Le donne in età fertile hanno meno possibilità di venire assunte
Una frase che mai vorremmo sentire, ma che tuttavia non fatichiamo a ritenere vera. Purtroppo è così: le donne che potrebbero avere figli hanno meno possibilità di venire assunte rispetto ai colleghi e alle colleghe non in età fertile. Un fatto che purtroppo temevamo come vero solo pensando alla nostra società, e che ora è stato confermato da uno studio pubblicato sulla rivista Labour Economics, che ha trovato moltissima discriminazione nei confronti delle donne in età fertile.
A cosa serve questo studio? A mettere nero su bianco una condizione che non dovrebbe nemmeno esistere. Cominciamo insomma a parlarne, in maniera da prendere un’altra direzione come società.
Le donne in età fertile? Hanno meno possibilità di venire assunte: a evidenziare questo fertility gap è uno studio pubblicato su Labour Economics
Lo studio di cui parliamo è stato pubblicato sulla rivista Labour Economics e ha preso in considerazione le condizioni di assunzione in Germania, Svizzera e Austria. I risultati sono parecchio chiari: i ricercatori hanno trovato che le donne sposate senza figli - in età fertile - hanno meno probabilità di venire assunte per ruoli part-time rispetto a donne più vecchie o sposate e con figli grandi.
Il perché è presto detto e non c’è bisogno di essere scienziati per capirlo: i datori di lavoro vedono nel fatto di essere sposate e di non avere figli un rischio di gravidanza.
Nei paesi presi in considerazione (che con le dovute e giuste differenze possono tuttavia rappresentare gran parte dei paesi occidentali) le donne con due bambini in età scolare sono le più “papabili” per essere chiamate ad un colloquio per un lavoro part-time. Le donne sposate senza figli, invece, ricevono pochissime risposte.
La ricerca dice però chiaramente che gli studiosi sono stupiti da questa tendenza, soprattutto perché questo fatto accade anche nelle aziende più “family friendly” e in una categoria, quella del part-time, che effettivamente è molto appetibile per donne e uomini con figli o che vogliono avere figli. Sembra insomma un paradosso: un lavoro part-time potrebbe essere perfetto per una donna che vuole avere figli, ma in ogni caso, no, trovare lavoro per lei diviene comunque difficilissimo.
Un’altra assurdità sta nel fatto che altre ricerche in passato hanno sottolineato come il lavoro part-time dia spesso gli stessi risultati di un lavoro full-time, e che, addirittura, spesso le donne con contratti più flessibili (come appunto il part-time verticale o orizzontale) siano le persone più produttive di un team di lavoro.
Al di là del periodo di maternità, i datori di lavoro hanno paura che una mamma con figli piccoli non lavori come prima, che sia più distratta o che abbia bisogno di più permessi. In realtà, le mamme sono sempre più valorizzate da questo punto di vista e sono sempre di più gli studi che mostrano come le donne con figli a livello lavorativo siano delle risorse. Perché allora c’è ancora chi mette in difficoltà una famiglia per questo motivo? Perché c’è chi ancora si aggrappa agli stereotipi? Perché c’è chi ancora si comporta in questa maniera?
La discriminazione è assurda. È assurdo che a parità di competenze si venga scelti per la presenza o assenza di figli. È assurdo ancor di più che quando le competenze ci sono e sono migliori di quelle degli altri candidati si venga scartati a priori.
La nostra società ha bisogno di cambiare. La mentalità deve essere ribaltata. E per farlo anche questi fatti messi nero su bianco possono avere la forza giusta per smuovere qualcosa.