Le tavole tattili da Maria Montessori a Bruno Munari
Perché futurismo? Be’, perché le tavole tattili, quei bellissimi strumenti ludici e didattici costruiti da Bruno Munari per educare i bambini alla multisensorialità, nacquero proprio con Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del futurismo. E sono ancora assolutamente valide!
Potrebbero sembrare vecchie e logore, ma anche se hanno quasi un secolo queste tavole sono perfette per aiutare i nostri bambini a scoprire il mondo, stimolando il tatto, la fantasia, la creatività e la curiosità! Scopriamole insieme.
Ecco le tavole tattili da Bruno Munari fino a Maria Montessori: gli strumenti sensoriali facili da realizzare e perfetti per imparare
Il “tattilismo”, parola strana, è esistito davvero. Già: Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del futurismo, lo teorizzò nel 1921, con lo scopo di creare armonie tattili per migliorare la comunicazione tra gli esseri umani. Perché? Semplice: perché il tatto è il primo strumento che i bambini hanno per comunicare con il mondo, e educare questo senso significa stimolare la mente e il corpo ad una comunicazione più profonda.
Addirittura, Marinetti scrisse un manifesto del tattilismo, nel quale il tatto viene chiaramente esaltato come senso più completo e nel quale stila una lista di azioni da compiere per educarlo. Come? Nuotando sott’acqua ad occhi chiusi e riconoscendo tattilisticamente ciò che ci circonda; enunciare e riconoscere ogni sera gli oggetti in camera, stando completamente a buio; tenendo le mani inguainate per molti giorni, in modo da sorprendere poi il senso del tatto con sensazioni differenti.
“Il Tattilismo creato da me - si legge nel manifesto - è un'arte nettamente separata dalle arti plastiche. Non ha nulla a che fare, nulla da guadagnare e tutto da perdere con la pittura o la scultura. Bisogna evitare quanto più sia possibile, nelle tavole tattili, la varietà dei colori, che si presta ad impressioni plastiche. I pittori e gli scultori, che tendono naturalmente a subordinare i valori tattili ai valori visuali, potranno difficilmente creare delle tavole tattili significative. Il tattilismo (…) deve aver per scopo le armonie tattili, semplicemente, e collaborare indirettamente a perfezionare le comunicazioni spirituali fra gli esseri umani, attraverso l’epidermide. La distinzione dei cinque sensi è arbitraria e un giorno si potranno certamente scoprire e catalogare numerosi altri sensi. Il Tattilismo favorirà questa scoperta”
Fu così che nacquero le prime opere d’arte tattili, da scoprire proprio con le dita. La più famosa, che potete osservare qui sotto, si intitola “Sudan-Paris”: senza utilizzare i soliti disegni, le tele, i pennelli o lo scalpello per scolpire tradizionali opere d’arte Filippo Tommaso Marinetti decise di raccontare il suo viaggio africano incollando su una tavola ciò che gli ricordava le sensazioni provate, gli oggetti visti, le esperienze vissute. Parte integrante dell’opera diventava quindi il tatto: lo spettatore per capire a fondo “Sudan-Paris” doveva infatti toccare, sfiorare, passare con le dita sopra l’opera, per gustarne appieno il messaggio. Una comunicazione tattile, appunto.
(foto 1 http://www.sitographics.it/futurismo_tatilismo.html)
Bruno Munari, anni dopo, riprese il concetto, inserendo nel suo progetto didattico-artistico per i bambini la polisensorialità e le tavole tattili.
Egli, poliedrico ed eclettico, da sempre esplorava le differenti texture dei materiali, la loro qualità, le loro caratteristiche e differenze, utilizzandone di più svariati per le sue opere d’arte. Ed ecco che allora lo spettatore, in questo caso il bambino, diviene protagonista, toccando e facendo esperienza diretta dell’opera.
“Tutti gli umani, al momento della nascita, sono forniti di un apparato plurisensoriale, per natura”, diceva Bruno Munari. “Col passare degli anni, gran parte di questo apparato viene atrofizzato perché l’individuo, per lo sviluppo della conoscenza, dà la prevalenza alla logica e alla letteratura”. Verissimo, no?
E allora Bruno Munari continua: “Occorre attivare di nuovo questo apparato che ci fa conoscere scale di valori tattili, sonori, termici, materici, di durezza e di morbidezza, di ruvidità e di levigatezza, di impenetrabilità, di equilibrio e di staticità, di leggerezza e di pesantezza, di fragilità e di solidità... tutti valori che, spiegati a parole diventano argomenti complicatissimi e quasi incomprensibili.”
La tavola tattile, in particolare, si compone in maniera semplice: una tavola di legno sulla quale vengono applicati vari materiali, dai tessuti alla pelliccia, dalla carta ai nastri fino alla gommapiuma. Il bambino deve assolutamente toccare, manipolare, sentire i materiali, scoprendo così le differenze al tatto, le diverse consistenze, le differenti maniere in cui gli oggetti si presentano.
Non è difficile riproporre a casa o a scuola queste tavole. Si tratta, essenzialmente, di realizzare lunghe strisce di legno sulle quali incollare i diversi materiali che possono stimolare il tatto. Non serve comprare nulla in particolare: tutto ciò che occorre lo si può trovare tra gli scarti casalinghi.
(foto 2 http://www.lapappadolce.net/il-senso-del-tatto-bruno-munari-maria-montessori-e/)
Nastri, quindi, ma anche bottoni, ritagli di tessuti, gommapiuma, piume, pezzettini di pelliccia, cortecce, carta, cartoni fustellati, lana, spugne, piastrelle, cartoni delle uova, scovolini… L’importante è far sì che scorrendo con le dita i contrasti siano davvero percettibili, contrastanti appunto, in modo da dare al bambino la possibilità di rendersi conto delle differenze di texture, di temperatura, di morbidezza, di ruvidezza…
(foto 3 http://simonabalmelli.blogspot.it/2014/03/tavole-tattili.html)
Anche Maria Montessori, infine, propose le tavole tattili. Come per Munari, anche per la pedagogista italiana la plurisensorialità è fondamentale per aiutare il bambino a scoprire il mondo, accompagnandolo nella conquista dell’indipendenza.
Le tavole tattili montessoriane, tuttavia, si distinguono da quelle munariane fondamentalmente per l’ordine (come sempre elemento basilare nella sua didattica) e per i contrasti insiti in loro: ogni tavoletta è infatti divisa ordinatamente in due o più sezioni. Queste due o più sezioni alla vista del bambino potrebbero sembrare esattamente identiche, o comunque molto simili, ma ognuna di esse rappresenta una sensazione tattile, sempre a contrasto con quella accanto: liscio-ruvido, caldo-freddo, duro-morbido, elastico-rigido…
(foto 4 http://www.mammafelice.it/2008/11/28/le-tavole-tattili-liscioruvido/)
Anche in questo caso le tavolette possono essere ricreate a casa, con materiali d’uso quotidiano o di scarto: prendete delle tavolette in legno (o dei cartoni fustellati abbastanza resistenti), tagliateli in modo da avere tasselli rettangolari, divideteli idealmente a metà (o in più sezioni) e caratterizzate ogni sezione con un materiale dalla sensazione tattile definita, accostandovi direttamente il suo contrario.
Potete, ad esempio, incollare del plexiglas con accanto della carta vetro, della pellicola per alimenti accostandola a del feltro… Insomma, cercate di ricreare i contrari e i contrasti decisi: carta, vetro, piastrelle, metallo, pelliccia, nylon, velluto… E dall’altro lato feltro, tulle, carta crespa, polistirolo, spugna, paglietta, sughero… E un’idea è quella di accostare i materiali secondo gradazione di sensazioni, in modo da portare il bambino dal liscio al ruvido e così via, in maniera più dolce e (se volgiamo) più sottile a livello cognitivo.