Alimenti biologici per bambini: ecco perché sceglierli
Lunedì, 07 Gennaio 2019 08:42Il mercato del cibo biologico ha iniziato a conquistare una fetta di pubblico sempre più ampia, per via delle sempre maggiori attenzioni che ognuno di noi pone alla propria salute. Si tratta di un discorso che si può estendere anche al mercato degli alimenti biologici per bambini, attualmente in costante espansione e che, già nel 2017, era riuscito a collezionare oltre 5 miliardi di dollari di fatturato.
Ad una mamma, però, i numeri interessano poco: ciò che conta sono soprattutto i vantaggi che comporta il cibo biologico in quanto alla salute del bambino e a tutela del nostro eco-sistema. Per fortuna, con un mercato così in espansione, si tratta ormai di prodotti molto diffusi e alla portata di tutti, dato che si trovano ovunque e a prezzi adatti a ogni tasca come i prodotti biologici a marchio Natura Felice proposti da Aldi. Ma quali sono davvero i benefici che questi prodotti comportano ai nostri figli e quali sono, tra i tanti, i prodotti maggiormente consigliati per i bambini?
Perché scegliere prodotti biologici
Gli alimenti biologici sono innanzi tutto per definizione più ricchi di sostanze nutritive, il che rappresenta già di per sé un grande vantaggio per il bambino. L’apparato digerente dei bimbi, infatti, è più performante rispetto a quello di un adulto ed è quindi in grado di assorbire questi nutrienti in modo più veloce, dimostrando quindi come sia sempre più importante puntare sulla qualità di ciò che mangiano.
In secondo luogo, i prodotti bio non contengono alcuna percentuale di additivi o di qualsiasi altra sostanza dannosa per il corpo. Oltre a fare male all’ambiente infatti, questi elementi fanno male anche all’organismo: nei bambini, poi, organi ancora in continua evoluzione come i reni non riuscirebbero a smaltire queste sostanze abbastanza velocemente, che diventerebbero dunque potenzialmente ancora più dannose.
È giusto concludere con uno dei vantaggi più chiari dei cibi biologici, ovvero il fatto che vanno incontro alle necessità dell’ambiente. Il tutto perché la loro coltivazione segue il ritmo voluto dalla natura e non approfitta di “scorciatoie” come pesticidi e antibiotici: prodotti comunemente usati per rafforzare le colture e gli animali da allevamento.
Che cibi biologici scegliere per i bimbi
Alcuni cibi prodotti in chiave biologica sono da preferire ad altri, per via del particolare vantaggio che comportano in termini di crescita e di salute di un bambino. Fra questi ad esempio ci sono le mele, soprattutto contando quanto sia importante mangiarne anche la buccia che spesso troviamo ricca di pesticidi. Le mele biologiche, quindi, non contengono nessun tipo di sostanza potenzialmente pericolosa diventando solamente un ottimo alimento ricco importanti nutrimenti. In quanto fonti di proteine, importantissime per la crescita del bambino, anche le uova sarebbero meglio se consumate biologiche, in quanto provenienti da animali sani e nutriti in maniera naturale, senza antibiotici o ormoni.
Si chiude con la carne biologica: è meno grassa, possiede solo una percentuale minima di antibiotici ed è migliore in quanto a profilo nutrizionale.
Puntare ai cibi biologici è un modo per investire due volte: nella salute del bimbo ovviamente, ma anche nella difesa della natura.
"Stone soup", per imparare l'inglese con la zuppa di sasso
Giovedì, 03 Gennaio 2019 14:24Ricordate il libro "Una zuppa di sasso" di Anais Vaugelade? Ve ne avevamo parlato consigliandovi dei libri per bambini per imparare l'empatia. Al di là del messaggio molto bello, questo libro per bambini è ormai un classico perché fa divertire in maniera leggera ed è molto, molto carino.
Anche Usborne Books ha pensato di proporlo ai bambini, ma stavolta in lingua inglese! "Stone Soup" è un libro perfetto per i bimbi che approcciano l'inglese e che vogliono provare a leggere da soli.
"Stone soup", per imparare l'inglese con la zuppa di sasso: un bellissimo libro per imparare l'inglese
Di cosa parla "Stone soup"? Di una zuppa! Ma non di una zuppa qualsiasi. "Stone soup" (scritto da Lesley Sims e illustrato da Georgien Overwater) è la storia di un povero uomo che, incontrando un cottage sulla sua strada, decide di chiedere ospitalità offrendo in cambio una zuppa di sasso.La donna che lo accoglie, affascinata da questa zuppa di sasso, decide di ospitarlo e di assaggiare questa leccornia.
Pagina dopo pagina, i bambini scoprono che l'ingrediente principale di questa zuppa è davvero un semplice sasso, al quale però il povero uomo aggiunge assaggio dopo assaggio delle verdure (prese furbescamente dalla dispensa della signora!).
La zuppa è deliziosa, e la signora è estasiata! Questo sasso era dunque magico?
I bambini capiscono solo alla fine che in realtà questo ingrediente era solo un pretesto. Un pretesto per scroccare una cena, forse, ma anche e soprattutto per fare amicizia e per trovare un po' di sana compagnia.
Le lettere sono grandi e chiare, le parole semplici e comprensibili, spesso in rima, e i bambini sono attratti anche dalle assonanze. Alla fine del libro, poi, trovano anche dei piccoli giochi di comprensione, che li aiutano ancora di più con la lingua, ma sempre divertendosi.
"Stone soup" è quindi perfetto come prima lettura in inglese, sia per i bambini che ancora non leggono (lo leggiamo insieme ad alta voce e lo impariamo a memoria!) sia per quelli che vogliono leggere in autonomia.
Addormentare i bambini abbracciandoli non è un vizio
Giovedì, 03 Gennaio 2019 08:35“No, non farlo: gli lasci il vizio”. “Lo state proprio viziando. Come puoi pretendere che impari?”. Sì, ok, i vizi esistono, ed esistono anche i bambini viziati. Ma come possiamo parlare di vizio quando si tratta di bisogni primari? La nanna è uno di questi bisogni primari. Soprattutto, la nanna con qualcuno. Insieme ai genitori. Per addormentarsi senza paura.
I bambini sono esseri umani, e questo significa che sono cuccioli di mammifero. Non dimentichiamolo. È la nostra natura, e la nostra natura ci impone di seguire i nostri istinti. Che per un bambino significano sicurezza e confortevolezza. Se, quindi, i nostri figli hanno bisogno di noi nel momento in cui si addormentano, chi ci dice che sbagliamo?
Addormentare i bambini abbracciandoli non è un vizio: la presenza dei genitori prima della nanna non è un capriccio, ma un bisogno che va assecondato
Addormentare i bambini abbracciandoli o stando accanto a loro, sul letto o in cameretta, finché non si addormentano è tipico di molti genitori. Che, tuttavia, si sentono ripetere da chiunque (zie Ignazie del mondo, amici e parenti) che “stanno sbagliando”. Ma perché sarebbe sbagliato? Secondo la credenza popolare più diffusa, lasciare che i bambini si addormentino con noi accanto sarebbe un vizio. Sarebbe un capriccio.
Ma come può essere un capriccio la voglia di una coccola o il bisogno di sentirsi protetti?
Qui non stiamo parlando di co-sleeping o di bambini che dormono fin da subito da soli. Perché non c’entra nulla. Può anche trattarsi (e spesso è così) di bimbi che dormono tranquillamente da soli nel loro lettino e che semplicemente amano addormentarsi coccolati o con accanto papà o mamma. Che è una voglia perfettamente naturale.
Spesso questo addormentarsi tra le braccia del genitore diventa un rituale, un momento rilassato e magico solo per genitore e figlio, importantissimo per il legame e per il rapporto presente e futuro.
Non si tratta di essere mamme o papà apprensivi o di avere figli “appiccicosi” e mammoni. Assolutamente. Si tratta di una coccola che entrambi ci si concede. Si tratta di un momento di conforto (soprattutto per il bambino, che potrebbe avere paura del buio, essere stressato, o semplicemente avere bisogno di un abbraccio).
Ci sono bambini che ne hanno bisogno fisicamente, psicologicamente, mentalmente, perché impauriti o effettivamente agitati. Ci sono bambini che semplicemente si godono questo contatto. E ci sono bambini che ne approfittano consapevolmente in quanto la coccola della sera è l’unico momento che hanno con i genitori. In ogni caso, perché dovrebbe essere un’abitudine terribile, deprecabile e viziosa? Non lo è.
State tranquilli: vostro figlio non arriverà all’università chiedendo ancora di noi per addormentarsi, così come non è arrivato alle scuole medie con il biberon o al liceo con il ciuccio. Pian piano anche lui vorrà staccarsi da noi, questa routine (anzi, questo rituale) gradualmente scomparirà, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma se in questo momento lui e voi avete bisogno di questa abitudine, ben venga.
Perché addormentarsi insieme porta solo benefici a lungo andare. Sappiamo benissimo che un rapporto conflittuale con i genitori genera spesso adulti stressati, con difficoltà nei rapporti umani e sempre inseguiti da problemi. Mentre un rapporto equilibrato, pieno d’affetto e di vicinanza con la mamma e con il papà aiuta a crescere adulti sereni, solidi e che stabiliscono rapporti meno conflittuali.
E poi questo addormentarsi insieme ha benefici sul cervello e sull’organismo dei bambini: lo stress (soprattutto nel caso di bambini che provano stress o paura al momento della nanna) si riduce, e questo ha effetti positivi su tutta la persona, a livello fisico e a livello mentale.
Non preoccupatevi, quindi: abbracciateli finché vogliono, finché volete, finché il bisogno non cessa d’esistere. Gli state solo facendo del bene.
Lavarsi i denti: 4 consigli per convincere anche i più capricciosi
Giovedì, 03 Gennaio 2019 07:58Ogni genitore, una volta che il proprio bambino è arrivato ad avere una certa età, si trova di fronte alla necessità di insegnare al proprio figlio a lavarsi i denti nel modo giusto. Si tratta di un’abitudine che inizialmente i bambini potrebbero rifiutare e che per questo dovrebbe essere spinta in modo maggiore, per evitare di assecondarli in qualcosa che col tempo potrebbe diventare pericoloso. Un bimbo che non impara sin dall’infanzia l’importanza di questa pratica infatti, diventerà un adulto distratto e quasi mai attento alla cura della propria igiene dentale. Ecco dunque qualche consiglio su come aiutarli in questa fase così decisiva.
Renderlo un momento di gioco
Uno dei metodi migliori per convincere un bambino a spazzolarsi i denti è quello di renderlo un momento di gioco. In tal senso sono numerosi i trucchetti che un genitore può usare per far divertire il piccolo durante la pulizia dei denti: è ad esempio possibile mettere in sottofondo la sua canzone preferita, così da legare questo momento a un ricordo positivo, oppure usare una clessidra, per insegnargli come un gioco le tempistiche di spazzolatura. Anche la scelta di un accessorio come lo spazzolino che si illumina può essere un’ottima idea per divertirlo.
Fare insieme la spesa
Si consiglia di portare il bambino a fare la spesa con voi per permettergli di scegliere i propri prodotti, rendendolo partecipe e coinvolgendolo. È comunque il caso di orientarlo sempre verso quei prodotti per l’igiene orale delicati e sicuri, come quelli che si trovano in farmacia. Naturalmente è bene seguire i consigli del dentista, quando si tratta di accessori come gli spazzolini e di prodotti come il dentifricio dato che devono essere scelti, in un certo senso, “su misura” per il proprio bambino.
Storie e libri che insegnano come lavarsi i denti
Esistono anche delle storie e dei libri che possono aiutare a convincere i bambini a lavarsi i denti: basta recarsi nelle librerie, visitare le sezioni dedicate ai bimbi e chiedere ai commessi se hanno qualcosa su questo argomento. Il vantaggio di queste storielle è innegabile: si sensibilizza il bambino sui rischi e sui metodi corretti, ma senza impaurirlo e dunque intrattenendolo legando nuovamente questa abitudine a momenti gioiosi e di serenità.
Le app per l’igiene dentale
Oramai le app rappresentano delle risorse molto preziose, anche in termini di insegnamento ai bambini e i denti non fanno eccezione. Applicazioni come Brush DJ, ad esempio, spiegano come lavarsi i denti e lo fanno a ritmo di musica, rivelandosi parecchio formative ma anche divertenti. Una seconda app utile in tal senso è With Teeth, una “bocca digitale” che si sporca mangiando e che va pulita diventando un vero e proprio gioco. Una terza opzione molto consigliata è Disney Magic Timer: probabilmente la migliore, perché sfrutta tutto il fascino di personaggi tanto amati come quelli della Disney e della Marvel.
In conclusione, è fondamentale insegnare ai bambini l’importanza della cura dell’igiene dei denti e grazie a poche ma semplici mosse ogni genitore potrà farlo trasformando questo momento in una scusa per divertirsi tutti insieme.
Come lavare il sederino del bambino in maniera naturale
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:51Lavare il sederino dei nostri bambini è un gesto quotidiano molto importante, che compieremo sin dal loro primo giorno di vita e che dovrà essere eseguito in maniera impeccabile. Perché l’igiene intima è fondamentale e non va sottovalutata!
Ma perché dobbiamo puntare sull’igiene intima naturale? Perché le insidie sono sempre in agguato e utilizzare prodotti troppo aggressivi non è benefico come penseremmo (insomma: l’efficacia non si misura dalla chimica), ma, al contrario, può portare ad irritazioni e situazioni davvero spiacevoli. E poi siamo sicuri di voler applicare su una pelle così delicata come quella dei nostri bambini qualcosa di non propriamente naturale?
Ecco quindi tutte le regole per lavare il sederino dei nostri figli in maniera impeccabile affidandoci a prodotti naturali e a gesti delicati.
Come lavare il sederino del bambino in maniera naturale: quali prodotti utilizzare e come assicurare una corretta igiene intima che sia anche delicata per proteggere il sedere dei nostri piccoli
Che voi utilizziate pannolini usa e getta o lavabili, la detenzione quotidiana del culetto dei bambini non cambia. Durante il cambio pannolino, infatti, è indispensabile pulire molto bene ed igienizzare il loro sedere, ma sempre puntando sulla naturalezza, per evitare irritazioni e donare ai nostri bebè una corretta igiene intima.
Molti però ancora pensano che ci sia bisogna di forza, di energia e di sfregamenti profondi per essere sicuri che il sederino sia pulito a fondo. In realtà non è così: dobbiamo sempre tenere presente che la pelle del bambino è già programmata per difendersi dagli attacchi esterni e il nostro compito è quindi semplicemente quello di aiutarla, non di sostituirci a lei. E poi lavare troppo, come sappiamo, significa togliere al bambino uno strato di batteri buoni che costituiscono una buona fetta del loro sistema immunitario in divenire, e quindi eliminarli del tutto ha un effetto contrario e negativo a quello che ci aspetteremmo.
La parola d’ordine deve essere quindi “meno”: meno forza, meno sfregamenti, meno salviette, meno creme. Perché spesso eccediamo, non sapendo che basta pochissimo per lavare il sederino dei bambini.
Puntiamo quindi sull’acqua, che deve essere tiepida e non scottare: lei sarà il nostro alleato principale, al quale potremo abbinare un detergente, ma che sia il più possibile delicato e naturale per far sì che non risulti troppo aggressivo sulla pelle ma faccia il suo dovere in maniera soft. Utilizziamolo, questo, anche quando facciamo il bagnetto: spesso per comodità utilizziamo per la zona intima lo stesso detergente che stiamo utilizzando per il resto del corpo, ma è sempre meglio scegliere Intimo Me, perché fatto apposta per il pH del sedere e dei genitali, che è diverso da quello del resto della cute.
Il detergente andrebbe però usato solo in casi specifici, come la pupù: se dovessimo utilizzarlo ad ogni cambio di pannolino, le conseguenze sarebbero negative, poiché uccideremmo davvero la maggior parte della flora batterica e quindi le difese immunitarie del bambino.
Evitiamo poi le salviette, soprattutto quelle un po’ più ruvide del normale. Queste potrebbero infatti provocare micro taglietti (anche invisibili al nostro occhio) e screpolature. Scegliamo quindi asciugamani delicati o di cotone, oppure, ancora meglio, lasciamo che il sedere asciughi all’aria. L’importante è fare attenzione che il culetto asciughi molto bene prima di mettere il nuovo pannolino: l’umidità (compressa dentro al pannolino magari impermeabile) diventa un terreno perfetto per la proliferazione dei batteri e di conseguenza per le irritazioni più comuni.
Infine, è bene scegliere di applicare una crema protettiva per contrastare le irritazioni solo nel caso in cui queste irritazioni ci siano davvero: in assenza di rossore o di problemi reali, applicarla sarebbe controproducente. È invece necessaria, questa crema protettiva per il sedere, nel caso di effettiva irritazione. Anche qui scegliamone una naturale e delicata pensata apposta per il sedere dei bambini.
Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:22Dopo il cibo, gli abiti e gli indumenti sono una delle cose con cui entriamo più in contatto durante la nostra vita. Lo stesso vale per i nostri bambini e se da mamme ci teniamo a dare loro un nutrimento salutare e benefico, perché non poniamo la stessa attenzione sui tessuti che entrano in contatto con la loro pelle?
Sì, dobbiamo cominciare a riporre sui tessuti la stessa attenzione che poniamo su altri elementi che scegliamo per i nostri bambini, perché assicurare loro un buono stato di salute significa anche farlo preservando la loro pelle ed evitando che il loro corpo entri in contatto con sostanze nocive attraverso le tutine, le mutandine, le bavaglie o le calze che indossano quotidianamente.
Perché fare attenzione all’abbigliamento dei bambini: dopo il cibo i vestiti sono l’elemento con il quale entriamo più a contatto nella nostra vita e sceglierli certificati è una scelta per la nostra salute
La pelle è un organo vitale. Lo è tanto quanto il cuore, i polmoni o il fegato. Ecco perché dovremmo trattarla meglio, e non solo attraverso le creme, i prodotti cosmetici o la protezione solare. Tutto ciò che entra in contatto con essa è potenzialmente salutare o nocivo, e l’abbigliamento è ciò che sta sempre su di essa. Ecco perché i tessuti che scegliamo sono importantissimi.
Purtroppo se da una parte il fast fashion ci ha permesso di poter comprare ai nostri bambini più vestiti, abitini e indumenti rispetto al passato, andando incontro anche a chi è in difficoltà economica, dall’altra ha introdotto sul mercato tessuti per forza meno di qualità, più economici e meno controllati, spesso non anallergici o addirittura dannosi.
Ormai sono moltissimi i genitori che acquistano online da paesi lontani. È vero: i prezzi sono concorrenziali e la scelta è molto più ampia, ma i rischi che si celano sono molti, e non solo a livello etico (prezzo più basso spesso significa sfruttamento del lavoro), ma anche salutare, poiché alcune aziende non si preoccupano (o non hanno vincoli legislativi) e utilizzano sostanze nocive che, a contatto con la pelle, influiscono sul nostro organismo.
Bisognerebbe invece non concentrarsi su questi prezzi che ingolosiscono ma diffidare dall’abbigliamento troppo low-cost e proveniente da paesi come la Cina (paese dal quale proviene addirittura il 30% dei capi d’abbigliamento importati annualmente in Italia), concentrandosi invece sulle conseguenze dell’utilizzo di tessuti non idonei o addirittura nocivi. Perché sono davvero moltissimi.
Spesso infatti gli abiti contraffatti e low-cost sono trattati con sostanze chimiche non affatto idonee al contatto con la pelle, come ad esempio alcuni coloranti (gli “azoici”, più economici) che liberano durante il processo produttivo delle ammine aromatiche, che vengono assorbite dal nostro organismo attraverso la pelle e che hanno un effetto cancerogeno sulla vescica. Allergie e intossicazioni sono quindi solo una delle conseguenze (tra le più diffuse) che possono colpire bambini e adulti, un campanello d’allarme che semplicemente ci dice che quel tessuto è davvero nocivo. Ma bisogna fare attenzione, perché spesso non vi sono sintomi.
Questi coloranti (così come, ad esempio, il dimetilfumarato, sostanza che provoca gravi reazioni allergiche) sono vietati in Europa, zona che ha una normativa ad hoc riguardante la regolamentazione e l’importazione delle sostanze chimiche all’interno dei beni di consumo e che possiede un organismo di controllo sui prodotti non alimentari potenzialmente pericolosi per i consumatori (il RAPEX, “Rapid Alert System for non-food consumer products”: si tratta di un sistema d’allerta che si attiva in tempi molto brevi). Ma non in altri Paesi extra-UE questo non è previsto.
Alle dogane vengono fatti controlli, ma è praticamente impossibile individuare e bloccare i flussi di merce d’abbigliamento contraffatta o nociva. Ogni anno sono migliaia le tonnellate di prodotti contraffatti o nocivi che entrano in Italia nonostante la normativa. Li troviamo commercializzati sì dai commercianti ambulanti, ma anche da vari shop online sui quali i genitori ormai navigano quotidianamente.
Come possiamo quindi fare per essere sicuri di offrire ai nostri bambini i tessuti più sicuri, in modo da non mettere a repentaglio la loro salute solo per risparmiare qualche euro o per comodità? Diffidando dai prezzi troppo bassi (che non significa diffidare dai prezzi convenienti, ma essere in grado di capire quando un prezzo è davvero ridicolo per un dato capo di abbigliamento) e scegliendo il più possibile marchi certificati.
Il cambio pannolino in piedi secondo Maria Montessori
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 15:16Il cambio pannolino è molto importante. È uno dei momenti più intimi che mamma e papà vivono con il proprio bambino, che si sente coccolato, amato e accudito. Ma se nei primi mesi tutto è abbastanza idilliaco, spesso con la crescita il bambino comincia ad essere insofferente, a urlare, scalciare, impaziente di tornare a giocare. Vero?
È normale! Ma la situazione non è disperata, perché una soluzione c’è, ed è una soluzione divertente, educativa e molto molto speciale: il cambio pannolino in piedi teorizzato da Maria Montessori.
Il cambio pannolino in piedi secondo Maria Montessori: a partire dai 12 mesi possiamo provare a cambiare il pannolino dei nostri bambini in piedi, secondo il metodo montessoriano
Come dicevamo, pian piano il bimbo cresce comincia a sentirsi irrequieto sul fasciatoio, ed è normalissimo! Cambiarlo orizzontalmente come da neonato, dunque, può risultare controproducente. E i motivi per provare a cambiare il bambino in piedi sono moltissimi, a partire da quelli per i quali è meglio non cambiarlo orizzontalmente.
Orizzontalmente, infatti, il bambino più grandicello si sente un oggetto, senza potere decisionale, sballottato qua e là da mamma o papà come un pupazzo. Non vede ciò che sta accadendo e questo giustamente lo innervosisce (e lo annoia!). Non solo: il fatto che muova continuamente le gambe impedendoci di cambiarlo in tranquillità è inevitabile, poiché sentendole all’aria il suo istinto è quello di muoverle e dimenarle.
Dall’altra parte ci sono invece tutte le motivazioni per le quali è meglio scegliere il cambio in piedi secondo il metodo montessoriano. Il bambino sarà molto più coinvolto e non si sentirà una marionetta nelle mani dei genitori. In piedi sul fasciatoio, avrà gli occhi alla nostra stessa altezza e di conseguenza ci sarà molto più contatto (che se prima era fisico ora diventa anche psicologico). Ci sarà dialogo, potremo parlare con lui, spiegare cosa facciamo, renderlo partecipe (piegando il pannolino sporco e buttandolo, alzandosi da solo i pantaloni, iniziando a pulirsi da solo con il nostro aiuto…).
Non ultimo, cambiando il bambino in piedi il bimbo diventerà più consapevole di quando deve essere cambiato e del cambio in generale. Questo è un passo importantissimo verso lo spannolinamento, perché attraverso il cambio in piedi il bambino acquista più velocemente il controllo sfinterico. Come? Il controllo sfinterico è una conquista lenta, e ogni bambino ci arriva in tempi diversi, ma solitamente lo si ottiene tra i 18 mesi e i 3 anni. Venendo cambiato in piedi il bambino è più consapevole e cosciente del suo corpo e di ciò che il suo corpo elimina, così come della pulizia che ne consegue.
Il cambio del pannolino in piedi, quindi, è sempre una buona scelta. Lo si può cominciare a sfruttare a partire dai 12 mesi, periodo nel quale il bambino sa stare in piedi da solo in sicurezza. L’ambiente sarà quello del solito fasciatoio, che verrà utilizzato come piano sul quale il bambino starà in piedi. Troviamo quindi un piccolo appoggio: sarà utile per stare in piedi da solo in sicurezza (anche se l’appoggio principale saranno le nostre spalle).
Il cambio sarà poi molto simile a quello orizzontale, con i pannolini che siamo soliti utilizzare (che siano usa e getta o lavabili, il meglio sono quelli a mutandina perché sono più facili da sfilare e infilare, anche da parte del bambino). Anche le creme saranno le stesse, e lo stare in piedi non sarà d’impaccio (utilizziamo sempre quelle naturali e delicate, insieme ad un detergente intimo delicato).
Accanto al fasciatoio possiamo tenere la cesta dei pannolini sporchi. In questo modo il bambino butterà da sé il pannolino, rendendosi utile e sentendosi coinvolto. Anche le salviettine detergenti potranno essere alla sua portata, e piano piano imparerà ad utilizzarle da solo sotto la nostra supervisione.
Le prime volte forse ci si impiegherà un po’ di più rispetto al cambio normale (ma non è detto: certi bambini sono così irrequieti da renderlo sempre lunghissimo), ma a lungo andare i benefici sono innegabili e i tempi si accorceranno notevolmente!
Siamo genitori, e non dormiamo da mesi!
Mercoledì, 02 Gennaio 2019 08:40Siamo genitori. Anzi, neo genitori. E non dormiamo più. No, non dormiamo una notte filata da mesi. Non riusciamo più a concederci il pisolino pomeridiano nemmeno nel fine settimana. Le vacanze e le ferie non fanno eccezione: i nostri bimbi non hanno orari come i nostri. Hanno solo il loro orologio biologico a suggerirgli quando svegliarsi. E quando svegliarci.
Ma siamo felici. Siamo estasiati dalla bellezza dei nostri bambini, dalla loro perfezione, dal loro essere un miracolo.
Ma anche perdere le staffe è normale. Esasperarsi è normale. La deprivazione del sonno non è una passeggiata e non è da prendere alla leggera. Anche se a volte la leggerezza è necessaria, per non affogare nella disperazione e nella stanchezza devastante!
Ecco quindi una serie di fatti, pensieri e leggerezze che vi saranno molto ma molto familiari se state passando quella fase di “non dormire” che, anche se passerà (e passerà, state tranquilli!), per ora vi fa impazzire, vi fa arrabbiare. Ma può anche farvi sorridere e apprezzare ancora di più i mesi passati e quelli a venire.
Siamo genitori e non dormiamo da mesi: la depravazione del sonno, questo grande mostro che i neo genitori devono combattere con forza e serenità
Partiamo da una concessione: sì, siete autorizzati a rispondere male a chiunque vi chieda “Ma che brutta faccia, e come mai sei così irritabile?”. Perché nei primi periodi della maternità e della paternità il non riuscire a dormire rende le giornate molto più pesanti. E chiunque sappia della recente condizione della vostra famiglia, allora ha qualcosa fuori posto se non capisce quanto possiate essere stanchi.
Detto questo, lo sappiamo: fare la doccia sembra il premio finale di una gara interminabile. Asciugarsi i capelli facendo una piega decente? Pfiui, quando mai? Le tazze di caffè giornaliere aumentano continuamente, perché in qualche modo dovrete svegliarvi… E la stanchezza, spesso e volentieri, vi fa sentire come se foste ubriachi.
Tutto questo è normale. Perché ci sono bambini che aggiustano presto il loro orologio biologico sul nostro “artificiale”, mentre altri, moltissimi, ci impiegano mesi e mesi. Non è colpa loro e non è assolutamente colpa nostra.
Sarà normale anche mettere in dubbio le proprie capacità genitoriali. Soprattutto se è il primo figlio. Ma è assolutamente legittimo, anche se errato. Errato nel senso che non c’è un modo giusto o sbagliato di essere genitori. Si possono fare errori, si può aggiustare il tiro, ma non è assolutamente giusto sentirsi in colpa. Soprattutto nei primi mesi, quando i cicli di sonno e veglia dipendono poco da noi.
E sì, alla fine quando riuscirete a dormire per una notte intera vi sentirete dei campioni. Del mondo. Dell’universo. Vi sembrerà di avere conquistato l’Everest. Sarà una sensazione magnifica, e i vostri occhi (e le vostre membra) stenteranno a crederci: sì, possiamo ancora dormire per una notte intera. Ed è meraviglioso!
Ne vale la pena? Sì, totalmente. E lo saprete non appena quel grufoletto che sembra volervi tenere svegli per giorni vi sorriderà, vi abbraccerà, vi dirà la prima parola e riderà con voi. Ne vale la pena, senza alcun dubbio. Berremo un caffè in più, dormiremo più avanti. Ma ora ci godremo questi piccoli esseri umani che così piccoli ci resteranno per pochissimo, crescendo a vista d’occhio.
Giulia Mandrino
Case nel mondo, un viaggio fatto di dettagli e culture
Venerdì, 28 Dicembre 2018 14:19Un libro davvero speciale, quello edito da Electa Kids, scritto da Mariapaola Pesce e illustrato da Martina Tonello: “Case nel mondo” è grande e grosso come piace a noi, è illustrato divinamente e racconta il viaggio di una bambina alla ricerca di tutte le case del mondo. Per vedere con i propri occhi come vivono gli altri, quali siano le caratteristiche più bizzarre o più interessanti e per fare una scorpacciata di culture diverse!
Case nel mondo, un viaggio fatto di dettagli e culture: il nuovo libro di Mariapaola Pesce e Marina Tonello che mostra ai bambini la bellezza della diversità delle abitazioni nel mondo
La casa non è solo il luogo confortevole e magico nel quale abitiamo e viviamo. La casa è anche il luogo perfetto per scoprire le tradizioni e le qualità di ogni paese: nel mondo, infatti, esistono migliaia di tipologie di abitazioni, e ogni paese, suppergiù, ha la sua casa tipica, fatta di tanti dettagli che svelano la cultura, le tradizioni e la vita di quel luogo lontano. Insomma: una casa può essere un piccolo museo attraverso il quale possiamo scoprire tutto, ma proprio tutto, sulla vita diversa dalla nostra!
Lo stesso devono aver pensato Mariapaola Pesce e Marina Tonello quando hanno deciso di scrivere questo meraviglioso libro per bambini, “Case nel mondo” (edito da Electa Kids), un grande volume illustrato nel quale pagina dopo pagina si susseguono le case più strane e diverse del nostro pianeta, per portare i bambini in un viaggio intorno al mondo stando sempre al calduccio tra le pareti di casa (fisicamente e metaforicamente).
La bimba protagonista del viaggio, una volta sentita da piccola la storia delle case del futuro (che avrebbero potuto volare), decide di partire lei stessa per scoprire come sono fatte le altre abitazioni nel mondo. Il viaggio parte quindi dal suo bellissimo cottage inglese, dal tetto spiovente in ardesia e pieno di piccoli dettagli anglosassoni, come le tazzine di tè, le librerie piene di libri e il verde tutto attorno.
Da lì visiterà una grande fattoria australiana, una meravigliosa casa giapponese tradizionale nella quale, i bimbi imparano, si cammina a piedi nudi o con ciabattine bianche, da un appartamento studentesco a New York, da una casa tipica del Mali, da una casa galleggiante ad Amsterdam, dalla favela di Rocinha, da un igloo, da un Grand Hotel in India, dalla sfavillante casa di Ahmed in Arabia…
E alla fine deciderà che la sua casa il mondo. E quale casa può essere più perfetta se non una roulotte che può portarla di volta in volta nei luoghi del cuore, quelli sparsi in tutto il mondo?
Tutto è ricchissimo di piccoli dettagli da scoprire (che si rincorrono anche di pagina in pagina: alcuni piccoli souvenir che la nostra protagonista porta con sé da ogni casa visitata si ritrovano in altre case del mondo, come un filo rosso che ci unisce tutti!).
Sfogliando questo grande libro sembrerà di visitare, proprio come un ospite, ogni casa, accompagnati dalle parole della bimba protagonista e accolti di volta in volta dai padroni di casa. E chi ha viaggiato sa che è proprio così, visitare la gente nel mondo: significa sentirsi sempre accolti, sempre benvenuti, scoprendo la meraviglia della differenza, della diversità, della quotidianità, degli usi e costumi reali, capendo che ciò che per noi è utile per altri è totalmente inutile e che, viceversa, molti oggetti di uso comune tipici del mondo nelle nostre case non esistono nemmeno.
“Chissà come vivono laggiù… Chissà se anche loro hanno le librerie, la tivù, un letto soffice, oppure se le loro tende sono proprio diverse dalle nostre, se la cucina è più grande o se non hanno bisogno nemmeno dei caloriferi… E poi come fanno a vivere nell'igloo? Non fa super freddo?”. Sono domande tipiche dei bambini, che stavolta troveranno risposta nei dettagli di questo libro davvero bello, ammirevole e ammaliante, che permette ai bambini (e a noi!) di viaggiare comodi comodi, apprezzando finalmente la ricchezza delle culture, che sta soprattutto nella quotidianità della gente.
Sara Polotti
Ricette di pan di zenzero per bambini
Venerdì, 28 Dicembre 2018 09:10Gingerbread o pan di zenzero, in ogni caso questo cibo racchiude in sé un sacco di magia! Il suo profumo, il suo colore, il fatto di utilizzarlo per comporre piccole sculture, la bontà quando inzuppato nel tè caldo… Il pan di zenzero è super natalizio, è vero, ma noi lo adoriamo tutto l’anno.
Speziato e delizioso, il gingerbread è una ricetta perfetta per i bambini. E durante queste feste natalizie possiamo approfittarne e prepararlo in tantissime ricette diverse di pan di zenzero per bambini!
Ricette di pan di zenzero per bambini: i modi per preparare il gingerbread con i bambini e mangiarlo tutti insieme
I classici biscotti di pan di zenzero
A forma di classico omino di pan di zenzero o di alberello di Natale, i biscotti di pan di zenzero sono semplicissimi: mescoliamo in un mixer 350 grammi di farina integrale con 150 grammi di zucchero di cocco, 2 cucchiaini di zenzero in polvere, mezzo di noce moscata e mezzo di chiodi di garofano. Aggiungiamo quindi 150 grammi di margarina fredda, 150 grammi di mele e 1 uovo e continuiamo a mescolare. Stendiamo l’impasto ottenuto su un piano di lavoro infarinato e lavoriamolo con le mani formando una bella palla liscia. Avvolgiamolo, schiacciandolo leggermente, in un po’ di pellicola e lasciamolo riposare in frigo per due ore. Riprendiamolo, stendiamolo su un piano infarinato con un matterello (dovrà essere abbastanza fine, tre o quattro mm) e tagliamo dei biscotti con le formine. Appoggiamoli su una teglia coperta da carta forno e cuociamo a 180 gradi per 12 minuti. Una volta sfornati lasciamoli raffreddare prima di toglierli dalla teglia.
Possiamo poi decorare questi biscotti con il nostro frosting sano.
Biscotti di pan di zenzero al cioccolato
Teniamo la stessa ricetta, ma una volta sfornati aggiungiamo il cioccolato. Facciamone sciogliere una tavoletta di fondente a bagnomaria, quindi infiliamo i biscotti (per metà) nel cioccolato sciolto e lasciamo raffreddare.
La casetta di pan di zenzero
La ricetta sarà di nuovo la stessa, quella dei biscotti. Al posto di tagliare i biscotti con le formine, tuttavia, tagliamo la forma delle pareti di una casetta (quattro rettangoli - che saranno due pareti e il tetto) e due pareti con un triangolo in cima (quelle che si infileranno sotto il tetto). Una volta pronti comporremo la casetta, decorandola e incollando tra loro le pareti con il nostro frosting sano.
Gingerbread muffin (muffin di pan di zenzero)
Mescoliamo tra loro 250 grammi di farina integrale, una bustina di lievito per dolci, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, uno di chiodi di garofano e uno di noce moscata, quindi aggiungiamo 120 ml di latte di mandorla e 300 grammi di miele. Aggiungiamo anche un uovo grande sbattuto e continuiamo a mescolare. Versiamo l’impasto nei pirottini per muffin, quindi inforniamo per 20 minuti a 180 gradi.
Hummus dolce di pan di zenzero
Delizioso, serve per intingere i biscotti, come fosse una cremina! Per farlo, basta frullare in un mixer una lattina di ceci precotti sgocciolati, tre cucchiai di miele, uno di burro di arachidi o mandorle, un cucchiaino di zenzero, uno di noce moscata e uno di cannella. Spolveriamo con spezie miste.
Plumcake di pan di zenzero
In una ciotola sbattiamo due uova con 120 grammi di zucchero di cocco, quindi aggiungiamo 170 grammi di miele, un vasetto di yogurt di soia non zuccherato, 200 grammi di farina integrale, un cucchiaino di cannella, due di zenzero in polvere e uno di chiodi di garofano macinati. Aggiungiamo anche, sempre mescolando, 150 grammi di margarina. Prendiamo uno stampo per plumcake e oliamolo (aggiungendo anche un pizzico di farina), quindi versiamoci il composto. Mettiamo il nostro stampo nel forno a 180 gradi per circa 30-40 minuti (facendo a fine cottura la prova dello stecchino), togliamo dal forno, lasciamo raffreddare e togliamo dallo stampo.
Giulia Mandrino