I nomi per bambini e bambine ispirati al mondo dell’arte
Martedì, 02 Febbraio 2021 13:16A volte diamo ai nostri figli nomi che, semplicemente, ci piacciono. Altre volte, invece, perché amiamo il significato e l’etimologia. Altre ancora perché ci ricordano qualcuno che amiamo, o perché amiamo i personaggi della letteratura che portano quel nome. E se amiamo l’arte? Sono moltissimi i nomi di artiste e artisti a cui possiamo ispirarci. Ecco una carrellata dei più bei nomi per femmine e per maschi che prendono spunto dai più grandi artisti della storia.
I nomi per bambini e bambine ispirati al mondo dell’arte: gli artisti dai quali possiamo prendere spunto per dare il nome ai nostri figli
Frida
Proprio come Frida Kahlo, la pittrice messicana nota al grande pubblico per i suoi autoritratti e per le sue opere dense di significato e di emozione.
Artemisia
Pittrice italiana caravaggesca, è tra le artiste non contemporanee più conosciute e amate.
Tamara
Il nome si ispira a Tamara De Lempitcka, artista polacca Art Decò affascinante, misteriosa e bravissima.
Marina
L’arte non è solo figurativa, e l’esponente di spicco dell’arte performativa si chiama Marina, Marina Abramovic.
Giorgia
Un nome che prende spunto da quello di Georgia O’Keeffe: americana, è nota per i bellissimi dipinti di fiori e teschi.
Vanessa
Altra artista performativa ma stavolta italiana: si tratta di Vanessa Beecroft, famosa per i suoi tableau vivant.
Paolo
Come Pablo Picasso, che quando diciamo “arte” viene subito in mente.
Gustavo
Un nome impegnativo ma bellissimo che ricorda subito l’oro dei dipinti di Gustav Klimt.
Michelangelo
Classico e tradizionale, proprio come Leonardo.
Diego
Se tra i nomi femminili citiamo Frida Kahlo, non può mancare Diego tra quelli maschili: era il nome del suo amante, compagno e collega Diego Rivera.
Vincenzo
Van Gogh rimarrà sempre tra gli artisti più amati e il nome “Vincenzo”, classico e intramontabile, anche.
Amedeo
L’Italia non annovera solo i grandi classici, tra gli artisti più amati e conosciuti. Anche i pittori contemporanei sono importantissimi, proprio come Amedeo Modigliani.
Lavoro e maternità, cosa analizzare quando cerchiamo un bambino
Lunedì, 01 Febbraio 2021 15:28Consapevoli di tutte le difficoltà (da quelle del concepimento, che non è così immediato, a quelle lavorative, dal momento che le donne in Italia ancora oggi sono tutelate pochissimo — quando hanno un lavoro…), questo articolo vuole rendervi le cose un po’ più facili, cercando di capire quali siano gli aspetti lavorativi da analizzare quando stiamo cercando un bambino, per arrivare al momento del “sono incinta!” con più serenità e sicurezza.
Lavoro e maternità, cosa analizzare quando cerchiamo un bambino: quali aspetti indagare quando vogliamo un bambino e abbiamo già un lavoro fisso
Parlare con le altre mamme
La prima cosa da fare è parlare con le mamme e i papà presenti in azienda. A volte non lo sappiamo, ma sono presenti bonus maternità di cui non siamo a conoscenza, oppure opportunità di lavoro più flessibile che non conosceremmo se non ne parleremmo con gli altri. Addirittura, ci sono rami dell’azienda più flessibili, o più adatti alle mamme lavoratrici, e potrebbe quindi essere questo un buon momento per chiedere il trasferimento. Al contrario, parlando con i colleghi riguardo alle questioni legate alla maternità e alla paternità, potremmo anche scoprire che l’azienda non è così flessibile e aperta. A quel punto potremo fare le nostre valutazioni (tenendo comunque sempre presente che siamo tutelate dalla legge!).
Cercare di fissare gli orari
Se prima di essere mamme e papà ci ritroviamo a fare orari assurdi al lavoro senza battere ciglio, una volta arrivati i pargoli sarà diverso, perché volenti o nolenti a casa ci sarà qualcuno che avrà bisogno di noi. Iniziamo, quindi, a fissare gli orari, a non dire “sì” a tutto, a dire “facciamo alle 15” invece di “dimmi tu l’orario!”, in modo da stabilire una routine e cominciare a proteggere quegli orari che sai già saranno preziosi una volta diventati mamma o papà.
Pensa prima a chi ti aiuterà e ai servizi vicini
Ci sono asili vicini a casa? Oppure è meglio cercarne uno accanto all’ufficio? C’è addirittura un nido aziendale ma non lo sapevi? Oppure i nonni sono già disponibili a tenere i bambini? Sono domande da farsi, prima di cercare un bambino! Perché la risposta influenzerà moltissimo la quotidianità.
Puntare sulla flessibilità
Gli ultimi anni, e in particolare il 2020, sono stati caratterizzati dalla flessibilità e dallo smart working o work from home: una bella notizia per chi cerca un bambino perché si tratta di modalità di lavoro che spesso vanno incontro ai neogenitori. Non puntare per forza allo smartworking: quello può essere altrettanto difficile, con un bambino a casa! Ma cerca piuttosto di capire bene la tua modalità di lavoro, i giorni in cui puoi lavorare da casa, gli orari migliori per dedicarti alla famiglia… Grazie alle nuove modalità potrai trovarti più alleggerita.
Sfide su TikTok e pericoli dei social, i consigli della polizia postale
Venerdì, 29 Gennaio 2021 08:46Le notizie di cronaca degli ultimi giorni sono preoccupanti e, anche se la verità deve ancora venire a galla del tutto (non sappiamo insomma, se i casi siano davvero legati a presunte sfide di TikTok o meno), è indubbio che i social network siano pieni di insidie, soprattutto per i ragazzini, che stanno ancora formando una loro coscienza e un loro senso critico e che si trovano in un ambiente piuttosto pericoloso e difficilmente controllabile.
Ecco quindi qualche regola da seguire per evitare di farci prendere dall’ansia assicurando che i nostri figli utilizzino consapevolmente i social e navighino in acque un po’ più sicure.
Sfide su TikTok e pericoli dei social, i consigli della polizia postale: perché è importante l’educazione digitale dei nostri figli e come proteggerli dai rischi dei social network
L’educazione digitale e virtuale è oramai imprescindibile: i nostri figli, nativi digitali, si trovano fin da piccoli ad utilizzare la tecnologia (anche se sotto la nostra supervisione) e passerà poco tempo prima che si ritrovino con il loro primo cellulare in mano. È innegabile. Perché, diciamocelo, è difficilissimo che arrivino ai diciotto anni senza.
Evitando quindi di stigmatizzare del tutto gli smartphone e i tablet ma guardando in faccia la realtà, è bene che i genitori non si nascondano e non caccino la testa sotto la sabbia, prendendo in mano la situazione ed educando i propri figli sin da subito, proteggendoli quando possibile e spiegando loro in maniera chiara i pericoli di internet e dei social e le corrette modalità di utilizzo, così come i rischi di imbattersi in malintenzionati. Pensiamola un po’ come l’educazione civica e quella sessuale: un tempo non c’erano, ma sono fondamentali. Lo stesso vale per l’educazione digitale.
Qualche consiglio, quindi, lo dà la polizia postale, che, come riporta Ansa, ha stilato delle regole dalle quali attingere.
Prima di tutto, è bene parlare apertamente ai bambini e ai ragazzi delle sfide che girano sui social, in modo da togliere quel velo di fascino che il “tabù” porta con sé e in modo che non si lascino affascinare e trascinare. Se ne venissero al corrente navigando da soli o ascoltando i coetanei e gli amici, infatti, il pericolo sarebbe maggiore.
Illustrando le sfide, chiariamone quindi i pericoli reali, cercando di essere oggettivi ma non esasperanti: i bambini e i ragazzi non hanno il nostro senso del pericolo, non capiscono appieno i rischi mortali di certe cose, e chiarire le conseguenze è quindi doveroso. Così come capire le conseguenze della “memoria dell’internet”: con esempi e spiegazioni chiare, esponiamo ai ragazzi il pericolo dei video e delle foto (soprattutto intime), di come la loro diffusione sfugga al controllo e di come rimangano scolpiti per sempre in internet, anche quando cresceranno, anche quando cercheranno lavoro.
Dopodiché, un buon monitoraggio è sempre consigliato. I device che i nostri ragazzi utilizzano non dovrebbero mai avere la password, o comunque dovremmo conoscerla in maniera tale da poter accedere in qualunque momento, controllando ciò che fanno e dove navigano.
In generale, comunque, un buon metodo per educare i bambini ai pericoli della rete è navigare insieme a loro, spiegando come e perché è meglio non entrare in certe pagine o non cliccare su certi link. Piano piano capiranno, anche seguendo il nostro esempio, di come ci si comporti in rete.
Infine, non esitiamo: se ci imbattiamo in sfide pericolose o in video particolarmente preoccupanti (anche a livello di maliziosità e compagnia bella) segnaliamoli alla polizia postale e a quella di Stato, che ha anche una pagina Facebook (dal titolo Una Vita da Social) in cui tiene aggiornati i genitori e gli interessati sui nuovi pericoli della rete.
Le migliori serie tv da guardare in famiglia
Giovedì, 28 Gennaio 2021 10:22Le serie tv sono davvero per tutti e sono un po’ la nuova letteratura (non nascondiamoci: se siete lettori amerete anche la serialità tv, e se non siete lettori ma amate le serie, beh, ve lo dico, amerete anche i libri, perché il principio è proprio lo stesso!). Anyway. Esistono davvero tante serie tv per famiglie, da guardare con i bambini e da amare alla follia. Ecco le nostre preferite, da guardare con i bambini o con i ragazzi un po’ più grandicelli (dalle medie in poi, insomma).
E, ps!, guardare le serie tv con i bambini può essere un ottimo modo per imparare le lingue: basta guardarle in lingua originale con i sottotitoli.
Le migliori serie tv da guardare in famiglia: quali sono le più belle serie tv da guardare insieme ai bambini
Chiamatemi Anna
Al primo posto sta certamente “Anne with an E”, o “Chiamatemi Anna” (che troviamo su Netflix), la trasposizione televisiva della serie di libri di Lucy Maud Montgomery “Anna dai capelli rossi”. Delicata, emozionante, profonda, questa serie tv è bellissima da vedere (ha paesaggi mozzafiato), parla di amicizia, crescita, amore, adozione… E no, non è solo per bambini, vedrete.
The baby-sitters club
Sempre su Netflix, la serie tv tratta dai libri del Club delle Babysitter, che sono stati una serie tv negli anni Novanta e dei fumetti, tra le altre cose. In questo caso, l’ambientazione è quella dei giorni nostri!
Modern Family
Con i figli preadolescenti e adolescenti possiamo guardare Modern Family, una serie tv ormai conclusa ma già cult, che racconta le vicende della famiglia Pritchett-Dunphy-Tucker. Fa riderissimo, parla di temi attuali in maniera naturale e non è mai volgare!
Friends
Anche questa serie è cult, anche se ancor più datata. Ma anche se certe battute sono invecchiate male (meglio spiegarle e dire perché sono sbagliate!) e c’era poca rappresentanza di altre etnie oltre a quella bianca, resta sempre tra le serie più amate e ben riuscite. Da vedere con i figli un po’ più grandi.
Once upon a time
Questa serie tv racconta le classiche fiabe in maniera nuova e diversa: una maledizione della Regina Cattiva ha costretto tutti i personaggi a vivere nel nostro mondo, in una cittadina chiamata Storybrooke. Ma loro non lo sanno e non ricordano chi sono.
Una serie di sfortunati eventi
Anche questa serie è tratta da un libro e parla di tre fratelli orfani che si ritrovano nella casa del tutore Olaf, che vuole accaparrarsi la loro eredità. Un po’ cupa e grottesca, ma anche divertente, piacerà ai ragazzi delle medie.
Stranger Things
Fa (ad alcuni!) paura, ma è fantascientifico e pazzesco, e parla proprio di ragazzini di dodici anni: parliamo di Stranger Things, amatissima serie tv ambientata negli anni Ottanta. Su Netflix.
Una mamma per amica
Un cult. Ha bisogno di altre presentazioni?
Willy il principe di Bel Air
Per fare incetta di cultura anni Novanta, un Will Smith perfetto e divertentissimo.
Atypical
Per i ragazzi dalle medie in poi c’è una serie tv che è un gioiellino: Atypical parla di un ragazzo nello spettro autistico che sogna di avere una ragazza. Come tutti i suoi coetanei. Di nuovo su Netflix.
Glee
Colorato, divertente, musicale, coinvolgente: Glee è stato la colonna sonora e visiva per molti ragazzi del decennio scorso. Possiamo rispolverarlo con i nostri figli!
Il triangolo di Pikler: cos’è e dove acquistarlo
Mercoledì, 27 Gennaio 2021 09:10Emmi Pikler, pediatra ungherese del secolo scorso, lo ideò negli anni Trenta: la sua idea era che i bambini avessero bisogno di autonomia per sviluppare la propria motricità. I genitori, insomma, secondo la dottoressa Pikler dovrebbero favorire l’indipendenza motoria dei bambini in modo da favorire un corretto e armonico sviluppo.
Per farlo, creò addirittura una struttura-gioco davvero unica, che fortunatamente sta tornando di moda: si tratta del triangolo di Pikler, che prende il nome proprio da lei e che asseconda la crescita in maniera naturale, autonoma e stimolante.
Il triangolo di Pikler: cos’è e dove acquistare la struttura per arrampicata per bambini
Il triangolo di Pikler è una struttura in legno di forma piramidale su cui il bambino si può arrampicare, grazie ai pioli sui lati. Non è molto alta e ricorda una scala per l’arrampicata, dal momento che il bambino può appunto arrampicarsi su di essa arrivando fino alla cima. Arrivato al culmine, può scendere dallo stesso o dall’altro lato.
Alcuni triangoli di Pikler presentano poi una sorta di “scivolo” da agganciare ai pioli, una rampa che permette ai bambini di sperimentare anche le scivolate, le strisciate e la discesa alternativa.
L’intento della struttura è proprio il movimento autonomo: i bambini (sotto la supervisione di un adulto, soprattutto le prime volte) non appena in grado di camminare e reggersi autonomamente possono sperimentare il loro moto sul triangolo di Pikler, agganciandosi, appoggiandosi, arrampicandosi e salendoci gradualmente.
Base pedagogica è la sperimentazione autonoma del movimento, fondamentale secondo tante scuole di pensiero, come ad esempio quella di Maria Montessori. Ed è per questo che il triangolo di Pikler è ritenuto dai più un accessorio montessoriano.
Il bambino o la bambina giocando con questa struttura scopriranno movimenti nuovi, alleneranno la presa delle dita, l’equilibrio, la creatività (inventando nuovi movimenti), ascolteranno il proprio corpo, il proprio peso, la propria coordinazione…
Il consiglio è quello di acquistare il triangolo di Pikler fin da subito, nei primi mesi di vita, posizionandolo nella zona gioco. Inizialmente potrà diventare anche una palestrina per neonati (appendendo degli elementi ai pioli), dopodiché, piano piano, i bambini prenderanno confidenza con esso gradualmente, utilizzandolo come meglio ritengono in base alla loro capacità del momento. In alternativa, può essere un regalo perfetto al compimento di un anno d’età, poiché è proprio quando i bambini cominciano a camminare e a muoversi autonomamente che diviene prezioso.
Di triangoli di Pikler molto carini se ne trovano su Etsy, ma certamente i prezzi migliori sono su Amazon.
Questo ad esempio è un triangolo di Pikler semplice e pulito, base, e costa 119 euro.
Questo invece è già dotato di rampa-scivolo, agganciabile in diverse posizioni e utilizzabile per attività differenti.
La pasta con le cime di rapa è tradizionalmente pugliese, ma in generale tutt'Italia la ama moltissimo. Si tratta della pasta (la ricetta originale prevede le orecchiette) con le erbette che spuntano dai broccoli, cimette amarognole e molto, molto saporite che si sposano bene con le acciughe (ma che, nel caso siate vegani o vegetariani, potete togliere). Ecco dunque una ricetta classica ma intramontabile, buonissima, che spesso (incredibilmente!) piace anche ai bambini (se li abituiamo ai diversi sapori fin da piccoli).
La ricetta della pasta con le cime di rapa: un piatto della tradizione pugliese
Un respiro di salute, per conoscere meglio l’aerosolterapia
Lunedì, 25 Gennaio 2021 14:50Aerosol, allergie, raffreddori, vie respiratorie… Un mondo che è bene conoscere per offrire ai nostri bambini - asmatici o allergici - le terapie migliori. Per farlo, FederAsma e Allergie Onlus con le società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI hanno deciso di impegnarsi nella campagna “Un respiro di salute - Aerosolterapia - I benefici per i pazienti”, per farci scoprire meglio l’aerosolterapia e i suoi benefici, il suo uso corretto e le malattie respiratorie più comuni, da quelle stagionali a quelle croniche.
Perché a volte basta davvero poco per combattere e gestire i disturbi tra i più diffusi al mondo, ovvero quelli respiratori come l’asma e le allergie croniche, i disturbi di stagione e le malattie di origine infettiva o infiammatoria (anche cronica) che colpiscono gola, bronchi, polmoni, orecchie, tonsille…
Un respiro di salute, per conoscere meglio l’aerosolterapia: la campagna di FederAsma e Allergie Onlus insieme alle società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI per conoscere meglio le malattie respiratorie
L’aerosolterapia bisogna conoscerla. Bisogna sapere quando è necessaria per combattere i problemi delle prime vie respiratorie e bisogna essere consapevoli di quando può essere uno strumento efficace e insostituibile. L’aiuto di FederAsma e Allegie Onlus, insieme alle società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI, è per questo molto prezioso.
FederAsma e Allergie Onlus - Federazione Italiana Pazienti è un’associazione nata nel 1994 per riunire le associazioni italiane che sostengono la lotta alle malattie atopiche e respiratorie. Queste ultime sono più frequenti di quanto pensiamo: basti sapere che solo in Europa sono 300 milioni le persone che soffrono di asma, una malattia cronaca che richiede denaro e impegno da parte del paziente per raggiungere un buon controllo e una buona gestione della sua patologia.
Essendo così tanti i pazienti, sono moltissimi anche i bambini asmatici o allergici.
“Un respiro di salute” è un progetto che da due anni a questa parte ha come obiettivo la divulgazione corretta sull’aerosolterapia, un metodo per gestire le malattie respiratorie in maniera semplice e sicura. E non si parla solo di nebulizzatori: l’aerosolterapia comprende tutte quelle modalità di somministrazione dei farmaci attraverso particelle di aerosol, per arrivare nel naso, nella gola o nei bronchi più velocemente e in maniera più mirata. Parliamo, quindi, di lavaggi e spray nasali, di inalatori a polvere secca o di nebulizzatori, strumenti che permettono di sciogliere nell’aria le particelle della terapia, rendendola più semplice e più efficace.
Il progetto “Un respiro di salute” lo si trova anche su Facebook e tutti coloro che vogliano approfondire il tema dell’aerosol troveranno contenuti davvero interessanti e completi, come la panoramica sulle malattie respiratorie in età pediatrica, ma anche gli approfondimenti sulle malattie e le cure relative, le interviste ai professionisti del settore e, non ultimo, un focus sul Coronavirus.
Indice di Apgar e rendimento scolastico sono collegati
Giovedì, 21 Gennaio 2021 07:31L’indice di Apgar , il test che i medici eseguono a cinque minuti dalla nascita, è estremamente importante. A quanto pare non solo per stabilire lo stato di salute del bambino appena nato, ma anche — forse — per prevedere la sua “bravura” nella vita. Un recente studio australiano, infatti, mette in relazione l’indice di Apgar con il rendimento scolastico futuro. Un buon indice, insomma, corrisponde a voti più alti?
Indice di Apgar e rendimento scolastico sono collegati: perché l’indice dello stato di salute alla nascita potrebbe prendere i voti futuri dei bambini
Anche se i voti e le valutazioni scolastiche non sono più ritenute un metodo così valido per misurare la bravura dei bambini (dato che un bambino non è “bravo” o “meno bravo” solo in base a questi numeri!), questo studio ci pare interessante, perché in generale parla di rendimento scolastico, e in qualche modo, quindi, mette in evidenza i risultati scolastici con il momento della nascita.
Il primo studio a cui ci riferiamo è del 2015, si intitola “Five-minute Apgar score and educational outcomes: Retrospective cohort study of 751 369 children” ed è stato pubblicato sulla rivista “Archives of Desease in Childhood”. “L’indice di Apgar è utilizzato in tutto il mondo per individuare la condizione clinica e la prognosi a breve termine dei bambini appena nati”, si legge nell’introduzione. “Evidenze di una correlazione tra esso e l’istruzione a lungo termine sono tuttavia in contrasto. Abbiamo quindi studiato se l’Apgar si associ ai bisogni aggiuntivi di bambini speciali e al rendimento scolastico”.
I dati raccolti hanno riguardato la gravidanza, il parto e l’istruzione di bambini scozzesi nati tra il 2006 e il 2011 e hanno evidenziato che effettivamente un basso indice di Apgar spesso si associa a voti scolastici più bassi; tuttavia, le varianti sono molte e gli studiosi non si sono sentiti di stabilire l’effettiva correlazione.
Una correlazione che, invece, altri ricercatori hanno messo in evidenza con forza. Lo studio più recente, infatti, è quello condotto dagli studiosi dell’University di Adelaide (nel 2020) su 60mila bambini delle scuole elementari (tra il 2008 e il 2015). In questo caso, i bambini con un indice di Apgar alla nascita di sei o meno hanno registrato voti uguali o più bassi dello standard minimo, mentre quelli con un indice più alto si sono piazzati più in alto.
Engida Yisma, docente della School of Public Health dell'University of Adelaide e responsabile dello studio. la nuova ricerca — come scrivono su Ansa mostra come la correlazione sia “consistentemente evidente nei campi della scrittura e del calcolo Questi risultati potrebbero giustificare la necessità di un monitoraggio immediato e intensivo di neonati con punti Apgar meno di sei, e in seguito di supporto educativo in età scolare”.
Covid e bambini, la conseguenza sono noia e obesità
Mercoledì, 20 Gennaio 2021 08:43Ok, la noia è uno stato d’animo da provare, positivo per i bambini (soprattutto in quest’epoca iperconnessa e ipertecnologica che non lascia spazio alla creatività che scaturisce dall’essere annoiati); ma l’obesità è assolutamente negativa senza se e senza ma. E sono proprio queste due le principali conseguenze della pandemia da Covid 19 sui bambini. A rivelarlo è la Società Italiana di Pediatria.
Covid e bambini, la conseguenza sono noia e obesità: gli studi che mettono in guardia sul sovrappeso causato dalla pandemia
Tra le fasce meno colpite direttamente dal Covid, i bambini hanno comunque accusato il colpo della pandemia, soprattutto a livello sociale ed educativo, con la distanza dai propri amici e compagni e con la chiusura delle scuole e la conseguente didattica a distanza. A questi aspetti negativi del periodo che stiamo vivendo, tuttavia, se ne aggiungono altri due: la noia e l’obesità.
Durante l’ultimo congresso straordinario “La Pediatria italiana e la pandemia da Sars-CoV-2” i pediatri italiani l’hanno spiegato bene: “L’epidemia da Sars-Cov-2 e l'epidemia di obesità sono strettamente connesse”, ha dichiarato Annamaria Staiano (Ansa), vicepresidente della SIP (Società Italiana di Pediatria). “L’isolamento, la noia e la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici, favorendo il sovrappeso e l'obesità, che a sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19”.
Non sono però solo le sue parole a dirlo. La conferma è arrivata da uno studio pubblicato sulla rivista Obesity, svolto a Verona per testare l’ipotesi che i bambini e ragazzini con obesità, se tolti dall’ambiente scolastico proprio come sta accadendo, tendano a lasciarsi andare ad uno scorretto stile di vita (Effects of COVID‐19 Lockdown on Lifestyle Behaviors in Children with Obesity Living in Verona, Italy: A Longitudinal Study).
Lo “studio condotto a Verona su quarantuno bambini obesi”, ha precisato Staiano, “ha evidenziato, durante il lockdown, un incremento significativo del numero di pasti giornalieri e dell'assunzione di patatine fritte, bevande zuccherate, rispetto al periodo pre pandemia, oltre a un forte aumento del tempo trascorso davanti allo schermo e una riduzione dell'attività fisica”.
Su Ansa fanno sapere che a risultati simili è arrivato anche un altro studio, stavolta pubblicato su Pediatric Obesity. Il test ha riguardato 298 bambini spagnoli normopeso.
Insomma, a causa della noia data dalla pandemia e dall’assenza di attività fisica e sociale, i bambini tendono ad adagiarsi e ad acquisire abitudini alimentari deleterie, che portano al sovrappeso e all’obesità.
L’ideale? Che questa pandemia termini e che i nostri bambini tornino a scuola e ad interagire con i propri coetanei. Ma questo, ancora per un po’, sarà difficile. E anche se sarà altrettanto difficile, sta a noi provare ad arginare questa tendenza, lasciando che i bambini imparino ad incanalare positivamente la noia, puntando su cibi sani e attività diverse dal solito, anche se in casa. Puntando sulla realtà, piuttosto che sulla virtualità. E puntando sulla compagnia in famiglia: approfittiamone, insomma, e cerchiamo di vedere il positivo della pandemia. Altrimenti sarà (ancor di più) una tragedia.
Japandi, la nuova tendenza del design 2021
Lunedì, 18 Gennaio 2021 15:01Lo stile scandi (quello che arriva dal Nord) è già qualche anno che impazza in tutto il mondo; il rigore giapponese è una certezza. Unendoli, otteniamo il Japandi, lo stile d’arredamento che fa sposare le geometrie e la naturalezza dei materiali scandinavi con il minimalismo giapponese.
Vediamo insieme come portare questo stile anche in casa nostra, dal salotto alla cameretta dei bambini.
Japandi, la nuova tendenza del design 2021: come arredare casa seguendo le linee giapponesi e quelle nordiche
Nel Japandi, come dice la parola si fondono lo stile nipponico e quello nordico e scandinavo. Simili sotto tanti punti di vista ma ognuno con la sua particolarità, questi design si uniscono dando vita ad un design essenziale e funzionale, dalle linee semplici e dai colori tenui, che rilassi l’occhio e la mente e che renda la vita più pragmatica e semplice. Il tutto portando tanta felicità, perché sia al Nord (con la filosofia Hygge) che in Giappone (tra kintsugi e wabi-sabi, che ricercano il bello nelle imperfezioni), gli ambienti contribuiscono alla serenità e all’armonia.
Come fare, dunque, per unire i due stili? Innanzitutto, puntare sul legno chiaro, che da sempre caratterizza sia i mobili e gli arredi scandi che quelli giapponesi. Questi mobili in legno dovrebbero realizzati artigianalmente: entrambe le culture, infatti, puntano alla qualità degli oggetti d’arredo, che devono essere funzionali e durare nel tempo (anche in ottica ecologica).
I colori? I verdi, blu, rosa e grigi del Giappone, insieme al giallo senape, all'ocra, al bianco e ai colori pastello del Nord Europa.
Dopodiché, è bene puntare sulla luminosità delle stanze e sul decluttering (come insegna bene Marie Kondo, che dice di eliminare ciò che non sprizza gioia), insieme al minimalismo delle linee, ai tessuti grezzi e alla praticità dei mobili.
Anche mischiare i due stili va benissimo: l’eleganza giapponese si fonde infatti armoniosamente con il tocco più casalingo e caldo degli arredi scandinavi.
Infine, accostiamo gli oggetti vintage e recuperati dello stile nordico a quelli più ricercati ed essenziali della tradizione giapponese.
Ciò che deve sempre emergere è l’eternità dello stile, che non punta alla moda ma alla tradizione e all’eleganza senza tempo: gli spigoli netti, i colori pacati, il legno naturale e la classicità dei disegni sono importantissimi per ottenere un’abitazione sempreverde, di stile e non “di moda”.