La melatonina funziona per far dormire i bambini?
Se un bambino è sano, si sta sviluppando correttamente non presenta particolari problemi, anche neurologici e psicologici, ma semplicemente fa fatica a dormire tutta la notte, la melatonina potrebbe essere la risposta al problema? O, in altre parole, fa bene o fa male?
Fino ad ora non ci sono studi sul suo utilizzo al di sotto dei sei anni d'età, e quelli riguardanti i bimbi più grandi non hanno portato che scarsi risultati. Ma, allora, che fare?
La melatonina funziona per far dormire i bambini? Vediamo se questo ormone può essere o meno la soluzione per i bimbi che faticano a dormire.
Ma innanzitutto, cos'è la melatonina? Semplicemente è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale che viene messo in circolo nel corpo durante le ore buie. In questo modo il ritmo sonno-veglia viene regolato.
Nei primi anni di vita il bimbo (dal terzo mese: prima c'è ancora in circolo quella della mamma) inizia a secernere la sua melatonina, che raggiunge il picco attorno ai 3/5 anni e comincia pian piano a diminuire con l'inizio della pubertà.
Oltre che per regolare il ritmo sonno-veglia (attraverso gli integratori) nelle persone adulte, questo ormone è utilizzato in neuropsichiatria: si è infatti visto che è efficace e ha effetti notevolmente benèfici nel trattamento dei disturbi del sonno in presenza di malattie come l'Alzheimer, la sindrome di Asperger o l'epilessia, per le sue proprietà crono-biologiche e per l'effetto lievemente ipnotico che induce nel paziente.
Tuttavia da qualche anno i pediatri ne prescrivono qualche goccia anche ai bambini più sani, semplicemente per aiutarli quando fanno fatica a dormire.
Il problema è che ancora non esiste una letteratura scientifica riguardante gli effetti di questa operazione, che potrebbe portare problemi anche se vista come "naturale".
Gli unici studi effettuati che potrebbero avvicinarsi alla questione sono quelli effettuati sui bambini dai 6 ai 12 anni ai quali è stata somministrata la melatonina per far fronte al problema dell'insonnia "da ritardo di fase". In questo caso, si tratta spesso di addormentamento e risveglio ritardato (un ritmo tipico degli anni scolastici e adolescenziali), e non di un disturbo del sonno come può esserlo quello di bambini tra i due e i cinque anni.
Ad aver analizzato gli studi è la dottoressa pediatra Maria Luisa Tortorella, che sui Quaderni Acp ha detto la sua su questa questione piuttosto delicata.
"Nei bambini piccoli è verosimile che la discrepanza fra il fisiologico (e soggettivo) orario di addormentamento e le aspettative dei genitori generi spesso conflitti familiari, che vengono attribuiti ai “problemi di sonno” dei bambini" spiega nel suo articolo la dottoressa Tortorella. "L’approccio più efficace nel ridurre i “capricci all’addormentamento”, in questi casi, sarebbe assecondare la preferenza oraria dei piccoli. Nessuno studio peraltro ha documentato qualche effetto della melatonina sui risvegli notturni".
In altre parole? La melatonina non è consigliata per i bambini al di sotto dei sei anni senza particolari problemi neurologici diagnosticati e sempre e solo sotto controllo medico. Spesso infatti il fai da te con prodotti da bamnco non solo non migliora ma peggiora la situazione.
La melatonina è da considerarsi comunque per quello che è, un ormone, e sappiamo l'importanza di un dosaggio normale e naturale di queste sostanze per l'organismo; se per caso l'equilibrio ormonale viene scombussolati gli effetti negativi possono essere infatti davvero importanti, e nel caso dei bambini non si sa nemmeno quanto duraturi.
La redazione di mammapretaporter.it
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