Regali Montessori a seconda dell’età
Martedì, 20 Febbraio 2018 15:28E se per il prossimo compleanno del nostro nipotino gli regalassimo un giocattolo divertente ma che sia anche educativo e un po’ montessoriano? E cosa possiamo donare alla neomamma che ama la pedagogia montessoriana?
Di regali Montessori ce ne sono a bizzeffe, ma a volte non sappiamo proprio dove girarci, cercando di capire quali siano più adatti a bimbi neonati, di tre anni, in età prescolare…
Ecco quindi una lista di regali montessoriani divisi per età e per sviluppo, per non toppare e per essere certi di donare qualcosa di bello, utile, divertente e didattico che piace sia ai genitori che ai bimbi!
Regali Montessori a seconda dell’età: cosa regalare a bimbi neonati, di due e tre anni e in età prescolare, seguendo la didattica di Maria Montessori
NEONATI
Le mamme certamente apprezzeranno il topponcino Montessori, una sorta di cucino preformato utile tanto per la nanna quanto per la pappa, e perfetto per i primi figli perché dona anche una sorta di conforto ai genitori più timorosi. Qui trovate il nostro articolo dedicato, con consigli su dove acquistarlo.
I mobiles, o giostrine, i classici giocattolini da appendere sopra la culla: sono super sensoriali e quindi montessoriani, perché sin dai primi giorni stimolano la vista del bambino e pian piano gli infondono la voglia di toccare queste forme sconosciute! Potete trovare delle giostrine bellissime e montessiane (quindi con un design più semplice e meno plasticoso rispetto a quelle classiche) anche su Amazon. Noi amiamo questa con animaletti in legno, che è anche musicale; questa con le classiche apine; questa in stile nautico con stelle e rami; questa in legno ma colorata; e infine questa in morbido tessuto.
Giocattoli per neonati in legno: intendiamo quelli che useranno sin dai primi tempi in cui i bambini cominceranno a usare le mani e ad esplorare il mondo attraverso il tatto. Via libera dunque alle “piste” con formine come questa, oppure ai contenitori per forme come questo, perfetto perché è composto anche da uno xilofono che diventa un bellissimo pretesto per cominciare anche a stimolare l’udito.
I genitori staranno allestendo la cameretta. Perfetta è quindi la libreria frontale, piccola e comoda, perfetta per avvicinare i bambini alla lettura fin da piccoli, con i libri alla loro altezza e super comodi da estrarre.
BIMBI DI UN ANNO
Le Matrioske: un classicissimo giocattolo che stimola il tatto e la logica, e che piace sempre moltissimo!
I libri di Hervé Tullet sono sempre graditissimi dalle mamme che conoscono l’argomento, perché sanno che è uno degli autori più bravi, le cui storie grafiche sono uno stimolo continuo per i bambini di tutte le età. Il consiglio? Cominciare con “Un libro”.
Per stimolare la manualità, ecco la casetta dei lucchetti, per sbizzarrirsi ad aprire, chiudere, legare, slegare e sfilare.
Una stazione per i travasi: tra poco i bimbi cominceranno a sperimentare tutto con le loro manine e versare diventerà l’attività preferita (un gioco molto importante, quello dei travasi!). Ecco dunque la stazione per i travasi perfetta, con tutto l’occorrente.
BIMBI DI TRE E QUATTRO ANNI
Ottimi sono i giocattoli in legno che replicano la vita adulta: i bambini giocando provano i loro ruoli imitando i grandi, e scoprendo così con le loro risorse i segreti della vita. A noi piacciono molto i set di pentole e piatti come questo, oppure le uova giocattolo per imparare la vita adulta ma anche le forme, la cassetta degli attrezzi, la macchina del caffè o la bilancia.
Un regalo utile (il perché ve lo abbiamo spiegato qua) e divertente allo stesso tempo sono la scopa e la paletta giocattolo, montessoriane per lo stesso motivo dei giocattoli sopra, e pure molto educative a livello familiare!
Tra i giocattoli in legno che più appassionano e impegnano i bambini troviamo poi la tavoletta della pazienza (con mille buchi e nastri da inserire per creare strade, nodi, opere d’arte e allacciature strane), il memory tattile e la scatola tattile misteriosa, nella quale inserire vari oggetti e materiali da scoprire ad occhi chiusi.
Di libri, poi, ce ne sono una marea. Puntiamo su quelli tattili e interattivi. Qui qualche esempio: “Mano manina”, “Barba e baffi”, un libro animato sui treni... E poi tutti i libri educativi più belli e coinvolgenti, come quelli di Leo Lionni, a partire da “Piccolo blu e piccolo giallo” per arrivare a “Pezzettino” e “L’albero alfabeto”.
BIMBI IN ETÀ PRESCOLARE
Questa è l’età giusta per cominciare a scoprire le lettere, quindi un regalo perfetto è l’alfabeto tattile di Maria Montessori, che possiamo costruire con le nostre mani oppure acquistare qui o qui.
Sempre nell’ottica dell’imparare a scrivere, utile è il set per imparare a perforare, quello che una volta alla scuola materna chiamavamo come il gioco del punteruolo. Può sembrare pericoloso, ma come le forbici è uno strumento utile da imparare ad utilizzare, innanzitutto perché introduce i bambini al concetto di precisione per non farsi male, e in secondo luogo perché li allena alla coordinazione occhio mano necessaria per la scrittura.
Giulia Mandrino
I benefici della farina di Teff
Martedì, 20 Febbraio 2018 09:18Tra le farine che preferiamo ce n’è una meno nota, derivata dal più piccolo cereale del mondo. Si tratta della farina di Teff, che appartiene alla famiglia delle graminacee e che è diffusa soprattutto in Etiopia ed Eritrea (ma è molto utilizzata anche in India e in Australia).
La ricetta più conosciuta? Certamente quella del pane Injera o Enjera (di cui potete trovare la nostra ricetta qui).
I benefici della farina di Teff: dall’Etiopia una farina integrale e senza glutine ricca di nutrienti e davvero buonissima
Nel titolo parliamo di “farina integrale” e non è un caso o una svista: la farina di Teff, infatti, si ricava attraverso un procedimento di macinazione che non prevede la separazione delle varie parti e di conseguenza è sempre integrale.
Possiamo tranquillamente parlare di grano antico, poiché la sua coltivazione è cominciata proprio nella regione etiope tra il 4000 e il 1000 avanti Cristo. Le popolazioni locali la coltivavano con piacere poiché il Teff (il cui nome originale è Eragrostis Tef) è un cereale molto redditizio, che con pochi semi (piccolissimi, come dicevamo: meno di un seme di papavero) riesce a seminare un campo intero. Con circa mezzo chilo di chicchi, quindi, se ne producono quasi mille chili. Non solo: la farina di Teff cuoce in molto meno tempo rispetto a quella di grano più tradizionale, ed è quindi molto più preziosa quando si parla di popolazioni povere che preferiscono utilizzare meno energia durante la cottura.
Esistono vari tipi di Teff, a partire dai colori differenti dei semi, che possono essere bianchi, rossi o marrone scuro. Se ne ricavano due tipi di farine. Quella più chiara è la più pregiata e costosa, mentre quella scura è considerata più “grezza”.
A livello nutrizionale la farina di Teff è molto speciale, e non solo perché è naturalmente priva di glutine e quindi adatta anche a chi soffre di celiachia e perché è molto più digeribile rispetto ad altre farine. Essendo sempre integrale, contiene una percentuale di germe e crusca nettamente superiore rispetto ad altre farine, ed è anche molto ricca di amminoacidi essenziali.
È tuttavia conosciuta soprattutto per le vitamine contenute, oltre al notevole apporto di calcio che dona all’organismo. Tra gli elementi di cui la farina di Teff è ricca, poi, c’è l’acido fitico, un elemento che ostacola l’assorbimento di alcuni minerali ma che dall’altra parte è un ottimo antiossidante che contrasta i radicali liberi. Cucinando la farina questo acido fisico diminuisce, quindi non c’è da preoccuparsi troppo per l’azione ostacolante nei confronti dei sali.
Questa farina è ricca anche di fibre insolubili, che regolano l’assorbimento degli zuccheri (ottima notizia per i diabetici) e che aiutano il benessere dell’intestino. Sono presenti inoltre molti carboidrati complessi e ha un alto contenuto di proteine vegetali. Tra le proprietà anche l’azione di controllo dello stimolo della fame, e quella di prevenzione delle infiammazioni del colon.
La farina di Teff è anche molto profumata: ricorda un po’ l’odore del malto, ma anche delle spezie e del tè. Il suo gusto è dolce e tostato. Ha un elevato apporto nutrizionale (è un ottimo integratore alimentare).
Oltre che in forma di farina, il Teff si trova in granelli, e come tutti i semi è possibile gustarlo al naturale. La farina di Teff, tuttavia, non è indicata solo per impastare il pane (soprattutto quello tipicamente africano, piatto e soffice), ma anche come base per torte, biscotti, pancake e per tutte le ricette a base di farina “normale”. È ottima anche come addensante nelle zuppe e nelle minestre!
Qui alcune ricette per utilizzare la farina di Teff.
Oltre al pane injera etiope, ottimi sono i cracker alla farina di Teff. In una terrina mescoliamo 50 grammi di farina di Teff con 20 grammi di farina di mais, una manciata di semi di papavero, una di semi di canapa e una di semi di sesamo (con un pizzico di sale), quindi uniamo un pentolino di acqua calda e un filo d’olio e impastiamo. Dopo aver ottenuto un impasto morbido, stendiamolo (con uno spessore di max due millimetri) su una teglia coperta da carta forno e facciamo cuocere a 150 gradi per 20-25 minuti. Togliamo la teglia dal forno e tagliamo l’impasto in rettangoli (i nostri cracker) e inforniamo nuovamente per mezz’oretta.
Buonissimi anche i pancake alla farina di Teff: basta sostituire nella nostra ricetta la farina di canapa con quella di Teff, per un sapore tutto nuovo.
Infine, le crepes con farina di Teff, da farcire come vogliamo: in una terrina rompiamo 3 uova e sbattiamole. Versiamo poi 350 ml di latte di soia piano piano, e uniamo anche 150 grammi di farina di Teff, con un pizzico di sale (zucchero di canna integrale, se le vogliamo dolci). Sbattiamo molto bene e intanto scaldiamo una padella antiaderente sul fuoco. Una volta calda, lasciamo la fiamma del fuoco alta e versiamo in padella un mestolo di pastella al centro, lasciando che si espanda. Dopo uno o due minuti (i bordi devono essere arricciati), capovolgiamo la nostra crepe. Lasciamo cuocere per un altro minuto al massimo e mettiamo nel piatto. Procediamo così fino ad aver terminato la pastella.
Giulia Mandrino
Le lanterne di palle di neve svedesi
Lunedì, 19 Febbraio 2018 09:27Un lavoretto che è un’attività stupenda da svolgere all’aperto in inverno, quando i fiocchi di neve cadono soffici e troviamo un bel prato (magari davanti a casa, ma anche nel bosco è bellissimo!) tutto imbiancato e morbidissimo.
“Non esiste cattivo tempo, ma solo cattivo abbigliamento”: giocare all’aperto è importante tutto l’anno, anche con l’aria fredda, per stimolare le difese immunitarie e beneficiare sempre del benessere dato dal tempo passato nella natura. Vestiamoci bene, con giacca, cappello e guanti, e usciamo nella neve!
E portiamoci dietro le piccole candeline per diffusori: saranno l’elemento ideale per trasformare la neve in qualcosa di estremamente affascinante!
Le lanterne di palle di neve svedesi: dalla Svezia un lavoretto da svolgere in inverno sulla neve insieme ai bambini
Questa tradizione è tipicamente svedese e finlandese e il momento ideale per provarla è nelle giornate di neve, verso il crepuscolo, quando il buio comincia a farsi largo e i prati emanano quell’aura perfetta e rilassante che solo i fiocchi bianchi sanno donare al paesaggio.
Usciamo, quindi, ben vestiti e muniti semplicemente di guanti antineve (non in lana, quindi, ma in tessuto tecnico), alcune candeline (come queste) e un accendino o alcuni fiammiferi.
Insieme ai bambini componiamo quindi almeno una trentina di palle di neve, belle regolari e super compatte: non dovranno infatti sbriciolarsi!
Dopodiché, disponiamo le nostre palline a formare una piramide cava. Si parte dalla base circolare, e appoggiando le palle l’una sull’altra in forma di cono si arriverà fino in cima.
Assicuriamoci però di lasciare un pertugio alla base, tra due palle sistemate semplicemente un po’ più distanti delle altre. Da qui, una volta terminata la nostra piramide cava (che dovrà essere parecchio solida e stabile), potremo inserire la nostra candelina accesa (ovviamente sotto la supervisione di un adulto).
(Photo credit: Artful Parent)
Il risultato? Questo!
(Photo credit: inredamedmera)
Possiamo anche crearne diverse, e realizzare così una bellissima decorazione sul vialetto!
(Photo credit: For creative juice)
Ovviamente piano piano le palle di neve si scioglieranno, ma è anche questo il bello di questa attività fuggevole: un po’ come la land art, è sempre temporanea, e sta a noi godere della sua bellezza nel momento in cui ce l’abbiamo davanti!
Se vi interessano le attività invernali e con la neve, qui trovate altri articoli che fanno al caso vostro:
I giochi e le attività invernali
I giardini delle fate in inverno
10 idee per giocare con la neve
Giulia Mandrino
Le domande da fare al nostro partner per essere felici
Venerdì, 16 Febbraio 2018 15:29Facciamo una pausa: i momenti che passiamo insieme a nostro marito, a nostra moglie, ai nostri compagni, sono pieni, vissuti fino in fondo, sfruttati e valorizzati oppure tendiamo a darli ormai per scontati e a lasciarci prendere dalla routine?
Naturalmente non parliamo della quotidianità, ma delle uscite che ci ritagliamo insieme quelle due volte al mese in cui riusciamo a lasciare i bimbi dai nonni o con la baby sitter, o di quel momento settimanale in cui alla sera ci si trova finalmente da soli con una tazza di te davanti al fuoco o a cena da soli.
Fermiamoci un attimo a pensare quanto diamo valore a queste serate e a ciò di cui parliamo mentre stiamo insieme. E se la risposta è: “Beh, spesso si parla della giornata o di ciò che dobbiamo fare per la casa, per i bambini o per la famiglia”, possiamo dare una svolta alle nostre serate rendendole la chiave per un matrimonio felice.
Le domande da fare al nostro partner per essere felici: di cosa parlare durante le poche serate da soli per renderle più piene, uniche e di valore
Non abbiamo nulla contro l’abitudinarietà o la quotidianità: anche noi siamo coccolone e ci piacciono i nostri rituali, per quanto dall’esterno possano essere etichettati come noiosi. Stare in famiglia è bello, è confortevole, è unico. Ma spesso rischiamo di cadere in una routine non così speciale, perché dopo anni di abitudine diamo per scontate molte cose.
Capita così ti trovarsi da soli con il proprio partner, per una serata a cena fuori da soli o per una coccola sul divano in un momento ritagliato apposta per quello, e di ritrovarsi a parlare dei compiti dei bambini, del nuovo insegnate di nuoto e di quella scadenza sul lavoro… E spesso si parte con un semplice: “Com’è andata la tua giornata?”.
È semplice, partire così. Semplicissimo. Ed è anche giusto parlare delle proprie giornate confrontandosi, ascoltandosi davvero. Ma questo è qualcosa che facciamo o che possiamo fare ogni giorno, a pranzo o a cena. È una domanda abitudinaria, insomma, che porta per forza a risposte sulla quotidianità.
Lo sforzo che dobbiamo fare è cambiare questa domanda iniziale, portando così il discorso su qualcosa di speciale, di unico, di intimo e di profondo, trasformando così la serata in qualcosa di davvero valorizzato e apprezzato, sfruttato fino in fondo, per riscoprire la gioia di stare con la persona che amiamo non solo per quanto stiamo bene durante il giorno, nella nostra quotidianità, ma perché nel profondo ci piace, la amiamo, ci fa stare bene, amiamo il suo pensiero e sentiamo di incastrarci perfettamente.
Una domanda con cui potremmo cominciare la serata da soli (chiedendola reciprocamente), quindi, è: “Cosa avresti voluto cambiare, oggi?”. In questo modo si può riflettere e capire se stiamo sbagliando qualcosa, o se al contrario tutto sta andando per il meglio, come vogliamo, personalmente, sul lavoro o in famiglia.
Altra domanda preziosa è: “Per cosa vorresti essere conosciuto?”. Sembra bizzarra, strana, o addirittura banale come tutte le domande che abbracciano la vita, ma non lo è. Perché non è una domanda che ci facciamo o che rivolgiamo a qualcuno tutti i giorni, e la risposta che daremo ci permetterà di riflettere su tutta la nostra vita. Stiamo andando dove vogliamo andare o forse è meglio raddrizzare la rotta? Non solo: ci verrà in mente d’istinto qualcosa di bello che abbiamo fatto ultimamente, a cui magari non abbiamo dato peso ma che in realtà ci ha reso persone migliori.
Anche “C’è qualcosa della tua vita che vorresti io conoscessi?” è una domanda speciale. Perché possiamo conoscere una persona come le nostre tasche, ma non sapremo mai cosa si nasconde in fondo in fondo, nei meandri della sua anima e della sua vita. E anche se pensiamo di conoscere tutto magari c’è un dettaglio che ancora era a noi nascosto e che invece l’altra persona ci tiene a condividere. Parlare e farci conoscere dall’altro fa benissimo a noi e fa benissimo alla coppia. Non diamo quindi per scontato di conoscere già tutto, ma godiamo delle piccole cose che ancora non sappiamo e che piano piano il nostro compagno ci regalerà (come noi regaleremo a lui qualcosa di noi che ancora non sa).
Questa domanda porta anche a un altro effetto molto positivo. Porta ad esternare le preoccupazioni. Ed è giusto parlare apertamente di tutto nei momenti insieme, da soli. “Vorrei che tu sapessi che in questo momento sono un po’ teso per quella cosa, preoccupata per quella situazione, amareggiato per quel comportamento di mia sorella”. Possono essere tante piccole cose che rendono nervosa una persona, e fargli capire che siamo disponibili ad ascoltare, a parlare, a consigliare e a confrontarci dà moltissima forza. E il dialogo è sempre una delle chiavi della felicità, dell’armonia dei rapporti e della stabilità emotiva.
Rivolgendoci reciprocamente queste domande ogni volta che ci ritagliamo del tempo, si rafforzerà il rapporto, verrà reso più profondo, perché da queste semplici parole scaturiscono riflessioni e pensieri speciali, che legano la coppia, che mostrano i punti di forza e i punti deboli. Ascoltiamo, parliamo e confrontiamoci, e facciamo tesoro di tutte queste risposte, vedendo poi mese dopo mese, anno dopo anno come cambiano le prospettive, i problemi, le gioie, le preoccupazioni e la quotidianità.
Giulia Mandrino
Le più belle frasi di Maria Montessori
Venerdì, 16 Febbraio 2018 14:57Da attaccare al frigo, da scrivere artisticamente con una bella calligrafia (magari ad acquerello) e incorniciare, da segnare su un post-it da tenere nel portafoglio… Maria Montessori è stata una pedagogista italiana del secolo scorso ma le sue frasi sembrano essere quanto mai attuali.
Ecco quindi una selezione delle più belle parole che Maria Montessori ci ha donato, da tenere in mente non solo quando pensiamo all’educazione dei nostri bambini ma ogni giorno della nostra vita come un remainder bellissimo, come un’ispirazione utile a tutti noi.
Le più belle frasi di Maria Montessori: gli aforismi e le parole montessoriane che possono ispirarci ogni giorno della nostra vita
“L’educazione comincia dalla nascita”
I bambini assorbono tutto, e non solo quando li riteniamo “capaci” o “grandi”, e cioè quando iniziano ad interagire con noi. Sin dai primi momenti della nascita il bambino sta diventando grande, sta costruendo la sua vita, la sua personalità. Ed è per questo che dobbiamo sempre tenere a mente l’importanza di ciò che facciamo: il nostro comportamento nei primi anni della loro vita è tanto importante quanto l’esempio che gli daremo quando saranno grandi.
“I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi”
Cosa significa? Che non possiamo pretendere di scolpire il bambino e la sua personalità, la sua individualità e il suo essere come vorremmo noi, per filo e per segno. Noi dobbiamo essere una guida, e non dei despoti che impongono il loro volere.
“La prova della bontà del metodo educativo è la felicità del bambino”
Ogni metodo che noi sosteniamo ha sempre al centro questo concetto, che è la felicità del bambino, la sua centralità, il suo essere un individuo di tutto rispetto già durante l’infanzia.
“Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”
Ricordiamocelo sempre: i bambini che cresciamo saranno gli adulti di domani. Ed è per questo che ciò che gli passiamo è importantissimo: perché saranno loro a costituire l’umanità del futuro, e sta a noi dargli gli strumenti per diventare le migliori persone che potranno essere.
“Molto si è parlato in questi ultimi tempi dei diritti dell’uomo, e specialmente dei diritti del lavoratore, ma è giunto il momento di parlare dei diritti sociali del bambino”
Maria Montessori scriveva in un momento storico particolare, quello nel quale viveva, e queste parole si riferiscono all’Italia del Novecento. Ma possono benissimo essere appiccicate alla nostra epoca: mai, mai dimenticare i diritti del bambino. Perché come guide dobbiamo difenderli, è nostro compito, insieme a quello di accompagnarli.
“Il gioco è il lavoro del bambino”
È attraverso il gioco che il bambino impara, cresce, si forma, prende gli strumenti che gli serviranno poi durante la vita adulta. Non limitiamo dunque questa forma di educazione, anche se la riteniamo “infantile”, appunto, o inutile, o sciocca. Non lo è, per niente: negare il gioco al bambino, soprattutto quello libero (http://www.mammapretaporter.it/educazione/educazione-naturale/senza-paura-crescere-in-una-societa-avversa-al-rischio-il-libro-di-tim-gill), è quanto di più deleterio possiamo scegliere di fare.
“L’adulto deve farsi umile e imparare dal bambino a essere grande”
L’innocenza dei bambini: molti ne parlano, ma quanti prendono spunto da essa? Molti dei problemi che ci facciamo noi adulti per i bambini non esistono nemmeno, non sono contemplati. Perché allora non fare come loro e dare il giusto peso alle cose?
“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”
S’inserisce nel solco della frase precedente, questo aforisma di Maria Montessori. Perché tra le cose futili che preoccupano gli adulti e che prendono troppa parte del loro tempo c’è l’odio. Lasciamo che i bambini ci insegnino la pace, l’amore, l’armonia, l’amicizia senza colori o cultura, senza barriere. Solo facendo come loro capiremo la bellezza della vera pace e lasceremo finalmente da parte l’odio, le intolleranze e le stupidità del mondo.
“Aiutiamoli a fare da soli”
Per ultima, la frase di Maria Montessori che più si conosce, quella che più di tutte riassume il suo metodo educativo e che dovremmo prendere come filosofia. Dentro c’è racchiuso tutto: il rispetto del bambino, l’indipendenza che deve raggiungere, il ruolo di guida del genitore, l’amore e la pazienza.
Giulia Mandrino
Il trasloco è positivo o negativo per i bambini?
Venerdì, 16 Febbraio 2018 10:31Molti genitori quando decidono di cambiare città, paese o addirittura continente si chiedono che effetto avrà sui loro bambini e come reagiranno. Si sentiranno destabilizzati oppure, al contrario, avranno una marcia in più in futuro?
Spesso nei genitori si sviluppa anche un leggero senso di colpa, dovuto alla sensazione di stare imponendo una propria decisione a qualcun altro.
Non c’è una risposta universale. Dipende in primo luogo dal carattere del singolo bambino (se è più estroverso o introverso). Soprattutto, è fondamentale l’approccio dei genitori, che devono riuscire a trovare il modo giusto per supportarli e guidarli in questo cambiamento.
Esistono ricerche che hanno studiato l’argomento, come quella pubblicata sul Journal of Social and Personality Psychology: secondo i ricercatori, traslochi frequenti avrebbero conseguenze negative nella crescita dei bambini. Ma non per questo dobbiamo scoraggiarci.
Online troviamo parecchi blog e racconti di persone che spiegano come, a loro parere, traslocare ripetutamente durante l’infanzia si sia rivelato per loro una chiave verso il successo.
Tra i molti esempi troviamo quello di Tia Gao, che su Medium ha condiviso la sua esperienza. Ex studentessa di Stanford, ora lavora nel mondo delle startup. Da bambina, si spostò 6 volte prima dei 14 anni, passando dalla Cina a Singapore, fino a San Francisco. Basandosi sulla sua esperienza, la donna porta al pubblico la sua critica nei confronti dell’articolo pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, secondo cui cambiare casa ripetutamente prima dei 14 anni causerebbe problemi e disagi in età adulta.
A Tia Gao, al contrario, cambiare più volte residenza avrebbe insegnato ad adattarsi e a sopravvivere, oltre che ad accettare tutti gli eventi della vita che sfuggono al nostro controllo.
Non è detto, dunque, che traslocare, significhi per forza destabilizzare i bambini, lasciando in loro incertezze e dubbi.
In un altro articolo, Emma Lord, giornalista, ha elencato i 12 aspetti della sua vita che hanno beneficiato dei molti traslochi durante la sua infanzia, rendendola così un’adulta migliore. Tra questi, lo sviluppo di una maggiore autoconsapevolezza. In particolare, grazie a questa esperienza Emma si dice molto più consapevole del suo carattere e di quegli aspetti della sua personalità che restano sempre costanti e fermi, nonostante il cambiamento di luogo e contesto. Altra abilità acquisita nel corso dei vari spostamenti, è la capacità di rompere il ghiaccio. Non ultimo, secondo la giornalista questa sua vita durante l’infanzia le avrebbe lasciato una positiva predisposizione a viaggiare.
In conclusione, più che concentrarsi su quanto ci sia di universalmente positivo o negativo nel traslocare con i bambini, sarebbe più utile elaborare una sorta di guida personale per aiutare i propri figli ad affrontare questo cambiamento secondo i bisogni della propria famiglia. In caso di incertezza o difficoltà, è sempre utile rivolgersi ad una persona qualificata, come uno psicologo o un educatore, per definire insieme un percorso e capire quali accorgimenti siano più adatti al proprio bambino.
Giulia Mandrino
Parlare con le amiche fa scientificamente bene
Venerdì, 16 Febbraio 2018 10:15Una buona, buonissima notizia che forse in fondo al nostro cuore e alla nostra mente già sapevamo essere vera: chiacchierare fa bene al corpo. Fa bene alla nostra persona fin nel profondo. Perché quando stiamo bene mentalmente le possibilità di stare bene anche fisicamente accrescono esponenzialmente. E per stare bene mentalmente una delle più efficaci abitudini è chiacchierare. Chiacchierare con le nostre amiche. Parlare di noi con loro. E ascoltare reciprocamente.
Prendiamoci quindi la nostra ora settimanale con la nostra migliore amica come qualcosa di necessario, di insostituibile, e non sentiamoci in colpa, ma, anzi, convinciamoci della verità, e cioè che stiamo facendo del bene a noi, alla nostra famiglia (perché è una delle conseguenze!) e alla nostra amica.
Parlare con le amiche fa scientificamente bene: la ricerca che svela come parlare di noi stesse faccia bene al corpo e che rivela come chiacchierare con le amiche sia benefico e insostituibile
Lo studio al quale ci stiamo riferendo è stato condotto dai dottori Diana Tamir e Jason Mitchell dell’Università della California ed è stato pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy Science of the United States of America”.
S’intitola “Disclosing information about the self is intrinsically rewarding”, che tradotto significa letteralmente “Dare informazioni su noi stessi è intimamente gratificante”. In altre parole? “Chiacchierare fa benissimo”.
“Studi hanno dimostrato che le conversazioni umane quotidiane vertono per il 30-40% sul rivelare informazioni personali agli altri”, scrivono i ricercatori. Che dunque si chiedono: “Cosa spinge a questa apertura?”. L’ipotesi che volevano quindi dimostrare era che facendo ciò si attivassero meccanismi neurali e cognitivi associati alla soddisfazione.
Attraverso cinque studi hanno quindi supportato questa ipotesi, giungendo alla conclusione che la self-disclosure, ovvero l’apertura personale agli altri, aumenta l’attivazione delle regioni del cervello che formano il sistema mesolitico dopaminergico, responsabile del “sistema di ricompensa” (un gruppo di strutture neurali che spingono all’incentivo, al gradimento, al piacere e alla positività, che risponde anche agli stimoli dati da sesso, cibo, droga e denaro).
“Insieme, gli studi suggeriscono che la tendenza umana a condividere informazioni riguardanti l’esperienza personale possa sorgere dal valore intrinseco associato con la self-disclosure”, concludono i ricercatori. “Parlare dei nostri pensieri intimi con chi ci è accanto può servire a perpetuare comportamenti intrinsechi alla socialità della nostra specie”.
In sostanza, chiacchierare produce sostanze chimiche che fanno bene al nostro cervello e alla nostra salute. Non rinunciamo quindi ai nostri momenti con le amiche, ma sfruttiamoli al meglio. E non solo quando ci sentiamo giù.
L’altro aspetto che emerge analizzando lo studio e traendo le giuste conclusioni è che non dobbiamo quindi per forza sentirci in colpa o considerarci egoiste se “parliamo solo di noi”. Certo, un rapporto è fatto di ascolto reciproco, altrimenti è insalubre (oltre che sbagliato. A quel punto basterebbe uno psicologo - una figura che ci aiuta anche grazie a questo meccanismo, se ci pensiamo). Ma non tiriamoci indietro, consapevoli che parlare di noi stesse faccia davvero molto bene.
Concediamoci dunque la chiacchierata settimanale con la nostra migliore amica, spronandola a parlare e lasciando poi che ci ascolti lei, mettendo in pratica questo meccanismo che sta alla base della nostra salute mentale e fisica e lasciando che il nostro piacere corra, sviluppando effetti davvero super benefici.
Il tutto, come sempre, davanti ad una bevanda calda confortante o ad un delizioso bicchiere di vino (ogni tanto ci sta!).
Giulia Mandrino
Regali per mamme Waldorf
Giovedì, 15 Febbraio 2018 15:59Le mamme Waldorf? Sono quelle pazze dell’educazione steineriana, che oltre a portare i bimbi negli asili e nelle scuole che seguono il metodo di Rudolf Steiner ne seguono la filosofia cogliendone il potenziale (perché è qualcosa di utile non solo ai bambini, ma anche agli adulti!).
Se quindi siete mamme Waldorf, oppure avete amiche che come voi amano la cultura steineriana, non avrete problemi a trovare il regalo giusto per il compleanno, o per quell’occasione speciale.
Ecco una lista di pensieri e regali da indirizzare alle mamme patite della didattica steineriana, per farle felici e colpirle al cuore!
Regali per mamme Waldorf: i suggerimenti su cosa regalare alle vostre amiche che amano la pedagogia steineriana
Un diario
Un diario non è solo un esercizio di scrittura, e non è nemmeno solo qualcosa che ci riporta alla nostra adolescenza (ma perché dovremmo abbandonarlo dopo una certa età?). Un diario è infatti un’opportunità pazzesca per esplorare il nostro io, il nostro essere. Mettendo nero su bianco i nostri pensieri attraverso un flusso di coscienza libero e leggero possiamo infatti scoprire moltissimo su di noi, sulla nostra creatività, sulle nostre debolezze, convinzioni e forze. E spesso è fonte di aiuto, poiché ci aiuta ad auto-spingerci verso una versione migliore di noi stesse.
Candele
Le candele fanno atmosfera, profumano, e sappiano che hanno un significato molto profondo per le scuole Waldorf, che prevedono sempre dei laboratori per crearle (sono uno dei laboratori manuali più amati dai bambini). E poi diventano perfette per creare il giusto mood prima della meditazione, durante il bagno rilassante o per la serata tranquilla in famiglia!
Una giornata in montagna insieme
L’ambiente esterno è per Rudolf Steiner, come per Maria Montessori, fondamentale per la crescita. Le scuole Waldorf prevedono il più spesso possibile le uscite nella natura, e siamo noi le prime a spingere sempre i nostri bambini ad esplorare il mondo esterno. Ma siamo sicure di predicare bene e di razzolare coerentemente? A volte dimentichiamo che anche a noi adulti il verde e l’aria aperta fanno benissimo. Regaliamo e regaliamoci quindi una passeggiata in montagna, in collina, sul fiume o in spiaggia per riagganciare i rapporti e per assaporare ogni respiro di aria fresca.
Un corso di meditazione
La meditazione, molto spesso, è qualcosa di molto sentito dalle mamme Waldorf. Se già non lo fanno da sé, regalare un corso significa dare la possibilità di scoprire le potenzialità della meditazione, della mindfullness e della respirazione consapevole. Oppure, al posto di un corso, basta l’abbonamento ad una App (come ad esempio Calm, di cui vi avevamo parlato qui).
Un buon libro
Regalare un libro è sempre una buona idea. Le mamme Waldorf lo apprezzeranno moltissimo, sia esso un romanzo per immergersi in una storia favolosa (è bellissimo pensare a quale libro regalare sulla base dei gusti degli amici, no?) o un saggio per approfondire i precetti steineriani (come questo).
Gioielli “inspiration”
l’”inspiration jewelery” è ormai un must nei paesi anglosassoni. Si tratta di bellissimi gioielli fatti a mano da artigiani giovani e super cool che realizzano collane, anelli o braccialetti che racchiudono all’interno, su ciondoli o incise frasi d’ispirazione per tutti i giorni. Ad esempio? Noi amiamo questo braccialetto, questa collanina o questi anelli.
Un corso di disegno
Sappiamo quanto l’arte e la creatività siano centrali nella didattica Waldorf. Per i bambini è qualcosa di fondamentale per la crescita, ma anche per noi adulti il gesto del dipingere ha benefici incredibili. Un corso di disegno (o di scultura, o di acquerello… Un corso d’arte, insomma) farà felicissima una mamma Waldorf, che ne coglierà tutte le potenzialità e godrà ogni minuto in classe!
Se vi interessa l'educazione steineriana, qui trovare tutti i nostri articoli dedicati.
Cinebimbicittà, le domeniche sul set per i bimbi amanti del cinema
Giovedì, 15 Febbraio 2018 09:51Forse lo saprete già: è qualche anno (dal 2011) che gli studi cinematografici di Cinecittà a Roma hanno aperto le loro porte anche al pubblico appassionato di cinema. Il progetto si chiama “Cinecittà Si Mostra” ed è a nostro parere una bellissima iniziativa che diventa in un attimo un’occasione per passare una giornata diversa in famiglia.
All’interno di Cinecittà (in via Tuscolana 1055 a Roma) è stata dunque allestita questa esposizione che mostra agli spettatori i grandi set all’aperto dei cinema più iconici, le scenografie, i costumi, i cimeli e tutti i retroscena di questo mondo affascinante e curioso.
Ma non è finita qui: da ottobre a giugno, infatti, Cinecittà Si Mostra offre la possibilità di passare una giornata in famiglia davvero speciale, con il CineBimbiCittà!
Cinebimbicittà, le domeniche sul set per i bimbi amanti del cinema: i weekend in famiglia a Cinecittà nello spazio laboratorio dedicato ai bambini
CineBimbiCittà si trova proprio all’interno degli Studios di Roma, e già questa sua posizione lo rende super affascinante tanto per i grandi quanto per i bambini. Non solo per gli appassionati di cinema: Cinecittà si sta aprendo infatti a tutti, anche solo ai curiosi!
All’interno degli studi di Cinecittà a Roma, dunque, tutte le domeniche da ottobre a giugno ecco il momento dedicato ai più piccoli, il laboratorio CineBimbiCittà, con proposte diverse ogni settimana per scoprire in maniera divertente ed esperienziale il mondo dei cinema, con i suoi linguaggi, i mestieri coinvolti, la sua storia e i suoi protagonisti.
Tra laboratori, eventi e visite guidate, ma anche letture e visite animate, i bambini possono così sperimentare la propria creatività lavorando sulle scenografie, sui costumi, sui film e sul cinema in generale, scoprendo tutti i segreti che stanno dietro a quest’arte misteriosa e davvero curiosa.
A febbraio 2018, ad esempio, sono previsti i laboratori “I mestieri del cinema” (domenica 18 febbraio, per scoprire come avviene l’invenzione di una storia, la creazione di un personaggio e la scelta dei costumi) e “Vero come la finzione” (domenica 25 febbraio, attività legata alle scenografie e alle decorazioni cinematografiche e teatrali). Domenica 4 marzo, invece, sarà dedicata alla scoperta di Federico Fellini!
Insomma, ogni weekend c’è un nuovo tema, e vi invitiamo quindi a esplorare la pagina dedicata sul sito di Cinecittà Si Mostra, per trovare le date e i laboratori perfetti per voi.
Il CineBimbiCittà, che è aperto ogni domenica dalle 10 alle 18 con laboratori a ciclo continuo (come accennato da ottobre a giugno), è un servizio offerto nel biglietto d’ingresso al museo “Cinecittà si mostra” (gratuito per i bimbi fino ai 5 anni, 5 euro per i bambini fino ai 12 anni e 15 euro per gli adulti - con una visita guidata compresa nel prezzo) e possono usufruirne tutte le famiglie, che in questo modo possono visitare l’esposizione con la sicurezza che i bimbi non solo si stanno divertendo nelle mani di educatori capaci e coinvolgenti, ma stanno anche imparando qualcosa di prezioso in maniera ludica e appassionante.
Giulia Mandrino
Domenica al Centro, una giornata in famiglia all’insegna del Reggio Approach
Giovedì, 15 Febbraio 2018 08:45Come ogni mese tornano le Domeniche in Famiglia al Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia, per passare una giornata con i bambini immergendosi nella fantastica atmosfera della didattica del Reggio Approach, tra divertimento ed educazione.
Se non sapete ancora cosa sia il Reggio Approach vi invitiamo a dare un’occhiata alla sezione del nostro sito dedicata alle Scuole di Reggio. Dopodiché tornate qua: vi spieghiamo in dettaglio come si svolgerà la prossima, fantastica Domenica al Centro!
Domenica al Centro, una giornata in famiglia all’insegna del Reggio Approach: domenica 25 febbraio 2018 tornano i laboratori per famiglie e bambini ospitati dal Centro Internazionale Loris Malaguzzi
Le proposte per i bambini e le famiglie che domenica 25 febbraio 2018 vorranno passare un weekend diverso all’insegna di divertimento, creatività ed educazione sono davvero moltissime. Basta scegliere quella più adatta ad ogni bambino o famiglia! E ricordatevi di lasciarvi coinvolgere, genitori: il vostro ruolo è fondamentale per le Scuole di Reggio!
Il costo dei laboratori per bambini e famiglie è di 8 euro per gli adulti e 5 per i bambini. Tutte le attività si svolgono presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi in Viale Ramazzini 72/A a Reggio Emilia.
Partiamo con l’Atelier Raggio di Luce: si svolgerà in due turni, alle 16 e alle 17.15. Al suo interno gli educatori (gli atelieristi del Centro - http://www.mammapretaporter.it/educazione/scuola-di-reggio/gli-atelier-di-reggio-children) guideranno i bambini alla scoperta della Luce, un elemento fondamentale nella didattica del Reggio Approach (http://www.mammapretaporter.it/educazione/scuola-di-reggio/il-light-panel-lo-strumento-perfetto-per-imparare), attraverso la creatività e la meraviglia. È un laboratorio adatto ai bambini dagli 0 ai 4 anni, insieme ai loro genitori.
Alle 15.30 e alle 17 (di nuovo in due turni) si svolgerà l’Atelier Paesaggi Digitali, per scoprire, esplorare e creare nuovi paesaggi partendo da strumenti analogici e digitali. Sono invitati a partecipare i genitori e i bambini dai 5 ai 14 anni.
Agli stessi orari ecco Punti di Vista, interessantissimo laboratorio fondato sulle animazioni visive: i bambini dai 5 ai 14 anni sperimenteranno gli scatti fotografici, lo stop motion, i cambi di prospettiva e quelli di direzione, le trasformazioni animate…
Bulb è invece un laboratorio nel quale i ragazzi (sempre dai 5 ai 14 anni) impareranno a disegnare e creare con la luce, scoprendo i risvolti dell’apparizione e della scomparsa. I turni qui si dividono anche per età: alle 16 saranno coinvolti i ragazzi dai 5 ai 14 anni mentre alle 17 e alle 17.45 è il turno dei bimbi dai 2 ai 5 anni.
Alle 15.30 sarà per i ragazzi dai 5 ai 14 anni mentre alle 17 sarà dedicato ai più piccoli, dagli 0 ai 4 anni: parliamo dell’atelier “I tanti colori dei Bianchi e dei Neri, variazioni grafiche”, per scoprire le potenzialità di questi due colori poco conosciuti attraverso differenti strumenti grafici che lasciano segni diversi, su supporti di carta variegati.
Alle 17 ecco l’ultimo laboratorio, Stoffe Aromatiche, in un unico turno (per bimbi dai 3 ai 14 anni), a cura dei cuochi di Pause-Atelier dei Sapori e degli atelieristi del Centro, in collaborazione con ReMida e Cooperativa Pasta Rei. Un laboratorio bizzarro e curioso che mette in relazione i tessili con il cibo, in chiave sostenibile, con esposizioni di stoffe, ortaggi e frutta per scoprirli attraverso i sensi.
Non mancheranno gli appuntamenti per gli insegnanti, gli educatori e gli studenti (visite dialogate alle mostre e agli atelier, esperienze interattive nell’Atelier Raggio di Luce…) e gli appuntamenti Off, ad ingresso libero (che potete trovare sulla pagina dedicata alla Domenica al Centro, insieme alle modalità di iscrizione a tutti i corsi).
Tutte le informazioni possono essere recuperate anche allo 0522 513752 (da lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00) - mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Giulia Mandrino