Come creare uno spazio gioco Montessori in casa per bambini da 6 a 18 mesi
Martedì, 02 Febbraio 2016 18:09Della pedagogia delle Scuole di Reggio e dell'approccio montessoriano è ammirevole soprattutto l'attenzione particolare che hanno nei confronti dell'ambiente in cui i bambini vivono, giocano e imparano. Se le scuole tradizionali mettono questo aspetto in secondo piano, per loro è invece centralissimo, e a trarne beneficio non sono solo gli occhi, attratti esteticamente da stanze luminose, naturali e a misura di bambino!
L'ambiente, infatti, in queste due scuole di pensiero si adatta e si modella sui bisogni fisici e psichici del bambino, per assecondare il suo apprendimento e la sua conoscenza del mondo. Proporzione (cioè "a misura di bambino"), ordine, armonia e bellezza sono i pilastri fondamentali. Si aggiungano ad essi lo spazio artistico, di vitale importanza nelle scuole di Reggio, conosciuto come l'Atelier, e la preferenza verso i materiali naturali per quanto riguarda strumenti didattici e giocattoli.
Ma chi lo dice che solo nelle scuole è possibile creare questi accoglienti spazi?
Prendendo spunto da questi due approcci, ecco alcune idee per lo spazio-gioco del tuo bambino, ispirandoci a Reggio e Montessori: come ricreare anche a casa i bellissimi ambienti che stimolano al meglio la crescita dei piccoli, fin dai primi mesi.
Primo: evitate (o abbandonate proprio) i giocattoli troppo plasticosi o elettronici. Ai bambini basta poco, a volte solo qualche rotolo di carta igienica o una scatoletta di cartone. Non sotterrateli di giochi, quindi! E preferitene di educativi, naturali e stimolanti, di vari materiali e di varie forme.
(foto 1 http://bkids.typepad.com/intro/2013/02/on-pinterest.html)
A terra è bene ci sia un terreno comodo, morbido e gattonabile fino allo sfinimento. Mettete un tappeto e il bambino sarà libero di muoversi e giocarci sopra con agio.
(foto 2 https://it.pinterest.com/pin/389279961518015835/)
I giocattoli sistemateli poi in cestini o scatole aperte dividendoli per tipologia. Riponete poi le scatole sulle mensole presenti in cameretta, basse per poter essere raggiunte dal bimbo senza bisogno d'aiuto.
(foto 3 http://www.aneverydaystory.com/2013/01/03/reggio-playroom/)
Il bambino nel suo spazio dedicato al gioco deve sentirsi a suo agio, accolto, comodo e tranquillo. Un'idea per infondergli questa sensazione è creare un angolo di pace, ad esempio con una piccola poltroncina o un piccolo divanetto sul quale può adagiarsi per leggere o per giocare.
(foto 4 https://it.pinterest.com/pin/479492691548798159/)
Accanto a questo spazio relax, che può essere ricreato in maniera più soft ma altrettanto affascinante con un tappeto spesso e morbido e dei cuscini, sistemate anche una libreria con tante proposte per il bambino!
(foto 5 http://myclassroomtransformation.blogspot.it/2011_09_01_archive.html)
Importante ed educativo è fornire al bambino gli strumenti necessari a studiare la vita quotidiana. In questo senso, i giochi ispirati alle attività di tutti i giorni, come le cucine o i banchi da meccanico, sono ottimi, e posizionandoli nella stanza da gioco il bambino imparerà pian piano a inserirsi nel mondo diventando sempre più autonomo e indipendente. Sceglieteli di legno, non troppo tecnologici: non serve molto, il bambino naturalmente capirà i movimenti e li ripeterà simulando la vita adulta. Lo stesso discorso vale per le scope, gli stendiabiti, i martelli, e tutti gli accessori in miniatura che simulano i lavori adulti.
(foto 6 http://www.apartmenttherapy.com/montessori-at-home-roundup-167971)
Lo specchio è molto importante per entrambi i modelli educativi. Sistematene uno vicino al tappeto dove il bambino solitamente gioca, e lasciatelo giocare direttamente con lo specchio (quando sono piccolo ne sono affascinatissimi!) oppure fate sì che svolga l'attività di fronte ad esso.
(foto 7 http://www.aneverydaystory.com/2012/08/08/a-reggio-inspired-block-corner/)
La componente naturale dei materiali è, come dicevamo, davvero importante, e lo stesso vale per l'amore per la natura e il mondo esterno, che il bambino ha bisogno di esplorare. Perché allora non includere un po' di natura anche nella sua stanza dei giochi? Aggiungere un pochino di verde, senza eccedere, non può che fare bene!
(foto 8 https://it.pinterest.com/pin/405183297700949456/)
Combinando un po' tutti questi elementi otterrete una stanza gioco dall'effetto piacevolissimo, accogliente, naturale ed esteticamente bellissima, ma, soprattutto, perfetta per le esigenze del vostro bambino, attenta al suo apprendimento, alla sua ricerca di autonomia e al suo benessere psicofisico.
(foto 9 http://theimaginationtree.com/2012/10/baby-place-space-for-6-18-months.html)
(foto 10 http://www.aneverydaystory.com/2012/08/08/a-reggio-inspired-block-corner/)
3 approcci alla scuola sconosciuti in Italia e che tutto il mondo imita
Martedì, 02 Febbraio 2016 17:43Nemo propheta in patria. Proprio vero, anche quando si parla di approcci pedagogici. In Italia abbiamo i tre migliori metodi educativi, eppure li snobbiamo come fosse niente. E sì che nel resto del mondo hanno ormai preso piede, e in maniera massiccia!
Parliamo dei metodi Montessori e Reggio, i grandi snobbati in Italia: gli approcci alla scuola sconosciuti in Italia e che tutto il mondo ci imita
Certo, anche in Italia sono presenti molte scuole che ne seguono i dettami. Ma, diciamolo, spesso si tratta di strutture private che costano un occhio della testa, o laboratori sporadici presenti in qualche programma, ma senza continuità. Addirittura, certi metodi vengono utilizzati (correttamente, ma in maniera comunque limitata) in laboratori e workshop per adulti o sui luoghi di lavoro, senza però venire inseriti in programmi scolastici che ne ricaverebbero altrettanti benefici.
Per quanto riguarda invece i metodi stilati da Maria Montessori e Loris Malaguzzi (quello delle scuole di Reggio, appunto) nel secolo scorso vanno forte, anzi, fortissimo, nei paesi di lingua anglosassone: facendo una veloce ricerca online vi renderete conto che la maggior parte dei blog che ne parlano e la maggioranza delle scuole che presentano i programmi ispirati a questi due pedagogisti sono in lingua inglese, e gli istituti montessoriani e ispirati al Reggio Approach ormai proliferano tra America e Gran Bretagna (in totale ci sono circa 22.000 scuole Montessori nel mondo; in Italia sono circa 150, in America 4.500, tanto per capirci)!
Gli anglosassoni, dunque, si sono resi conto dell'efficacia di tali metodi. Perché noi no? Perché fermarsi a sistemi ormai standard che puzzano un po' di vecchio?
Prendiamo il metodo Montessori, ideato dalla pedagogista Maria Montessori nel Novecento. Non stupisca se è uno tra i più osannati all'estero: la qualità e l'efficacia sono concrete, provate, e un metodo così semplice eppure così attento a tutti i bisogni del bambino non può che essere tra i primi in classifica!
Sostanzialmente, questo metodo senza tempo, innovativo seppur vecchio di quasi cento anni, si fonda sull'idea di indipendenza del bambino e sulla sua mente assorbente. Vestirsi da soli, mangiare da soli, potersi muovere liberamente in casa o a scuola e imparare secondo le proprie tendenze e i propri tempi è ciò che concretamente detta il metodo montessori. Il bambino è un individuo unico con la sua personalità, e come tale gli deve essere consentito di apprendere e di crescere secondo le sue modalità. Non solo: la mente assorbente dei bambini, che assimila tutto ciò che lo attornia nei primi anni di vita, è centrale in questo metodo. Nei primi 3 anni il bambino assorbe indipendentemente da ciò che gli adulti attorno a lui compiono, ma dai 3 ai 6 anni la sua mente è parzialmente malleabile. Tutto ciò che lo colpisce e che entra nella sua testa contribuisce a formare la sua persona, e Maria Montessori lo sa bene. Per questo secondo il suo metodo sono centrali lo stimolo e la creatività intesa come strumento d'apprendimento globale.
La creatività e l'arte sono pilastri anche degli altri due metodi fiore all'occhiello (snobbato) dell'Italia, e cioè il Reggio Approach (vedete, il termine con il quale è maggiormente conosciuto è inglese, ça va sans dire...) e quello ideato dall'artista poliedrico Bruno Munari.
Anche nel Reggio Approach, come in quello Montessori, al centro sta il bambino, inteso come individuo con una propria identità e costruttore delle proprie conoscenze. Stando al centro di tutto il bambino, nelle scuole di Reggio (chiamate così perché il metodo è originario proprio di Reggio Emilia, città nella quale il pedagogista Loris Malaguzzi fondò le prime scuole) il sapere non viene diviso in settori trattati come compartimenti stagni, ma l'apprendimento avviene trasversalmente, in base anche alle esigenze delle classi, nelle quali si predilige il processo piuttosto che il risultato, il percorso più che la meta.
Sia nelle scuole montessoriane che in quelle reggiane l'ambiente è importantissimo, guarda al bambino (per Maria Montessori tutto dev'essere naturale e all'altezza dei piccoli, per Malaguzzi accogliente, ampio e pensato per favorire la collaborazione e il lavoro di gruppo), e le scuole sono sempre davvero bellissime.
E, oltre alle classi, nelle scuole di Reggio è fondamentale l'Atelier, con la figura dell'atelierista (il "maestro d'arte"), in quanto la creatività è intesa come sperimentazione attraverso cento linguaggi per apprendere in maniera più attiva.
Il fare, il fare da soli, l'essere individui a se stanti con una propria identità, la creatività come strumento d'apprendimento e non mera "fantasia", l'indipendenza, lo spirito critico, il saper destreggiarsi in ogni situazione: i pilastri educativi e gli obiettivi di questi approcci sono incredibilmente attuali, e sarebbe bellissimo se la loro patria gli desse nuovamente il posto che gli spetta.
Non sarebbe bellissimo poter scegliere una scuola così attenta al bambino e ai suoi bisogni, così all'avanguardia, così accogliente, senza doversi preoccupare delle rette astronomiche o dell'eccessiva distanza da casa?
Sara Polotti
Amyko, il braccialetto amico della salute di grandi e bambini
Martedì, 02 Febbraio 2016 10:53Spesso la tecnologia è davvero troppa, ma quando corre in aiuto della persona, beh, chapeau. E in questo caso il cappello lo si toglie ammirandone il design, la funzione e l'attenzione alla salute!
Parliamo di Amyko, il braccialetto amico della salute di grandi e bambini: la fascia al polso perfetta per monitorare lo stato di salute ed emergenza dei nostri piccoli.
L'hanno progettato in Italia tra Genova e Brescia, e il risultato è un oggettino davvero accattivante dalle funzioni importantissime. Date un'occhiata qui: www.amyko.it
In pratica, una cartella sanitaria disponibile 24 ore su 24, da personalizzare e condividere con chi vogliamo, e pensata anche per le situazioni di emergenza.
Il braccialetto, personalizzabile e regolabile per bambini e adulti, immagazzina tutte le informazioni che decidiamo di inserire: gruppo sanguigno, anamnesi familiare, malattie, allergie, medicine che stiamo prendendo, ma anche intolleranze, diete seguite, il nome del medico curante, e tutto ciò che pensiamo possa essere utile. E le informazioni sono tutte visibili entrando nell'App collegata al dispositivo, che ne legge le informazioni avvicinandosi, grazie alla tecnologica Nfc (Near Field Communication).
Non solo: anche i telefoni non provvisti dell'App specifica possono accedere a questa cartella, grazie ad un URL inviato al telefono. In questo caso, la funzione è utile ai medici e ai soccorritori in caso d'emergenza.
La privacy però è sempre al sicuro: puoi decidere di rendere le informazioni pubbliche, ma se preferisci lasciarle private per avere accesso alla cartella sarà necessario avere un codice personalizzato per ogni braccialetto. Nello specifico: puoi scegliere di lasciare pubbliche le info d'emergenza, utili per il primo soccorso, e privato tutto il resto, in modo che i soccorritori sul posto possano avere accesso ad esse e curare nella maniera più appropriata il paziente.
Amyko ha infatti pensato soprattutto alle situazioni d'emergenza: grazie alla Direct Call con il numero stampato sul braccialetto è possibile chiamare i soccorsi e le persone memorizzate in caso d'emergenza, mentre avvicinando il braccialetto allo smartphone un familiare registrato riceverà un sms con la posizione nel caso in cui ci si trovi da soli (utilissimo nel caso di sportivi, ma anche per tutti i giorni. Non si sa mai!).
Ma la funzione quotidiana più utile è quella del Medical Reminder, una sorta di sveglia che indica quando è il momento di assumere le medicine prescritte. Pensate a quando è il bimbo è solo con la babysitter e deve prendere l'antibiotico, o la pastiglietta che assume tutti i giorni: anche lei potrà ricevere l'allarme personalizzato senza dimenticare nulla e lasciando voi senza pensieri! Ma, scostandoci un attimo dalla situazione dei nostri bimbi, anche i nonni ne riceveranno beneficio, con tutte quelle pastiglie che prendono e con tutte le volte che, loro e nostro malgrado, si trovano soli a casa!
Dal punto di vista tecnologico, Amyko è davvero sicuro, certificato e controllato secondo i sistemi di sicurezza più all'avanguardia. Anallergico, è prodotto in Italia con materiali 100% atossici.
E, non ultimo, non c'è da preoccuparsi delle onde elettromagnetiche: il braccialetto non funziona tramite wifi e quindi non emette nulla, se non nel momento in cui collegato con lo smartphone. E, completamente impermeabile, funziona senza batteria!
San Valentino: insegniamo l'amore con Maria Montessori
Martedì, 02 Febbraio 2016 10:32Molti di voi conosceranno già le cartelle dei comandi ideate da Maria Montessori. Il loro scopo, utilissimo, è quello di rendere la lettura non un mero esercizio fine a se stesso, ma un compito che ha uno scopo anche nella vita quotidiana. Utilizzando le cartelle dei comandi (che recitano esercizi come "vai alla lavagna e scrivi il tuo nome", "disegna la tua famiglia e regala il disegno ai tuoi genitori", "alzati in piedi e toccati la testa, poi siediti e toccati il ginocchio destro"), i bambini che stanno imparando a leggere iniziano ad utilizzare la lettura in maniera attiva, comprendendo il vero valore di questo insegnamento.
Per rafforzare questa convinzione importantissima per la loro vita e il loro apprendimento, le carte dei comandi di Maria Montessori si possono trasportare anche tra le mura domestiche, trasformando l'esercizio in un'attività divertente e allo stesso tempo educativa dal punto di vista affettivo.
Un gioco da creare per San Valentino: insegniamo l'amore con Maria Montessori
Vedetela un po' come una caccia al tesoro senza limiti di tempo.
Prendete dei bigliettini colorati, a forma di cuore, di stella, o semplicemente dei post-it. Non conta la forma, ma la sostanza! E questa sostanza è proprio l'amore da portare in casa (e possiamo sfruttare proprio questi giorni che precedono San Valentino, la festa dell'amore per eccellenza).
Su questi bigliettini scrivete le frasi che più vi piacciono, tutte riguardante l'amore da diffondere. "Abbraccia la mamma", "abbraccia il papà", "dai un bacio a tuo fratello", "chiama la zia e dille che le vuoi bene", "vai a trovare la nonna, che ha piacere a vederti", "regala un disegno a chi vuoi tu", "dedica una canzone a chi vuoi bene", "cucina dei biscotti insieme alla mamma per regalarli ai tuoi cuginetti". E così via, personalizzando il testo e il destinatario di tanto amore.
(foto 1 http://montessorimischief.com/acts-of-love/)
Come (appunto) una caccia al tesoro, sparpagliate questi bigliettini per casa, lasciando che vostro figlio li trovi durante la giornata. Nel cassetto della biancheria, vicino al dentifricio, nel piatto a cena, nel calzino che si sta infilando, tra i giocattoli con cui sta per giocare.
I bambini sono sempre curiosi, e decifrare il messaggio nascosto li divertirà moltissimo. Così come le attività che dovrà intraprendere! Non i soliti compiti e comandi un po' noiosetti (ma indispensabili, certo), ma atti di gentilezza e d'amore che certamente farà con entusiasmo.
E il circolo virtuoso si attiverà: vedere la gratitudine e l'amore negli occhi dei destinatari gli farà bene, vedrà cosa significa diffondere l'affetto, e continuerà a farlo anche senza la scusa di occasioni speciali. E altrettanto faranno tutti i membri della famiglia.
Perché quando inizi a diffondere l'amore, poi è difficile fermarlo, siete avvisati!
Sara Polotti
Le paure delle mamme sul sesso quando si è incinta
Lunedì, 01 Febbraio 2016 10:36Durante gli incontri con le future mamme ed i futuri papà, un argomento spesso gettonatissimo è quello della sessualità in gravidanza: sul tema c’è curiosità, a volte timore, necessità di parlarne all’interno della coppia, voglia di confrontarsi con altri futuri genitori, e perché no avere anche il parere dell’ostetrica. In un modo o nell’altro, prima o poi si finisce sempre per parlarne, per fortuna!
Vorrei iniziare sfatando il mito secondo cui fare sesso in gravidanza sia pericoloso per il bambino. Nulla di più falso! In assenza di una reale minaccia di parto prematuro con contrazioni presenti e un accorciamento significativo del collo dell’utero e/o una rottura pretermine delle membrane amniotiche, non esistono condizioni che possano rendere pericoloso per il bambino il fare l’amore.
Ecco allora tutto quello che dovete sapere sul sesso in gravidanza: scopriamo insieme
Rischio infettivo
In assenza di condizioni che durante qualsiasi momento della vita – anche al di fuori della gravidanza - richiedano una sospensione dell’attività sessuale durante la terapia per il benessere della coppia (si pensi ad un’importante infezione ai genitali maschili o femminili), è da escludersi la necessità di astenersi per salvaguardare il nascituro da possibili infezioni
Parto prematuro
E’ vero, l’ossitocina che il nostro corpo mette in circolo in condizioni di piacere, e specie durante l’orgasmo, attiva l’utero con delle contrazioni...che non sono però le contrazioni del travaglio! Via libera dunque, il vostro bambino nascerà a tempo debito
Toccare il bambino, fargli del male
Il vostro cucciolo è ben protetto all’interno della casa-utero... Il collo dell’utero ne chiude l’uscita, serrata grazie anche alla presenza del tappo mucoso (ulteriore barriera anche per le infezioni); è poi comodamente adagiato nell’utero della mamma, dentro il sacco amniotico, immerso nel liquido amniotico...ora di arrivare, ne passano di protezioni!
Fare sesso in gravidanza, dunque, se condiviso dalla coppia, non è pericoloso ma anzi fa bene al nascituro. In che modo? Semplice: mettendo in modo una cascata di ormoni buoni e positivi, tutto quello che fa star bene la mamma, fa star bene il bebè!
Ostetrica Eleonora Bernardini
Perché i bambini giocano sempre meno e perché è necessario invertire la rotta
Lunedì, 01 Febbraio 2016 10:07I bambini non sempre hanno giocato liberamente. Prima del ventesimo secolo, si iniziava a lavorare molto presto, e le occasioni di gioco erano ridotte; poi, con l'avvento del Novecento e il cambio di direzione, assicurando ai più piccoli il diritto all'istruzione questi tempi di gioco, fondamentali per la crescita si sono dilatati. I nostri nonni e i nostri genitori ne hanno beneficiato a lungo e in grande quantità, nella maniera più salutare. Ma oggi, con una scuola che prende sempre più tempo alle giornate e gli hobby e gli sport guidati dagli adulti il gioco ha preso una direzione diversa: giocare a calcio, suonare il flauto, disegnare e molte altre attività non sono più impostate come gioco, ma quasi come un prolungamento del tempo scolastico, con insegnanti al pari dei maestri.
Ma, lo sappiamo, il gioco per i bambini è un'attività fondamentale, importante tanto quanto il tempo passato tra i banchi di scuola. Attraverso i giochi di ruolo, le bambole, le macchinine, le piccole cucine in miniatura, gli strumenti musicali e i disegni i bambini iniziano a interpretare il mondo e a ottenere gli strumenti per destreggiarsi nella vita di tutti i giorni. E imparano anche così, è chiaro!
Ecco quindi perché i bambini giocano sempre meno e perché è necessario invertire la rotta: lasciamo più spazio per il gioco libero e i benefici saranno davvero tantissimi
Colazione, poi scuola, poi pranzo, poi scuola, poi lezione di clarinetto, poi nuoto, poi compiti, poi cena, poi tivù, magari un po' di tablet, poi letto. E dove sta il tempo per giocare ai giochi veri? Nel weekend? No, perché anche nel weekend c'è qualche compitino lasciato indietro, poi la gara di ginnastica, e poi si va in gita (e chissà se anche lì si giocherà...).
Meglio frenare un attimo!
I bambini hanno bisogno di imparare a staccare un momento, a scollegare la spina, a togliersi quella patina stacanovista. Non sono adulti, e quindi è inutile che riempiamo le loro giornate tanto quanto le nostre. Non preoccupatevi, l'oretta "buca" non li annoia: troveranno certamente qualcosa da fare, divertendosi e sgomberando un attimo la mente (e riempiendola di pensieri perlopiù felici!).
Oltre ad essere educativo in quanto aiuta i bambini a comprendere il mondo, ad affrontarlo e a capirne le dinamiche secondo i loro tempi e le loro predisposizioni, questo tempo "morto" è importantissimo perché insegna naturalmente ai bambini a gestire la noia, e quindi le emozioni: saper convivere con la noia, e saper riempire questo spazio temporale in maniera produttiva, è fondamentale per diventare persone in grado di affrontare i problemi, risolvere le situazioni e pazientare.
Il gioco libero, soprattutto quello di ruolo, è basilare inoltre per lo sviluppo dell'empatia. Travestendosi, giocando di ruolo con gli altri bambini e immedesimandosi in situazioni disparate il bambino impara a vedere da altri punti di vista diversi dal suo. Impara a vivere situazioni differenti, potenzia le sue competenze sociali e le attività relazionali.
Giocare liberamente, con quei giochi un po' "antichi" e semplici (come i mattoncini, le scatolette di cartone riciclate, i fustini del detersivo, i mestoli e le pentole della mamma, i suoi vestiti, le scarpe del papà, eccetera...), è inoltre decisivo per stimolare la creatività dei bambini e la loro inventiva, una skill fondamentale che gli verrà in aiuto per tutta la vita, nelle situazioni scolastiche, in quelle quotidiane e soprattutto durante quelle lavorative.
Non serve fornirgli quindi giocattoli estremamente complicati, già montati, pronti all'uso e utilizzabili secondo regole già definite. Anzi, è molto meglio lasciare loro la possibilità di sfruttare e allenare la fantasia, l'arte, la creatività. Li stimolerà maggiormente e li divertirà altrettanto, evitando di lasciarli fossilizzare in schemi precompilati.
Perché è così: ormai il rischio è che la vita dei bambini viaggi proprio attraverso questi schemi precompilati dagli adulti, binari già costruiti che portano in un'unica direzione senza possibilità di fermata. Un rischio che si corre mettendogli di fronte giocattolo tecnologici con un unico scopo e un unico utilizzo, ma anche impostando le loro giornate e riempiendole di attività sì divertenti e sì educative, ma troppo imbalsamate e troppo "adulte".
Non incorrere in questo pericolo, però, è possibile. Il primo passo è superare l'idea che quella "istruzione-divertimento sia una dicotomia". Non sono antagoniste, queste due parole, ma complici!
Dobbiamo iniziare a pensare che l'istruzione non passa solo dalla scuola o da attività dirette dagli adulti, come la musica in accademia o lo sport di squadra; e il divertimento non è così lontano dall'istruzione. L'apprendimento passa infatti tanto dalla scuola quanto dal gioco. La scuola per vie teoriche, il gioco per esperienza diretta.
La redazione di mammapretaporter.it
Questa è una ricetta sperimentata per molto tempo e finalmente posso dirvi che sono soddisfatta del risultato: amiamo prepararla in inverno, magari preceduta da una bella vellutata di zucca che ben si sposa con le spezie contenute nelle polpette.
Sicuramente non è una ricetta velocissima, ma devo dire che in 40 minuti siamo tutti a tavola a mangiare, per cui è assolutamente fattibile nei week end.
Ecco allora la ricetta delle polpette svedesi con salsa e marmellata: come realizzare a casa le famose polpette svedesi in versione più sana
Un primo semplice, completo e buonissimo: basta scegliere un cereale precotto al supermercato (ottimi farro, avena, orzo e grano saraceno per questa ricetta) e in 20 minuti possiamo servire questo delizioso piatto.
Ecco la ricetta dell'avena pesto e piselli: come preparare un piatto sano di legumi e cereali integrali che sia davvero buono
Perchè comprare il pesto quando in pochissimi minuti possiamo farlo noi in casa ottenendo un sapore eccezionale e una freschezza incomparabile?
Grazie all'unione dei pinoli Noberasco bio, pecorino e basilico fresco otterrete un risultato davvero strepitoso.
La ricetta per preparare il pesto fatto in casa: come realizzare un sugo veloce e buonissimo
Te l'hanno detto che la mamma perfetta non esiste vero?
Sabato, 30 Gennaio 2016 07:03Anni di ricerca, oppure in un lampo ecco che abbiamo visto comparire quella seconda linea sul test... Positivo! Sono incinta, siamo incinta, aspettiamo un bambino! La gravidanza è passata, di mese in mese, tra alti e bassi, momenti di dubbi e paure (“Andrà tutto bene? Sarò in grado? E’ normale tutta questa nausea? Ma il sushi lo posso mangiare? E se mi viene la febbre come faccio a curarmi con i farmaci, cosa posso prendere?”...), ma anche gioie ed emozioni fino a quel momento inimmaginabili e ancora oggi indescrivibili (“Ricordo benissimo la prima volta che ho sentito il tuo cuore battere...e quando ti sei presentato facendomi sentire nettamente un movimento...e quella volta in cui ti ho sognato per la prima volta”...). Tutti mi parlavano della gravidanza come di una fase idilliaca, una sorta di paradiso in terra, in cui mi sarei sentita giorno dopo giorno sempre più bella, forte, e dolce... Certo, le cose meravigliose non sono mancate, ma ricordo bene la difficoltà dei primi mesi di arrivare a fine giornata, quando mi addormentavo subito dopo cena sul divano, e al mattino mi trascinavo in ufficio viaggiando tra la scrivania e il bagno...
Faticavo a digerire ogni cosa, a volte persino l’acqua mi provocava la nausea! Ma dicono sia normale, e allora siamo andati avanti, insieme. Poi è arrivato il secondo trimestre, in effetti ho ripreso a stare meglio: l’appetito era tornato, e anche le forze, le energie sembravano riesplose. Ma ho iniziato ad avere pensieri, dubbi, paure sul nostro futuro, a chiedermi se stavi bene, se crescevi nel modo giusto, se la mia alimentazione e il mio stile di vita andassero bene anche per te. Mi interrogavo allo specchio chiedendomi se avrei saputo essere una brava mamma, ogni tanto anche il pensiero del parto si affacciava e l’idea del dolore e delle contrazioni mi soffocava di paura... Poi gli ultimi mesi, tu sempre più grande dentro la mia pancia, era una gioia sentirti crescere e muovere ma, tesoro mio, quante notti insonne! E ricordo i pianti disperati davanti all’armadio, più la mia pancia diventava grande più mi sentivo diversa, goffa e lenta, non sapevo mai cosa mettere...mi chiedevo “Piacerò ancora a tuo papà, anche in versione tondeggiante?”.
E poi un bel giorno hai deciso di arrivare davvero, il travaglio è partito e caspita, non me lo immaginavo che sarebbe stato così forte, dirompente e potente, non avrei mai immaginato di scoprirmi in grado di attraversare un’esperienza tanto grande come quella di metterti al mondo...e di riuscirci, per giunta! Magari non è andato esattamente come me lo immaginavo. Ricordo adesso le parole dell’ostetrica al corso preparto, “E’ normale avere dei desideri per il proprio parto, informarsi e scegliere l’assistenza più affine alle vostre aspettative...ma siate pronte ad abbracciare quello che verrà, lasciando andare l’attaccamento al risultato. Siate pronte ad accogliere la nascita del vostro bambino, che non possiamo programmare né organizzare”. Ci ripenso, e credo avesse ragione, anche se non è stato facile mettere in pratica il suo consiglio.
Ma sei nato, nel modo in cui desideravi sei venuto al mondo, ed eccoti qui. Piccolo, delicato e forte allo stesso tempo. Quanti mesi ti ho atteso... Ma non sapevo che mi sarei sentita così. Nessuno me l’aveva detto. Ti raccontano delle notti insonni, “Dormi adesso che dopo vedrai...” mi ripetevano tutti in gravidanza. Amici e parenti vengono a trovarci, in ospedale e ora a casa, sorridono, sono felici per noi. E’ una cosa carina, io li capisco. Mi chiedono come stai. In pochi mi chiedono come sto io, è come se fossi sparita. Tu stai bene, penso tu stia bene...anche se a volte non sono certa neanche più di questo. Ho tante domande e tante responsabilità. Mi sento investita di un ruolo che a volte non so da che parte afferrare. Non trovo il libretto delle istruzioni. Forse l’ho smarrito insieme alla garanzia di qualcosa che ha comprato tuo padre. Mi scivola tutto dalla memoria, solo tu occupi tutto il mio spazio. Sei nato, sei fuori da me, ma mi invadi ora più di prima. Come si fa a non perdere la rotta? Come si fa ad essere una mamma perfetta? A volte mi sento sopraffatta da tante emozioni. Non pensarmi disinteressata a te, sono qui per te e non vorrei essere in nessun altro luogo. Non pensarmi triste o ingrata, sono felice di poterti baciare, non sai quanto ho desiderato questo momento. E’ solo che non me la immaginavo così. Non mi riconosco, fatico a capirmi. Mi hanno raccontato del baby blues, quella malinconia mista a voglia di piangere delle neomamme...forse non ci ho creduto fino in fondo. Non riesco a trovare un senso alla mia confusione, ora che dovrei solo gioire della tua presenza. Di cosa dovrei lamentarmi? Sei bellissimo, sano e forte, il parto non è andato male, eppure...
Eppure il tempo scorre in modo strano ora che i nostri occhi possono finalmente incontrarsi. Adesso siamo a casa, sei qui con me, tra le mie braccia, attaccato al mio seno da circa un’ora credo. Ed è bellissimo coccolarti. In questi momenti, il tempo sembra volare... Altre volte, certi minuti sembrano dilatati all’inverosimile, attimi come infiniti momenti di smarrimento. E’ così quando piangi, piccolo mio. E’ così quando non so che pesci prendere, da che parte girarmi, a chi chiedere aiuto e come uscire da questo vortice di domande.
Vorrei godermela di più. Vorrei godermi di più la tua presenza, vorrei sorridere di più quando papà torna a casa la sera e ci aiuta con il suo essere calmo e dolce. Ti ho mai detto che hai un papà meraviglioso?
Vorrei dirti tante cose, bambino mio, ma c’è tanta confusione nella mia testa. Si può essere insieme felici e tristi? Si può essere insieme colmi d’amore, e avere voglia di piangere? E’ questo che provano tante mamme dopo il parto? Come si fa ad essere una mamma perfetta?
***
Quello che avete appena letto è un perfetto esempio di neomamma perfetta. Felice e triste, dubbiosa, che si interroga, piange e non sa sempre cosa fare.
La neomamma sempre sorridente, in ordine, con la casa sistemata, i capelli a posto e il trucco impeccabile SEMPLICEMENTE NON ESISTE. E’ un falso prodotto della nostra società, è una copertina patinata di qualche rivista di moda che vuole venderci un prodotto, un’immagine, un’idea. Se pensate che questa sia una mamma perfetta, bene: sappiate che allora la mamma perfetta non esiste.
Ostetrica Eleonora Bernardini