprire quali erbe resistono sotto la neve… Una volta a casa è bellissimo rileggere il diario, che diventerà uno strumento prezioso per studiare la natura.
In casa, invece, possiamo provare a fare l’esperimento dei cristalli di neve, che è davvero coinvolgente e affascinante. Gli ingredienti principali sono i sali di Epsom e gli acquerelli: qui trovate l’articolo che abbiamo dedicato a questo esperimento invernale creativo e scientifico allo stesso tempo!
Durante la passeggiata invernale (una passeggiata invernale è sempre una buona idea: il freddo che punge, l’aria cristallina, i colori tenui…) possiamo proporre ai bambini il gioco della balance board improvvisata: basta prendere un pezzo di tronco e un ramo abbastanza robusto. Il tronco lo disponiamo in terra appoggiato per il lungo (in modo che rotoli) e il ramo trasversalmente sul tronco. Il gioco sarà trovare l’equilibrio!
Sempre durante la passeggiata, carina è l’idea del journey stick (che vi avevamo proposto in un altro articolo dedicato alle attività invernali creative per i bambini): rispetto ad un journey stick realizzato in primavera o estate, i colori di quello invernale saranno più “spenti” e tenui, perché di fiori ce ne sono pochi. Ma si arricchiranno del verde dei rametti di pino e del marrone delle foglie cadute dagli alberi!
Avete mai provato la Land Art sulla neve? Un gioco così semplice eppure così bello che i bambini adoreranno. Basta rendere la neve una tela bianca: su di essa i bambini appoggeranno i rami, le foglie, i sassi e ciò che trovano in natura componendo un quadro bellissimo (ricordiamoci di fotografarlo!).
Infine, la ghirlanda di ghiaccio con elementi naturali: con i bambini, usciamo in giardino o andiamo in un prato. Portiamoci dietro uno stampo per torte a forma di ciambella e riempiamolo con foglie, bacche e rametti. Una volta a casa, copriamo i nostri tesori con l’acqua e appoggiamo in un punto del contorno un nastro (in modo che le due estremità rimangano in acqua, formando così l’appiglio per appendere poi la ghirlanda). Lasciamo in freezer una notte, quindi riprendiamo il nostro stampo e dopo qualche minuto stacchiamo la ghirlanda di ghiaccio che si sarà formata! Naturalmente sarà da appendere all’esterno: piano piano gocciolerà via, scomparendo dolcemente!
(Photo credit: Artful Parent)
Giulia Mandrino