Il Rebozo messicano
Una parola strana? Be', il concetto invece è semplicissimo. Viene dalla tradizione messicana, e si tratta di un indumento utilizzato per il (detto modernamente) babywearing e per un massaggio prenatale alla pancia della mamma in attesa.
"Se in Africa il capo must have è il Kanga, in Messico il Rebozo è immancabile da secoli nel guardaroba di ogni donna. Tradizionalmente tessuto a mano in cotone, lana o seta, spesso con preziosi ricami, presenta delle lunghe frange alle estremità.Si tratta, di fatto, di uno scialle di dimensione variabile utilizzato anche come portabebè. La sua fattura identificava lo status sociale di chi lo indossava; come nel caso del Kanga, la componente simbolica è molto forte.
Oggi viene per lo più prodotto a macchina e i materiali utilizzati non sono necessariamente così nobili: rayon e acrilico hanno sostituito spesso i materiali naturali, impattando non solo sulla bellezza ma anche sulla qualità e durabilità del supporto. "Nell’immagine vediamo un Rebozo indossato dalla celebre pittrice-icona messicana Frida Kahlo in uno dei suoi celebri autoritratti " spiega Licia Negri nel suo libro sul babywearing "Lasciati Abbracciare", edito da Mental Fitness Publishing.
Parliamo del Rebozo: l'indumento-fascia per portare il bambino che dalla tradizione messicana sta prendendo sempre più piede.
Come tutte le fasce adatte al babywearing (pratica che da sempre noi di mammapretaporter.it sosteniamo con il tutto il cuore), il rebozo è uno strumento che serve per portare il proprio bambino mentre, spensierate, si svolgono altre azioni e altri compiti quotidiani. Il bimbo dorme, mangia dal seno, si rilassa, guarda il mondo: il tutto da una posizione privilegiata.
Portare i bimbi con il rebozo, come sempre nel babywearing, aiuta mamma e bambino ad instaurare un rapporto molto più stretto e intimo (favorito dal contatto, dal sentire i movimenti della madri e dalla sensazione di vicinanza perfetta), e proprio questa fascia in particolare si caratterizza per la posizione ottimale. Il piccolo è infatti vicinissimo al petto della madre, ad una distanza ottimale per instaurare un contatto visuale tra gli sguardi dei due, mentre al contempo la sua testa e la sua colonna vertebrale si appoggiano nella maniera più corretta possibile (tanto che diversi studi scientifici hanno dimostrato che il rebozo favorisce uno sviluppo neurologico di gran lunga migliore rispetto ai bambini portati nei passeggini o adagiati sulle sedie di plastica, troppo rigide).
Il contatto con la mamma (principalmente, ma, in generale, con almeno un genitore) è primordiale e fondamentale per la crescita dei bambini, e svilupparlo sin dai primi giorni in maniera intensa si riflette positivamente sul benessere a lungo termine (di entrambi). Emozionalmente, certo, ma anche fisicamente: come dicevamo il sistema neurologico e il cervello ne traggono benefici enormi, così come il sistema vestibolare (l'udito!).
Come dicevamo nell'introduzione, oltre al fatto di rappresentare una soluzione babywearing ideale, il rebozo ha un ruolo importantissimo anche nella vita della mamma ancora in gestazione. Sia durante la gravidanza sia nel momento doloroso del parto esso è infatti utilizzato per alleviare il dolore e favorire una gravidanza il più possibile fisiologica. La sua efficacia in fatto di confort non è stata provata scientificamente, ma il sollievo che dà alle gestanti è indubbio.
Le ostetriche messicane da sempre lo utilizzano, sia nei giorni precedenti al parto sia durante lo stesso travaglio. Quando la donna sente dolore, non si sente a suo agio o è scomoda, sistemare il rebozo può rivelarsi un anestetico potentissimo, che oltre al benessere fisico è capace di infondere moltissima fiducia nella gestante, che, finalmente a suo agio, sente meglio le proprie sensazioni (senza il fastidio del dolore troppo intenso) e ha la sensazione di avere più controllo sul suo corpo.
Nei giorni che precedono il parto, in particolare, la fascia messicana può venire in aiuto anche dei bambini podalici che sono un pochino più pigri nell'assumere la posizione del parto naturale, e cioè con la testa indirizzata verso la cervice. Con movimenti e nodi esperti, le ostetriche che utilizzano il rebozo sono in grado di correggere infatti la posizione del feto, sia nei giorni che precedono il travaglio sia nel momento del travaglio stesso.
Durante il parto, poi, il rebozo diviene strumento indispensabile e imprescindibile nel tenere sotto controllo il dolore e nel trovare la posizione ideale. Annodare il rebozo nelle giuste posizioni significa aiutare la donna a indirizzare più efficacemente la sua forza, a rilassare il pavimento pelvico, a sentire meno dolore (abbassando il livello dello stress) e, associando il rebozo alle posizioni del corpo più comode (come quella accovacciata), ad allargare il bacino e le ossa delle pelvi.
Non c'è niente di innaturale, anzi: il rebozo è utilizzato proprio assecondando ciò che la natura offre, e cioè l'istinto materno. Le madri dentro di sé sanno ciò che il loro corpo chiede per aiutare la nascita a fare il suo corso, e l'ostetrica sa che deve ascoltare la donna e la sua bussola interna.
La redazione di mammapretaporter.it
Foto Credits: http://denhelefamilie.dk/massage/rebozo/