I tipi di cacca del neonato
Martedì, 21 Giugno 2016 05:24Sembra buffo pensare alla pupù dei nostri bambini, ma una neomamma osserva tutto, dalla punta dei piedi ai capelli del piccolo: è un essere nuovo, sconosciuto, che ha bisogno del nostro aiuto per tutto. E conoscere a fondo ciò che lo riguarda è assolutamente naturale, oltre che fondamentale per offrirgli tutte le migliori cure di cui siamo in grado.
Signori e signore, i tipi di cacca del neonato: quando è normale, quando è strana e tutto ciò che riguarda la pupù dei bambini
Come tutto, anche la pupù dei bambini varia a seconda dell'età e del tipo di alimentazione. Ma nel caso dei bambini appena nati la distinzione è ancora più sottile, e si parla di variazioni addirittura a seconda dei giorni di vita.
E' proprio in questo momento, infatti, che i neogenitori si trovano ad avere a che fare con il primo tipo di cacca, e cioè il meconio. Il meconio in realtà non è cacca, ma una sostanza nera-marrone-verde contenente bile, secrezioni intestinali, liquido amniotico e cellule, che viene comunque espulsa dal corpo come fosse pupù.
Non fatevi quindi spaventare dal colore nero, mamme: è una buonissima cosa, se il vostro piccolo lo espelle! Anzi: se dovessero invece esserci feci di colore bianco, quello è il campanello d'allarme per un problema alle vie biliari.
La seconda tipologia di secrezione fecale è quella della fase di transizione. Dopo l'inizio dell'allattamento o dell'alimentazione con il latte in polvere, il bebè inizia a produrre feci di colore giallo tendente al verde.
Si passa quindi alla settimana successiva, quando finalmente compaiono le feci da latte. La loro caratteristica è quella di contenere grumi di caseina condensata, e possono essere di due tipi in base al tipo di nutrimento. Se allattate al seno il vostro bambino probabilmente espellerà feci molto liquide (che scivolano, purtroppo, sul corpo sdraiato e arrivano fino al collo!) di colore giallo-oro con piccoli pallini bianchi (la caseina condensata, appunto); se il bebè viene invece nutrito con latte in polvere il colore della pupù sarà marrone e la consistenza più dura. Ecco perché i bambini allattati artificialmente spesso soffrono di stipsi, diversamente da quelli allattati al seno.
E proprio per questo motivo, fate attenzione: se i bambini allattati artificialmente espellono feci striate di sangue, può essere un problema di eccessiva durezza che causa ragadi o escoriazioni nella delicata zona dell'ano.
In tutto questo, la frequenza è molto soggettiva da bambino a bambino; ma un'indicazione generica potrebbe essere questa: nei primi giorni i bimbi allattati al seno vanno spesso di corpo sporcando il pannolino, per poi di giorno in giorno diradare la frequenza, arrivando ad evacuare anche una volta ogni 2/3/4 giorni, grazie al fatto che l'intestino si sta stabilizzando. I bimbi allattati artificialmente - al contrario - espelleranno le feci più frequentemente, anche una volta al giorno, per il fatto che il latte artificiale viene assimilato solo in parte, rendendo necessario lo smaltimento dei residui attraverso l'intestino.
Fin qui tutto bene: se frequenza e colore sono regolari, nulla di cui preoccuparsi. I segnali d'allarme possono invece essere altri: se il neonato ha ad esempio diarrea e feci verdi potrebbe essere gastrointerite, oppure, sia prima – attraverso l'alimentazione materna – sia dopo lo svezzamento, un problema di alimentazione o intolleranza (come ad esempio agli spinaci o al troppo ferro, che può tradursi anche in feci nere o molto scure).
Ma in generale non c'è molto da angosciarsi, nemmeno quando troviamo pezzetti di cibo dopo lo svezzamento (semplicemente l'intestino agisce molto velocemente e la flora batterica non ha tempo di “digerire” tutto il cibo), nemmeno quando la cacca pare schiumosa (il muco è presentissimo nel colon dei piccoli, soprattutto dopo lavaggi nasali che provocano l'ingestione), nemmeno quando la stitichezza assale il bambino che passa dal latte materno a quello artificiale (che, oltre alla stitichezza provocherà un cattivo odore: non allarmatevi se la cacca di vostro figlio puzzerà in maniera incredibilmente adulta: è normale!).
La redazione di mammapretaporter.it
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La pulizia di occhi e nasino nei neonati
Martedì, 21 Giugno 2016 04:58Pieghe della pelle, unghie, sedere, genitali, testa; ma non solo: le neomamme si chiedono giustamente qual è l'iter giusto da seguire anche nella pulizia di occhietti e nasino dei loro figlioletti!
Vi spieghiamo la pulizia di occhi e nasino nei neonati: la semplice cura di occhietti e narici che non deve diventare troppo ossessiva
No, non deve diventare troppo ossessiva, anzi. Gli occhi dei bimbi, ad esempio, non hanno bisogno di una pulizia costante e quotidiana, ma solo sporadica e solo in caso di secrezioni importanti. Idem il nasino, che non necessita di soluzione fisiologica in quantità eccessive!
Partiamo quindi dagli occhi: come dicevamo, meglio pulirli sono in caso di effettiva necessità; e quando lo facciamo accertiamoci di usare la delicatezza necessaria, per non arrecare danni inutili! Semplicemente tenete a mente di eseguire movimenti sempre dall'interno verso l'esterno: è importante non lasciare che la sporcizia rientri, invece di uscire!
Per farlo, quindi, utilizzate una piccola garzetta imbevuta di soluzione fisiologica (mai i dischetti o i batuffoli di cotone! I residui di lanugine sono pericolosi e difficili da eliminare) e passatela con delicatezza lungo la palpebra del neonato, sempre dall'interno verso l'esterno, facendo attenzione a eliminare tutti i residui delle secrezioni.
Meglio, come sempre quando si tratta della pulizia dei neonati, non strofinare con forza, ma ammorbidire le crosticine con movimenti delicati fino a che non riusciamo a togliere tutto.
Questo procedimento è necessario anche quando il bambino presenta un pochino di congiuntivite, che si differenzia dalle normali secrezioni (frequenti nei primi mesi di vita a causa dei condotti a volte ancora non del tutto aperti e liberi) per il fatto di presentarsi con produzioni giallastre e importanti e occhi gonfi e arrossati.
Capita, ma non serve allarmarsi: si tratta semplicemente di una congestione nasale o di una piccola ostruzione del dotto lacrimale che provoca infiammazione e secrezioni. Pulite come vi abbiamo spiegato sopra, e per alleviare il fastidio e stimolare la guarigione procedete con un lieve massaggio della zona con le dita, passando dalla palpebra inferiore alla base del naso (avendo cura di non toccare l'interno dell'occhio, ma restando solo sulla zona cutanea esterna).
Per quanto riguarda il naso, è bene sfatare il mito dell'esigenza costante di acqua fisiologica: ne basta una goccina per narice (iniettandola con le pipette usa e getta apposite), e solo in caso di appunto di presenza di muco, alfine di evitare il rischio di infiammazioni delle basse e alte vie respiratorie: nei primi mesi di vita il bambino respira solo ed esclusivamente attraverso il naso, e non dalla bocca, quindi è importante assicurarsi che durante il sonno o l'allattamento esso sia libero.
La soluzione salina, dicevamo, è perfetta per sciogliere il muco che si è seccato e per aiutare il naso a liberarsi da solo quando seguita da un piccolo massaggino circolare sulle narici, per espellere il muco. Solo così il bambino potrà respirare di nuovo liberamente e senza sforzo.
Detto questo, la soluzione fisiologica, soprattutto in grandi quantità e seguita dall'utilizzo dell'aspiratore nasale, serve solo in caso di effettivo bisogno, e cioè quando ci sono intasamenti effettivi, non come prassi. Nel caso contrario, e cioè ricorrendo a questi metodi quando non serve veramente, l'effetto sarà il contrario, e cioè si irriterà la mucosa del bambino causando così le fastidiose secrezioni e la conseguente ostruzione.
Un trucchetto che funziona davvero ed è molto più naturale? Se allattate, utilizzate per ogni narice un goccino del latte del vostro seno. E' ricchissimo di importanti sostanze antinfiammatorie ed è quindi un perfetto strumento che aiuta a liberare il naso guarendolo allo stesso tempo.
Ricordiamoci che il muco giallo non è sintomo di infezione che necessità terapia farmacologica: è un semplice segnale (nel 90% dei casi) di muco stagnante, che appunto prende il colore giallo.
La redazione di mammapretaporter.it
Foto credits:
elena k photography di Elena Kloppenburg
SITO: www.elenakphotography.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/elenaKphotography
INSTAGRAM: https://instagram.com/elenakphotography/
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La maternità nel mondo: essere mamma in India
Martedì, 21 Giugno 2016 04:37Come sarà diventare mamma e crescere un bambino nella terra delle spezie, degli elefanti, del caldo e dei tessuti coloratissimi? Sicuramente è un mondo totalmente differente rispetto a ciò che siamo abituati in Occidente. Ed è per questo che è davvero interessante curiosare tra le abitudini e le caratteristiche del diventare mamma in India!
La maternità nel mondo: essere mamma in India, dove il co-sleeping è una pratica naturale e assolutamente normale
La prima curiosità riguarda un fatto pre-natale. Un fatto strano, un'abitudine che in realtà è legge, una strana, stranissima legge: in India è contro le regole (non solo “umane” ma anche burocratiche) sapere il sesso del bambino prima della nascita. Il motivo? Parecchio pauroso e inquietante: qui la società preferisce di gran lunga i bambini maschi, e il governo vuole mettere ai ripari le bimbe femmine: si ha paura che, scoprendo il sesso femminile, molti genitori decidano di interrompete volontariamente la gravidanza.
E l'allattamento? Qui, come in molte culture orientali, è normalissimo e accettato, e allattare in pubblico è incredibilmente normale; tuttavia da molti anni le donne passano per un motivo “sociale” al latte artificiale: è un po' uno status symbol. Utilizzare il latte in polvere significa mostrare agli altri di poterselo permettere, e di potersi permettere una tata.
Ma se l'allattamento è un fatto normale e naturale, il popolo indiano ha ancora difficoltà ad esprimersi sul sesso, sull'anatomia e sui fatti più naturali del corpo umano femminile e della maternità. Ci sono corsi preparto, ma da pochissimo, e soprattutto è solo un fatto recente la presenza dei mariti a questi corsi.
Il fatto che questi corsi siano un qualcosa di assolutamente innovativo per un paese come l'India lo conferma il fatto che, nonostante la loro presenza ai corsi, i maschi si ritrovino ancora molto imbarazzati di fronte ai termini medici anatomici. Il sesso è ancora un tabù, non si studia nemmeno educazione sessuale nelle scuole, e negli ospedali “normali” (quelli non “di classe”) la presenza degli uomini in sala parto non è permessa (non solo per un fatto di regole, ma soprattutto per la tendenza a sentirsi ancora a disagio).
Una volta a casa, il bello dell'India è che il bambino dorme con i genitori regolarmente, a prescindere dalla classe sociale (nel senso: avere una casa grande non significa obbligatoriamente fare dormire il bambino nella sua stanza, nonostante la possibilità). Questo co-sleeping (con i genitori o con la tata di famiglia) dura fino ai sei o ai sette anni! Già: o con i genitori o con la tata. Perché in India è normale, quando si hanno le possibilità economiche, assumere una tata a tempo pieno.
I genitori, infatti, che abbiano entrambi o meno un lavoro, affidano i figli alle tate a tempo pieno; queste tate vivono insieme a loro (con la loro famiglia in una parte dedicata della casa dei datori di lavoro, per essere sempre raggiungibili ma non sempre occupate quando non ce n'è bisogno) e si occupano di tutto ciò che riguarda i bambini. Addirittura, è raro uscire e vedere bambini (che non siano molto poveri) con i loro genitori: solitamente l'uscita è solo con la tata, o, com'è chiamata qui, la ayah.
E, se non ci si può permettere la tata, saranno i nonni, i parenti e i vicini ad occuparsi dei bambini quando i genitori vogliono o devono uscire (non solo per piacere e tempo libero, ma anche per le commissioni).
In tutto questo, la parte più difficile dell'essere mamma e accudire un figlio in India è la paura delle infezioni. Se nei paesi Occidentali (ma anche in molte zone Orientali) cadere, sbucciarsi e prendere qualche botta è solo parte del processo di crescita e di formazione del sistema immunitario, in India sbucciarsi un ginocchio o graffiarsi (o, addirittura, bere una goccia d'acqua del rubinetto o quando si fa il bagnetto) significa venire a contatto con moltissimi germi e batteri pericolosi che possono causare importanti infezioni, infezioni che gli ospedali faticano a curare per il loro stesso stato di sporcizia. Ecco perché le mamme sono iper apprensive: devono esserlo per forza!
Pipì del neonato: tutto quello che c'è da sapere
Domenica, 19 Giugno 2016 05:40Diciamo subito che osservare le urine e le feci del vostro neonato è davvero una buona abitudine: come per gli adulti, queste secrezioni corporee sono un ottimo strumento di diagnosi per problemi fisici o, normalmente, per confermare lo stato di buona salute. Anche quelle dei bambini possono quindi espletare questo compito, e osservando attentamente alcune caratteristiche potrete essere certi se il vostro bambino soffre o meno di qualche problema.
Nello specifico, sono molti i genitori che si chiedono quale sia la quantità “giusta” della pipì del loro neonato. Insomma, quando è poca e quando è troppa?
La pipì del neonato: tutto quello che c'è da sapere sulla frequenza e sulla quantità di pipì che deve fare un neonato
Innanzitutto, l'urina del bambino appena nato è di colore giallo chiaro ed è praticamente inodore; tuttavia nei primissimi giorni successivi alla nascita si potrebbero trovare delle piccole tracce rossastre, come dei sedimenti. In quel caso non fatevi prendere dalla paura: non si tratta di sangue; è semplicemente una reazione dovuta alla presenza di cristalli di urati e per l'eccesso di sali.
I genitori devono sempre tenere in conto che i reni dei bambini appena nati si stanno rodando. Dopo la prima minzione successiva alla nascita la pipì diminuisce molto, per stabilizzarsi quando il bambino inizia a nutrirsi regolarmente. Ed è sempre per il discorso del “rodaggio” che non appena mangiano o bevono spesso evacuano subito; è proprio per questo che per i primi sei mesi il cibo deve essere solo liquido: bisogna lasciare che i reni prendano il ritmo e le funzioni fisiologiche corrette.
Nei primi mesi, allora, il pannolino si bagna solitamente tra le sei e le otto volte al giorno, arrivando tranquillamente a dodici.
Diciamo pure che fino ai sei mesi un bambino dovrebbe urinare almeno sei volte: questo numero non è casuale, ma serve a confermare la corretta crescita e la giusta quantità di nutrimento (sempre confrontando i dati con l'effettiva crescita del bambino, senza allarmarsi: se fa poca – non pochissima – pipì ma cresce non c'è alcun bisogno di preoccuparsi).
Questi pannolini, poi, devono avere un peso particolare, per capire se effettivamente la pipì è abbastanza: il peso ideale del pannolino è lo stesso di quando ci versate dentro almeno tre cucchiai di acqua (ma lo capirete subito: un pannolino pieno della giusta quantità di pipì è nettamente più pesante di uno vuoto; confrontatelo con uno nuovo e non ancora usato).
Parlando in maniera più specifica, si parla di normalità quando un bambino fino ai sei mesi produce circa 200/300 millilitri giornalieri di urina, e intorno 400/500 intorno all'anno di età. Ma il peso approssimativo sarà per voi già un perfetto strumento.
Insomma: il numero di pannolini bagnati è un indicatore perfetto per capire se il bambino assume latte a sufficienza, molto più delle feci, che invece non sono un indicatore altrettanto preciso.
Per quanto riguarda la frequenza, fino al momento in cui il bambino impara a trattenere la pipì nella sua vescica (fino ai ventiquattro mesi almeno) la minzione è chiaramente molto frequente; per questo motivo l'assenza o la diminuzione della frequenza può essere un dato indicatore di qualche problema, e il bambino avrebbe bisogno di una visita dal pediatra.
La minzione assente o eccessivamente rara si chiama anauria o oliguria ed è causata da vari fattori: scarso apporto di liquidi, sudore eccessivo, disfunzioni della vescica, disfunzioni neurologiche oppure infezioni generali o concentrate nelle vie urinarie.
Se, al contrario, il bambino sembra fare troppa pipì, superando i dodici pannolini al giorno, si parla di poliuria. In questo caso il motivo potrebbe essere semplicemente un eccesso di liquidi assunti; sono rari infatti i casi in cui si tratta di problemi metabolici o diabetici: nei lattanti è davvero molto infrequente.
Una chiamata al pediatra è infine consigliata nel caso in cui vi accorgiate che le urine hanno un odore sgradevole (campanello d'allarme per qualche infezione), quando si verifica contrazione della diuresi (un altro sintomo del fatto che il bimbo forse sta mangiando poco) e quando i genitali delle bambine perdono del sangue (potrebbe trattarsi di una crisi genitale strettamente correlata agli ormoni della gravidanza).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Profumo di casa: 6 miscele di oli essenziali per profumare di buonumore la casa
Sabato, 18 Giugno 2016 04:41Gli effetti degli oli essenziali sul nostro benessere sono davvero tanti: ma il primo, forse il più sottovalutato, è l'impatto benefico sul nostro umore, anzi sul nostro buon-umore!
Ecco gli oli essenziali per creare un delizioso profumo di casa: 10 miscele di oli essenziali per profumare di buonumore la casa
Abbiamo due soluzioni per profumare il nostro ambiente:
A. Aromadiffusione: per effettuare dell'aromadiffusione basta inserire le seguenti miscele in un diffusore di oli essenziali (io uso questo) con acqua.
B. Spray per l'ambiente: la ricetta è davvero semplicissima! Procuriamoci un botticino spray vuoto, riempiamolo per 4/5 di acqua, aggiungiamo poi della wodka liscia, e inseriamo gli oli essenziali scelti. Ricordiamoci sempre di scuotere bene il boccettino
1. Sole e buonumore
- 6 gocce di bergamotto
- 3 gocce di arancio dolce
- 3 gocce di lime
2. Respiri d'Oriente
- 5 gocce di sandalo
- 2 gocce di bergamotto
- 2 gocce di ylang-ylang
- 4 gocce di patchouli
3. Rinfrescami le idee
- 5 gocce di lavanda
- 3 gocce di menta peperita
- 2 gocce di eucalipto
4. Non ce la posso fare oggi
- 5 gocce di bergamotto
- 4 gocce di mandarino
- 2 gocce di menta peperita
5. Sogni d'oro
- 6 gocce di lavanda
- 1 goccia di bergamotto
- 2 gocce di ylang ylang
6. Fresca estate
- 2 gocce di menta peperita
- 2 gocce di lavanda
- 4 gocce di lime
7. Calduccio davanti al camino
- 5 gocce di bergamotto
- 2 gocce di cannella
- 2 gocce di arancio dolce
8. Autostima di donna
- 2 gocce di pompelmo
- 4 gocce di palmarosa
- 3 gocce di legno di rosa
9. Femme fatal
- 3 gocce di ylang ylang
- 4 gocce di legno di rosa
- 2 gocce di palmarosa
10. Concetrazione vieni a me
- 2 gocce di rosmarino
- 2 gocce di menta
- 3 gocce di lavanda
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
I tempi e i costi dell'adozione internazionale
Venerdì, 17 Giugno 2016 07:48Quando una coppia inizia a pensare all'adozione, certamente prima vengono l'entusiasmo, la voglia di donare il proprio amore ad un essere umano in difficoltà, la felicità di formare una famiglia. Ma non è possibile nascondersi dietro un dito: il secondo pensiero è più sconfortante, e riguarda i tempi e i costi che derivano necessariamente da questa scelta.
È vero: è difficile, psicologicamente ed economicamente. Ma una scelta così bella può essere oscurata ed abbattuta dalla preoccupazione?
I tempi e i costi dell'adozione internazionale: facciamo chiarezza su alcuni punti insidiosi della scelta di adottare un bambino straniero
L'iter, ve lo abbiamo già spiegato, è in effetti lungo. Prima i corsi, poi la disponibilità in tribunale, poi le indagini degli assistenti sociali, poi l'affidamento della pratica ad un ente autorizzato, poi l'attesa e, solo alla fine di un percorso che durerà degli anni, l'abbinamento e la creazione di una vera famiglia con l'arrivo di un bambino.
Tuttavia non è giusto appigliarsi alla solita scusa del "i tempi sono troppo lunghi, bisognerebbe sfoltire la burocrazia". In questo caso la burocrazia esiste per un motivo ben preciso, importantissimo e imprescindibile: il bene del bambino.
Già: le indagini, le domande, gli enti e tutte le procedure nel mezzo servono solamente a raggiungere l'obiettivo di assicurare al bambino adottato, un essere umano già provato da disgrazie e abbandoni, una famiglia il più possibile vicina alla perfezione. Essere genitori non è un diritto; è il bambino che ha diritto ad una famiglia!
Altro discorso sono chiaramente i costi, che, beh, in effetti sono alti e portano moltissime coppie ad abbandonare l'idea e il percorso. La crisi economica e l'instabilità fanno sì che i soldi siano un deterrente. E sono sommati allo sconforto dei tempi lunghi: alla fine in molti desistono, e solo chi davvero vuole con tutto il cuore procedere ad adottare continua il cammino.
Nello specifico, i costi variano naturalmente da paese a paese. Il Vietnam è diverso dalla Cina, che è diversa dalla Russia, che è diversa dal Kenya, che è diversa dal Perù e così via. La media, tuttavia, è di solito intorno ai 20000 euro, ma non è impossibile arrivare a sborsare fino a 35000 o 40000 euro.
Ma cosa riguardano queste spese, per la precisione? Beh, i costi specifici dell'Ente Autorizzato (che pur essendo Onlus hanno giustamente bisogno di denaro per esistere, e che prima di vedersi affidato l'incarico comunica ai genitori la lista delle spese che sosterrà con i soldi ricevuti - dalle consulenze psicologiche alle pratiche e alle mediazioni con i paesi stranieri), i costi del Paese d'origine e degli istituti stranieri, ma anche le spese di viaggio dei genitori, che una volta abbinati ad un bambino devono recarsi per qualche tempo nel paese per familiarizzare con l'ambiente e con il futuro figlio., pagandosi di tasca propria il trasporto, il vitto e l'alloggio.
Ma la difficoltà economica non sta solo nei costi in sé: anche il reddito famigliare spesso è un impedimento che si mette tra la volontà adottiva e la reale possibilità di procedere. Il tribunale in Italia valuterà la possibilità dei genitori di crescere un figlio (e l'instabilità contrattuale spesso è motivo di difficoltà: i genitori a volte si rassegnano, altre aspettano di essere più solidi professionalmente), ma ci sono anche paesi, come la Cina, che vogliono essere sicuri che la coppia abbia un reddito minimo per assicurare il benessere del bambino adottato.
Insomma, è vero: è difficile. Bisogna mettere sul piatto moltissimi pro e altrettanti contro. Sta solo alla coppia decidere se pesa di più l'uno o di più l'altro!
Grazie al potere sgrassante di questi due ingredienti il risultato è assicurato. Essendo poi privo di tensiottivi chimici possiamo usarlo per lavare le stoviglie dei bambini.
La ricetta per il detersivo per piatti fatto in casa: come risparmiare e avere un sapone 100% naturale
Ricetta tratta da http://www.nonsprecare.it/come-preparare-detersivo-per-i-piatti-fatto-in-casa
Devo sterilizzare ciucci e biberon?
Giovedì, 16 Giugno 2016 09:05L’igiene è una conquista fondamentale dell’umanità: ha permesso di sconfiggere numerose patologie e sicuramente di allungare la vita. Lavarsi spesso le mani, fare la doccia, il bagno e avere cura delle nostre parti intime è fondamentale e chiaramente è importante che questo venga applicato e poi trasmesso come prassi anche ai nostri figli.
La differenza che sussiste però tra igiene e sterilizzazione o lavaggi frequenti (vedi il bidè 3 volte al giorno per esempio) è notevole: con l’igiene togliamo lo sporco, eliminiamo gran parte dei possibili agenti patogeni e ne limitiamo la proliferazione.
Ho scelto volontariamente la parola limitazione perché una parte di microrganismi devono sussistere perché il nostro corpo sia in salute: pensate che il nostro intestino, per stare bene, ha bisogno di una quantità maggiore di microrganismi rispetto al totale delle cellule del nostro corpo perché è proprio grazie ad essi che il cibo viene trasformato in nutrimento e le scorie sono eliminate. Sulla nostra pelle sono naturalmente presenti dei microrganismi che fanno parte del naturale strato epidermico e che svolgono un ruolo ben preciso, quello di mantenere in equilibrio la pelle e impedire la proliferazione di agenti patogeni. Il nostro mondo è fatto di microrganismi, il macroambiente contiene naturalmente batteri: entriamo molto spesso in contatto con batteri potenzialmente letali ma, fortunatamente, quasi sempre il nostro corpo con le sue difese immunitarie è in grado di contrastarlo. Per questo è fondamentale non imbattersi in una lotta contro i batteri, che chiaramente non potrà mai essere totale perché è impossibile sterilizzare tutto e che sopratutto distruggerà anche i microrganismi benefici del nostro corpo lasciandoci esposti ad agenti patogeni, ma lavorare per rafforzare le difese immunitarie dell’organismo. I consigli principali sono:
- non sterilizzare
- non utilizzare antibiotici a meno che sia davvero davvero necessario (la maggior parte delle volte non lo sono quindi è fondamentale richiedere esami di laboratorio prima di assumerli)
- mangiare bene: poca carne e no a latte e derivati, si a cereali integrali (dai due anni), legumi e tanta, tantissima verdura e frutta
Come sostiene il dott. Sarti in “Un pediatra per amico” “il neonato non può essere completamente isolato dai microrganismi, anzi, non deve: un certo contatto con l’ambiente esterno serve a sviluppare buone difese”. Questa tendenza alla super-sterilizzazione è inutile, se non dannosa: bisogna infatti sapere che nel nostro corpo e nell’ambiente circostante proliferano batteri e microorganismi indispensabili alla vita. La nostra salute non va basata sulla lotta contro i germi, ma su un corretto rapporto ed equilibrio con questi; quindi sì a corrette norme igieniche, no alla sterilizzazione. Basti pensare che l’equilibrio del nostro intestino è dato dalla presenza di germi che garantiscono il corretto transito del cibo e l’assimilazione dei nutrienti necessari alla vita. Il latte materno, come sappiamo, ha un ruolo fondamentale nel fornire la carica batterica ottimale per il nostro bimbo, ma anche per il latte artificiale la sterilizzazione è assolutamente inutile, in quanto la carica batterica presente nel biberon fa parte del macroambiente (lenzuolini, giocattoli, vestiti ma anche le mani degli adulti) in cui il bimbo deve imparare a vivere. Quindi basta lavare con cura ciucci e biberon e, per la stessa ragione, niente sterilizzazione di tutine e vestiario! Lasciamo che si crei il corretto ecosistema!”
Devo sterilizzare ciucci e biberon? No, non è assolutamente necessario e utilile sterilizzare gli oggetti con cui entra in contatto il neonato.
Scegliamo detersivi delicati, privi di tensiottivi chimici: la marca Winni's secondo mè è piuttosto valida, quelli dei negozi bio davvero notevoli, ma possiamo anche scegliere di utilizzare detersivi per piatti homemade come questo che vi abbiamo illustrato.
Un alleato prezioso è poi lo scovolino che ci consente di eliminare i residui in zone dove con le mani non è possibile arrivare.
Per riassumere, acqua calda, uno scovolino e un detersivo naturale è tutto ciò che vi serve per tenere puliti biberon e ciucci.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Petit Fernand, la personalizzazione è cool
Giovedì, 16 Giugno 2016 05:46Forse conoscete già Petit Fernand: da anni è in prima linea nel campo della personalizzazione per bambini (ma non solo!): con le sue etichette adesive e termo-adesive per i vestiti, per i thermos, per le conserve e per qualunque superficie preferiate, rende gli oggetti di tutti i giorni più carini e personali, unici ed esteticamente accattivanti.
Ma non sono solo le etichette a rendere l'azienda numero uno della personalizzazione: conoscete le loro borracce e le bellissime lunch box? Noi sì, e ce ne siamo innamorate.
Petit Fernand, la personalizzazione è cool: mangiare sano fuori casa diventa divertente e colorato
L'azienda è francese e ha sede nientemeno che nella città più romantica del mondo: Parigi. Vengono direttamente da lì, i loro prodotti: le etichette termo-adesive per i bambini e i loro abiti (sono talmente sottili e qualitativamente impeccabili che non si accorgeranno nemmeno di averle e non daranno alcun fastidio!), quelle adesive per personalizzare gli oggetti della famiglia o per contrassegnare i barattoli, ma soprattutto le borracce e le lunch box personalizzate.
Sono bellissime e super funzionali, fatte apposta per essere portate sempre con sé e per rendere ai bambini il momento del bere e della pappa accattivante, gioioso e curioso. Tutto grazie ai piacevoli disegni e alle mascotte stampabili! Sgraneranno gli occhi e felici diranno “Wow! C'è scritto il mio nome!”. Un piccolo trucchetto per far sì che considerino i momenti dell'alimentazione come qualcosa di piacevole.
In acciaio inox, da 350 ml, la borraccia, accessorio imprescindibile per i bimbi fuori casa (sia a scuola che durante le gite, il mare o la montagna), con Petit Fernand diventa un oggetto impeccabile a livello di qualità (senza BPA, ftalati e piombo, può essere riciclata interamente, non altera il sapore, ha un tappo anti-perdita e una doppia parete isotermica per mantenere la temperatura interna per molto tempo - 12 ore le bevande calde, 24 quelle fredde - e per lasciare l'involucro esterno sempre a temperatura ambiente) e unico dal punto di vista estetico.
La personalizzazione è semplicissima: andando sulla sezione dedicata alla borraccia personalizzata sul sito web di Petit Fernand, potete scegliere il disegno preferito tra una vasta gamma, nonché scrivere il vostro personale testo scegliendo font e colore. Il nome del bambino, l'iniziale, una frase particolarmente amata...
Non da meno è la lunch box proposta dall'azienda francese: la schiscetta italiana, insomma, o il bento giapponese. Utilissima sia durante il periodo scolastico per le merende e i pranzi sia nel tempo libero per portare con sé i pasti preparati in casa, la lunch box di Petit Fernand è maneggevole e piccola ma allo stesso tempo capiente.
Questo portavivande termico presenta infatti due scomparti piccoli e un ripiano rimovibile, oltre ad una tavoletta refrigerante (rimovibile anch'essa e inclusa nella confezione al momento dell'acquisto) per mantenere una bassa temperatura nei mesi estivi, in modo da preservare la freschezza di frutta e verdura. Ma, udite udite: la tavoletta è compatibile anche con il forno a microonde, utilizzabile per scaldarla per mantenere più a lungo i cibi caldi nei mesi freddi (ma anche in estate: la pasta è sempre la pasta).
Come la borraccia, la lunch box (che ha la capacità di un litro ed è di dimensione 21x14x8 cm) è senza BPA e ftalati (sostanze aggiunte alla plastica per aumentarne la flessibilità, ma altamente tossiche per l'organismo se vengono a contatto con il cibo!) ed è riciclabile al cento per cento.
Come fare per personalizzarla?
Di nuovo, basta andare sulla pagina dedicata alla lunch box sul sito di Petit Fernand e scegliere il disegno da riportare sul coperchio e il colore di fondo: potete scegliere tra sedici illustrazioni dedicate agli animali, ai supereroi, allo spazio, alle principesse e alle fate, alle automobili, alle mascotte di Petit Fernand o alla città di Parigi; dopodiché, come per la borraccia, scegliete il testo, personalizzabile anche nel font e nel colore. E iniziate a mangiare divertendovi!
La maternità nel mondo: essere mamma in Gran Bretagna
Mercoledì, 15 Giugno 2016 13:47Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord: nel Regno Unito ci sono ben 4 nazioni, ma, beh, volete scoprire insieme a noi qualche curiosità? Insomma, com'è crescere un bambino sotto il regno di Elisabetta?
La maternità nel mondo: essere mamma in Gran Bretagna
Partiamo dal momento in cui una mamma nasce, e cioè quando porta in giro il suo pancione. Se in molte parti del mondo la maternità è spesso invasa da occhiate, toccatine e chiacchiere da parte dei conoscenti, in Gran Bretagna non vi capiterebbe praticamente mai di essere toccate sulla pancia da uno sconosciuto, da un parente lontano o da un amico poco intimo! Si è molto riservati su tutto, soprattutto sui propri sentimenti (non è insensibilità, ma discrezione ed educazione, rispetto nei confronti dell'altro!), quindi, a maggior ragione sulla maternità.
È la loro indole. Un'indole delicata e all'apparenza fredda che li spinge a non accettare mai un complimento (vi risponderanno sempre: "Oh, questo straccetto? Mmm, non mi convince"; oppure "Non è vero, il tuo taglio di capelli è moooolto più chic") e, prima di tutto, a non vantarsi mai. Gli inglesi non parlano mai dei buoni risultati in maniera pretenziosa, non si vantano mai di nulla, professionalmente, scolasticamente e personalmente. E i bambini vengono cresciuti in questo modo: sentono sempre quando i genitori non si sbilanciano con gli altri sui loro risultati, e imparano a loro volta a non vantarsi, in modo da essere sempre educati in una società nella quale il vanto non è accettato.
Tuttavia questa indole di apparente freddezza e riservatezza assoluta non si riflette (fortunatamente) sull'allattamento: vedere una mamma che allatta il suo bambino in pubblico è assolutamente normale e accettato, e anche se i negozi e i ristoranti hanno quasi sempre zone riservate a questa pratica per le più timide, non c'è clamore o disgusto nel vedere qualcosa di così naturale.
Fin da piccoli, poi, i bambini sono abituati e allenati a cadere e farsi male. Suona strano? Beh, sì. Ormai i paesi occidentali sono così abituati al childproofing (e cioè al sistemare ogni angolo della casa in modo che sia a prova di bambino - tanto che negli Stati Uniti esistono figure professionali apposta, che vengono in casa e sistemano tutto quanto!) da ritenere assurdo un comportamento del genere. Ma è proprio così, e non è così stupido come concetto: i bambini devono abituarsi a cadere e a farsi male, perché solo in questo modo possono imparare a gestire le loro competenze, capire il pericolo e aggiustare il tiro! Chiaro: non li si mette in pericolo di vita, ma un po' di lividi e graffi non fanno male.
Non appena vanno a scuola, poi, vengono subito vestiti con la loro piccola uniforme. Sì, è proprio come nei film. Quasi tutte le scuole prevedono un'uniforme, e il motivo è che gli inglesi ritengono che esse incoraggiano la disciplina e la concentrazione, oltre a spianare visivamente le distinzioni di classe (anche se, beh, nel Regno Unito queste classi contano ancora parecchio...).
E quando i bimbi tornano da scuola per festeggiare il loro compleanno a casa con i loro amichetti, ognuno accompagnato dai genitori, ecco che arriva anche il momento di mamma e papà, che da buoni inglesi si concedono una birretta o un bicchiere di vino anche in presenza dei bambini: gli inglesi bevono parecchio, lo sappiamo, ma soprattutto c'è la convinzione che sarebbe impossibile resistere ad una festicciola di compleanno con altri genitori che a malapena si conoscono da completamente sobri!
In ogni caso, il tempo passato in famiglia è sacro, e lo sono anche i compleanni e le vacanze. Di ferie i sudditi di Elisabetta sono soliti prenderne due, di due settimane l'una, una in estate e una in inverno. Non significa andare per forza da qualche parte: anche stando solo a casa, ma sapendo che quelle quattro settimane saranno dedicate solo alla famiglia!
Sara Polotti