Se non dorme tutta la notte, non è perché sei “una cattiva madre”
“Ma è bravo?”. “Ma è brava?”. Una domanda che implica altro, ovvero: “Ma ti dorme la notte?”. Perché è questo che rende un bambino “bravo” secondo i luoghi comuni: se dorme la notte è bravo; se non dorme, beh, non lo è. E se non lo è, beh, c’è qualcosa di sbagliato che i genitori stanno facendo.
E invece no! Non è assolutamente così. E se già il concetto di “bravo/brava” è qualcosa da superare, lo è ancora di più nel caso dei neonati, che non sono bravi o brave solo se dormono la notte, se piangono poco o se spuntano le classiche caselle dei “bravi bambini” secondo le zie Ignazie di questo mondo.
Se il bambino non dorme, non è perché sei “una cattiva madre”: no, i luoghi comuni sono tutti sbagliati
Dai, provate a contare: quante volte, nel primo anno di vita di vostro figlio o di vostra figlia, vi hanno chiesto “Ma è buono? Ma è brava? Ti dorme tutta la notte?”.
Le routine del sonno, insomma, sembrano essere il metro di giudizio preferito dai curiosi che ci chiedono come stanno andando i primi mesi. E se la risposta è: “Beh, non dorme molto durante la notte, si sveglia spesso”, quasi ci sentiamo in difetto. Come se il fatto che nostro figlio non dorma tutta la notte come noi esseri umani adulti faccia di noi dei cattivi genitori, non in grado di aggiustare la routine notturna in poche settimane.
Ma questa routine ha bisogno dei suoi tempi, e soprattutto ogni bambino è diverso. C’è poi il discorso del “come dorme”. Dorme con voi? “Ma poi prende il vizio!”. Dorme nel lettino? “Cavolo, ma non gli mancherà il contatto fisico?”. Dorme nel lettino nella sua cameretta? “Ma siete pazzi, di già?”. Le opinioni si sprecheranno. L’importante è non lasciarsi scoraggiare dal giudizio.
Certo, i consigli sono spesso benaccetti, così come il confronto con altre mamme. Ma quando il confronto diventa unilaterale e il giudizio si insinua nello sguardo, allora è bene fare un passo indietro. Non lasciamo che questo giudizio ci dica che siamo cattivi genitori! Perché non lo siamo. Perché non sono le ore di sonno del nostro bambino a renderlo “bravo” o “cattivo” o a rendere noi “bravi” o “cattivi” genitori.
Lo stesso discorso vale per il pianto. “Ah, piange molto?”. Insomma: “Non è bravo”. “Non siete bravi genitori”. Il pianto è semplicemente l’unico modo di comunicare che un bambino ha in questi primi mesi di vita. Perché relegarlo quindi a un fastidio da superare e da correggere per far sì che il bambino diventi un bravo bambino? Ciò che dobbiamo fare è ascoltare questo pianto, capire il problema davvero, e non cercare di calmarlo solo per silenziare il fastidio! Non siete quindi cattivi genitori perché vostro figlio piange più della media. Anzi.
Evitiamo quindi di usare queste parole. Chiedere è lecito, non c’è nulla di male, ma è bene non farlo con il classico “Ma è buono/a?”. Possiamo chiedere quante ore dorme di fila, quando mangia, come si comporta nei primi mesi: la curiosità è naturale, ed è giusto anche confrontarsi. Sono le parole che sono sbagliate, perché implicano altro. E usare parole diverse è semplicissimo! Basta cominciare a farlo con naturalezza.