Ma i pannolini scadono?
Martedì, 16 Giugno 2020 08:12Una domanda che molti genitori si fanno, soprattutto se fan dell’accumulo: ma i pannolini scadono? Quanto durano?
In realtà, sulle scatole la data di scadenza dei pannolini (spesso) c’è. Ma come per altri prodotti non cibari, quanto dobbiamo attenerci?
Ma i pannolini scadono? La risposta alla domanda di moltissimi genitori
La domanda: “ma i pannolini hanno una data di scadenza?” sembra strana, ma è tra le più comuni. Già, perché volenti o nolenti sono molti i genitori che si trovano con l’accumulo di pannolini per i bambini in casa. Un po’ per risparmiare, un po’ per comodità (per non trovarsi senza pannolini nei momenti peggiori), un po’ perché, beh, “al massimo li teniamo per un futuro pargolo”.
La risposta alla domanda non la si trova sempre sulle confezioni di tutti i pannolini, perché, come per altri prodotti, solamente la data di produzione deve essere riportata per legge: la data che troviamo stampata riguarda quindi la data di confezionamento, e non quella di scadenza (anche se alcuni marchi riportano anche la scadenza).
Solitamente, si calcola che i pannolini resistano più o meno tre anni dall’apertura della confezione. Di conseguenza, meglio non utilizzare i pannolini che hanno oltre tre anni.
Ma come, non sono eterni? No, soprattutto se profumati o contenenti gel e creme (questi elementi sono infatti molto deperibili e se a contatto con la pelle del bambino potrebbero provocare arrossamenti e irritazioni).
Il rischio, invece, con i pannolini senza profumi e senza lozioni è un altro, ovvero che questi, dopo qualche anno, non assorbano come dovuto. E anche i materiali, in generale, potrebbero perdere le loro caratteristiche, provocando problemi alla pelle del bambino.
Il nostro consiglio, quindi, è quello di non fare mai scorte eccessive di pannolini, per due motivi: per non avere scatoloni sempre in mezzo alle scatole e per assicurare ai nostri bambini i prodotti migliori, che non siano nocivi sulla loro pelle.
E non è vero che non accumulando non possiamo risparmiare. Esistono infatti servizi, come quello offerto da Lillydoo, per sottoscrivere un abbonamento di pannolini, per riceverli a casa ogni mese senza restare mai senza, e regolando la misura in base alla crescita del bambino, evitando così di comprarne in eccesso e facendo sì che non rimangano in dispensa per anni. Se, infatti, il nostro bambino cambia taglia, semplicemente possiamo inviare indietro i pacchi ancora chiusi, cambiare la taglia e ricevere quelli nuovi a casa. Senza il rischio che scadano!
Per provare il servizio di Lillydoo possiamo addirittura chiedere un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione, ricevendo così un pacco di pannolini super assorbenti della taglia di cui abbiamo bisogno e una confezione di salviette all’acqua!
Acidità di stomaco: non sottovalutare l’aspetto emozionale
Lunedì, 15 Giugno 2020 13:33Lo stomaco che brucia è una sensazione che molte persone sperimentano nel corso della vita, chi in maniera sporadica e chi in maniera continuativa. Quando l’acidità di stomaco diventa perenne, tuttavia, è normale cominciare a non sopportarla e a voler cercare di alleviarla e a trovare delle soluzioni.
A volte, tuttavia, le cause dell’acidità di stomaco non sono fisiche, ma mentali. In questi casi, è necessario riconoscere che ci troviamo di fronte ad una risposta psicosomatica del nostro corpo, in modo da uscire davvero dalla spirale dello stomaco che brucia.
Acidità di stomaco, non sottovalutare l’aspetto emozionale: spesso gastrite e acidità sono causati da stress, ansia e relazioni nocive
In gergo tecnico, si parla di gastrite e di acidità di stomaco. In pratica, parliamo del classico bruciore di stomaco, di quella sensazione che incendia il centro del petto e che a volte si manifesta anche con altri sintomi che causano forte disagio: gonfiore ed eruttazioni.
Di certo, aiutare lo stomaco attraverso una buona e corretta alimentazione è il primo passo da percorrere per poter stare meglio. Eliminare tutti gli alimenti pesanti, grassi e raffinati, fa si che lo stomaco possa sentirsi più leggero.
La seconda regola è chiedere consiglio al proprio medico, che in base alla nostra storia clinica e alla nostra situazione attuale, ci saprà indicare quale può essere la terapia migliore.
Il terzo passo, tuttavia, è più mentale che fisico, ed è collegato alle emozioni che proviamo. Lo stomaco è infatti strettamente collegato al nostro cervello. Molto spesso, quando soffriamo di acidità la causa è proprio di natura psicosomatica. Se quindi, non esistono cause organiche legate a questo disturbo, è necessario analizzarsi dentro, cercando di capire quali siano le emozioni che causano questo problema.
Coloro che soffrono maggiormente di gastrite e acidità sono infatti le persone che tendono a non affrontare i problemi, che vogliono avere tutto sotto controllo, che sono stressate e che ingoiano bocconi amari (metaforicamente). Tutto questo stress e questa ansia si accumulano esattamente nello stomaco, diventando nocive.
In pratica, “inghiottire” emozioni fa sì che queste arrivino direttamente nello stomaco. C’è chi prova orticaria e irritazioni sul corpo, chi si ritrova con dermatiti inspiegabili, e chi invece sente questo bruciore costante alla bocca dello stomaco.
Di conseguenza, trovare la causa, ovvero l’emozione che teniamo ingabbiata nello stomaco, è davvero benefico, tanto a livello mentale quanto fisico. Le condizioni psicosomatiche, infatti, non sono solo mentali, non sono “immaginarie”, ma sono assolutamente reali e possono influenzare negativamente la nostra vita e la nostra salute.
Se la gastrite è psicosomatica, inoltre, non c’è farmaco che tenga e che faccia effetto: l’unico modo per liberarsene è davvero curare i problemi emotivi che la causano. Un buono psicologo saprà quindi aiutarci a tirare fuori queste emozioni e ad analizzarle, vivendole, piuttosto che negandole e inghiottendole.
Anche da soli, tuttavia, possiamo cominciare ad analizzarci, cercando di capire se al bruciore di stomaco si affiancano anche altre condizioni, come l’ansia, lo stress, l’aggressività o la nocività delle relazioni.
Anche il rilassamento, il training autogeno e la meditazione sono valide terapie personali che possiamo mettere in atto: respirare meglio, pensare di più a noi stessi e diventare consapevoli di ciò che abbiamo dentro e di ciò che abbiamo attorno può davvero fare miracoli per il nostro stomaco, che finalmente, allentando quella tensione che disturba la digestione, può ricominciare a lavorare in armonia.
Come far sì che i bambini costruiscano un rapporto positivo con il cibo
Lunedì, 15 Giugno 2020 07:41L’alimentazione è un passaggio fondamentale della crescita e rappresenta essenzialmente il primo passo verso l’indipendenza del bambino, che dopo i primi sei mesi, attraverso lo svezzamento, può cominciare a nutrirsi da solo, piano piano. Essendo un passaggio così importante, lo svezzamento rappresenta quindi il primo gradino verso la costruzione dell’identità alimentare del bambino: non sottovalutiamolo, ma, anzi, cominciamo proprio da questo periodo a educare i bambini sul cibo e i nutrienti!
Come far sì che i bambini costruiscano un rapporto positivo con il cibo: i consigli per educare al meglio i nostri figli sull’alimentazione sana, fin dallo svezzamento
Cambiare abitudini è per l’essere umano qualcosa di davvero difficile. Soprattutto da adulto. Ecco perché è bene trasmettere abitudini sane e positive fin da bambini: ciò che diamo ai nostri figli è un bagaglio importantissimo, anche a livello di alimentazione. Un bambino che svilupperà un rapporto positivo ed equilibrato con il cibo fin dai primi anni di vita, infatti, avrà più possibilità di crescere diventando un adulto consapevole di ciò che mangia.
Partiamo dunque dallo svezzamento (o dall’autosvezzamento: le regole in questo senso non cambiano). La prima regola è quella di cercare sempre di rendere il tempo della pappa un momento positivo, familiare, libero da preoccupazioni (anche se le preoccupazioni, solitamente, ci sono, dal momento che i genitori stanno cercando di capire insieme al bambino le giuste quantità, la giusta frequenza, i giusti ingredienti…). Cerchiamo, poi, di proporre una pappa perfetta, che sia adatta ai bisogni del bambino e che sia - soprattutto! - sempre varia.
La varietà è infatti una regola d’oro per far sì che i bambini imparino ad apprezzare ciò che hanno nel piatto. Proporre fin da piccoli tanti sapori e tanti colori è quindi fondamentale.
Evitiamo poi le restrizioni obbligatorie perentorie, togliendo completamente zucchero, sale, bibite… Piuttosto che dire un perentorio “Non puoi averlo”, lasciamo che i bambini assaggino tutto, continuando però a proporre cibi sani ed equilibrati in tavola (e non solo a pranzo e cena, ma anche a colazione e a merenda). Sarà il bambino che costruirà il suo gusto. E, soprattutto, non sentendosi stretto nella morsa del “non puoi” non sentirà nemmeno così tanto la voglia di cibo pesante, zuccherato e saporito industrialmente.
Questo non significa assolutamente lasciare che i bambini mangino tutto (strafogandosi quindi di zucchero o cibo spazzatura). L’educazione alimentare, in questo senso, deve passare dall’abitudine e non dalla restrizione. In che modo? Semplicemente, continuando a proporre in tavola alimenti sani e variegati. A quel punto, anche i bambini si abitueranno allo zucchero della frutta e al sapore meno zuccherato delle nostre torte fatte in casa, trovando poi il gusto industriale e troppo dolce dei prodotti da forno confezionati troppo saporito. Apprezzeranno maggiormente dell’acqua con della menta piuttosto delle bevande alla menta piene di zucchero. Preferiranno piano piano le chips di verdura al forno alle patatine iper unte.
Questo non significa certo che abbandoneranno totalmente la voglia di junk food. È saporito, e non possiamo negarlo. Ma si abitueranno a così tanti sapori che quello sarà solo uno strappo alla regola, e non una voglia costante.
In allegato, un'interessante infografica sull'obesità infantile.
I benefici (scientifici) del “quiet time” pomeridiano
Venerdì, 12 Giugno 2020 14:09Diciamolo: è benefico anche per noi. Nel senso che durante il pisolino pomeridiano dei nostri figli riusciamo a prenderci un po’ di tempo per noi. C’è chi fa qualche faccenda, chi guarda la tv, chi sonnecchia, chi si fa una bella doccia… Ognuno ha il suo rituale. E quando i bambini sembrano non voler più dormire il pomeriggio? Il consiglio è quello di introdurre il “quiet time”, ovvero un momento di tranquillità pomeridiana che diventerà benefico tanto quanto il classico riposino.
I benefici (scientifici) del “quiet time” pomeridiano: come introdurre un momento di tranquillità pomeridiana con i bambini e perché
Il riposino del pomeriggio non è solo benefico per i genitori, anzi. Lo è anche per i bambini! Che spesso se saltano il riposino impazziscono letteralmente. A dirlo è addirittura la scienza, che ci consiglia quindi di farlo sempre, se i bambini lo richiedono! Ma quando non vogliono più coricarsi nel pomeriggio?
Sembra che ad un certo punto, infatti, i bambini ritrovino l’energia e che non abbiano più bisogno di sonnecchiare nelle ore pomeridiane. In realtà, il bisogno di riposare resta, anche se cambia un pochino.
Ecco perché possiamo cominciare a pensare ad una modifica delle abitudini: al posto del pisolino, cerchiamo di introdurre i bambini al “quiet time”, ovvero ad un momento di tranquillità pomeridiana che può durare da qualche minuto a una mezz’oretta, durante il quale bambini e genitori cercano un angolino solitario per impegnarsi in una attività tranquilla e quieta.
Potrebbe essere leggere un libro, fare le coccole ad un peluche, giocare ad un gioco “silenzioso” e tranquillo… I bambini troveranno da soli l’attività che preferiscono. L’importante, è che sia davvero silenziosa e quieta. Idem noi adulti: possiamo leggere una rivista, un libro, farci un tè, riposare sul divano…
Possiamo farlo ognuno nella propria stanza, oppure (con i più piccoli, quando non vogliono proprio dormire), nella stessa, ma ognuno in maniera indipendente.
In questa maniera, si ristabiliranno le energie perse fino a quel momento durante la giornata (anche se in maniera diversa rispetto alla classica dormita), e si introdurranno i bambini al tema della solitudine e dell’indipendenza, situazioni in cui crescendo si troveranno spesso nella vita, e che dovranno saper sfruttare e godere. Questo avrà effetti positivi anche sulla capacità di problem solving, dal momento che con il passare del tempo essendo questo “quiet time” un momento di tranquillità per tutti i bambini tenderanno a non disturbare gli altri se non in caso di estremo bisogno, arrangiandosi da soli.
Tra gli altri benefici troviamo anche lo sviluppo della creatività (dal momento che da soli i bambini si devono impegnare a cercare un’attività da svolgere in solitudine e che sia tranquilla), dal momento che la noia porta ad essere molto più creativi rispetto a quando siamo iper stimolati. Lo prova, ad esempio, questo studio, durante il quale ai bambini fu chiesto di creare qualcosa con la pasta modellabile. I bambini senza istruzioni crearono sculture e opere molto più elaborate rispetto ai bambini ai quali erano state date alcune istruzioni.
Importante è anche il risvolto personale, nel senso che un momento di solitudine fa molto bene a tutti, e permette, anche ai bambini, di porre il focus su se stessi, guardandosi dentro.
Bambini testardi, quando è troppo tardi per insegnare i limiti?
Giovedì, 11 Giugno 2020 08:05Chi ha bambini testardi lo sa: arrivati ad un certo momento, ci si chiede se la testardaggine sia dovuta all’educazione trasmessa. Spesso, infatti, se nei primi anni si è riluttanti a dire “no” e propensi a permettere cose, i bambini faticano a capire dove sta il limite, diventando, appunto, più testardi della media.
Se quindi i vostri bambini (dopo aver passato i terribili due!) vi sembrano troppo testardi e vi state chiedendo se sia già troppo tardi per insegnare i limiti, non preoccupatevi: in realtà non è mai troppo tardi.
Bambini testardi, quando è troppo tardi per insegnare i limiti: non è mai troppo tardi per cominciare a mettere dei confini
Dire “no” non è sempre sbagliato. E non serve dire “no” per insegnare il valore del “no”. Basta girare le frasi in modo da mostrare la positività della scelta. Invece di “non correre”, ad esempio, possiamo dire: “Qui è meglio camminare più lentamente”. Oppure al posto di “non puoi mangiare caramelle a pranzo” possiamo sostituire con: “A pranzo si mangia il cibo che troviamo in tavola, mentre le caramelle sono uno sfizio che ci concederemo più tardi”.
Insomma: non è vero che non utilizzare il “no” significa non mettere limiti e non insegnare ai bambini le regole che vogliamo seguano.
Detto questo, c’è anche chi questo “no” non riesce o non vuole dirlo. Non è così raro, e non è così strano: da genitori, sappiamo che spesso dire “no” è difficile, e per questo molti genitori si ritrovano a non dirlo quasi mai. Ritrovandosi tuttavia con bambini di quattro o cinque anni davvero testardi. Perché la conseguenza è proprio questa: che i bambini sentano che tutto è concesso loro, impuntandosi poi quando non ottengono ciò che vogliono, quando qualcuno va contro il loro pensiero o quando le cose non vanno come previsto.
La testardaggine di per sé non è un difetto, sia chiaro. È indice di una forte volontà e di una personalità decisa. Ma diventa un problema nel momento in cui i bambini utilizzano la testardaggine senza altri risvolti, ovvero senza mai ascoltare gli altri.
La prima regola per contenere questa testardaggine e per renderla qualcosa di positivo è quindi la comunicazione. Quando cerchiamo di dare dei limiti e dei “no” ai nostri figli, anche se ci fa male perché vediamo la loro reazione (spesso arrabbiata o triste), dobbiamo essere sicuri di ciò che imponiamo, spiegando allo stesso tempo le ragioni. È bene, infatti, mostrare che le regole e le decisioni sono prese per un motivo preciso, e non perché semplicemente la mamma o il papà hanno voglia in quel momento di dire “si fa così”.
Dobbiamo poi mostrare ai bambini che la loro rabbia e la loro tristezza non ci fanno stare male. Quando si intestardiscono su qualcosa, noi concediamo quella cosa, vero? Lo facciamo perché è naturale, ad un certo punto, evitare la tristezza dei nostri figli. Vorremmo che fossero sempre felici e sereni, e di conseguenza, anche inconsciamente, tendiamo a dire “sì” e a lasciare andare perché nel profondo scegliamo sempre la loro felicità. Quando i bambini vedono che fare qualcosa che non piace loro ci scombussola, tendono a impuntarsi su ciò che li rende felici per fare noi felici (anche se quella cosa sappiamo essere diseducativa). È un po’ un circolo vizioso. Se noi, al contrario, non mostriamo turbamento, loro captano qualcosa di diverso dalla preoccupazione e dalla tristezza. Percepiscono la bontà della regola. E si sentono allo stesso tempo sgravati dalla responsabilità di “essere sempre felici”.
Allo stesso tempo, è giusto che lasciamo loro vivere anche le emozioni negative, come la frustrazione. Quando non vogliono fare qualcosa, la frustrazione è il sentimento dominante. Ed è un sentimento che fa parte della vita. È normale volerglielo evitare, ed è per questo che diciamo “sì” davanti alle loro lamentele e ai loro scoppi. Ma dobbiamo imparare a fargli vivere le emozioni: lasciamo che capiscano cosa sia la frustrazione e che imparino a indirizzarla al meglio, senza che questa provochi accessi d’ira estremi.
In sostanza, quando i bambini sono testardi e non ascoltano, facendo ogni volta ciò che vogliono loro, dobbiamo imparare da genitori a dare dei limiti. Non è mai troppo tardi per farlo. Ma dobbiamo farlo. Perché ci saranno volte in cui possiamo mettere questi limiti, e altre volte in cui non riusciremo proprio, ma l’importante è che il bambino non sia sempre colui che prende la decisione.
Ci saranno esplosioni di rabbia, pianti e urla. È così, soprattutto all’inizio. Ma anche quelle sono emozioni, e dobbiamo prima di tutto essere noi genitori a riconoscerle come tali (se escono, significa che il bambino ha bisogno di esternarle), per poi farle riconoscere ai nostri bambini. Con decisione e senza paura di ferirli.
Il post-isolamento dei bambini, tra alimentazione e movimento
Mercoledì, 10 Giugno 2020 08:55Com’è andato il lockdown per i bambini? Non a livello educativo, ma a livello di alimentazione e movimento. Sicuramente le abitudini sono cambiate, ma è difficile capire se i bambini siano ingrassati o meno (come fanno sapere su Ansa): come consueto, infatti, aumenta anche la loro statura (in pochi mesi si alzano molto!) e di conseguenza è difficile capire se il loro fisico ha risentito dei mesi di isolamento.
Tuttavia, certe cose sono variate senza dubbio, rispetto ai periodi “normali”. Ecco perché in ogni caso è bene riprendere in mano la situazione, puntando il focus su alimentazione e sport. In altre parole: come recuperare i mesi persi durante questo lockdown per assicurare ai nostri bambini uno stato di salute ottimale?
Il post-isolamento dei bambini, tra alimentazione e movimento: come recuperare i mesi di ferma in lockdown
C’è chi ha riscoperto la buona cucina casalinga, sana e leggera; e chi, invece, ha puntato su delivery e cibi confezionati, perché stare in casa con i bambini e lavorare toglieva ogni energia. C’è chi ha fatto del movimento tutti i giorni, anche con i bambini, e chi invece non ha proprio avuto tempo.
In ogni caso, per quanto possiamo esserci impegnati, qualcosa nelle nostre abitudini è cambiato, e volenti o nolenti il movimento fatto è stato molto (ma molto!) meno del solito. Facciamoci caso: basta guardare i nostri smartphone, nelle app dedicate alla salute: i passi fatti durante il lockdown sono stati pochissimi. Idem le rampe di scale salite. E questi sono tutti movimenti che ogni giorno compiamo senza rendercene conto.
Anche l’alimentazione di certo è cambiata: se abbiamo preso nuove abitudini più sane, è bene mantenerle. Se invece abbiamo puntato sulla comodità, non disperiamo: non è mai troppo tardi per mettersi in riga. Soprattutto in estate, quando possiamo puntare sulla frutta più buona al posto degli snack confezionati e ridurre le quantità di cibo nei piatti (il caldo fa mangiare un po’ meno).
A darci qualche consiglio pratico è poi la professoressa Daniela Lucini, direttrice della Scuola di specializzazione in medicina dello sport ed esercizio fisico dell'Università degli Studi di Milano, che su Ansa ci parla proprio delle abitudini che dovremmo adottare in questi mesi estivi di post-lockdown:
“Adesso che i bambini e ragazzi sono ancora in casa e si ha tempo, si possono correggere errori e mantenere sane abitudini anche per il futuro. Andando incontro all'estate abbiamo la fortuna di avere tanta frutta e quindi la possibilità di sostituire brioche e dolciumi evitando zuccheri lavorati e raffinati, analogamente ad alimenti ricchi in conservanti, coloranti, come i salumi. Inoltre, se durante questi mesi si è mangiato di più perché ci si annoiava o c'era più cibo preparato dai genitori, bisogna correre ai ripari soprattutto perché nei ragazzi non è così facile capire l'aumento di peso visto che sicuramente saranno anche cresciuti in altezza”.
Per quanto riguarda il movimento, la professoressa Lucini raccomanda “almeno un'ora di esercizio fisico al giorno, ad esempio correre. In questo senso basterebbe andare al parco, giocare, camminare o andare in bici”. Bene anche i campi estivi e tutte le opportunità per non rinchiudere in casa i bambini.
Riassumendo, quindi: beviamo tanta acqua, mangiamo molta frutta (anche attraverso succhi e centrifugati freschi!), cerchiamo di uscire, fare movimento, giocare all’aperto, fare le scale, passeggiare…! E di divertirci in sicurezza.
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Il lockdown ha portato anche ad un abbandono delle buone pratiche ecologiche
Martedì, 09 Giugno 2020 12:19Il lockdown ha portato con sé tante cose. Ansia, stress, riscoperta dei piccoli piaceri, riscoperta dell’ambiente domestico, riscoperta dei rapporti, abitudini stravolte… Positive o negative, le conseguenze sono moltissime.
Ma tra gli aspetti negativi, ce n’è uno in particolare che ci ha molto colpito e su cui dobbiamo porre la nostra attenzione: il consumo di plastica durante questi mesi di pandemia è tornato a livelli altissimi. Ma dobbiamo di nuovo cambiare rotta velocemente, se non vogliamo incorrere in tremende conseguenze.
Il lockdown ha portato anche ad un abbandono delle buone pratiche ecologiche: meglio tornare a modulare il consumo di plastica, se vogliamo bene al nostro pianeta
La notizia l’ha riportata ieri Ansa: nella Giornata Mondiale degli Oceani, purtroppo dobbiamo tornare a parlare di plastica, con l’intenzione di porre nuovamente l’attenzione sugli aspetti negativi del suo consumo. Già, perché gli oceani ospitano l’80% delle specie viventi, ma sono minacciati proprio dalla plastica, a causa delle nostre cattive abitudini.
Le cattive abitudini di cui parliamo sono quelle relative all’utilizzo di oggetti usa e getta in plastica. Se fino ai primi mesi del 2020, infatti, l’usa e getta si stava riducendo (sostituito, nei casi inevitabili, dall’usa e getta biodegradabile), con il lockdown moltissime persone sono tornate sui vecchi passi.
Causa di questo aumento di consumo di plastica è stato il maggiore tempo rinchiusi tra le mura di casa. Stando in casa senza possibilità di uscire, si tende infatti a consumare molta più acqua in bottiglia (di plastica), a sfavore delle borracce riempite con acqua potabile del rubinetto.
“Nei tre mesi passati dall’inizio dell’emergenza coronavirus”, fanno sapere su Ansa, “una famiglia media di 4 persone, con un consumo medio giornaliero 2 litri di acqua (quantità consigliata) ha utilizzato ben 474,5 bottiglie da 1,5 l, pari a 18 kg di plastica. Questa scelta ha comportato l’impiego di 34,2 kg di petrolio utilizzato per la realizzazione del PET e 60,5 kg di CO2 frutto della produzione e del trasporto di questo quantitativo di bottiglie. Una famiglia di 3 persone, invece, ha consumato ben 356 bottiglie in PET da 1,5 litri in tre mesi, pari a 13,5 kg di plastica, 25,7 kg di petrolio e 45,4 kg di CO2”.
In azienda e fuori casa, tendenzialmente, usiamo quindi meno plastica. E stando a casa abbiamo visto come invece la plastica sia effettivamente moltissima (anche a causa della - normalissima! - pigrizia che ci ha preso durante questi mesi di lockdown): i contenitori della differenziata si riempivano velocemente e fino all’orlo, non è vero?
Ciò che questa notizia ci deve insegnare è semplice: dobbiamo tornare a pensare al nostro pianeta. Dobbiamo tornare a mettere in pratica le nostre abitudini green ed ecologiche. Dobbiamo fare più attenzione.
Le regole sono semplici, ma è bene rispettarle: facciamo sempre la raccolta differenziata; chiudiamo l’acqua del rubinetto mentre ci insaponiamo e ci laviamo i denti; cerchiamo di comprare frutta e verdura sfuse, non nella plastica, sfruttando borse in tela riutilizzabili; evitiamo gli imballaggi in plastica; al posto dell’acqua in bottiglia, scegliamo quella in vetro, oppure sfruttiamo le fontane potabili nei paesi e nelle città; scegliamo prodotti sfusi, come lo shampoo solido; evitiamo il sapone liquido nei contenitori in plastica a favore delle saponette incartate nella carta; usciamo sempre con una borraccia, evitando di acquistare bottigliette in plastica; sfruttiamo i programmi ecologici della lavastoviglie e della lavatrice; spegniamo sempre le luci non necessarie e i device tecnologici, non lasciandoli in stand-by…
Non sarà solo il nostro pianeta a ringraziarci; lo farà anche il portafoglio.
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5 Prodotti Smart per le mamme multitasking
Martedì, 09 Giugno 2020 07:49Essere genitori, come sappiamo, significa essere sempre attenti alle esigenze del nostro bambino, dalla pappa alla nanna, passando dai momenti di gioco insieme.
Ovviamente non è semplice occuparsi di tutto, soprattutto se si lavora o si ha poco aiuto in casa.
Per fortuna, al giorno d’oggi, la tecnologia ci viene in soccorso, presentando moltissimi prodotti in grado di aiutare le mamme a prendersi cura del proprio bambino, così da non tralasciare altri aspetti molto importanti, come la cura di se stesse, della casa, del lavoro e, in generale, di tutte le fasi che compongono la nostra routine.
In questo articolo, quindi, vedremo 5 prodotti smart per le mamme multitasking, che vi aiuteranno in ogni momento della giornata.
Mamme multitasking: 5 prodotti must-have
La tecnologia è una parte integrante della nostra vita, che ci accompagna dai momenti più pratici a quelli più di intrattenimento.
Quando parliamo di tecnologia, ci viene naturale pensare agli smartphone all’ultima moda, a computer avanzati, o altri strumenti elettronici. Tuttavia la tecnologia, come viene definita anche nell’Enciclopedia Treccani, altro non è che tutto ciò che viene prodotto per con il fine di migliorare le condizioni di vita umane.
Per questo motivo, risulta chiaro come l’innovazione tecnologica possa essere usata anche durante le fasi della maternità, agevolandone le pratiche quotidiane.
Ora vedremo, infatti, 5 prodotti tecnologici e smart che possono aiutare le mamme e i papà super impegnati, a svolgere tutte le attività nel migliore dei modi.
Passeggino leggero
Il primo prodotto di cui parleremo è il passeggino, ovviamente immancabile in ogni famiglia con un bimbo piccolo. In commercio esistono davvero moltissimi modelli e marche di passeggini, ma quali sono quelli più smart in grado di agevolare mamme e papà? Sicuramente i passeggini leggeri e ultraleggeri che, con un peso a volte inferiore ai 10 kg, permettono di essere trasportati e sollevati con estrema facilità.
Per conoscere quali sono le caratteristiche di questo prodotto, consigliamo di leggere questo articolo di lovelifestyle.it sui migliori passeggini leggeri oggi in commercio.
Robot da cucina
Un alleato infallibile delle mamme e dei papà che devono destreggiarsi tra i bisogni del proprio piccolo e la cucina. Con un robot da cucina, non solo si risparmierà tempo prezioso per la preparazione dei pasti, ma si avrà anche la possibilità di sperimentare nuove e deliziose pappe per il proprio bimbo.
Scalda biberon
Lo scalda biberon è un prodotto che accompagna le giornate dei neo-genitori da molti decenni. Ma sapevate che in commercio ci sono scalda biberon programmabili? Per non parlare degli scalda biberon, cuoci pappa e sterilizzatore 3 in 1! Di certo di grande aiuto nei primi mesi di vita del bambino.
Tiralatte indossabile
Un altro oggetto tecnologico legato alla maternità, che aiuterà a risparmiare tempo e agevolare l’allattamento è il tiralatte indossabile Willow Pump 2.0, presentato al CES 2019, che permette quindi alle mamme di potersi agevolmente muovere o sbrigare altre faccende, durante il pompaggio di latte.
Sensore per pannolini
Anche questo è un ultimo ritrovato tecnologico, presentato al CES 2019 e si chiama Monit. Si tratta di un sensore dotato di intelligenza artificiale che viene applicato al pannolino e che è in grado di comunicare, tramite app sul nostro cellulare, lo stato del pannolino, così da sapere subito se è il caso di cambiarlo o meno.
Questi erano solo 5 prodotti smart per agevolare il lavoro delle mamme nella cura del proprio bambino. Per conoscere altri interessanti prodotti super tecnologici per le mamme moderne, presentati al CES 2019 suggeriamo di dare un’occhiata a questo interessante articolo di Wired con una classifica di 10 prodotti tech per neonati.
Buona (strana) fine della scuola, cari bambini
Lunedì, 08 Giugno 2020 13:49Interrogazioni ad occhi chiusi, spostamenti di computer per provare l’assenza di bigliettini, lezioni su Zoom, su ClassRoom, su piattaforme mai sentite… E poi compiti, compiti, compiti, ripassi e nuovi argomenti imparati a casa, e non a scuola. Perché la scuola era chiusa. Perché una pandemia mondiale ha reso quest’anno scolastico indimenticabile. Nel senso che non ce lo dimenticheremo mai. Né noi genitori, né voi ragazzi, che avete vissuto sulla vostra pelle e in prima persona uno dei periodi più strani, tragici e provanti della storia dell’uomo.
Ora la scuola è finita. Ma che strana, questa campanella che (non) suonerà.
Buona (strana) fine della scuola, cari bambini: grazie per tutto ciò che avete sopportato in questa pandemia
Non suonerà la campanella dell’ultima ora e non ci saranno le vostre tradizionali e bellissime urla di sfogo per la fine di un altro anno scolastico. Non ci sarà la corsa fuori dalle classi per raggiungere l’estate. Non ci sarà lo scambio di indirizzi per le cartoline, lo scambio di abbracci con amici che sapete già che rivedrete solo a settembre, lo scambio di numeri di telefono dei genitori per tenervi in contatto.
Non era facile. Non è stato facile. Inizialmente sembrava impossibile. Ma già nei primi giorni di lockdown siete riusciti, ragazzi e insegnanti, a raccogliere tutte le vostre forze, accettando (spesso di buon grado, qualche volta con meno entusiasmo!) i cambiamenti, le imposizioni, l’annullamento di ogni contatto sociale reale con i vostri compagni, con i vostri insegnanti.
Siete stati a casa, muovendovi pochissimo e giocando tantissimo, studiando come possibile e impegnandovi comunque, anche se non credevamo possibile che tutto questo potesse durare più di un paio di settimane. E invece le settimane si sono trasformate in mesi, e se non abbiamo perso l’anno scolastico è proprio anche grazie a voi!
Sapete? Quest’anno, con tutti i cambiamenti che stanno avvenendo, probabilmente lo studieremo sui libri di scuola. Il duemila e venti. Il venti venti. Con la pandemia, le manifestazioni contro il razzismo (eh già, nel 2020 ci ritroviamo ancora a doverlo combattere, questo schifo di razzismo), i cambiamenti degli equilibri mondiali…
E voi (insieme ai vostri insegnanti!) l’avete vissuto in prima persona. Con coraggio e forza. Perché se nei primi giorni potevate (forse!) bighellonare e gioire di quegli inaspettati giorni a casa, quando le porte si sono chiuse del tutto, tenendovi intrappolati tra quattro mura, avete fatto ciò che vi è stato chiesto. Saremo stati sicuramente una rottura, e voi a volte ci avete reso tutto più difficile (capita!), ma in fondo bisogna riconoscere che i compiti appena svegli, le chiamate con insegnanti e compagni, le interrogazioni un giorno sì e uno e tutto ciò che vi è stato imposto lo avete fatto. Ed è grazie a voi se a settembre non si dovrà tornare indietro di un anno scolastico.
Ora, quindi, buone vacanze. Non saranno vacanze semplici, né per voi né per noi genitori. Ma vi auguro che nonostante tutto siano serene, divertenti e piene di vita! Ve lo meritate.
Photo by Julia M Cameron from Pexels
Posate, piatti e accessori che facilitano la vita dei genitori
Giovedì, 04 Giugno 2020 13:54Il momento del mangiare insieme è importantissimo: spegniamo la tv e chiacchieriamo! E fin da piccoli è bello interagire con i nostri bimbi a tavola. Fin da quando cominciano a mangiare da soli e a condividere ciò che mangiamo noi. Ma in ogni caso, prima o dopo lo svezzamento, per molti genitori far mangiare i bambini rappresenta anche un momento di stress: piatti che si rompono, forchette che sembrano pericolose, vestiti da lavare dopo un minuto, pavimenti che si riempiono di pappa…
Come fare per rendere i pasti un pochino più tranquilli? Con questi oggetti!
Posate, piatti e accessori che facilitano la vita dei genitori: cosa acquistare per rendere pranzi e cene più tranquilli e senza stress
Ormai anche i bambini amano i piatti orientali. E una buona idea è lasciare che li mangino proprio come in Oriente, con le bacchette, dato che è anche un buonissimo esercizio di manualità fine. Tuttavia, è certamente difficile, soprattutto le prime volte. Ecco quindi le bacchette facilitate!
Addio capricci per le carote e i piselli che toccano il purè: la soluzione è semplice, e si chiamano “divisori”. Questi piatti in bambù lavabili per bambini sono perfetti, perché hanno piccole pareti divisorie che permettono al cibo di stare al suo posto.
La ventosa a volte è una buona idea: questa sotto la scodella è perfetta per i mesi di svezzamento, quando le manate dei bambini rischiano ogni secondo di farci rovesciare tutto sul pavimento!
Per lo stesso motivo, viva il bicchiere antigoccia! L’avete mai provato? Non tornerete più indietro: di tratta di un bicchiere con un bordo da cui i bambini possono bere ovunque (su tutto il cerchio, quindi), ma che se capovolto non sgocciola mai. Sembra magia!
Il bavaglio di silicone, poi, è ormai imprescindibile (ed ecologico: non dobbiamo fare mille lavatrici ogni volta!).
A volte, quando i bambini non mangiano, basta aggiungere un po’ di fantasia ai piatti. Ecco quindi qualche forma per sandwich, biscotti, waffle e frutta per rendere tutto divertente in pochissimi secondi.
La learning tower, poi, può diventare davvero utile, soprattutto per rendere partecipi i bambini in cucina fin dai primi anni. Per saperne di più, ecco un articolo sulle learning tower montessoriane.
E per i bambini che vogliono sentirsi grandi, ecco delle posate in acciaio proprio come quelle di noi adulti, ma pensate apposta per loro.