11 motivi per cui il metodo del libro "Fate la nanna" è pericoloso per i bambini
“Fate la nanna”, credo uno dei libri più venduti in tutto il mondo. L’ormai celebre Estivill propone un metodo per far addormentare i bambini assolutamente criticato dalla stragrande maggioranza di psicologi, pedagogisti e neuropsichiatri infantili: nonostante molti studi scientifici siano fortemente contrari a questo approccio, il libro continua a essere venduto nelle librerie riscuotendo un grande successo.
Ecco 11 motivi per cui il metodo del libro "fate la nanna" è pericoloso per i bambini: perché il Metodo Estivill è rischioso secondo la dott.ssa Alessandra Bortolotti
1. “È quantomeno curioso che in fondo al libro non ci sia neanche un rigo di bibliografia e che, e dalla sua uscita a oggi, gli autori non abbiano pubblicato un solo studio scientifico che dimostri la validità del “loro” metodo.
2. Autorevoli associazioni mondiali hanno prodotto documenti ufficiali che mettono in guardia dai possibili rischi a esso collegati. Eppure il libro vende tantissimo, viene consigliato da molti corsi di accompagnamento alla nascita e regalato come strumento indispensabile per i genitori. “Il suo metodo, fra l’altro, è criticato da diversi studi solidamente documentati, e di recente, dopo una segnalazione dell’Associazione culturale pediatri in merito a una trasmissione televisiva che proponeva immagini molto forti di un bambino sul quale veniva applicato, si è espresso a sfavore di questo metodo anche il Garante per l’infanzia italiano.”
3. Da un punto di vista psicologico, ignorare il pianto significa privare di efficacia il segnale che i bambini utilizzano da sempre per comunicare con i genitori o con chi si prende cura di loro. Questo può alimentare un senso di inadeguatezza circa la loro capacità di esprimere paure e disagi e di ricevere in cambio regolazione emotiva dall’adulto, nel senso di rassicurazione e conforto.
4. La psicoanalista inglese Sue Gerhardt ha dimostrato l’effetto che il pianto prolungato dei bambini ha sul loro sistema endocrino: «L’essere costantemente ignorati quando si piange è particolarmente pericoloso perché alti livelli di cortisolo nei primi mesi possono anche incidere sullo sviluppo di altri sistemi di neurotrasmettitori i cui percorsi devono ancora essere stabiliti. Essi sono ancora immaturi e non pienamente sviluppati persino dopo lo svezzamento. Infatti il ritmo normale di produzione di cortisolo ha un picco la mattina al risveglio e ci vuole quasi tutta la prima infanzia (fino ai 4 anni circa) per stabilire un andamento adulto della quantità di cortisolo, alta la mattina e bassa la sera».
5. Al contrario, aggiunge, «si è scoperto che coloro che hanno avuto un costante contatto fisico, sono stati spesso tenuti in braccio e hanno ricevuto molta attenzione durante la prima infanzia, da adulti hanno un’abbondanza di recettori del cortisolo. Ciò significa che possono facilmente gestire lo stress».
Può inoltre incidere sui suoi ritmi fisiologici:
6. Alterando i cicli del sonno e le fasi Rem e non Rem.
7. Alterando la maturazione dei neuroni.
8. Inducendo una produzione di cortisolo in eccesso e protratta (stress).
Non solo, ma può generare anche disagi psicologici:
9. Il pianto smette di essere un segnale accolto dall’adulto.
10. Il bambino non ha più fiducia nella sua capacità di farsi capire, ascoltare e aiutare. Col tempo non chiama più anche se si sveglia, perché probabilmente si rassegna al fatto che nessuno risponderà al suo richiamo.
11. Un altro aspetto molto discutibile del libro è che contiene frasi appositamente inserite per persuadere il lettore ad aderire al metodo. Parallelamente alle sue regole da seguire, l’autore elabora infatti un vero e proprio programma di persuasione di cui il genitore-lettore, in quanto potenziale acquirente, è l’inconsapevole destinatario. Estivill punta a convincere perché sa che per natura, per istinto e per amore il genitore potrebbe sviluppare dubbi, difficoltà e reticenzeb a eseguire le sue istruzioni. Che cosa fa allora il nostro autore? Usa sapientemente le parole per indurlo a delegare a lui la questione, producendo disempowerment, rendendolo dipendente dal metodo stesso – che andrà ripetuto ove necessario – e facendolo sentire come uno dei pochi eletti che riescono ad applicarlo.”
Come fare allora per riuscire a dormire la notte senza essere svegliati dai propri figli?
Nel libro “I cuccioli non dormono da soli” di Alessandra Bortolotti, ed. Mondadori, l'autrice ci spiega come funziona il sonno dei bambini e ci illustra possibili soluzioni: a noi spetta scegliere quella migliore per la nostra famiglia.
Giulia Mandrino e Alessandra Bortolotti
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