Balbuzie: combattiamo gli stereotipi
Di balbuzie soffre circa l'1% della popolazione, eppure ancora adesso balbettare viene percepito come qualcosa di negativo, da stereotipare, ridicolizzare e deridere. Affrontare la balbuzie tuttavia è oggi possibile e chi ne soffre può trovare il proprio modo di comunicare, affidandosi a specialisti e centri dedicati (oppure no: non tutti affrontano il percorso di riabilitazione e come sempre tutto è lasciato alla sensibilità del soggetto!).
Il 22 ottobre di ogni anno si dedica la giornata alla divulgazione riguardo a questo tema: anche noi vogliamo dare il nostro contributo per combattere gli stereotipi legati alla balbuzie, spiegando bene di cosa si tratta e mostrando i metodi e i percorsi ai quali ci si può affidare sin dall'infanzia per gestire al meglio questo disturbo che putroppo è ancora motivo di discriminazione, tanto a scuola quanto in età adulta.
Cos'è la balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio detto anche balbettamento, dislalia, disfemia o disartria funzionale: chi ne è affetto fatica ad articolare le parole e di conseguenza si esprime in maniera meno fluida e incappando spesso in ripetizioni di sillabe, con involontari allungamenti di parole, saltelli o interruzioni del flusso del discorso.
In generale si possono distinguere tre diversi tipi di balbuzie. Prima di tutto c'è quella evolutiva, che si manifesta nella prima infanzia; c'è poi quella neurogena, che compare in età adulta in seguito ad alterazioni cerebrali; e infine c'è quella psicogena, che fa la sua comparsa in seguito ad alterazioni della sfera psichica.
Non c'è naturalmente un motivo uguale ad un altro, quando parliamo di cause, ma la balbuzie può essere inquadrata come in un'incertezza ed esitazione nel linguaggio. Se il 99% delle persone, infatti, quando parla non pensa al modo in cui vengono pronunciate le parole, venendone attratta o distratta, la popolazione che soffre di balbuzie inciampa spesso nelle parole proprio perché si concentra in maniera diversa e più pregnante sul linguaggio.
Allo stesso modo, non c'è una balbuzie uguale ad un'altra, ma si possono distinguere alcuni disturbi ricorrenti: la ripetizione di sillabe e suoni, i prolungamenti di certi suoni, le disritmie (interruzioni), blocchi, tensione fisica nella pronuncia, esitazioni...
I metodi per affrontare la balbuzie: la riabilitazione
Sono diversi i metodi riabilitativi per i bambini e le persone che vogliano affrontare il disturbo risolvendolo. Uno di questi si chiama Metodo MRM-S (Muscarà Rehabilitation Method for Stuttering). Si tratta di un metodo per il trattamento della balbuzie elaborato dal centro medico Vivavoce che non agisce direttamente sulla voce (e quindi sulla modifica dei suoni come escamotage ai blocchi alla base della balbuzie), ma sul controllo motorio di tutte le parti legate alla fonazione (lingua, labbra, diaframma), modificando permanentemente un comportamento attraverso la pratica e l'esperienza.
Esistono poi alcune associazioni, come l'Associazione Vivavoce, il cui obiettivo - oltre alla sensibilizzazione - è supportare alunni, genitori e docenti per capire meglio a cosa ci si trova di fronte, affrontando il disturbo attraverso percorsi di riabilitazione, di gestione dello stress derivante dalla balbuzie e addirittura prevenendolo.
Altra attività molto consigliata è poi il teatro: i corsi di recitazione e l'approccio al palcoscenico sono per molte persone balbuzienti un metodo validissimo per imparare a gestire meglio tanto la voce quanto lo stress e l'ansia che derivano dallo sforzo di parlare di fronte ad altri (non solo ad un pubblico ampio, ma anche con singoli interlocutori).
Balbuzienti noti
Balbuzienti famosi? Ce ne sono a decine e possono diventare un esempio e un'ispirazione per chi soffre di questo disturbo del linguaggio. A partire da Giulio Cesare fino ad arrivare a re Giorgio VI, padre di Elisabetta protagonista del film "Il discorso del re". Anche Paolo Bonolis è balbuziente, così come lo sono Joe Biden e Bruce Willis, Vinicio Marchioni ed Emily Blunt.