L’amianto, la sua storia e i pericoli per la salute
Se ne sente parlare spessissimo: la storia dell’amianto è una storia molto triste. Triste e pericolosa. E, fondamentalmente, racconta di un minerale estratto ed utilizzato moltissimo in passato, finché se ne sono scoperti i pericoli per la salute, davvero tremendi.
Essendo così pericoloso, tutti dovremmo conoscere di cosa si tratta, le sue caratteristiche e i pericoli, nonché le misure preventive per far sì che questo minerale (o questa lega di minerali nel caso dell’Eternit) non influisca sul nostro organismo.
Vi raccontiamo l’amianto, la sua storia e i pericoli per la salute: cos’è l’asbesto, perché è nocivo e come provare a contrastare malattie e fastidi
L’amianto, detto anche asbesto, è un minerale silicato presente in natura, di aspetto fibroso e a struttura microcristallina. Il suo nome deriva dal greco e significa letteralmente “eterno, perpetuo” (per questo è detto anche “eternit”). Esistono diversi tipi di amianto che rispondono a questo nome comune e che sono divisi in due gruppi: il primo è quello degli anfiboli, nel quale rientrano gli amianti composti da amianto blu, amosite e tremolite; il secondo è detto serpentino e comprende i minerali composti da amianto bianco sfrangiato.
Ma qual’è la storia dell’asbesto? Dobbiamo tornare indietro al 1901, quando l’austriaco Ludwig Hatschek brevettò questo nuovo materiale per l’edilizia formato da una lega di cemento e amianto, un minerale che si estraeva in cava o miniera (attraverso la frantumazione della roccia madre). Tra le cave di Amianto più grosse e attive ce n’era una italiana: si trattava della Amiantifera di Balangero, nel torinese, attiva dai primi anni del Novecento fino al 1990.
Dopo solo un anno dal brevetto di Hatschek si era già alla produzione industriale di vari manufatti creati con questo minerale e nel giro di un decennio l’Eternit (ormai conosciuto con questo nome che richiamava l’immortalità) era già impiegato per la realizzazione di tegole, lastre, vasche di raccolta di acqua e tubi.
La forma ondulata che conosciamo arrivò però negli anni Trenta, e da quel momento i tetti e i capannoni furono costruiti quasi unicamente con questo materiale. Addirittura, nel 1954 un designer svizzero, Willy Guhl, creò una sedia a sdraio utilizzando una lastra di Eternit.
Negli stessi anni, tuttavia, i primi sospetti sulla nocività dell’amianto vennero a galla: nel Regno Unito, in particolare, già nel 1930 studiarono e dimostrarono il rapporto diretto tra l’utilizzo dell’asbesto e l’insorgere di tumori, e nel 1943 la Germania riconobbe per prima il cancro al polmone e il mesotelioma come malattie legate strettamente all’inalazione di questo materiale (risarcendo anche i lavoratori malati).
Dagli anni Ottanta si iniziò quindi a capire sul serio che la fibrosità di questo materiale era pericolosissima, in quanto le fibre dell’amianto sono molto sottili, tendono a sfaldarsi dividendosi longitudinalmente, rimangono sospese in aria e vengono quindi respirate. Per capire la loro sottigliezza, basti pensare che se in un centimetro quadrato stanno 250 capelli, nello stesso spazio possono ammassarsi 335.000 fibrille di amianto.
La sua pericolosità tuttavia è ancor più tremenda poiché le malattie possono insorgere moltissimo tempo dopo l’inalazione, anche quarant’anni più tardi. Naturalmente esistono tipi più o meno pericolosi di amianto, e circostanze più o meno compromettenti. Ad esempio, è pericolosissimo quel tipo di asbesto (amianto friabile) che tende a rilasciare fibre quando soggetto ad ogni tipo di sollecitazione (vento, pioggia, sbalzi termici), mentre lo è molto meno quello compatto, che tende a non liberare mai le sue fibre.
Se respirate, queste fibre si depositano nei bronchi e negli alveoli polmonari, danneggiando irreversibilmente i tessuti. Dopo anni di silenzio, quindi, l’asbestosi si manifesta con una formazione di cicatrici fibrose che provocano ispessimento degenerativo del tessuto polmonare, portando ad una insufficienza respiratoria gravissima; oppure si trasforma in carcinoma polmonare o mesotelioma pleurico-peritoneale, e cioè un tumore del rivestimento dei polmoni
In Italia la legge che vieta l’estrazione, la produzione e la lavorazione dell’amianto risale al 1992, ed è conosciuta come legge n. 257. Ecco perché in questo momento gli unici professionisti a cui è permesso lavorare con l’amianto sono i deputati allo smaltimento e alla bonifica di questo. Naturalmente ci sono molte disposizioni riguardanti le norme di sicurezza per lavorarvi: dal vestiario alle maschere a doppio filtro.
La legge ha lo scopo di limitare l’utilizzo dell’amianto e di fornire una normativa di sicurezza in merito alla bonifica dei luoghi contaminati. Accanto ad essa, poi, sono stati emanati moltissimi decreti e circolari, per far sì che le regole siano sempre più rigorose.
Il problema però rimane: l’amianto utilizzato nel secolo scorso è ancora presentissimo in tutto il mondo. Tetti, case, scuole, pavimenti, magazzini, ma anche fioriere e guanti da forno: sono ancora troppi gli oggetti e le strutture caratterizzate dalla presenza dell’Eternit. La prevenzione, quindi, si limita ancora una volta alla segnalazione da parte dei privati, delle aziende e degli edifici pubblici della presenza di amianto: saranno poi ditte specializzate ad occuparsi dello smaltimento, avendo cura di rispettare le norme in maniera ferrea per evitare disastri peggiori.
Per quanto riguarda lo stile di vita per prevenire le malattie legate all’esposizione all’amianto, la letteratura è un po’ carente. Il fatto che i problemi insorgano dopo così tanti anni rende il cancro dovuto all’asbesto praticamente imprevedibile. Tuttavia, come per tutti i tumori, il consumo di frutta e verdura fresche aiuta sicuramente moltissimo nel contrasto.
Una delle poche ricerche in questo senso è poi quella del dottor Cesare Gridelli, oncologo dell’ospedale Moscati di Avellino (città nella quale il mesotelioma da amianto è purtroppo diffusissimo). Nel suo libro “In cucina contro il cancro” parla in generale dell’alimentazione preventiva, ma ad un certo punto si sofferma proprio sull’amianto.
Secondo lui, infatti, esistono alcuni cibi che effettivamente potrebbero attenuare e contrastare gli effetti delle fibre di amianto respirate. Su tutti? Le cipolle e i carciofi. Sembra infatti che queste verdure ricche di quercina possano combattere gli effetti tossici dell’Eternit.
Non a caso due anni fa è partito uno studio proprio in questo senso: all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma hanno infatti avviato un trial per dimostrare se gli estratti di carciofo possiedono effettivamente attività antitumorali. “L’obiettivo è dimostrare che l’estratto, realizzato in laboratorio semplicemente prendendo le foglie del carciofo ed “elaborandole”, impedisce che le cellule esposte ad amianto esprimano a pieno il potenziale cancerogeno, prolifichino e diano luogo a effettivamente un tumore” (http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/14_giugno_20/lavoratori-esposti-all-amianto-si-puo-prevenire-mesotelioma-coi-carciofi-9b193de4-f873-11e3-8b47-5fd177f63c37.shtml): le parole sono proprio dei ricercatori impegnati nello studio.
Speriamo quindi che la ricerca dia una speranza in un ambiente troppo terribile: le morti per inalazione di asbesto (circa 1000 all’anno solo in Italia) sono eccessive, inutili e paurose, ed è ora che la solfa cambi.
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