Il Kanga africano
"No, non parleremo di quel Kanga, il canguro tanto amico di Winnie the Pooh!" ci spiega Licia Negri nel suo libro Lasciati Abbracciare edito da mental Fitness Publishing (acquistabile qui).
Che cos'è il Kanga africano: il magico e colorato telo con cui le donne africane portano in fascia i loro piccoli
"Il Kanga è un telo di dimensioni simili a quelle di un foulard, che in Africa viene utilizzato come indumento (gonna, top, copricapo), lenzuolo o porta-bebè. Non è raro vedere donne che al lavoro nei campi o al mercato portano le loro creature sulla schiena. La tradizione dei Kanga è affascinante: questi teli sono utilizzati anche per veicolare dei messaggi; i colori e le loro fantasie molto belle ed eleganti hanno un significato e, per renderlo ancora più esplicito, sulla stoffa vengono stampate delle frasi in lingua locale. Non vorrei ora spingermi più in là del dovuto e andare, come dicono le mamme 2.0, OT (off topic, “fuori tema”), ma la cosa è così originale da meritare ancora qualche riga.
“Il kanga è molto più di un semplice pezzo di vestito, scandisce il passaggio della vita nella vita Swahili. I neonati sono avvolti nei kanga alla nascita quando ancora stanno piangendo, pochi istanti dopo essere venuti al mondo. Alle ragazze viene regalato un nuovo kanga per segnare il loro passaggio alla vita adulta. Durante la prima notte di nozze, marito e moglie per tradizione indossano ognuno una metà di kanga, profumata con incenso e spezie. Le donne indossano i kanga ai funerali, e i morti sono avvolti e sepolti in un kanga, lasciando la vita come vi sono entrati [...] I kanga sono usati per fare delle affermazioni, per essere visti e letti. Proprio come in Occidente le persone indossano magliette con slogan sul petto, gli africani indossano i kanga. Le parole significano quello che sei e possono esprimere speranza, fede, preoccupazione, amicizia, avvertimenti contro pettegolezzi” Nadil Hadi, Associazione Ruvuma Onlus, attiva in Tanzania nei settori della formazione professionale e della sanità."
"Se avrete occasione di andare in quel meraviglioso e magico continente che è l’Africa, potrete non solo rientrare in patria con dei Kanga-souvenir, ma anche trasformarvi in Mercurio rendendovi portatori dei loro messaggi. Fate molta attenzione a ciò che ricevete e donate, senza saperlo potreste infatti comunicare frasi tipo:
∞ Mimi Na Wangu Wewe Na Wako Chuki Ya Nini, “Io ho il mio e tu hai il tuo, perché litigare?”;
∞ Sisi Sote Abiria Dereva Ni Mungu, “In questo mondo tutti sono passeggeri, Dio è il guidatore”;
∞ Mama mkwe ni jipu la utosi, “Una suocera è un ascesso nel centro della testa” (questa potrebbe crearvi non pochi problemi...);
∞ Naogopa Simba Na Meno Yake, Siogopi Mtu Kwa Maneno Yake, “Temo il leone e le sue zanne, non temo l’uomo per le sue parole”;
∞ Wema hauozi, “La gentilezza non è mai sprecata”;
∞ Kawia ufike, “Meglio tardi che mai”;
∞ Riziki Ya Mtu Hupangwa Na Mungu, “La fortuna di un uomo è decisa da Dio”.
Concludo la digressione con uno scambio a suon di Kanga, raccontato sempre da Nadil Hadi: due donne stavano litigando per un uomo. La prima venne vista camminare lungo la strada con un Kanga che recitava: “non lo avrai mai, anche se vai da tutti gli stregoni”. Il giorno successivo la seconda donna venne vista camminare con un nuovo Kanga sul quale imperava la scritta: “non è per magia, ma per fortuna che mi ama”. Quando si dice che in amore e in guerra è concesso tutto... Torniamo ai portabebè... I Kanga nascono per portare prevalentemente sulla schiena. La mamma, con una mossa sicura, posiziona il suo bambino (che è fatto aderire bene con la pancia) sulla schiena, gli adagia sopra la stoffa che viene ben stretta e fatta passare sotto le sue ascelle per poi essere legata davanti sul torso, lasciando le spalle libere (vedi illustrazione a inizio paragrafo).
Portare all’africana può essere un sollievo per chi soffre di patologie cervicali, in quanto il carico non cade nella zona del trapezio, accanto al collo, e nemmeno sulle spalle; ma la tecnica può essere non sicura per il neonato se non viene eseguita a regola d’arte. Consiglio, quindi, di non cimentarsi troppo presto con questo supporto; affidatevi a chi conosce bene la tecnica e può assistervi mentre imparate, anche se avete bambini grandi già in grado di sostenere la testa autonomamente. Apparentemente semplice, il Kanga può, infatti, esporre i bambini a potenziali cadute. Se avete problemi di mastite o ostruzione dei dotti galattofori, consiglio di non utilizzare questo supporto, potrebbe infatti sollecitare con troppa pressione il vostro petto.
Nella mia piccola esperienza di vita in Africa amavo molto vedere le donne portare ovunque e con tanta naturalezza i loro bambini nei Kanga, ma quando ho provato personalmente non è stato un gran successo: questa posizione mi dava fastidio, il peso premeva troppo vicino al seno procurandomi una spiacevole sensazione. Ciò non toglie che altre mamme lo trovino molto confortevole."
Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing