Vacanze estive: le migliori strutture ricettive in cui alloggiare
Martedì, 05 Febbraio 2019 11:34Febbraio è il mese perfetto per iniziare a pensare alla pianificazione delle vacanze estive. Questa è una fase molto delicata che richiede un’attenta analisi delle diverse opzioni a disposizione così da poter decidere quale sia la più percorribile. Quando si viaggia con i bambini, è bene valutare attentamente quali siano gli alloggi più adatti ad accogliere comitive di questo tipo. Ovviamente poi ognuno di noi avrà le sue preferenze e i suoi motivi per scegliere una sistemazione piuttosto che un’altra. Ma vediamo di approfondire meglio le diverse opzioni a portata di famiglia.
Appartamenti e residence
Alloggiare in un appartamento o in un residence ha dei grandi vantaggi per le famiglie e le grandi comitive: qui è un po’ come stare a casa propria, perché si può godere del massimo della libertà. In queste strutture i bambini possono correre e giocare senza alcun tipo di limitazione o di orario. Un altro vantaggio è rappresentato dalla possibilità di responsabilizzare i nostri figli coinvolgendoli ad esempio nella gestione della casa e nelle faccende domestiche in modo tale da farli sentire pienamente padroni della propria vacanza. Poi è chiaro in questo caso si dovrà rinunciare al comfort proprio degli hotel e ai tanti servizi che un albergo può offrire, ma ci sono anche indiscutibili vantaggi. Solitamente, la scelta di soggiornare in un appartamento o residence è indicata in presenza di gruppi numerosi e quando si va in località dai prezzi mediamente alti, come nel caso della Sardegna. Se sceglierete questa meta per la vostra vacanza, per esempio, potrete scegliere tra i tanti appartamenti e residence in Sardegna quello più adatto alle vostre esigenze, considerando anche il numero di persone e il budget a vostra disposizione.
Hotel
Hotel vuol dire comfort e questa è una verità che tutte noi conosciamo molto bene. Chi preferisce stare comodo, rinunciando alla libertà degli appartamenti, negli hotel troverà la risposta che desidera. Non tutte le mamme amano andare in vacanza e catapultarsi nuovamente in una realtà da curare come la casa: chi sceglie di partire con la famiglia per rilassarsi e per staccare del tutto la spina, non potrebbe che optare per questa soluzione. Gli hotel preparano tutto, dalla colazione alla cena, e si occupano dei vari servizi, da quello in camera fino al cambio della biancheria. Inoltre, spesso sono dotati di piscine o SPA e certe volte anche di centri ricreativi per i bambini. L’offerta di sistemazioni è, infatti, davvero illimitata e ci sono alcune strutture particolarmente adatte per le famiglie. Certo, va anche detto che spesso si tratta di un’opzione più costosa, ma i benefici in termini di relax sono impareggiabili.
Campeggi
Infine, non potremmo non parlare dell’opzione forse più divertente per i nostri figli: quella del campeggio è una scelta adatta soprattutto a chi ama l’avventura e la natura. Andare in camping significa rinunciare alle comodità e agli agi in cambio di una libertà totale e di una vacanza in compagnia di altri gruppi. Questo è vero soprattutto se si sceglie di recarsi in uno dei migliori campeggi per famiglie sparsi in tutta Italia, spesso dotati di attrazioni imperdibili per i bambini. Questa è, infatti, un tipo di vacanza che sicuramente piacerà molto ai nostri figli, ma che ha anche un’importante valenza educativa. Si tratta, infatti, di una buona occasione per far giocare i nostri figli all’aria aperta e per farli stare a contatto con la natura, un’attività davvero importantissima da far fare ai bimbi. Nei migliori campeggi attrezzati, infatti, ci si può dedicare a tantissime attività adatte a tutta la famiglia, come ad esempio la pesca e il trekking.
Ogni soluzione ha i suoi pro e i suoi contro: la scelta dell’alloggio dipende sempre dal tipo di vacanza che si desidera organizzare. Il mio consiglio è di provare le diverse opzioni per capire quale sia la più adatta alle vostre esigenze!
La bozza di legge per i dispositivi antiabbandono per portare i bimbi in macchina
Martedì, 05 Febbraio 2019 08:20Sì, tra qualche mese sarà legge: la norma che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha abbozzato stabilisce infatti, finalmente, le caratteristiche dei dispositivi antibbandono per le automobili che diventeranno obbligatori nei prossimi mesi per chiunque porterà in macchina bambini fino ai 4 anni.
Una notizia importante, da analizzare, che ci porta sempre più verso la sicurezza totale dei nostri bambini, che dopo le troppe tragedie hanno bisogno di essere tutelati da noi adulti.
La bozza di legge per i dispositivi antiabbandono per portare i bimbi in macchina: cosa stabilirà la legge relativa alle caratteristiche dei dispositivi anti abbandono per automobili
La notizia è molto recente e ci sta molto a cuore: è infatti appena uscita la bozza del decreto attuativo che tra qualche mese trasformerà in legge la proposta sui dispositivi anti abbandono per automobili, ovvero quegli strumenti che permetteranno di prevenire le tragedie dei bambini dimenticati in macchina.
Nei prossimi mesi, quindi, i dispositivi anti abbandono diventeranno obbligatori. E ora il decreto ha stabilito (anche se non in via definitive) le caratteristiche che questi dispositivi dovranno avere. In linea generale, questi strumenti potranno essere un accessorio a parte (per venire incontro a chi ha già un seggiolino) o integrati nei nuovi seggiolini. Dovranno poi essere collegati a più persone telefonicamente (chiamata o SMS) ed essere facilmente avvertibili dentro e fuori dall’automobile, e in maniera celere, tempestivamente nel momento in cui il conducente si allontana troppo dal seggiolino con il bimbo ancora dentro (avvertendo così sia il conducente che le persone attorno, con segnali sonori e visivi).
Michele Servalli, fondatore e CEO di Remmy (che già dal 2013 ha ideato un dispositivo antiabbandono, il primo sul mercato), ha commentato la bozza, dicendosi soddisfatto perché a quanto pare le indicazioni del ministero rispondono effettivamente alle indicazioni da lui fornite. L’unico elemento che non lo convince, e che quindi dovrebbe fare riflettere anche noi, è quello contenuto nell’Allegato A punto 2 lettera f della bozza del decreto attuativo della legge 117 del 1 ottobre 2018: “Si specifica”, spiega Servalli, “che i dispositivi antiabbandono debbono essere dotati di un sistema di comunicazione automatico per l’invio, per mezzo delle reti di comunicazione mobile senza fili, di messaggi o chiamate ad almeno 3 diversi numeri di telefono.
Sento però il dovere di fare un po’ di chiarezza su questo aspetto perché noi di Remmy lo avevamo già analizzato nel 2013 (esiste infatti il prototipo dello Smart Remmy) ed escluso perché di fatto non aggiunge sicurezza al nostro dispositivo ma ne aumenta il costo di produzione e costo di gestione da parte del cliente (che dovrà dotarsi di una sim dedicata e accollarsi i costi fissi per contratti telefonici). È invece punto fondamentale per quei sistemi che basano il funzionamento esclusivamente su comunicazione Bluetooth. Si supera così la questione “se non ho il cellulare”, “se dimentico il cellulare in auto”, ”se ho il cellulare scarico”. In questo modo infatti è direttamente il dispositivo presente sempre in auto, alimentato automaticamente, con sim autonoma, a chiamare o scrivere in caso di pericolo.
Confido che la bozza venga rivista e semplicemente venga modificata la parola “debbono” in “possono” nel punto 2.f delle Caratteristiche Tecnico-funzionali. Sarà cosi il genitore che potrà scegliere il tipo di dispositivo da adottare (con o senza invio di messaggi) senza per altro diminuire il livello di protezione per i propri bimbi.
In ultimo – conclude Servalli – mi sento di dover rassicurare le migliaia di clienti che hanno adottato Remmy, cosi come le centinaia di Rivenditori Autorizzati, che nel malaugurato caso in cui non verranno prese in considerazione le nostre obiezioni, provvederemo ad intervenire con la sostituzione o l’adeguamento dei prodotti in circolazione. Lo facciamo e lo faremo perché da sei anni crediamo e vogliamo la sicurezza dei bambini; Remmy è nata proprio per questo, quando nessuno sembrava interessato a questo tema”.
Detto questo, Remmy ha per noi una lista semplicissima per una Soluzione Sicura, piccoli accorgimenti per scegliere al meglio il proprio dispositivo antiabbandono:
1. non deve richiedere alcun tipo di azione da parte dell'utente
2. non deve richiedere nessun tipo di manutenzione/istallazione
3. non deve dipendere da altri oggetti/dispositivi Inoltre:
4. deve avvertire immediatamente, quando sono ancora in auto
5. deve avvertire anche se c’è qualche problema di funzionamento
6. deve costare poco: il prezzo non deve essere una barriera alla protezione
AGGIORNAMENTO ALL'8 OTTOBRE 2019:
Da ieri sera è passato l'obbligo di installazione dei dispositivi antiabbandono sui seggiolini per i bambini di età inferiore ai 4 anni. A firmare il decreto attuativo dell'articolo 172 del Nuovo Codice della Strada per prevenire l'abbandono dei bambini nei veicoli è stata la ministra Paola De Micheli.
Questo obbligo prevede che sul seggiolino ci sia un sistema di allarme che, connesso allo smartphone, ricorderà al guidatore tramite un avviso sonoro della presenza del bambino ancora a bordo, ancor prima che il guidatore scenda dal veicolo.
Questo importantissimo decreto sarà operativo non appena legge sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
Cosa considerare quando si sceglie un gioiello: alcuni consigli per trovare quello perfetto
Giovedì, 31 Gennaio 2019 14:15Che sia per un compleanno o un anniversario, che serva per far sapere quanto tenete a una persona che amate o semplicemente per concedervi un lusso ogni tanto, un gioiello è un regalo apprezzatissimo e sempre gradito. Naturalmente, parlando di "gioiello" in generale si intende una categoria di prodotti molto ampia: non sempre è facile scegliere. Trovare il gioiello più adatto a volte è una vera impresa e il rischio di sbagliare è sempre dietro l'angolo. Sulla base di che cosa bisogna scegliere il gioiello giusto? Ecco alcuni consigli per riuscirci senza paura di aver fatto la scelta sbagliata!
Un gioiello, innanzitutto, non è un semplice accessorio, ma è qualcosa di più: è un modo per dare a chi ci osserva un messaggio, per trasmettere qualcosa di noi. Per questo ogni occasione ha la sua propria tipologia di gioielli, come fosse una sorta di "dress code". Un anello da cocktail, ad esempio, non è certo indicato per andare a lavoro o per un'uscita con gli amici; un bracciale multicolore con delle medagliette magari esprime bene la vostra personalità, ma potrebbe essere poco adatto ad occasioni ufficiali e cene di lavoro. Insomma, bisogna capire bene in quali occasioni abbiamo intenzione di utilizzare un dato gioiello, e sceglierlo di conseguenza.
Naturalmente una variabile fondamentale è il materiale di cui il gioiello è composto. La scelta "tradizionale" è quella tra oro e argento. Al di là dei gusti personali, si possono tracciare delle regole generali. L'oro nella sua colorazione base è sicuramente il materiale più apprezzato e utilizzato per i gioielli, soprattutto per gli anelli. L'oro bianco, invece, è un ottimo materiale per i gioielli maschili. Sempre più spesso poi è possibile trovare gioielli in oro rosa, che grazie all'aggiunta di rame presentano riflessi rosati molto particolari. Si tratta di un materiale adattissimo alle ragazze, e spesso viene usato anche per le fedi nuziali. L'argento non è da meno, simbolo di eleganza raffinata e ottimo anche per gli accessori maschili.
Se state acquistando un gioiello per voi e non avete ancora scelto la tipologia dovreste porvi una domanda fondamentale: quale parte del mio corpo desidero valorizzare con un gioiello? Anelli, collane e bracciali attirano l'attenzione su un punto particolare, sia per coprire eventuali difetti sia per dare maggior luce.
E' innegabile che una variabile importantissima sia il prezzo del gioiello. Qui naturalmente la scelta è molto personale: dipende dal valore affettivo che noi diamo al gioiello stesso, dal destinatario del dono e dal motivo dell’acquisto. Ci sono brand rinomati come Swarovski, che permettono di avere gioielli di qualità ed effetto senza spendere una fortuna. Questi gioielli, conosciuti in tutto il mondo per il loro “sbrilluccichio”, si distinguono dagli altri perché, nonostante il prezzo accessibile, non perdono la lucentezza originaria del metallo e dei cristalli.
Ovviamente è molto importante trattare con cura qualsiasi tipo di gioiello, per evitare che con il tempo si rovinino. Ogni tanto, affidati al tuo gioielliere di fiducia per lucidarli e riportarli a nuovo, vedrai che risultato!
Il Programma Baby Signs, perché lo scambio comunicativo genitori-figlio è importantissimo già nei primi due anni di vita
Mercoledì, 30 Gennaio 2019 08:44La comunicazione genitori-figli è importantissima. Ma non lo è solo in termini di dialogo (non ci stancheremo mai di ripetere che parlare è spesso la soluzione a moltissimi problemi), ma anche e soprattutto in termini di scambio. E questo scambio non comincia solo nel momento in cui il bambino parla, ma è fondamentale durante tutta la prima infanzia.
Il Programma Baby Signs serve proprio a questo: a rafforzare la comunicazione tra i genitori e i bambini durante i primi due anni di vita, anche quando la parola non è ancora del tutto ancora sviluppata.
Baby Signs, perché lo scambio comunicativo genitori-figlio è importantissimo: come superare la non-comprensione tra genitori e bimbi piccoli anche durante i primi mesi di vita
Il Programma Baby Signs serve fondamentalmente ad una cosa: a capire i bisogni e le necessità (ma anche gli interessi, gli stati d’animo!) dei nostri figli, che nei primi due anni di età comunicano con noi affidandosi già molto alla gestualità, che precede e accompagna la comparsa delle parole. Spesso non capire cosa ci sta comunicando nostro figlio è motivo di frustrazione, prima nei genitori e in secondo luogo anche nel piccolo. I primi si trovano a non soddisfare i bisogni del piccolo, sparando alla cieca, e i secondi si innervosiscono non vedendo soddisfatti i propri bisogni (soprattutto quelli primari, come la fame, la sete, la necessità di essere cambiati o il bisogno di contatto fisico).
“Eravamo in macchina e Mattia (13 mesi) piangeva; non capivamo il perché fino a quando non ci siamo voltati e lo abbiamo visto battere le dita delle manine ripetendo freneticamente il segno inequivocabile di “Biscotto”!" (Mamma Elisabetta da Udine).
Partiamo dal pianto del bambino: cosa significa? Non c’è una risposta univoca, perché di volta in volta il bambino ci sta comunicando un differente malessere o un diverso bisogno di quel momento specifico. Ma come capire di cosa si tratta senza confondere i bisogni? Sì, lo sappiamo, non sempre è semplice. Anzi…
Mariapaola Scuderi è logopedista specializzata in disturbi del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva ed è co-fondatrice e responsabile della realtà Baby Signs Italia. Baby Signs si occupa di guidare i genitori nella relazione con i figli potenziando e facilitando lo scambio comunicativo tra di loro usando dei gesti simbolici (segni). In altre parole: il programma (attraverso alcuni punti) offre ai genitori degli strumenti semplicissimi e iper utili per comunicare meglio con i propri bambini, rendendo le interazioni precoci molto più efficaci e semplici.
“Una sera, quando Michele aveva 10 mesi, ha cominciato a piangere disperatamente appena iniziato il bagnetto, una delle sue attività preferite. I dubbi e le preoccupazioni di ogni genitore in quei momenti sono tanti: l’acqua è troppo calda? – ha ancora fame? – sta male? Ma quando Michele, guardandomi, ha fatto il segno di DORMIRE ho capito che era semplicemente molto stanco e che il suo unico desiderio era quello di andare nel suo lettino. Che gioia, per me e per lui, capirci e venirci incontro, trasformando quella che sarebbe potuta diventare una serata spiacevole in un regalo per entrambi”. Papà Leonardo da Padova.
Il Programma Baby Signs è nato in America 30 anni fa, è validato da una ricerca scientifica del National Institute of Health ed è diffuso in oltre quaranta paesi nel mondo. I benefici principali?
• Riduce lacrime e frustrazioni secondare ai limiti comunicativi
• Rafforza il legame genitore-bambino
• Favorisce l’autoregolazione del comportamento e delle emozioni
• Supporta l’apprendimento del linguaggio verbale
“Tommaso, ad oggi 15 mesi, ci sta aprendo il suo mondo emotivo. Ci racconta quando è arrabbiato e quando una cosa lo rende felice. Si sente grande come il fratello e noi con lui cresciuti”. Mamma Sara da Milano
Ma nello specifico quali sono gli strumenti offerti da Baby Signs? Semplicemente, gli Istruttori Certificati Baby Signs ci aiutano a individuare e mettere in pratica alcuni segni abbinati alla comunicazione verbale di noi genitori, che possono eseguire facilmente anche i bambini che non parlano ancora, superando la difficoltà dell’assenza di parola e riuscendo così a comunicare i fin dai primi mesi di vita ciò che hanno in mente.
E qui trovate la preziosa testimonianza di Serena, mamma del piccolo Lorenzo di 1 anno e mezzo.
Mariapaola Scuderi e il suo team di Istruttori, professionisti dello sviluppo infantile (prevalentemente psicologi, logopedisti, laureati in Scienze della formazione primaria) specificatamente formati portano così in Italia, in più di trenta città, il “Workshop Baby Signs” (efficace, interattivo e... divertente!) rivolto a genitori, nonni, educatori per la prima infanzia e a chiunque voglia scoprire di più su questa opportunità per potenziare la comunicazione con i bambini precocemente
Per scoprire il Workshop più vicino basta seguire questo link e ricevere i suggerimenti per iniziare subito a segnare con il proprio bambino.
Oppure visitare la pagina web dedicata e la Pagina Facebook “Baby Signs Italia”.
La doppia pesata è davvero utile?
Martedì, 29 Gennaio 2019 13:48Non è solo la (sbagliatissima) frase “Allora, è bravo?” a provocare stress nei neogenitori. Ci sono infatti certi dettagli che aggiungono peso quando non dovrebbero, quando, al contrario, la nuova genitorialità dovrebbe essere vissuta in maniera tranquilla e naturale.
A volte si tratta di tradizioni o metodi ormai consolidati che tutti credono imprescindibili e che, al contrario, possono essere tranquillamente messi da parte. Un po’ come lo stirare: certo che le nostre mamme non riescono a concepire il fatto che esistano uomini e donne che non stirano. Ma non è più come una volta, e non stirare, oggi, è consueto (e utile: si risparmia molto tempo e, soprattutto, si è più ecologici).
Ecco, quando parliamo di neonati possiamo paragonare lo stirare con la doppia pesata. Perché, certo, è utile, ma non necessaria e, soprattutto, a volte fa più danni che altro.
A dirlo è nientemeno che Uppa, il sito dei pediatri italiani, che ci mette in guardia dalla troppa attenzione posta sulla doppia pesata.
La doppia pesata è davvero utile? I chiarimenti sui benefici e sui danni della doppia pesata per i neo genitori
La doppia pesata è uno strumento utilizzato nel corso degli anni passati attraverso il quale i genitori potevano controllare quanto latte il bambino aveva assunto durante la poppata. Semplicemente, il bambino veniva pesato prima e dopo l’allattamento, annotando il peso precedente e successivo, monitorando così le variazioni di peso.
Sì, avete letto bene: parliamo al passato, perché ormai la doppia pesata è bell’e che superata. E per fortuna. Se parlate con mamme e papà che hanno utilizzato questo metodo, infatti, vi troverete certamente di fronte a genitori che raccontano lo stress di questa doppia pesata: per pochi grammi in più o in meno, infatti, ci si spaventava, si chiamava il medico, ci si metteva in discussione. Insomma: ci si stressava tremendamente. E nemmeno per qualcosa di utile.
Se infatti pesare il bambino è un atto utile e assolutamente necessario per monitorare la crescita e la salute, non è così utile pesarlo prima e dopo l’allattamento. Pesandolo regolarmente si possono effettivamente fornire dati utilissimi al pediatra, ma questi dati utili non sono certamente quelli della doppia pesata.
Le variabili, infatti, sono troppe: innanzitutto, la dose di latte che ad ogni poppata esce dal seno è sempre diversa e varia moltissimo nel corso della giornata. Ecco perché controllare ad ogni poppata che la quantità di latte assunta dal bambino rientri nelle indicazioni mediche è sbagliato: perché sarà sempre differente. Un lattante sano, poi, saprà da solo quanto latte nel corso della giornata dovrà assumere. Quindi, in assenza di patologie, possiamo tranquillamente fidarci di lui.
La bilancia, dunque, può essere un’arma a doppio taglio, perché permette sì di controllare lo stato di salute del nostro bambino, ma dall’altro lato spinge alcuni genitori a soffermarsi con ansia solo sul peso, non focalizzandosi sugli altri dati importantissimi, come l’osservazione delle poppate, la storia dell’allattamento e lo stato di salute generale del bambino.
Per capire questo stato di salute, quindi, se la doppia pesata ci crea ansie inutili è meglio concentrarsi su altro, in maniera più naturale e tranquilla. La mamma deve semplicemente fare attenzione a come il bambino succhia, alla sua soddisfazione, ai pannolini che bagna durante il giorno (con pipì trasparente e cacca gialla morbida, con circa 6 cambi nel corso della giornata)…
Perché oltretutto non bastano i dati delle pesate: ci sono bambini che crescono secondo le tabelle, ma che succhiano male e non sono soddisfatti. E questo è peggio.
Lasciamo quindi stare la doppia pesata, soprattutto quando crea stress nei genitori. Osserviamo piuttosto i nostri bambini, fidiamoci di loro e del nostro istinto. Buttiamo pure la bilancia, in casi estremi: basterà la valutazione del pediatra durante le visite programmate per dirci se il nostro bimbo sta crescendo secondo le tabelle. E lo stress eliminato non farà che bene, a noi e al bambino, che vivendo più sereno (riflettendo la serenità dei genitori) crescerà quasi sicuramente meglio.
Una scelta green, il termoarredo in bagno
Martedì, 29 Gennaio 2019 08:28No, non è solo perché è piacevolissimo mettere accappatoi e asciugamani a scaldare per il momento in cui usciamo dalla doccia (i nostri bimbi impazziscono dopo il bagnetto, quando li avvolgiamo nei salviettoni caldi!). Il termoarredo è quel prodotto che ci piace perché assolutamente green (oltre che di design).
Ecco quindi una selezione di termoarredi per il bagno a cui ispirarsi, per un bagno bellissimo, di design e molto, molto ecologico.
Una scelta green, il termoarredo in bagno: perché scegliere il termoarredo e quale modello scegliere per un bagno all’avanguardia e di design
Il termoarredo per il bagno è una scelta davvero ottima, non solo perché permette di rendere anche il più piccolo bagno un ambiente accogliente e confortevole, oltre che di design (ci sono modelli scultorei, grafici, divertenti ed elegantissimi, per tutti i gusti), ma anche e soprattutto per le prestazioni.
Se ci seguite, saprete che amiamo rendere le nostre case confortevoli e green, sempre con un tocco personale, e il termoarredo in bagno ci permette di raggiungere questo nostro obiettivo in maniera perfetta. Il termoarredo per il bagno è infatti una soluzione efficiente e pratica attraverso la quale possiamo raggiungere i nostri obiettivi di interior design affiancandoli all’efficienza energetica.
I termoarredi di ultima generazione, infatti, sono studiati apposta per riscaldare il bagno (qualunque sia la sua dimensione) in maniera costante e diffusa efficientemente. Mantengono non solo gli asciugamani caldi, ma soprattutto l’ambiente, che per definizione è molto umido e che ha quindi bisogno di un calore specifico e sano (in particolare quando ci sono bambini in casa).
Il bello è che ormai sono quasi tutti ideati per essere a basso consumo, e quindi il risparmio energetico è assicurato: una scelta ecologica ed economica non indifferente, che permette una situazione win-win, con il design che incontra l’ecosostenibilità.
La scelta dovrà quindi ricadere su termosifoni da bagno che coniughino design e sostenibilità. Innanzitutto, è bene scegliere dei modelli che abbiano la valvola termostatica regolabile, in modo da azionarli quando serve e in modo, soprattutto, da regolare il calore in modo che sia costante e non eccessivo.
Prima di acquistare il termoarredo, poi, dobbiamo certamente tenere presenti le dimensioni della stanza in cui lo andremo ad installare, in modo da garantire una resa efficiente e in maniera da abbattere gli sprechi. Dopo aver ricavato il volume della stanza (misurando la larghezza per la lunghezza e moltiplicandole per l’altezza), potremo chiedere al nostro architetto o al negozio che ci fornirà il termoarredo di procurarne uno adatto, non troppo piccolo (il rischio è che il bagno rimanga freddo), né troppo grande (per non sprecare energia e inquinare meno). Per essere ancor più sicuri di scegliere al meglio il termoarredo, quindi, teniamo presente l’efficienza energetica della stanza: ha dei buoni serramenti che mantengono il calore oppure soffre di spifferi? È un ambiente molto umido oppure è ben areato?
L’efficienza energetica la si raggiunge poi scegliendo la parete sulla quale installeremo il nostro scaldasalviette: sempre meglio puntare sulla parete che dà all’esterno, in modo da abbattere il flusso d’aria fredda che si insinua in casa e garantire così un calore più confortevole e privo di sprechi.
Per quanto riguarda la forma, sono presenti sul mercato davvero moltissimi termoarredi e scaldasalviette. La decisione dovrà equilibrare tanto il nostro gusto quanto l’utilizzo che andremo a farne. Ci sono infatti termoarredi piatti, che somigliano a quadri, e la cui funzione sarà solo quella di riscaldare l’ambiente in maniera perfetta (oltre che di appagare l’occhio). E ci sono poi i classici scaldasalviette tubolari, più comodi e specificatamente pensati per la loro utilità. Soprattutto quando ci sono bambini in casa, è bello avere un termoarredo che svolga anche la funzione di scaldasalviette: appoggiando ai tubi che lo compongono i nostri asciugamani, oltre che ad avere sempre il bagno ordinato in inverno avremo la salvietta calda ogni volta che usciremo dalla vasca da bagno o dalla doccia, rendendo il momento del bagnetto dei bambini ancora più confortevole e godibile.
Ma quali termoarredi e scaldasaviette scegliere? Ce ne sono davvero moltissimi, per tutte le tasche, per tutti gli spazi e per tutti i gusti. Questo, ad esempio, svolge anche la funzione di paravento e divide la stanza in maniera armoniosa e leggera.
https://www.edilportale.com/prodotti/scirocco-h/termoarredo-in-acciaio/mikado_5309.html
Questo, invece, è più classico, ma evergreen e sempre bellissimo da vedere.
Lo si può anche scegliere basso, proprio come un porta-asciugamani semplice e perfettamente integrato nel bagno, senza tuttavia rinunciare alla funzione di riscaldamento.
Infine, una scelta di design con un termoarredo che richiama la forma della scala (molto di moda in questi ultimi anni come porta-asciugamani nel bagno) in maniera pulita ed elegante.
Le migliori app per la fertilità
Lunedì, 28 Gennaio 2019 14:44Vi abbiamo spesso parlato di fertilità, sia dal punto di vista femminile (con consigli sulle erbe che stimolano la fertilità o sullo yoga benefico in questo senso) che da quello maschile (parlandovi delle principali cause di infertilità maschile e dell’innovativo test da fare in casa per uomini, ad esempio).
La tranquillità e lo stile di vita sano sono di certo al primo posto quando cerchiamo un bambino, così come i consigli del nostro medico di base e del ginecologo. Tuttavia anche la tecnologia può essere d’aiuto: esistono infatti app per la fertilità davvero utili, che permettono di monitorare il ciclo e che aiutano con diversi consigli.
Ecco quindi una selezione delle migliori app per la fertilità, per sfruttare la tecnologia dello smartphone anche quando cerchiamo un bambino.
Le migliori app per la fertilità: quali sono le migliori applicazioni per monitorare il ciclo quando cerchiamo un bambino
Life
La prima app che consigliamo è molto semplice: permette di monitorare il ciclo mestruale, settando tutte le informazioni relative alle nostre mestruazioni e tracciando così un calendario nel quale possiamo controllare i giorni previsti dell’ovulazione. Si chiama Life e la trovate sull’App store di iOS.
Flo
Per Android troviamo un’altra app con le stesse funzioni, Flo, utile perché traccia il periodo mestruale calcolando i giorni più fertili. Entrambe queste app sono utili anche per un altro motivo: quando si ha infatti un ciclo mestruale irregolare, permettono di tenerne traccia, tenendolo sotto controllo e riferendo al medico la frequenza e le irregolarità. E per quando si rimane incinte, c’è una funzione per tenere traccia delle settimane in maniera molto intuitiva.
Clue
Disponibile sia per iPhone che per Android, Clue è davvero ottima (e può essere utilizzata anche con gli Apple Watch): dopo aver inserito i propri dati (quelli relativi al ciclo ma anche peso e altezza, data di nascita e metodi contraccettivi usati), questa applicazione monitora sì il ciclo mestruale dandoci indicazione dei giorni più fertili, ma ci dà anche moltissime informazioni mediche e scientifiche per conoscerci al meglio.
iGyno
Questa app è a pagamento, ma sono soldi spesi davvero bene (costa poco più di 1 euro). iGyno permette di avere un ginecologo virtuale a disposizione 24 ore su 24. Oltre a monitorare il ciclo, mette a disposizione grafici sull’andamento degli ormoni e, soprattutto, un consulto virtuale con veri ginecologi: se abbiamo una domanda, basta postarla in chat ed entro un’ora un ginecologo risponderà alla nostra richiesta.
MyFertility
Questa applicazione per iPhone e per Android è stat realizzata in collaborazione con Giovanni Alaimo, ostetrico ginecologo esperto di infertilità, e in effetti è molto completa: inserendo i propri dati la donna può monitorare il ciclo mestruale, ma soprattutto calcolare i giorni fertili attraverso la valutazione del muco cervicale. Possono poi essere inseriti anche i risultati degli esami del liquido seminale del partner, in modo da ottimizzare ancora di più le possibilità di concepimento, grazie ad un calcolo personalizzato dei giorni durante i quali aumentano le possibilità di rimanere incinte.
Qualche trucchetto per le mamme in attesa
Venerdì, 25 Gennaio 2019 14:31La gravidanza non è tutta rose e fiori, e lo sappiamo bene. Ma no, non stiamo parlando dell’umore o dei pensieri che prima o poi tutte abbiamo. Parliamo anche delle piccole cose quotidiane che diventano un fastidio, perché, diciamolo, essere in attesa a volte è una scocciatura!
I jeans che non si allacciano, i reggiseni che costano moltissimo, la nausea che non accenna a passare… Ecco allora qualche trucchetto per voi, mamme in attesa, per rendere la gravidanza ancora più piacevole e senza pensieri!
Qualche trucchetto per le mamme in attesa: come rendere la gravidanza più piacevole sfruttando qualche piccolo trucco quotidiano
Primo trucco: non aspettate che sia nato il bambino per comprare un cuscino per l’allattamento! Questo cuscino, infatti, è adatto anche alla gravidanza, perché permette di dormire comode in qualunque posizione. Basta avvolgerlo attorno al corpo, o alla pancia, o ingarbugliarlo tra le gambe, o trovare la posizione perfetta nel modo che preferiamo, per ottenere un beneficio immediato e dormire molto meglio.
Per la nausea mattutina che non se ne va nemmeno al pomeriggio e alla sera? Be’, c’è qualche cibo che può aiutare davvero moltissimo, anche se non ce lo aspetteremmo! Le patatine, ad esempio: uno strappo alla regola ogni tanto ci sta! Asciugano un po’ lo stomaco e spesso aiutano con la nausea. Lo stesso vale per le caramelle di zenzero, ancora più indicate, perché lo zenzero, si sa, è un alimento antinausea naturale!
Un altro trucchetto per evitare la nausea mattutina è quello di fare uno spuntino verso le tre di notte. Nulla di pesante, magari un po’ di frutta secca o un paio di cracker. La nausea, infatti, aumenta nel momento in cui lo stomaco è vuoto. In questo modo la inganneremo!
Parliamo poi dei reggiseni? Prima che il bimbo arrivi non c’è bisogno di avere dei reggiseni apposta per l’allattamento, basta che siano molto comodi. Non serve però comprare quelli apposta per la gravidanza, che spesso costano più del normale. Puntiamo invece su dei comodissimi reggiseni sportivi senza ferretto, in microfibra o in cotone, per un benessere quotidiano libero e leggero!
Oltretutto, molte non lo sanno, ma per continuare ad utilizzare i reggiseni di prima a volte (se non aumentiamo di troppe taglie) basta utilizzare su quelli vecchi dei ganci-estensione per reggiseno, come questi, per aumentarne la circonferenza.
Per il mal di gambe, l’alimento più indicato sono le banane! Quando le sentite affaticate o dolenti, mangiatene una per un sollievo quasi immediato.
E per quanto riguarda i nostri jeans preferiti? A volte è solo la vita a non allacciarsi più, soprattutto nei primi mesi. Ma se non vogliamo rinunciarvi, basta utilizzare un elastico per capelli!
http://diymaternity.com/pants-skirts/the-rubberband-maternity-trick/
E sempre in tema di abbigliamento premaman, lo sappiamo, a volte gli abiti apposta per la gravidanza costano moltissimo. Per evitare questa spesa abbiamo due opzioni: farci prestare dalle amiche i loro vecchi abiti premaman, oppure puntare su abiti ampi che poi potremo poi riutilizzare una volta che il bambino sarà nato, sfruttando anche la loro confortevolezza (sono molto più comodi dei pantaloni!).
Spesso, poi, i piedi si gonfiano, soprattutto nelle ultime settimane. Questo significa che le scarpe sono davvero insopportabili… Ma a volte basta un bel bagno con sali, o un pediluvio con dei sali di Epsom, per sentire un sollievo immediato e per sgonfiare i piedi in men che non si dica!
Infine, un trucco che fa sorridere ma che è davvero, davvero un sollievo! Donne, tenete delle pinze da cucina nella doccia: se durante gli ultimi mesi vi cadrà qualcosa (e capiterà! Perché, sì, siamo più maldestre!), sarà una passeggiata recuperarlo.
Come prevenire ed evitare le crisi dei bambini piccoli
Giovedì, 24 Gennaio 2019 15:11Pianti, urla disperate, capricci inutili, fughe negli angolini per non farsi vedere… In certe situazioni i bambini danno il peggio di loro. Ma come noi sono esseri umani, e c’è sempre un motivo scatenante.
Anche i bambini più tranquilli (soprattutto durante i terribili due!) possono passare un periodo nel quale le crisi sono all’ordine della settimana, se non del giorno. Capitano soprattutto fuori casa (e, sì, sappiamo la sensazione degli sguardi della gente che giudica che effetto fanno, anche se abbiamo imparato ad ignorarli), oppure in momenti particolarmente stressanti e fuori dalla quotidianità ordinaria del bambino, ma quando capitano ci mettono davvero alla prova.
Innanzitutto dobbiamo capire quale sia il motivo che scatena questi pianti e queste urla (che non è mai il motivo visibile, ma è sempre più profondo e legato ad un particolare disagio). Capita soprattutto nei momenti di transizione, quando c’è qualche cambiamento in atto, oppure durante giornate e periodi che stressano particolarmente il bambino.
Affrontare questo disagio e parlarne è quindi il primo passo per superare queste crisi. Ma ci sono anche piccole strategie che ci permettono di arginare la situazione o quantomeno di prevenirla e di preparare i bambini alla giornata in modo da provare a evitare situazioni del genere.
Come prevenire ed evitare le crisi dei bambini piccoli: qualche consiglio per alleggerire i drammi da pianti, urla e capricci quando i bambini sono stressati
Il countdown
Sembra troppo banale ma è così: la classica frase da genitore “Cinque minuti e andiamo via” è davvero efficace. E lo è in due casi: nel caso in cui il bambino si senta a disagio in quel posto e senta il bisogno di tornare a casa (perché in questo caso lo si rassicura e lo si rende partecipe di ciò che sta accadendo) e nel caso in cui sappiamo già che quando diremo “stiamo andando” cominceranno i pianti perché il bambino non vorrà smettere di giocare o di fare ciò che sta facendo. In questo caso dire: “Puoi giocare ancora cinque minuti, poi andiamo” lo mette in allerta. Si agiterà, comincerà a scalpitare, ma nella sua testa si starà già preparando a quel momento. Per i bimbi più testardi, è possibile coinvolgerli ancora di più chiedendogli di settare un timer sul telefono di mamma o papà: al termine dei cinque minuti sarà lui ad avvisarli, e questo lo farà sentire responsabile oltre che coinvolto.
La preparazione
C’è chi ha bisogno di cinque minuti, chi di cinque giorni, e soprattutto dipende dalla situazione, ma preparare i bambini prima che accada qualcosa che sappiamo già che non manderanno giù è giustissimo, oltre che efficace. Se dobbiamo andare in un posto che proprio non amano o che sappiamo che li rende agitati, prepariamoli prima, dicendogli dove e quando andremo. Soprattutto, spieghiamogli bene come avverrà la cosa, evitando un generale “Domani andiamo a cena dai nostri amici”, per esempio. Meglio: “Domani sera andremo a mangiare lì, mangeremo, tu potrai giocare un po’ sul tappeto con i tuoi amici, berremo il caffè e poi torneremo a casa, dove potremo leggere una fiaba nel letto tutti insieme”. Questo è solo un esempio, ma è utile anche nel caso di situazioni più importanti, come un trasloco, una vacanza lunga o l’assenza temporanea di qualcuno.
Usare un oggetto di transizione
Un oggetto di transizione è un particolare oggetto che i genitori possono utilizzare per aiutare i bambini a passare da un’attività all’altra o da una situazione all’altra senza che i bimbi subiscano un trauma, poiché questo oggetto, solitamente un giocattolo o un animale di pezza, diventa il punto di focalizzazione dell’attenzione e diviene allo stesso tempo un punto fermo al quale aggrapparsi metaforicamente. È utile soprattutto con i bambini che hanno un giocattolo preferito: quando lo stanno usando o ce l’hanno tra le mani e noi vogliamo portare i bambini da qualche parte, possiamo coinvolgere prima il giocattolo del bambino. Ad esempio dicendo: “Dici che Lillo ha voglia di venire con noi a fare la spesa? Può stare sul seggiolino con te in macchina!”. Oppure: “Vorrei chiedere al tuo Superman di venire con noi in vacanza, secondo te è una buona idea?”. In generale, tenere i giocattoli preferiti dei bambini (quelli a cui più sono legati emotivamente) in borsa è una buona idea: possono essere sempre sfoderati nel momento della crisi e ci aiutano moltissimo!
Parlare degli aspetti positivi del futuro
Che sia il futuro prossimo (ovvero il luogo in cui stiamo arrivando in macchina) o del futuro meno prossimo (un trasferimento, ad esempio), quando i bambini scalciano, urlano e piangono perché proprio non ne vogliono sapere è utile parlare di ciò che di bello troveranno dall’altra parte. Certo, è snervante farlo quando le loro urla coprono le nostre parole, ma con pazienza, piano piano, riusciremo a coinvolgerli e a calmarli, proponendo noi cose belle da fare e rendendo loro partecipi, perché prima o poi diranno anche loro cosa gli piacerebbe fare dopo. E, come sempre, è meglio entrare nello specifico: quando non vogliono tornare a casa dal parco, ad esempio, non basta un “Dai che andiamo a casa a riposarci”. Meglio un: “Dai che a casa possiamo giocare insieme a Memory! A te cosa piacerebbe fare una volta che arriviamo?”.
Molluschi della pelle: imparare a riconoscerli e curarli nei bambini
Martedì, 22 Gennaio 2019 09:09La pelle può soffrire di diversi problemi: se da un lato infatti è uno degli organi più resistenti del nostro corpo, dall’altro è anche spesso il primo a essere esposto agli agenti esterni. Non è un caso che le irritazioni e le infezioni rappresentino il primo pericolo per la nostra cute, specialmente se si parla dei virus e di disturbi come i molluschi della pelle. Quest’ultima, in particolare, è un’infezione di natura virale che spesso contagia i bambini: è benigna, nel senso che non interessa mai gli organi interni perché non supera la pelle, però richiede anche molte attenzioni per poter essere curata e tenuta sotto controllo.
Molluschi della pelle: cosa sono e come riconoscerli
I molluschi della pelle sono formazioni benigne che nascono sulla cute a causa dell’infezione portata da un virus noto come Pox virus. È facile riconoscerle, perché assumono spesso una forma tondeggiante e tendono a crescere con il passare del tempo se non vengono curate. Il termine “mollusco” deriva proprio dal loro aspetto estetico, con papule che possono raggiungere i 5 millimetri di diametro e dal colore che va dal rosato al perlaceo. Le vesciche sono inoltre caratterizzate da una fossetta in cima, dalla quale possono uscire le secrezioni infette: proprio per questo bisogna fare estrema attenzione a non grattarle.
In base agli studi condotti nel settore, si stima che il 10% dei ragazzi entro i 16 anni sia affetto da questa infezione virale, che tende a colpire soprattutto i bambini dai 12 mesi di vita ai 4 anni d’età.
Cause e contagio da Pox virus
Trattandosi di un virus, il contagio da mollusco della pelle avviene sempre per contatto diretto: l’organismo potrebbe infatti trasmettersi attraverso il contatto con altri bambini o individui malati, oppure tramite oggetti, panni e indumenti contaminati dal Pox virus. Anche gli asciugamani e le lenzuola rientrano in questa lista, ed è bene che facciate attenzione pure alle superfici dei sanitari, perché potrebbero anche loro ospitare questo virus. Per quanto riguarda le cause che possono provocare l’insorgenza di questo problema, purtroppo bisogna sottolineare che ogni persona può essere contagiata nelle maniere viste poco sopra: di solito, però, il virus tende a colpire soprattutto i soggetti con un sistema immunitario debole.
Come curare il mollusco della pelle
Il mollusco della pelle può essere curato approfittando di una serie di rimedi, come ad esempio le creme ad uso topico che permettono di far recedere l’infezione. Altre soluzioni spesso adottate sono quelle di natura chirurgica, che prevedono dunque la rimozione delle vescicole o la crioterapia, utile perché fa seccare queste papule. In genere, in ogni caso, conviene sentire il parere di un dermatologo prima di ricorrere ad uno di questi sistemi, perché non sempre sono necessari.
Insieme al trattamento farmacologico è possibile inoltre intervenire con alcuni rimedi naturali in grado di velocizzare il processo di guarigione. Tra questi, possono essere di aiuto gli impacchi con oli essenziali, come ad esempio il Tea Tree oil, o antichi rimedi della nonna come ad esempio l’aglio o l’aceto di mele, entrambi dalle forti proprietà disinfettanti.
Se anche i vostri piccoli soffrono di questa infezione, sappiate che non c’è da preoccuparsi: non è pericolosa e spesso bastano davvero poche attenzioni per curarla.