Cosa significa crescere figli indipendenti? La seconda puntata di #4mamme
Giovedì, 08 Giugno 2017 11:30
Rieccoci con il nostro commento sul programma 4Mamme, in onda su Fox Life ogni mercoledì! Ieri è andata in onda la seconda puntata, e devo dirlo: per mio gusto personale è stata ancora più interessante della prima, perché ho riscontrato molti punti in comune con alcune mamme.
Ma scopriamole una per una:
Claudia è una mamma che si definisce indipendente. Ama trascorrere tempo con le figlie, ma si sente molto distante da quelle che lei definisce “mamme cozze”, mamme apprensive che passano la loro giornata tra effusioni con le bambine e risposte troppo pronte e svelte a tutte le loro richieste. Il suo obiettivo è creare figlie indipendenti e forti, in grado di cavarsela da sole, sicuramente non mammone. Di lei ho apprezzato molto il fatto di responsabilizzare le bambine, permettendo di partecipare alla quotidianità della casa
Silvia, la seconda mamma, è una madre e donna molto dolce, elegante, il cui percorso è piuttosto complesso. Queste vicessitudini l’hanno portata a diventare una mamma che punta molto alla comunicazione fisica con la sua bambina. È anche una mamma molto presente, e per questo motivo le loro giornate sono ricche di baci, abbracci e interazione. Mi sono sentita molto vicina a lei nel suo modo di coccolare la piccola e dimostrarle fisicamente il suo amore.
Ester è la terza mamma che ha fatto parte alla seconda puntata ed è una mamma eco e friendly: molto attenta al concetto di sostenibilità ambientale, tiene molto ai suoi valori che cerca di comunicare alle sue bambine, in modo che li facciano loro a loro volta. È anche molto giocherellona e sportiva e ama mettersi in gioco (anche con le bimbe). Adoro i suoi valori e principi e il suo lato giocoso, che purtroppo mi rendo conto spesso mi manca.
Miguelina è la mamma caraibica di 4mamme: originaria di Santo Domingo, è separata e ha un bimbo di nome Daniel. È molto positiva e sorridente, forse anche grazie al suo percorso tortuoso che l’ha portata a doversi ambientare nella fredda Milano dopo una vita passata ad un’altra latitudine. Con il suo bimbo Daniel è molto dolce, e gli trasmette energie positive e serenità. Ho amato il suo pic nic sul tappeto e la capacità di ascoltare il suo piccolo.
In merito alla puntata di oggi vorrei soffermarmi su un concetto a me molto caro: quello di indipendenza. Cosa significa crescere figli indipendenti?
Per indipendenza si intende “la capacità di sussistere e di operare in base a principi di assoluta autonomia”: essere indipendenti è un istinto naturale per l’adulto sano, come quello di respirare e mangiare.
Quello a cui dobbiamo puntare è distinguere i bisogni di indipendenza del bambino e incoraggiarli, così come sostenere e accogliere le esigenze di contatto, le richieste di aiuto e i bisogni in generale. Il bambino nasce totalmente dipendente dalla mamma: non può sopravvivere senza di lei, senza il suo seno e ancora prima senza il cordone ombelicale nella sua pancia. È semplice per noi comprendere la loro “dipendenza” fisica, mentre non è altrettanto facile capire quella psicologica.
L’indipendenza infatti si acquisisce con gradualità, attraverso non anni, ma decenni. Forzare questa caratteristica nel bambino è fuorviante perché, come sempre quando parliamo di educazione, si rischia di saltare i passaggi fondamentali, quelle solide basi e quei pilastri che permettono di costruire la sua forza emotiva. Ed è proprio la solidità emotiva che gli consentirà di essere e di sentirsi così forte da potersi staccare dalla mamma.
Paradossalmente storciamo un po’ il naso quando i nostri figli ci chiedono di fare le cose da soli, come versare l’acqua nel bicchiere: questo perché comporta un rischio a livello di tempo e di sforzi importante per noi, perché è molto probabile che il versi l’acqua per terra e a noi tocchi pulire. Comprensibilissimo.. Di nuovo però, paradossalmente, sono proprio questi i primi passi verso l’indipendenza, per costruire quella sicurezza che fa pensare loro: “anche senza la mamma qualcosa posso fare”. Non solo, a mio parere, dovremmo consentire ai nostri figli di fare cose da soli anche nei primi 3 anni di vita, ma dovremmo anche sostenerli e incoraggiarli in ciò.
Vogliono vestirsi da soli? Incoraggiamoli, non importa se la maglia non si abbina ai pantaloni (chiaramente se proprio quel giorno abbiamo un incontro importante o un evento possiamo di certo consigliare loro qualcosa di più indicato; ma nella quotidianità passiamoci sopra).
Questo perché è fondamentale stimolare il desiderio si essere indipendenti, e di legittimarlo. Una volta che mi sentirò sicuro di me sentirò di avere le capacità per allontanarmi e camminare da solo: questo sente il bambino.
Altro invece è il bisogno di sapere che la mamma c’è: i bambini - e chiaramente ancora di più i neonati - hanno la necessità di sapere che la mamma e il papà ci sono, sempre e comunque, quando loro hanno bisogno. Questo paletto fondamentale per il loro benessere si costruisce a mio modo di vedere rispondendo alle loro chiamate e ancor più non sminuendo i loro bisogni. Il piccolo cade, piange e si gira a guardare la mamma, inizia a lacrimare per chiedere il suo aiuto: la mamma corre da lui, lo abbraccia, lo bacia, guarda la sua inesistente bruciatura e lo tranquillizza. La nostra mente di adulto lo sa che non è nulla, che non c’è motivo di piangere e di correre verso di lui: ma il bisogno del bambino non è fisico ma emotivo. ”Mamma mi sono spaventato, aiutami a gestire la situazione, a rielaborarla, fammi sentire il tuo amore e il tuo contatto dopo la paura”: significa questo.
Il problema è che noi adulti vedendo questa situazione percepiamo solo il lato razionale dell’accaduto, mentre il bisogno è emotivo.
Così un neonato è all’inizio della sua “esperienza di uomo”: inizia questo viaggio senza la capacità di fare nulla per se stesso ed è, come abbiamo detto prima, totalmente dipendente. Lui ha bisogno di apprendere come fare ogni cosa.
Per farlo ha bisogno di tempo, di insegnamenti e di pazienza: ma prima di ogni altra cosa ha la necessità di aver riconosciuti i suoi bisogni primari che non sono solo fisici ma anche emotivi, come il contatto pelle a pelle con la mamma o il bisogno di sentirsi preso in braccio quando chiama. Questi non sono vizi, ma bisogni essenziali.
Gravidanza, la spa in casa con il pancione
Mercoledì, 07 Giugno 2017 08:03La gravidanza è quel momento della vita di una donna durante il quale tutto cambia. E a cambiare, naturalmente, prima di tutto è il corpo. Pian piano i mesi avanzano, cominciano i fastidi dovuti anche al peso portato. Ma chi l’ha detto che non si possa trovare sollievo rilassandosi e prendendosi del benefico tempo per se stesse?
Quando il piccolo arriverà ritagliarsi questi momenti sarà un po’ più difficile, quindi accettate il nostro consiglio: prendetevi un paio d’ore e preparatevi un bagno come si deve, con oli essenziali e sali pensati appositamente per rilassarsi ancora di più, per sentire meno il peso della pancia e per alleggerire anche lo spirito, oltre ai fastidi della gravidanza!
Gravidanza, la spa in casa con il pancione: il bagno perfetto per le donne in gravidanza, rilassante, tonificante e rigenerante
Il trattamento che vi proponiamo in una spa verrebbe chiamato balneoterapia, e cioè terapia del bagno, dell’acqua. Insomma, un bagno super rigenerante che rilassa, tonifica e alleggerisce. Perfetto per le donne in gravidanza.
Iniziate riempiendo la vasca con anticipo e chiudendo la porta del bagno. In questo modo si creerà un leggero vapore, tanto benefico quanto il bagno stesso. Tenete la temperatura dell’acqua tra i 30 e i 35 gradi (ma solo se non soffrite di capillari fragili; in quel caso abbassatela un po’), quindi cominciate a mischiare all’acqua gli elementi della nostra balneoterapia.
Per un po’ di atmosfera, però, accendete preventivamente qualche candela qua e là nel bagno, e spegnete la luce principale della stanza, lasciando accesa solo - eventualmente - quella più tenue dello specchio.
Aggiungete all’acqua del bagno un po’ di bicarbonato di sodio, quello che utilizziamo di solito in cucina. In questo modo la sostanza agirà sulla pelle, la pulirà in profondità dalle tossine e la lascerà liscia, morbida e levigata, proprio come una crema miracolosa.
Scegliete quindi l’olio essenziale che preferite, in base alle esigenze.
- Se, ad esempio, sentite il bisogno di energia in un momento un po’ down, mischiate tre gocce di olio essenziale di sandalo, tre di limone e tre di mandarino.
- Defaticante è anche il mix sandalo, vaniglia e neroli.
- Rinfrescante ed emolliente è il bagno con geranio, timo, lavanda e menta.
- Se, invece, volete rilassarvi a fondo, la lavanda farà al caso vostro. In questo caso potete aggiungere nell’acqua anche qualche rametto di melissa (magari preso dal vostro giardino o dal balcone!): questa pianta dal profumo di citronella è ottima per distendere i nervi e per calmarsi a fondo.
- Anche l’olio essenziale di rosmarino fa bene in caso di stress o di ansia: allevia infatti il nervosismo, oltre a depurare dalle tossine.
Un’altra idea per un bagno in gravidanza davvero perfetto e rigenerante è aggiungere all’acqua dei sali da bagno. Potete usare il sale grosso da cucina, ma ancora meglio agiscono i sali del Mar Morto, ricchi di oligoelementi e preziosi contro la ritenzione idrica che spesso accompagna il momento della gravidanza. Sono drenanti e tonificanti, ma anche antinfiammatori e quindi ottimi in caso di problemi della pelle (e in questo caso fa benissimo aggiungere anche due cucchiai di avena). Noi li scegliamo sempre naturali al 100% (come questi), puri ed efficaci contro la sensazione di stanchezza. Ne bastano quattro o cinque cucchiai colmi per un bagno.
Prendetevi almeno mezz'oretta, rilassandovi, leggendo un libro o ascoltando la musica che più vi aggrada (i toni tenui della musica classica sono i più indicati, ma potete scegliere il sound che preferite, purché sia leggero e rilassante). Quindi uscite dalla vasca, asciugatevi con un panno morbido (magari scaldato sul termoarredo!) e idratate la pelle con una crema idratante naturale, per sentirvi ancora meglio! Sarà un toccasana, senza dubbio, che farà bene tanto al corpo quanto alla mente.
VisitElba: il nostro weekend sull’Isola d’Elba tra benessere e attività per la famiglia
Mercoledì, 07 Giugno 2017 07:13VisitElba: il nostro weekend sull’Isola d’Elba tra benessere e attività per la famiglia
La nostra avventura alla scoperta di questa splendida isola è iniziata venerdì 26 maggio. Un viaggio su un’isola meravigliosa, una meta ancora poco battuta dalla bellezza incontaminata, con lati selvaggi e naturali impagabili (da godere anche con un noleggio auto, se non l'abbiamo)..
Essendo distante da Milano circa 400 chilometri, il viaggio in macchina dura suppergiù 4 ore. Arrivati al porto di Piombino ci imbarchiamo su uno degli oltre 100 traghetti che ogni giorno battono la tratta (con diverse compagnie, come MobyLine e Toremar). Dopo circa 50 minuti raggiungiamo finalmente Portoferraio, il porto di attracco principale (ma non l’unico) dell’Isola. Il viaggio in traghetto ci permette di apprezzare un panorama splendido, ma diventa in un attimo un momento divertente e rilassante tanto per i grandi (si può prendere il sole nel solarium della nave con una vista mozzafiato!) quanto per i piccoli, con una sala giochi tutta dedicata a loro. Dal mare l’isola appare rigogliosa e si eleva nell’acqua blu del mar Tirreno.
Scesi dal traghetto la nostra prima tappa è la località Innamorata (Capoliveri), un luogo che dista circa trenta chilometri da Portoferraio; lì dormiamo nel delizioso Villaggio Turistico Innamorata - http://www.villaggioinnamorata.it - , proprio a 2 passi dal mare, sulla splendida spiaggia dell’Innamorata. Il villaggio è un insieme di piccole e bianche costruzioni nascoste tra le palme e le buganvillee viola, tipiche dell’isola. Le stanze e i mini-appartamenti sono elegantemente ristrutturati, spaziosi, attrezzati con un piccolo angolo cottura e dotate di ogni confort. Siamo entusiaste di essere arrivate finalmente alla meta e non vediamo l’ora di partire subito per la località Capoliveri.
Il piccolo borgo antico con le sue viuzze, che si snodano fino alla piazza centrale, brulica di piccoli ristoranti, negozi di artigianato locale e di deliziose boutique. Ci fermiamo per un aperitivo nella piazza centrale, al Bar Controvento, dove assaggiamo un delizioso aperitivo Elbano composto da Angostura, Lime, Aperol, Mortella, Arancia e Soda.
La serata prosegue quindi con una cena a base di piatti tipici locali di pesce (alici, cozze ripiene, polpo con le patate, insalata di tonno, pasta alla granseola...), il tutto sorseggiando il vino bianco tipico dell’Elba, l’Aleatico. Vista la giornata intensa rientriamo in camera e crolliamo in un sonno profondo.
La mattina seguente, sabato, è ora della passeggiata outdoor. Dopo la sveglia di buon’ora e la colazione rigenerante partiamo per la penisola del Calamita, con le sue bellezze naturali e le antiche miniere. Con noi sono presenti due splendide guide per raccontarci tutte le bellezze di questa vasta zona dell’isola con scorci naturali stupendi. Il mare è così cristallino e limpido da vedere anche il fondale.
La caratteristica principale della Penisola del Calamita è la presenza di vasti giacimenti di magnetite e granito. L’Isola d’Elba è infatti una terra ricca di minerali e nel suo sottosuolo sono presenti due plutoni granitici, corpi rocciosi di varie dimensioni che si formano quando il magma proveniente dalla crosta terrestre rimane imprigionato nella terra e si raffredda lentamente. Questo fenomeno permette agli elementi contenuti nel magma di cristallizzarsi formando così minerali come il granito.
Ma l’isola è bellissima anche dal punto di vista faunistico: moltissimi uccelli e specie autoctone, come il Gabbiano Corso, vivono sulle sue pendici, e molti grandi mammiferi la sfruttano come punto di passaggio migratorio. Le balene, infatti, passano spesso tra l’Isola d’Elba e Capraia, per risalire fino al golfo del Leone sotto Marsiglia. I delfini, invece, ci sono tutto l’anno: basta spostarsi quindi di un chilometro dalla riva per trovarne grossi gruppi, nuotando anche con loro!
Proprio dal punto in cui ci troviamo a fare trekking, vediamo in lontananza l’Isola di Pianosa, raggiungibile in un’ora di barca. L’isola, che fino a pochi anni fa era un carcere di massima sicurezza, ora è a tutti gli effetti una località turistica. La visita al carcere, escursioni, trekking, kayak, mountain bike, snorkeling e immersioni: anche Pianosa offre molto per le famiglie. Anche perché dall’Ottocento sull’isola vige il divieto di attracco, e di conseguenza la fauna marina (così come quella terrestre) è rigogliosissima e incontaminata.
Alla fine della nostra camminata nella penisola del Calamita, arriviamo nella spiaggia del Cannello, raggiungibile solo via mare e quindi luogo ideale per rilassarsi senza troppa gente attorno. L’acqua è gelida, cristallina e pulitissima. Ci gustiamo un piccolo aperitivo prima di pranzo, tutto a base di frutta fresca. La spiaggia ha un caratteristico colore nero dato dalle polveri della lavorazione dei materiale ferrosi ed è piena di grossi sassi.
Dopo un paio d’ore di riposo tra sole e mare, ci spostiamo alla volta del museo della miniera, dove ci attende un bel pranzo con prodotti locali. Rientriamo quindi al nostro villaggio nel tardo pomeriggio. Una doccia veloce e subito fuori per un aperitivo al tramonto nella splendida baia di Morcone, a pochi chilometri da Capoliveri.
L’ultimo giorno, domenica, dopo la colazione sana e naturale è tempo di dirigerci al golfo della Biodola, a una mezz’oretta di automobile da Capoliveri. Relax e benessere: sono questi gli ingredienti della giornata, che passiamo in una località da sogno. La Baia Bianca Suites è infatti una nuova struttura composta da 12 suites che vanno dai 60 ai 90 mq, con cucina e 2 o più camere, con ogni tipo di comfort e un arredo di buon gusto. Le suites più lussuose hanno anche una vasca idromassaggio nel giardino!
Il mood dell’hotel? “Feeling at home”. E lo si percepisce subito. Perché all’arrivo notiamo subito come l’ambiente così sofisticato e curato venga reso piacevolmente semplice e famigliare, grazie allo staff gentile e disponibile. Non essendoci molte stanze la struttura è molto silenziosa e l’ambiente rilassante. L’hotel è comunque pensato per le famiglie: i piccoli ospiti possono godere di un fun-park integrato nella struttura, di un kids club sempre attivo dalle 9.30 alle 23.30 e della splendida spiaggia attrezzata (un servizio incluso nelle suites) proprio a due passi dall’hotel, dove è possibile svolgere attività marine di tutti i tipi (diving, noleggio gommoni, noleggio barche, wind surf...).
Anche chi viaggia in coppia, o chi semplicemente ha voglia di godere dei servizi benessere offerti da questa struttura senza necessariamente pernottarvi, non deve preoccuparsi: si possono prenotare anche massaggi shiatsu, sessioni di yoga o acqua gym. E dopo questa parentesi sulla bellissima location, andiamo con mano a testare i servizi dell’hotel.
Ci aspetta infatti una intensa e rinvigorente sessione di Yoga accompagnata dal rumore delle onde e dalla brezza marina. E solo dopo esserci rigenerate e ricaricate passiamo alla prova di un trattamento shiatsu. Lo shiatsu è una disciplina orientale e il trattamento è caratterizzato da una decisa e vigorosa pressione con le mani, con le dita con parti del braccio dell’operatore su tutte le aree del nostro corpo. Beh, quello che posso dirvi è che sono state esperienze appaganti, rilassanti e perfette per ritagliarci del tempo per noi stesse.
A pranzo ci facciamo coccolare dalle prelibatezze servite dal Baia Bianca Suites, dove si possono apprezzare sia la cucina locale sia una cucina più leggera con insalate di quinoa, pesce fresco, humus, avocado e tanto altro.
Purtroppo, però, come il nostro weekend elbano sta giungendo al termine anche la giornata al Baia Bianca Suites. La sera torniamo quindi al villaggio dell’Innamorata, dove gustiamo due pietanze locali (inbollita di fichi e pane Cerimito) e l’ultimo, perfetto tramonto dell’Elba. Perché perfetto? Perché è proprio dalla spiaggia dell’Innamorata che, a quanto pare, è possibile vedere il tramonto migliore dell’isola!
8 pappe di pesce per lo svezzamento
Martedì, 06 Giugno 2017 13:29Due, tre volte a settimana il pesce, soprattutto quello azzurro, fa molto bene ai bambini, per il suo contenuto di Omega 3. Il consiglio di molti nutriziosti è quindi quello di inserirlo nella loro dieta a partire dai sette mesi, durante lo svezzamento.
La buona notizia è che cucinare il pesce per i più piccoli è anche molto semplice. Vi proponiamo quindi le nostre ricettine leggere per lo svezzamento, che piacciono davvero molto ai bambini e che sono facilissime da preparare.
7 pappe di pesce per lo svezzamento: come preparare ai nostri bimbi il pesce durante lo slattamento
1) Cominciamo con il nasello al vapore, ottimo e leggero. Prendete 50 grammi di filetto di nasello sfilettato e pulito per bene, quindi mettetelo nel cestello del vostro cuoci pappa con funzione di cottura al vapore, insieme a tre pomodorini tagliati a metà (attenzione però prima dell’anno di età: potrebbero esserci problemi di allergie, quindi attenti se c’è familiarità). Lasciate cuocere per dieci minuti, quindi servite con un filo d’olio a crudo e un goccino del sughetto che si è formato durante la cottura.
2) La stessa ricetta la potete utilizzare con il salmone e il branzino, ricordandovi sempre di pulire molto bene i filetti.
3) Con la sogliola a noi piace preparare delle crocchette, soprattutto quando i bimbi sono un attimo più cresciuti da apprezzare anche la forma! Bastano 150 grammi di sogliola pulita, mezza patata lessa e un cucchiaio di corn flakes. Dopo aver lessato la patata, schiacciatela con una forchetta e tenetela sa parte. Frullatela quindi con il filetto di sogliola e formate delle crocchette, passandole sui corn flakes e mettendole quindi su una teglia foderata di carta forno. Passate un filo d’olio d’oliva e infornate a 180 gradi per circa 40 minuti in forno statico.
4) L’altra versione di crocchette, le palline alla sogliola, carote e zucchine, è più morbida e prevede più verdure. Prendete 200 grammi di sogliola pulita, una patata, una carota, una zucchina, dell’olio, del pangrattato. Lessate la patata e schiacciatela con la forchetta, quindi lavate e tagliate la carota e la zucchina e grattugiatele, cuocendole in padella con un po’ d’acqua per un quarto d’ora. Prendete ora i filetti di pesce e frullateli, unendoli poi alle verdure e a una manciata di pan grattato. Formate delle palline e mettetele su una teglia coperta da carta forno, infornando a 180 gradi per circa 20 minuti dopo aver unto un pochino la teglia con dell’olio evo.
5) Il pesce si presta bene anche per le pappe. Come questa, al merluzzo e patate al vapore. Tagliate a pezzetti piccoli una patata pelata e mettetela nel cestello del cuoci pappa insieme a 50 grammi di merluzzo sfilettato, lasciando cuocere per circa trenta minuti. Passate quindi al frullatore il pesce e la patata cotti, omogeneizzandoli. Aggiungete, versando la pappa nel piatto, un cucchiaio o due di pappa pronta al miglio e mescolate bene, servendo poi con un filo d’olio evo a crudo.
6) Altra versione della pappa di pesce è la vellutata platessa, patate e zucca. Cuocete al vapore 50 grammi di platessa pulita con una patata a pezzetti piccoli e una fetta di zucca a tocchetti, per circa trenta minuti, fino a che tutto sarà morbido. Omogeneizzate tutto con un cucchiaino di olio evo e uno di brodo di cottura.
7) Infine, ottimo è l’omogeneizzato di pesce fatto in casa, utile in caso di pasti fuori, perché basta metterlo in comodi barattoli (da utilizzare quindi al posto di quelli comprati al supermercato). Prendete 50 grammi di sogliola, 50 di nasello e 50 di salmone (puliti e senza spine), una patata e qualche verdurina di stagione. Noi, ad esempio, utilizziamo gli spinaci e i fagiolini. Lavate tutte le verdure e sbucciate la patata, tagliandola a pezzetti. Inserite nel cestello per la cottura al vapore la patata, quindi, dopo qualche minuto, le altre verdure, e dopo dieci minuti i filetti di pesce. Lasciate cuocere ancora per un quarto d’ora. Passate poi tutto all’omogeneizzatore o al passaverdura, aggiungendo un filo d’olio e un cucchiaio di brodo di cottura. Preparate quindi dei vasetti sterilizzati e riempiteli con la pappa, chiudendoli bene e capovolgendoli. Nel frigorifero si conservano un paio di giorni, mentre nel freezer anche un paio di mesi!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
8 ricette di vellutate per lo svezzamento
Martedì, 06 Giugno 2017 13:12Colori, sapori, consistenze: variare, anche durante lo svezzamento, è la parola d’ordine per una dieta sana e bilanciata, ma soprattutto per stimolare i bambini a provare cose nuove, una buona abitudine che si potranno portare dietro per tutta la vita.
Oltre ai risotti, alle minestrine e alle pappe una buona alternativa sono le vellutate, dai sapori sempre differenti e dai colori invitanti. Non solo durante lo svezzamento: a noi piace infatti proporle anche ai nostri bimbi più grandi, soprattutto quando contengono verdure che solitamente non gli piacciono, in modo da nasconderle alla vista e mischiarle con il sapore di altri alimenti che magari li aggradano un pochino di più.
Ecco 8 ricette di vellutate per lo svezzamento: da quella di finocchi a quella di verdure con yogurt di capra, le vellutate di verdure perfette durante lo slattamento dei nostri piccoli
1) La prima vellutata è quella di finocchi e cereali, per la quale noi utilizziamo la comoda e pratica crema multicereale. Lavate, pelate e tagliate a tocchetti 100 grammi di finocchio e 70 di zucchine e fateli bollire in una pentola coprendoli con abbondante acqua, per circa mezz’ora. Una volta cotti, scolateli e omogeneizzateli nel boccale di un cuocipappa, aggiungendo anche un paio di mestoli del brodo di cottura per aggiustare la consistenza, una manciata di ceci già cotti e due cucchiai di crema di cereali. Condite con un filo d’olio entra vergine di oliva a crudo.
2) La vellutata di zucca è un’altra ricetta semplice e il risultato è molto bello da vedere. Pulite e tagliate 200 grammi di zucca a pezzetti e tritate un pezzetto di porro, quindi fatele bollire in un pentolino con mezzo litro di acqua. Dopo venti minuti dall’ebollizione scolate le verdure e passatele nel passaverdura (oppure omogeneizzatele), aggiungete due cucchiai di crema di riso pronta e servite con un cucchiaino di olio a freddo e una spolverata di pecorino grattugiato.
3) Per ottenere una vellutata di biete e ricotta, cuocete al vapore 50 grammi di biete ben lavate nel vostro cuocipappa per circa dieci minuti dopodiché omogeneizzatele. In un pentolino portate quindi ad ebollizione 300 ml di brodo vegetale e aggiungete 3 o 4 cucchiai di crema di riso, mescolando bene e lasciando cuocere per cinque minuti. Aggiungete quindi le erbe omogeneizzate e mescolate bene, quindi servite condendo con dei pezzetti di ricotta di capra e facendoli sciogliere bene nella crema.
4) Una vellutata dolce e delicata è quella di mele e carote: fate rosolare in padella con un filo d’olio mezza cipolla tritata grossolanamente, quindi aggiungete mezza mela e 200 grammi di carote pelate e tagliate a pezzetti. Dopo un paio di minuti coprite tutto con acqua, aggiungete tre cucchiai di crema di riso e lasciate cuocere per circa venti minuti. Frullate tutto con un frullatore ad immersione e servite con dell’olio a crudo (e, opzionalmente, un cucchiaino di ricotta di pecora spezzettata).
5) Anche la tradizione ci propone vellutate perfette per i bimbi durante lo svezzamento, ed è il caso della vellutata di patate e zucchine con merluzzo (da proporre verso i 7 mesi, come tutte le pappe con pesce). Fate bollire in una pentola con 300 ml di acqua due zucchine e due patate pulite, sbucciate e tagliate a tocchetti, lasciando cuocere per circa venti minuti. Nel frattempo cuocete al vapore un filettino pulito di merluzzo, per venti minuti. Scolate le verdure e omogeneizzatele insieme al pesce, quindi mettetele in un piatto e mescolatele con un altro po’ di brodo, fino ad ottenere una consistenza cremosa. Al solito, servite con un poco di olio a crudo.
6) Di colore bianco e di sapore delicato è invece la crema di cavolfiore con lenticchie. Ne bastano tre cimette: pulitele e aggiungete in padella a mezza cipolla tritata e fatta rosolare in un filo d’olio, quindi dopo un paio di minuti coprite con acqua e lasciate cuocere per venti minuti. Omogeneizzate quindi il tutto insieme a un cucchiaio di lenticchie già pronte e aggiungete un mestolo di brodo di cottura e un cucchiaio di crema di mais e tapioca per ottenere la giusta consistenza.
7) Di nuovo la cottura a vapore con il cuocipappa, ma stavolta per una vellutata di verdure miste con yogurt di capra. Lavate e tagliate a pezzetti una carota e una zucchina e cuocile a vapore per circa venti minuti con un po’ d’acqua, quindi omogeneizzatele. Aggiungete al composto 10 ml di latte di avena, mescolate, cuocete per altri cinque minuti in un pentolino e servite condendo con un filo di yogurt di capra.
8) Infine ecco la vellutata rossa di pomodoro: cuocete per circa 20 minuti al vapore 3 pomodori maturi spellati e tagliati a pezzetti, e nel frattempo cuocete in un pentolino 3 cucchiai di crema di riso per circa 8 minuti, mescolando bene. Aggiungete quindi alla crema di riso i pomodori omogeneizzati e condite con un filo d’olio a crudo e un cucchiaino di pecorino grattugiato. In ogni caso fate attenzione al pomodoro, e inseritelo nello svezzamento solo dopo i 12 mesi, dal momento che contiene allergeni. Nell’autosvezzamento vale la stessa regola, ma se decidete di servirlo comunque fate attenzione in caso di familiarità con le allergie.
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Da grande capirai....
Lunedì, 05 Giugno 2017 09:36
Quando sei bambino c’è una frase costante che accompagna la tua infanzia: da grande capirai. Lo dico spesso anche io a mia figlia nelle più svariate situazioni.“Ele devi lavarti bene i denti…”…uffa mammaaaaaa…ma perchèèèè!!!! “Ele da grande lo capirai e mi ringrazierai…”. Ma intanto nel frattempo io madre me becco tante de quelle sbuffate che in confronto il lupo dei tre porcellini non è nessuno. Pestate di piedi sul pavimento, urla e capricci…e ogni discussione finisce sempre con me che le dico “lo capirai quando crescerai e poi ne riparleremo!”.
Ma se mi soffermo a pensare alla mia di infanzia, e ripenso a quando mia madre lo diceva a me, ricordo con cristallina precisione che il mio unico pensiero era “…ma che devo capì? Che sei ‘na rompicojoni e stai a lavorà benissimo pe fatte mette in un ospizio fra diciamo 60 anni…ecco che devo capì!”. Perché è esattamente così che vanno le cose. Passiamo un terzo della nostra vita a cercare di capire i genitori e la loro apparente follia. Un terzo a cercare di farci capire dai nostri figli evitando di lanciarli dal balcone ogni tre minuti. E se ce dice bene un altro terzo a sentirci dire da loro “oddio ma quanto c’avevi ragione!”. Per i più fortunati la divisione è in quarti, di cui l’ultimo passato con un pannolone addosso e tremilaottocento nipoti attorno a chiedere la paghetta. No, ma bella la vita. Si non scherziamo, la vita è meravigliosa, un dono prezioso. E la vita spesso ci da tanto…a volte nemmeno ce ne rendiamo conto di quanto siamo fortunati, tanto siamo impegnati a piangerci addosso e a recriminare su tutto. A volte la vita però è infame e ci attornia di uno stuolo di persone che gravitano attorno al nostro asse con un unico obbiettivo: ricordarci che tanta, tantissima gente non è voluta crescere. E badate bene, Peter Pan qui non c’entra nulla. Magari!! Lui in fondo che faceva de male…pensava a se stesso, se ingroppava Trilli, ‘na sniffata de polvere ogni tanto, nessuna relazione stabile perché incapace di amare: l’uomo medio insomma (su su che scherzo, non vi fate rodere).
Qui si tratta di una serie di persone che è rimasta come chiusa dentro una bolla. Il tempo si è fermato intorno alla seconda/terza elementare (per alcuni anche un po’ prima…ultimo di materna forse). Quel tempo della vita in cui le relazioni sono così semplici, ma al tempo stesso maledettamente complicate. Quel periodo della vita dove ami incondizionatamente tutti, e ti fidi. E se il compagnetto di banco la mattina arriva a scuola e decide che quel giorno ti odia e che non ti darà nemmeno un morso della sua succulenta merenda, tu torni a casa col cuore a pezzi e piangi sulle ginocchia di mamma. E l’indomani vai a scuola con due caramelle in tasca, una per te e una per lui. E a volte lo perdoni…gli dai la caramella e vi abbracciate. Ma a volte capita che tua madre ti dica “lascialo perdere…è solo un cattivo…gioca con gli altri”. E tu le dai retta, torni a scuola e non ci parli più, te la leghi al dito. C’è una vocina dentro di te che ti dice che non è giusto…che sarebbe meglio far pace…abbracciarsi.
Ma se la mamma ha detto che è cattivo…la mamma non dice bugie! Tranne quando me rifila frittelle di interiora spacciandole per polletti!! E quel bimbo che voleva solo un amico e un morso di merenda cresce. E diventa ostile nei confronti di tutto il genere umano. Vede complotti ovunque, vede persone bisbigliare e pensa di essere al centro dei pensieri di ogni singolo essere umano che orbita attorno a lui. E a sua volta bisbiglia, e parla alle spalle, e vede il male ovunque attorno a se.
Nella sua testa il tempo si è fermato a quando aveva 6 anni e tornava a casa ogni giorno con il pianto in tasca e il cuore a pezzi perché tutti ce l’avevano su con lui. Un bambino trattato così non cresce, e diventa quell’adulto rancoroso che si nutre di pettegolezzi, di frasi dette alle spalle. Quel bambino cresce e si rifà su altri adulti e sguazza nel parlar male di tutti, nel buttare fango gratuitamente. Quell’adulto è un bambino mai cresciuto…quanta pena mi fa. Chi di noi non ne ha incontrato uno…sono ovunque! Si nascondono nelle corsie del supermercato, pregano accanto a noi in Chiesa, ci offrono il caffè e mille finti sorrisi fuori scuola. Tu li saluti, li abbracci, e ti becchi tanti di quei baci di Giuda…spesso nemmeno ce ne accorgiamo! Da grande capirai.
Quante volte lo abbiamo sentito dire da bambini. Frasi lasciate a mezz’aria che a volte valevano più di mille parole. Perché noi genitori spesso, ve lo posso dire, parliamo davvero troppo. Annaspiamo e barcolliamo travolti dalle emozioni dei nostri figli, dalle loro lacrime, dalla loro profonda disperazione. E io mi chiedo…disperazione per cosa? Per una penna rubata, un turno sull’altalena mancato? Quanto sarebbe bello se tutti noi genitori cominciassimo a respirare le giornate con i nostri figli con più leggerezza. Quanto sarebbe bello se cominciassimo sin da oggi a ridimensionare le loro angosce abbracciandoli e dicendo loro…su su basta, non è successo nulla di grave. E invece no! Tomi e tomi di pedagogia! “vieni da mamma…che ti hanno fatto, che ti hanno detto, chi è stato? Lo hai detto alla maestra? Come sarebbe che al saggio sei in ultima fila? Chi ti ha rotto la matita? Ora lo dico alla madre…che famiglia pessima quella…vieni da mamma, piangi sfogati hai ragione, ti hanno preso di mira, domani mi sentono!”. Quel bambino diventerà l’adulto rancoroso, pettegolo e altezzoso che tutti temiamo. Quel bambino a cui avremmo potuto dire “dai su…domani fate pace…tutti litigano”… “al saggio sarai in ultima fila wow! Avrai le luci più forti addosso a te!” “andiamo a ricomprare la matita ok? non è successo nulla”… Ridimensionare, tutto.
Ogni risposta, ogni frase, ogni emozione, senza smettere di ascoltare e scindendo le cavolate quotidiane dalle cose veramente importanti. Ci sono bambini che tornano a casa picchiati dal bullo di turno che trovano ad accoglierli muri di gomma. E bambini che tornano a casa con il muso perché la maestra ha messo loro 5 (meritato) e trovano a casa la madre già vestita da soldato, viso a strisce nere, pronta a combattere. E tutto questo non va bene, nessuna di queste cose va bene. Impariamo a parlare, spiegare, accogliere quando veramente necessario. Impariamo a tacere e abbracciare ogni tanto. Un respiro, i loro occhi nei nostri. Da grande capirai…adesso abbracciami, io sono qui, e non è successo nulla.
Cinzia Derosas
8 ricette estive di polenta
Lunedì, 05 Giugno 2017 08:50La farina di mais è una delle farine utilizzate soprattutto per ricette tradizionali. In effetti la utilizziamo solitamente solo per la polenta o per le tortillas messicane. A noi tuttavia questa farina, soprattutto se integrale (più saporita e ricca di sali minerali!), piace molto, e per questo ne approfittiamo per preparare la polenta declinandola in versioni differenti, più sfiziose, meno tradizionali e più variegate.
Soprattutto, non la abbandoniamo nemmeno in estate, quando la si riterrebbe in pensione a causa del caldo. No, perché in realtà la polenta con farina di mais integrale si presta bene anche a ricette fresche e nutrienti perfette per la stagione estiva.
Ecco 8 ricette estive di polenta: a partire dalla polenta fredda, 8 modi per gustare la farina di mais integrale anche nella stagione più calda
La prima ricetta, quella per crostini di polenta e pomodorini, è molto semplice e prevede come prima cosa la preparazione base della polenta. Dopo aver messo a bollire una pentola con due litri d’acqua salata (ne basta un cucchiaio raso), versate 500 grammi di farina di mais integrale continuando a mescolare con un cucchiaio di legno. Aggiungete un goccino di olio evo (per evitare i grumi) e continuate a rimestare ancora finché non riprenderà il bollore. Abbassate la fiamma e lasciate cuocere per 50 minuti mescolando in maniera continuativa per evitare che si attacchi sul fondo. Naturalmente se scegliete la polenta integrale istantanea dimezzerete i tempi di cottura. Versatela quindi su un tagliere o su una teglia e lasciatela raffreddare. Una volta fredda, tagliate tanti rettangolini e spalmateci sopra della crescenza, un pomodorino e qualche erba aromatica tritata (oppure i vostri ingredienti preferiti).
(photo credits: Ricettein30minuti)
Per preparare dei tramezzini estivi di polenta cuocete di nuovo la vostra polenta e lasciatela raffreddare su una teglia. Una volta fredda, tagliate dei quadrati di quindici centimetri circa di lato. Sulla metà dei quadrati appoggiate della provola affettata (oppure del pecorino) e delle melanzane grigliate (oppure, in alternativa, della crescenza e del salmone affumicato, oppure della feta e delle olive nere insaporite con olio e pepe). Chiudete i sandwich con un altro quadrato, quindi tagliateli a metà ottenendo due triangoli. Grigliate i vostri panini e serviteli freddi in tavola.
(photo credits: Polenta Valsugana)
Deliziosa è la torta salata di polenta e verdure. Preparare come al solito la vostra polenta, ma stavolta dimezzatene le dosi. Una volta cotta, versatela in una tortiera in ceramica di circa 24 cm di spessore, distribuendola bene sul fondo e sui bordi (proprio come fosse pasta sfoglia). Lasciate quindi raffreddare la polenta, riponendola anche per un quarto d’ora in frigorifero. Preparate nel frattempo la farcia per la torta salata. A noi piacciono quella viola oppure quella ai carciofi senza formaggio. Versate il composto nella base della torta di polenta e infornate a 180 gradi per circa 40 minuti, sfornate e lasciate raffreddare molto bene.
(photo credits: GialloZafferano)
Perfetto per i pranzi estivi, ma anche per i picnic, è il panino con polenta. Basta grigliate delle fette di pane in cassetta integrale (oppure utilizzare quello che fate in casa!) e farcirlo poi con una fetta di polenta fredda e precedentemente grigliata, dei pomodorini, delle zucchine grigliate e della salsa, come ad esempio l’hummus.
Tagliando la vostra polenta fredda a cubetti potete realizzare dei buoni e simpatici spiedini di polenta e zucchine al curry. Basta grigliate tre zucchine a rondelle (condendole con un filo d’olio e del curry) e infilzare poi la polenta a cubetti e le zucchine su stuzzicadenti lunghi. Servite i vostri spiedini freddi come antipasto o come contorno nelle cene d’estate! Gusto alternativo ma effetto identico è quello degli spiedini con polenta, prugne e sesamo: al posto delle zucchine grigliate basta utilizzare delle prugne denocciolate passate nel sesamo et voilà.
(photo credits: Arcobaleno in Cucina)
Ai bambini piacciono sempre, ma, non lo nascondiamo, anche noi ne andiamo matti. Parliamo delle polpette di polenta e frutta secca. Dopo aver cotto 200 grammi di polenta, fatela intiepidire e create un composto mescolandoci insieme 3 tuorli e 40 grammi di pecorino. Formate quindi delle palline, passatele nei tre albumi rimasti e sbattuti e fatele rotolare poi in 150 grammi di pistacchi tritati (oppure mandorle, noci... O un mix!). Infornate le polpette di polenta a 200 gradi per 10 minuti, sfornatele e servitele fredde.
(photo credits: Sale e Pepe)
Super estiva è l’insalata con polpo e polenta fredda. Scegliete la varietà di insalata che più preferite, quindi aggiungete 100 grammi di polenta fredda tagliata a tocchetti e grigliata, un polpo bollito per un’ora e tagliato a pezzetti, delle olive nere e della feta, condendo poi con un po’ d’olio, del pesto e qualche eretta aromatica.
(photo credits: Polenta Valsugana)
Infine, un dolce: una torta di polenta semplicissima, dal sapore pulito e leggero che è perfetta per le merende estive. In una ciotola mescolate bene 100 grammi di margarina con 120 grammi di zucchero di canna integrale, e aggiungete poi due uova, una alla volta, continuando a mescolare bene con una frusta. Aggiungete una bustina di lievito, 100 grammi di farina integrale di mais, 80 grami di farina 00 e 70 grammi di farina di mandorle (o mandorle tritate), mescolando benissimo. Imburrate quindi uno stampo da plum cake e infornate a 170 gradi per circa 45 minuti.
(photo credits: UnaDonna)
Come insegnare ai bambini tenersi puliti senza urla
Lunedì, 05 Giugno 2017 07:18Un altro risvolto positivo del prendersi del tempo con i propri figli durante il bagnetto, il cambio del pannolino e le coccole quotidiane igieniche generiche è la possibilità di trasmettere loro l’amore per la pulizia, rendendo rituale tutto ciò che in realtà è semplice quotidianità.
Il primo passo per insegnare ai bambini a tenersi puliti è quindi quello di far sì che i momenti della pulizia siano piacevoli e rituali. E, poi, naturalmente, si può passare pian piano all’insegnamento più diretto e concreto, altrettanto importante. Che è un altro passo sulla strada (importantissima) dell’indipendenza.
Come insegnare ai bambini tenersi puliti senza urla: come far sì che i bambini imparino a lavarsi, a tenersi puliti e a rispettare il proprio corpo
Iniziamo con il rituale più comune, quello che effettuiamo probabilmente più spesso durante la giornata, e cioè il lavarsi le mani. Per i bambini non è sempre automatico farlo, spesso non gli importa (o non si rendono conto) di avere le manine sporche. Ma è bene insegnare loro, con l’esempio prima di tutto, che le mani vanno sempre lavate prima o dopo determinate azioni: prima di mangiare, dopo essere stati in bagno, dopo aver toccato la terra, dopo aver toccato il cibo crudo, prima di cucinare, dopo aver toccato gli animali… E dopo il “quando” possiamo passare al “come”, e cioè aprendo l’acqua, insaponandosi le mani, strofinandosele bene tra loro, chiudendo l’acqua e asciugandosele. Che a noi sembrano passaggi scontati, ma per un bambino non lo sono. E, per rendere l’azione più carina e interessante (oltre che efficace), proponete ai bambini di cantare una canzoncina (non troppo lunga) durante lo sfregamento, in modo che non sia troppo frettolosa.
Altra pulizia importantissima è quella dei denti. Per insegnare ai bambini a lavarsi bene i denti la soluzione migliore è trasformare il processo in un gioco. Innanzitutto, lavandoveli insieme, chiedendo di emularvi, provando a fare più o meno smorfie, inventando giochini. In secondo luogo, lasciate che scelga lui lo spazzolino e il dentifricio, dandogli l’impressione di avere l’autonomia e quindi una parvenza “adulta”. Terzo trucco è, di nuovo, cantare una canzoncina di un paio di minuti (mentalmente o mugugnandola), in modo da spazzolarli per il tempo necessario. In tutto questo, naturalmente, pian piano gli insegnate anche il modo migliore di spazzolare i denti, e cioè andando con le setole dall’alto verso il basso (per l’arcata superiore) e dal basso verso l’alto (per quella inferiore), e non lateralmente.
A partire dai quattro anni, o quando il bambino mostra interesse e voglia di farlo, potete iniziare anche a lasciare che si faccia il bagnetto da solo. Preparate la vasca con l’acqua calda e qualche gioco e insegnategli come ci si insapona, come si utilizzano la spugna e il bagnoschiuma (utilizzandone sempre uno adatto alla loro pelle, che sia naturale e delicato come “Sa di Me” della linea Bagno di Fiocchi di Riso e quali sono le parti del corpo su cui insistere (supervisionando sempre la situazione: la vasca da bagno può essere pericolosa, se lasciamo i bambini da soli). Per i capelli ancora probabilmente non sarà il momento, ma dai 5/6 anni potrete lasciargli eseguire anche questa azione, insegnandogli a strofinare bene e a risciacquarsi, sempre ad occhi chiusi per far sì che non brucino gli occhi, utilizzando uno shampoo delicato e naturale .
Anche per la doccia vale la regola dell’aspettare quando mostra interesse. Iniziate facendogli fare la doccia con voi (avendo cura di mettere in terra un tappeto antiscivolo), lasciando che vi emuli e giocando un po’, finché avrà imparato da sé tutto il rituale.
Per quanto riguarda poi l’igiene intima, qui è molto importante essere chiari sull’importanza della pulizia. Già verso i cinque o sei anni, periodo in cui iniziano a lavarsi da soli (come dicevamo), i bambini e le bambine dovrebbero iniziare ad occuparsi da sé delle loro zone genitali, sia facendo il bagno sia facendo la doccia, e anche sul bidet. Ai maschietti i genitori dovranno insegnare come pulire bene il pisellino, tirando la pelle verso il basso e pulendo bene la punta; alle femminucce si dovrà spiegare come aprire le grandi labbra per pulire anche l’interno della vulva. Utilizzate sempre un detergente apposito per l’igiene intima, e non il sapone per il corpo, in modo che vengano rispettati la cute e il pH, e le prime volte per risciacquare lasciategli usare il doccino, per fargli capire come il risciacquo sia fondamentale
E, infine, non dimentichiamo il rito del pulirsi il culetto dopo pipì e pupù! Spiegate ai bambini la tecnica giusta per piegare la carta (strappando 2/3 quadrati e ripiegandoli su se stessi, evitando la “pallina” che i bambini tendono a fare, ma che fa più danni che altro), e dite loro di utilizzarne quanta ne serve fino al momento che risulterà pulita. Se inizialmente non sono attratti dalla cosa, provate con delle salviette umidificate, passando poi gradualmente alla carta normale (lasciando entrambe a portata di mano e provando a spronarlo passivamente!).
Quella che vi proponiamo è un'insalata perfetta, non solo perché davvero super estiva, ma anche perché abbina le lenticchie alla quinoa, due alimenti ricchissimi di proteine vegetali: un'abbinata, questa, particolarmente interessante dal punto di vista proteico, poiché si crea una catena di aminoacidi praticamente completa. E poi è buonissima!
Insalata di quinoa, lenticchie e basilico: la ricetta per un'insalata estiva ricchissima di proteine vegetali
La segale è un cereale simile al grano, ma molto più forte e robusto e dal sapore deciso e inconfondibile. La sua farina integrale, essendo così forte, ha bisogno di essere mescolata con della farina bianca, ma ciò non toglie che saprà darvi moltissimi benefici, poiché ricca di iodio, calcio, potassio e sodio, oltre che di fibre amiche dell'intestino.
Fare in casa il pane di segale è semplicissimo, e il risultato è davvero strepitoso!
Il pane di segale fatto in casa: la ricetta del pane nero fatto in casa con farina integrale di segale